11.04.2022
Il Ministro Lorenzo Guerini si è recato lo scorso 8 aprile ad Istanbul per una serie di incontri con gli omologhi turco, Hulusi Akar, e il britannico Ben Wallace. Al centro dei colloqui la crisi ucraina e le sue ripercussioni a livello regionale e globale. “ E’ necessario non trascurare le ricadute di medio-lungo termine che la crisi potrebbe provocare in una regione strategica come il Mediterraneo, fianco Sud della NATO” ha sottolineato il Ministro Guerini nel suo intervento ed ha poi proseguito evidenziando come l’Italia preserverà la stabilità in quella regione impegnandosi anche a beneficio dell’Alleanza. Il Ministro Guerini ha anche espresso apprezzamento per lo sforzo diplomatico turco per giungere il prima possibile ad un dialogo tra Russia e Ucraina.
L’incontro, svoltosi presso il circolo Ufficiali “Kalender Orduevi” di Istanbul, ha poi affrontato il tema della missione NATO in Iraq, di cui l’Italia si appresta ad assumere il comando e consolidare la propria presenza e del teatro libico.
A seguito del confronto trilaterale, si è svolto un colloquio tra il Ministro Guerini con l'omologo turco Hulusi Akar che si e' concentrato in particolar modo sulla cooperazione nel settore della Difesa in considerazione del ruolo della Turchia come partner strategico sul piano della cooperazione industriale in cui Italia e Turchia continueranno a condividere opportunità di collaborazione tra le rispettive industrie con un rafforzamento nella relazioni bilaterali anche in altri settori ed in particolare il programma congiunto con Turchia e Francia per quanto attiene lo sviluppo del sistema missilistico Samp-T, riprendendo la discussione avviata dal recente incontro durante l’ultimo vertice NATO di Bruxelles tra il Premier Draghi e i Presidenti Macron e Erdogan.
09.04.2022
Nell’ambito delle attività di promozione del Sistema Italia in Turchia, è stata celebrata con il patrocinio dell’Ambasciata d’Italia ad Ankara lo scorso 22 marzo nella cornice del Museo Rahmi Koc di Istanbul, la sesta edizione della Giornata del Design Italiano nel Mondo, una rassegna dedicata quest’anno al tema “Ri-Generazione. Design e nuove tecnologie per un futuro sostenibile”.
“Un tema quanto mai attuale viste le grandi sfide ambientali che sono davanti a noi; mi auguro anche che, nelle difficili ed inaspettate circostanze che stiamo purtroppo vivendo in queste ultime drammatiche settimane, la giornata dedicata al design possa rappresentare anche un piccolo segnale di quanto l’inventiva e la necessità di comunicare esperienze possano aiutare a superare alcune barriere, regalando motivi di condivisione e speranza” ha voluto sottolineare l’Ambasciatore Giorgio Marropodi inaugurando l’evento, ed ha poi proseguito ricordando le sfide che il design ai giorni nostri si trova ad affrontare come la promozione di una transizione degli stili di vita che unisca funzionalità e benessere con sostenibilità e riduzione dell’impatto ambientale, ri-generando, nelle idee e nella pratica, sia gli oggetti che gli spazi.
Il Design Day 2022 in Turchia si è articolato in un viaggio nel metaverso e con delle giornate di confronto dedicate alle potenzialità del design italiano e come esso possa influenzare i comportamenti umani futuri offrendo soluzioni alternative, innovative e sostenibili anche attraverso workshop su design e rigenerazione ideati e realizzati dalle Università turche di Bahçeşehir e di Yıldı, quest’ultima ha poi collaborato con il Prof. Valerio Paolo Mosco dell’Università Iuav di Venezia. All’evento hanno offerto il loro prezioso contributo il Direttore Generale dell’Istituto Bilişim Vadisi, Serdar İbrahimcioğlu, la Direttrice Generale del Museo Rahmi Koç, Mine Sofuoğlu, il Design Art Director dello IED, Giovanni Ottonello e la Prof.ssa Pinar Sipahi, Direttrice del Centro di Design dell’Istituto Bilişim Vadisi e Ambasciatore IED in Turchia. Un contributo virtuale con dei panel dedicati al tema è stato anche offerto, dall’Italia dal Prof. Alberto Iacovoni, Coordinatore della scuola Postgraduate presso lo IED di Roma, e, dalla Turchia, dall’Architetto Alper Derinboğa.
L’edizione del 2022 è stata resa possibile grazie ad una stretta collaborazione tra molteplici attori: la rete diplomatico-consolare, gli Istituti di Cultura, l’ITA - Italian Trade Agency, la Triennale di Milano, l’ADI, Associazione per il Disegno Industriale, la Fondazione Compasso d’Oro e ultimo, ma non certo in ordine di importanza, il Salone del Mobile di Milano, giunto ormai alla sua sessantesima edizione (che si svolgerà dal 7 al 12 giugno), che rappresenta un punto di riferimento mondiale nel settore del design di arredamento.
09.04.2022
L'Ambasciatore Giorgio Marrapodi ha aperto lo scorso 24 marzo il seminario “Turkey, Italy and the US Trade, Investments and Arbitration Panel” ospitato nella splendida cornice di Palazzo di Venezia ad Istanbul e a cui hanno partecipato il Capo dell’Ufficio Presidenziale “Invest in Turkiye”, Ahmet Burak Dağlıoğlu, il Presidente della Camera di Commercio Industria Italiana in Turchia Livio Manzini, il Presidente dell'Unione degli Ordini degli Avvocati turchi (TBB), Erinç Sağkan, la Presidentessa dell'Associazione di diritto internazionale, investimenti e sviluppo (ILIDA) Arzu Ongur e la Presidentessa di UNIDROIT (Istituto Internazionale per l’Unificazione del Diritto Privato), Professoressa Mariachiara Malaguti.
L’Ambasciatore Marrapodi ha sottolineato, nel suo discorso di apertura, il ruolo fondamentale che riveste il quadro normativo nelle partnership industriali e degli investimenti per la stabilità delle relazioni commerciali internazionali e, più in generale, per il rafforzamento della fiducia complessiva tra due o più Paesi.
L’Ambasciatore Marrapodi ha poi ricordato lo stretto legame che unisce oggi Italia e Turchia grazie a secoli di intenso commercio che risale al 1381 quando l’Impero Ottomano e Venezia strinsero le prime relazioni diplomatiche. Un legame oggi forte più che mai se consideriamo gli ottimi dati del commercio bilaterale nel 2021 (23 miliardi di dollari), con un +33% rispetto al 2020 ed un +20% rispetto al periodo pre-pandemia del 2019. Un risultato che colloca l’Italia al primo posto come partner commerciale nell’area del mediterraneo e in assoluto colloca l’Italia come quinto fornitore (dopo Cina, Russia, Germania e Stati Uniti) e quarto cliente (dopo Germania, Stati Uniti e Regno Unito) della Turchia a livello mondiale.
Dotare le imprese dei rispettivi Paesi di strumenti efficaci, trasparenti, veloci e sicuri, come l’arbitrato internazionale per risolvere le possibili controversie, che statisticamente sono inevitabili, è fondamentale per incrementare il flusso bilaterale degli IDE nei rispettivi Paesi.
09.04.2022
Il Comitato di politica monetaria (MPC), nella riunione del 17 marzo u.s., ha deciso di mantenere il tasso ufficiale nuovamente invariato al 14% malgrado un tasso di un’inflazione sempre più elevato - pari al 61% (anno su anno) nel mese di marzo - sospinto in particolare dai continui rincari dei prezzi dell'energia a seguito degli effetti di spillover negativo generati dal conflitto russo-ucraino.
Il governo ha promesso ulteriori sforzi per frenare gli aumenti dei prezzi e proteggere le famiglie ma i timori associati all’invasione russa in Ucraina rende incessantemente vulnerabile il potere d’acquisto.
Nel frattempo un recente sondaggio condotto da Reuters, che ha riunito 18 economisti, ha pronosticato che la BCRT manterrà invariato anche nei prossimi mesi il tasso dovendo far fronte al verosimile aumento del deficit delle partite correnti aggravato dalla previsione di minori entrate turistiche.
Russia e Ucraina rappresentano, infatti, rispettivamente la prima e la terza principale fonte di turisti in Turchia (complessivamente circa il 30% per cento del turismo straniero in Turchia).
La Banca Centrale prevede che il disavanzo delle partite correnti, attualmente di 15 miliardi di dollari, possa deteriorarsi ma restare comunque sotto controllo e contenuto entro i 19 miliardi alla fine del corrente anno (ritoccando dunque le precedenti ottimistiche stime di raggiungere un avanzo alla fine del 2022).
La CBRT ha anche evidenziato che l'attività economica interna resta robusta grazie a fattori quali la forte domanda estera, la concessione di credito agevolato alle imprese ed il sostegno alla lira turca.
Più recentemente, il 24 marzo scorso, la BCRT ha annunciato ulteriori misure per contrastare l’aumento dei prezzi quali la riduzione dell’IVA e delle tariffe energetiche di luce e gas e ha ventilato l’intenzione del Governo di diversificare le proprie fonti di approvvigionamento energetico.
09.04.2022
“L'inflazione in Turchia inizierà a diminuire in estate” ha dichiarato il Ministro del Tesoro e delle Finanze turco Nureddin Nebati da Cannes intervenendo lo scorso 15 marzo alla rassegna fieristica internazionale sull’edilizia “Mipim 2022”, precisando che l’invasione russa in Ucraina ha decisamente peggiorato sia le stime sull’andamento inflazionistico in Turchia che quelle sul deficit delle partite correnti che potrebbe ulteriormente ampliarsi a fine 2022, in linea con le stime rivedute dalla BCRT, la Banca Centrale turca. Nebati dalla Francia fa sapere che il Governo è determinato a ridurre l'inflazione ad una cifra singola entro le elezioni del 2023, perseguendo una politica economica messa in atto da mesi dal Presidente Erdogan che conferma il sostegno alle esportazioni, al credito, alla crescita, all'occupazione e alla protezione dei depositi in lire turche. Nel frattempo, però, i dati sull’inflazione di marzo non sono confortanti con nuovo storico balzo al 61,14% a marzo scorso con un aumento di ben 5,46 punti in un solo mese (dato tra i sette più elevati al mondo). Secondo uno studio dell’indipendente ENA Grup, l’inflazione al consumo avrebbe in realtà registrato un +142,63% lo scorso mese di marzo mentre il tasso sui 12 mesi sarebbe salito all’82,81%.
L’effetto del conflitto russo-ucraino ha infatti decisamente influito sull’impennata delle materie prime, come del resto in tutto il Mondo, colpendo con particolare violenza il settore agricolo. L’indice dei prezzi alla produzione in Turchia (PPI) ha infatti raggiunto il 68,49% lo scorso febbraio, livello record dal 2011, mentre su base mensile l’incremento da gennaio a febbraio è stato del 13,74%; segno che i rincari sono iniziati già prima dello scoppio della crisi ucraina.
L’Istat turco, TÜİK, ha in particolare evidenziato l’aumento dei prezzi per: agrumi (+20,86%), latte (+26,19%), ortaggi (+112,5%), cereali (escluso il riso) e legumi (+92,00%). In forte crescita anche i prezzi dei trasporti (+99,12%), arredamento e mobili (+69,26%) hotel e ristoranti (+60,4%) e servizi (+60,2%).
09.04.2022
Le relazioni turco-israeliane, dopo i recenti colloqui tra Isaac Herzog ed Erdoğan, segnano un passo importante dopo oltre un decennio di divisioni tra i due Paesi iniziate a manifestarsi dopo l’attacco israeliano alla nave turca Mavi Marmara nel 2010. I nuovi rapporti si preannunciano andare oltre gli scambi commerciali, che nonostante i profondi attriti sono rimasti costanti, guardando a collaborazioni in settori diversi a cominciare da quello energetico. Il Presidente Erdoğan ha infatti recentemente sottolineato la disponibilità della Turchia a cooperare con Israele in settori strategici. Nel frattempo la cornice commerciale è complessivamente migliorata: l’interscambio è ulteriormente cresciuto negli ultimi cinque anni, attestandosi a 8,4 miliardi di dollari nel 2021 rispetto ai 6,2 miliardi di dollari che erano stati registrati nel 2020. Le esportazioni turche in Israele sono aumentate di oltre il 35% su base annua (6,4 miliardi di dollari), risultato storico secondo l'Istato turco “TurkStat” mentre gli acquisti hanno fatto registrare un +37% attestandosi 2,1 miliardi di dollari.
Ma è sul versante del gas naturale che i rapporti tra Turchia e Israele potrebbero rafforzarsi in vista di una progressiva riduzione della dipendenza dalle forniture russe (la Turchia consuma circa 50 miliardi di metri cubi di gas naturale all'anno e ne importa il 95% attraverso i gasdotti da Russia, Iran e Azerbaigian) in considerazione della posizione geostrategica della Turchia come possibile “snodo” per far confluire e redistribuire il gas naturale proveniente dal giacimento israeliano del Leviatano nei vicini Paesi dell'Europa meridionale. Anche se attualmente il giacimento assicura una produzione di 12 miliardi di metri cubi (bcm) all’anno, la Chevron e le israeliane “NewMed Energy” e “Ratio Oil” hanno in programma di aumentare la produzione fino a 25 miliardi di metri cubi (bcm) all'anno.
09.04.2022
L’assemblea degli esportatori turchi, nell’ultimo rapporto statistico del mese di marzo, ha riferito che il volume delle esportazioni della Turchia è aumentato del 21,4% nei soli mesi di gennaio e febbraio 2022, raggiungendo un valore totale delle vendite di 37.5 miliardi di dollari. La voce merceologica che ha guidato una tale espansione è stata quella dei prodotti agricoli (+27,8%), con incremento nei primi due mesi del 2022 di oltre di 5,3 miliardi di dollari e con una incidenza sul totale delle esportazioni del 15,5%. Nello specifico, le esportazioni di cereali sono aumentate del 47% mentre i prodotti ortofrutticoli hanno fatto registrare un +36,8%. Frutta secca e prodotti ittici sono invece aumentati rispettivamente del 12,4 e del 45%. Il Presidente del Consiglio di Amministrazione dell'Associazione degli esportatori di cereali, legumi, semi oleosi, Haluk Okutur, ha evidenziato che il settore ortofrutticolo è stato il più redditizio in termini di vendite (+52,7%). Per quanto attiene invece ai mercati di sbocco delle esportazioni agricole turche (in primis cereali e legumi), sempre nel periodo in considerazione, l’Iraq risulta essere il primo partner commerciale della Turchia mentre i prodotti ortofrutticoli sono stati maggiormente esportati in Russia, negli Stati Uniti e in Germania.
Nel solo mese di marzo, secondo quanto recentemente dichiarato il Ministro del Commercio Mehmet Muş, le importazioni si sono invece attestate a 30,9 miliardi di dollari di cui di 8,4 miliardi rappresentati da acquisti di energia; per quest’ultimi l’aumento sul mese precedente è stato del 156%; parallelamente il deficit commerciale è aumentato del 77% attestandosi a 8,2 miliardi di dollari (il disavanzo è stato del 138,4% pari a 26,4 milioni di dollari se consideriamo il primo trimestre 2022 con un deficit delle voci correnti della bilancia dei pagamenti di 25,7 miliardi di dollari); il grado di copertura Export/Import è stato del 73,4% a marzo (95% se escludiamo gli acquisti energetici). I prezzi delle materie prime sono aumentati del 41,8% mentre il petrolio (Brent), che a gennaio scorso era stato fissato a 76 dollari a barile, è aumentato del 70,2% portandosi a marzo scorso a 130 mentre il prezzo del gas naturale europeo è aumentato del 113% in solo tre mesi.
Tornando alla bolletta energica, sempre secondo i dati del Ministero del Commercio turco, la Turchia ha pagato oltre 25 miliardi di dollari nei primi tre mesi dell’anno (16,3 miliardi di dollari dei 25,7 miliardi di dollari totali di importazioni). Sempre nei primi tre mesi del 2022 rispetto all’analogo periodo del 2021, i principali mercati di sbocco per le esportazioni turche sono risultati essere la Germania (1,9 miliardi, in crescita del 13,7%), Stati Uniti (1,56 miliardi, in aumento del 25,6%) e al terzo posto l'Italia con 1,27 miliardi, in aumento del 30,5%. I prodotti dell’industria manifatturiera hanno rappresentato il 94,9% delle vendite turche; seguono i prodotti dell’agricoltura (3,1%) e i prodotti delle miniere (1,5%). I principali mercati da cui la Turchia ha acquistato merci nel primo trimestre dell’anno sono risultati la Russia (4,1 miliardi), seguita da Cina (3,6 miliardi) e Germania (2,24 miliardi). Negli ultimi 12 mesi l’export turco ha raggiunto i 236 miliardi di dollari mentre l’obiettivo del Governo di fine 2022 è fissato a 250 miliardi.
09.04.2022
“Koc Holding”, il più grande conglomerato industriale della Turchia, ha siglato lo scorso 16 marzo un accordo non vincolante con il gigante dell’automotive statunitense “Ford Motor” e ha formato una joint venture con il costruttore di celle agli ioni di litio per batterie sudcoreano “SK On” per la costruzione di un impianto ad Ankara per la produzione di autoveicoli elettrici. A regime, il via è atteso nel 2025, la capacità stimata all’ora è di 30-40 Gwh. Si tratta del più grande investimento nella storia della Holding, ha dichiarato Ali Koc, Vice Presidente della Holding di famiglia e Presidente della JV Ford-Otasan, che ha recentemente investito nel settore dell’automotive oltre 600 milioni di dollari in un proprio impianto in Romania nella città di Craiova.
La JV Fort Otosan ha mira di diventare una delle “top selling” nel mercato europeo della versione turca del van transit elettrico e ibrido, la cui capacità nel settore sfiora attualmente un milione di unità l’anno. La JV, nel marzo 2021, nella regione di Kocaeli, ha investito 2,5 miliardi di dollari nella produzione di veicoli commerciali e batterie per auto di nuova generazione con un importante impatto occupazionale nella regione di Marmara.
Nei primi due mesi del 2022 l’industria automotive ha fatto registrare una diminuzione della produzione del 12% secondo le recenti proiezioni fornite dalla OSD turca (Automotive Manufactuters Association), con un -20% rispetto al bimestre gennaio-febbraio del 2021. Anche le vendite all’estero, nell’analogo periodo, si sono contratte dell’1% con una perdita che sfiora i 5 miliardi di dollari.
Tuttavia, a causa della pandemia da Covid-19 che ha praticamente interrotto i rifornimenti dalla Cina di parti di ricambio le vendite del settore sono invece aumentate. Secondo i dati forniti dalla OIB (Automotive Industries Exporter Asoociation), le vendite, sempre nei primi due mesi del 2022, hanno fatto registrare un aumento dell’1% pari a 2,5 miliardi di dollari. In aumento le vendite in Germania, primo mercato di sbocco dell’industria dell’automotive turca e ottima performance delle esportazioni in Italia, USA, Russia, Polonia e Romania.
09.04.2022
L’adesione all’Unione Europea resta un obiettivo strategico del Governo di Ankara, ha dichiarato lo scorso 4 aprile il Ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, in un'intervista rilasciata al mensile "Kriter". Il Capo della diplomazia turca ha aggiunto che anche i negoziati per l’ammodernamento dell'unione doganale dovrebbero essere avviati il prima possibile. Gli fa eco un recente rapporto di indagine su larga scala sulle opinioni del settore privato turco in merito alle relazioni commerciali Unione Europea-Turchia. Su un totale di quasi duemila imprese di tutte le regioni della Turchia, la stragrande maggioranza delle imprese (piccole e medie) pari al 92% delle intervistate, sono favorevoli alla modernizzazione dell’accordo sull’unione doganale. Il sostegno all'adesione all'UE rimane elevato nel settore privato (60%), il coordinamento per la protezione dell'ambiente si attesta al 59% mentre il 76% ha sostenuto la recente ratifica della Turchia dell'Accordo di Parigi; infine oltre il 50% degli intervistati è a conoscenza della “road map” del Green Deal dell'Ue e ben il 74% delle imprese si dichiara favorevole a un rafforzamento della cooperazione UE-Turchia nel campo della digitalizzazione.
L'indagine, la terza del suo genere, si inserisce nel progetto denominato “Turkey-EU Business Dialogue (TEBD) che prevede appunto un “SME Survey”. L’iniziativa è cofinanziata dall'UE e fa parte del programma di preadesione della Turchia. L'Associazione delle Camere di Commercio e Industria Europee (Eurochambres) con sede a Bruxelles e l'Unione delle Camere e degli scambi di merci della Turchia (TOBB) con sede ad Ankara si sono unite per allargare l’indagine alle PMI turche che, come noto, rappresentano il 95% del tessuto imprenditoriale turco. Più in generale, un maggiore coordinamento tra Ue e Turchia in questa fase critica della storia delle relazioni tra Nato/Ue e Federazione Russa, è auspicato dalla stragrande maggioranza delle PMI intervistate, le quali ritengono anche utile diversificare gli approvvigionamenti tenendo presente che, sebbene la Turchia abbia un grande potenziale di sfruttamento delle energie rinnovabili, alcuni minerali necessari ad esempio per le batterie dei pannelli solari o dei generatori eolici dopo lo scoppio della guerra sono di difficile reperimento.
09.04.2022
Entro il 2053 la Turchia ha in programma ingenti investimenti nelle infrastrutture autostradali e del trasporto su rotaia. Il Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Adil Karaismailoğlu, ha infatti recentemente affermato che Ankara ha in programma di portare la sua rete autostradale a 8.325 chilometri e, quelle a doppia careggiata, a 38.060 chilometri attualmente ferme rispettivamente a 3.633 chilometri e a 28.647 chilometri. Ma sarà la rete ferroviaria ad essere ampliata nei prossimi decenni in maniera consistente. Attualmente estesa per 13.000 chilometri, dovrebbe gradualmente aumentare a 28.590 chilometri entro il 2053 (inclusa la rete ad alta velocità di circa 6.196 Km di binari di rete anche ad alta capacità). Una previsione che consentirebbe alla Turchia di alleggerire notevolmente il traffico stradale su gomma di veicoli pesanti. Nel 2023 il traffico passeggeri su rotaia raggiungerà i 20 milioni di passeggeri quota che si stima salirà a 145 milioni nel 2025 e a 269 milioni nel 2053.
Nel recente incontro di inizio aprile ad Istanbul, il Ministro Karaismailoğlu è intervenuto alla "Transportation and Logistics Master Plan 2053 Vision Launching" annunciando che alcuni investimenti verranno completati già nel 2023 come, ad esempio 546 Km di tratte ferroviarie di cui 262 chilometri ad alta velocità. Gli investimenti nell’infrastruttura in esame sono ammontati, tra il 2003 e il 2021 a circa 172 miliardi di dollari mentre ed entro il 2053 ne sono previsti quasi 200.
“La Turchia è un importante hub passeggeri e merci per l'Europa, l'Asia occidentale e l'Africa” ha poi aggiunto il Ministro Karaismailoğlu, sottolineando come l'industria del turismo e dell’economia in generale siano stati supportati da una rete di ben 56 aeroporti in tutto il Paese (che dovrebbero salire a 61 entro il 2053). Gli investimenti previsti in particolare nel settore ferroviario collocheranno al Turchia all’8° posto a livello mondiale.
Nel 2021 la Turchia aveva fatto registrare una decisa crescita del PIL, la più altri tra i Paesi OCSE grazie anche ad una politica di investimenti infrastrutturali di trasporto importante (motivo di orgoglio è stata la recentissima inaugurazione del Ponte Çanakkale ad Istanbul) attuata molto spesso con l’utilizzo della modalità PPP (partenariato pubblico privato).
09.04.2022
L’Istat turco, TurkStat, in una recente indagine sui costi delle abitazioni civili nelle principali metropolitane turche, rileva un aumento generale dei prezzi di vendita nel solo mese di febbraio scorso del 20%, sostenuto soprattutto dagli acquisti di appartamenti da parte di non residenti. Le vendite, secondo i dati diffusi, sono state a marzo di quasi 100 mila unità rispetto alle 81 mila unità vendute nell’analogo periodo del 2021. Sui dodici mesi l’aumento delle abitazioni in Turchia ha raggiunto il picco lo scorso dicembre 2021 facendo registrare un + 113,7%. Tra i non residenti in testa, a dicembre 2021, gli iraniani seguiti da iracheni e russi. La più gettonata è stata Istanbul, la città più grande della Turchia per numero di abitanti, seguita dalle tradizionali mete turistiche della Turchia (Antalya e Izmir) ma anche dalla Capitale Ankara.
Più recentemente, la crisi russo-ucraina ha spinto anche il costo degli affitti in Turchia a salire vertiginosamente nell’ultimo mese con un aumento diffuso dei prezzi delle abitazioni civili che talvolta è raddoppiato. Sempre ad Antalya, ad esempio, visitata nel 2021 da oltre 4 milioni di visitatori stranieri provenienti dalla Federazione Russa, i prezzi degli affitti sono addirittura triplicati.
Un altro fenomeno recentemente registrato a seguito dell’inizio del conflitto è stata la corsa all’acquisto di abitazioni di lusso e ville ad Istanbul da parte di oligarchi russi che, spinti dalle sanzioni imposte dall’UE, hanno iniziato ad investire nel settore immobiliare turco oltre che in quello degli EAU.
09.04.2022
Al fine di contribuire al finanziamento di progetti rispettosi del clima nell’ambito degli obiettivi dalla COP26, è stato siglato un accordo tra Regno Unito (attraverso UKEF) e Turchia per il finanziamento di una nuova linea ferroviaria elettrica ad alta velocità in Turchia. Un prestito garantito da UKEF attraverso due banche capofila, Credit Suisse e Standard Chartered capofila a cui si affiancherebbero istituti di credito come BBVA, BNP Paribas, JO Morgan, Unicredit.
La nuova linea ferroviaria elettrica di 503 km collegherà la capitale Ankara a Izmir e, una volta completata, fornirà un'alternativa più veloce e a basse emissioni di carbonio rispetto alle attuali rotte aeree e autostradali (oltre 7 ore di percorrenza) tra le due città, contribuendo a rispettare gli impegni della Turchia sul cambiamento climatico presi alla COP26.
Il Segretario al Commercio britannico Anne-Marie Trevelyan, dopo l’accordo ha dichiarato come la Turchia sia un partner commerciale vitale per il Regno Unito e l’accordo per la realizzazione di infrastrutture civili a basso o nullo impatto ambientale (rispettando quindi i Green Loan Principles) in Turchia è un progetto ambizioso mai realizzato dall’UK Export Finance. Da parte sua, il Ministro del Tesoro e delle Finanze turco, Nureddin Nebati, ha espresso soddisfazione ricordando come la Turchia rappresenti uno dei più importanti partner commerciali del Regno Unito. Ha inoltre osservato come la Turchia si sia impegnata per l’obiettivo zero emissioni a partire dal 2053 e ricordato i risultati raggiunti nelle rinnovabili con una capacità totale installata aumentata dal 38,6% al 53,9% tra il 2020 e il 2021 tanto da permettere al Paese di collocarsi al 13° posto nel mondo e al 6° in Europa in termini di energia rinnovabile installata.
L'accordo garantirà importanti contratti per società britanniche del settore, da quello industriale e dei grandi lavori infrastrutturali passando per quello finanziario. Al nastro di partenza ci sarebbero i giganti dell'ingegneria e delle costruzioni come ERG International Group. Il credito verrà garantito anche da altre agenzie internazionali per il credito all’esportazione tra cui la SACE ma anche dalla svizzera SERV e dall’Austriaca OeKB.
09.04.2022
Il Presidente Erdogan ha inaugurato lo scorso 18 marzo, giorno dell’anniversario della battaglia del 1915 di Gallipoli, il Ponte di Çanakkale sullo stretto dei Dardanelli che unisce Asia ed Europa andando a costituire un percorso alternativo per l’attraversamento del Bosforo.
Intervenendo alla cerimonia di apertura Recep Tayyip Erdoğan ha affermato che l’investimento è stato di 2,5 miliardi di euro con la modalità “build-operate-transfer” e garantirà il passaggio di 45.000 veicoli al giorno riducendo il tempo di percorrenza tra Asia e Europa a meno di dieci minuti.
I lavori del ponte erano iniziati 2017 a cura di un consorzio turco-coreano. L’apertura al traffico, con tre corsie per ogni senso di marcia, avvera’ invece nei prossimi mesi. Alla realizzazione dell’opera hanno successivamente collaborato numerose altre società internazionali di alta ingegneria che hanno consentito di raggiungere un'altezza che nel suo punto massimo è di 318 metri (stessa altezza della Torre Eiffel) mentre l'arco (campata) misura due chilometri per una lunghezza totale di 4,6 chilometri.
Trattandosi di una zona altamente tellurica, fu richiesta l’expertise delle aziende italiane FIM MEC S.r.l. di Padova, leader nella realizzazione di appoggi strutturali antisma per l’ingegneria civile, che poi ha ideato e realizzato un sistema d’appoggio speciale del ponte e della FPC Italia di Pavia ha partecipato alla realizzazione di alcuni viadotti e rampe di accesso con la fornitura di dispositivi idraulici e pendoli per il ponte.
09.04.2022
L’Italia si posiziona quale 5° partner commerciale della Turchia con 1,8 miliardi di interscambio totale (+16,8%) rispetto al 2021, di cui 768 milioni di importazioni (14,5%) e 1.025,3 milioni di esportazioni (18,6%) e un saldo positivo per la Turchia di 256,3 milioni di USD. Nel mese in considerazione, gennaio 2022, l’Italia si conferma dunque quinto fornitore della Turchia dopo Russia, Cina, Germania, Stati Uniti, e il terzo cliente dopo Germania e Stati Uniti. I settori più interessanti degli scambi commerciali con la Turchia sono quelli dei macchinari e delle apparecchiature, degli autoveicoli e dell’industria chimica.
Nello stesso periodo, sempre dalle elaborazioni dell’ICE-Agenzia su dati TUIK (Istituto turco di statistica), nei confronti dell’ Unione Europea, principale partner commerciale della Turchia - con il 30,0% dell’interscambio totale - si è passati da 12,2 miliardi di dollari a 13,6 miliardi. Le importazioni dalla UE sono passate da 5,7 miliardi a 6,3 miliardi (9,6%), mentre le esportazioni verso la UE sono aumentate del 13,7%, passando da 6,4 a 7,3 miliardi di dollari. Complessivamente l’interscambio Turchia/UE è aumentato nel mese di gennaio del 11,8% passando da 12,2 miliardi del 2021 a 13,6 miliardi di dollari registrati nell’anno 2022.
La graduatoria generale per singoli Paesi colloca invece al primo posto la Russia con 5,1 miliardi di dollari di interscambio (132,0% rispetto al 2021), di cui 4,6 miliardi di importazioni (153,8%) tra cui prevalentemente energia e 419 milioni di esportazioni (18,8%) con un saldo negativo per la Turchia di 4,2 miliardi di dollari; al secondo posto la Cina, con 3,4 miliardi di interscambio (38,1%), di cui 3,1 miliardi di import (40,8%) e 279,3 milioni di export (14,2%) e un saldo negativo per la Turchia di 2,8 miliardi di dollari.
09.04.2022
Secondo un nuovo studio "The Solar Potential of Coal Sites in Turkey" pubblicato nel mese scorso di marzo da Solar3GW con la collaborazione del WWF-Turkey, European Beyond Coal, 350.org, Ekosfer e Yuva Association, circa metà delle miniere di carbone a cielo aperto della Turchia sarebbero adatte per la conversione in parchi solari che garantirebbero energia solare sufficiente per soddisfare le esigenze di quasi 7 milioni di case all'anno (circa 19 miliardi di kilowattora di elettricità) e ridurrebbero le emissioni di anidride carbonica. Il rapporto ha analizzato 22 miniere a cielo aperto che forniscono oggi alla Turchia carbone per una capacità 10.495 megawatt (MW).
Tanyeli Behic Sabuncu, Responsabile del programma WWF-Turchia per il clima e l'energia, ha affermato che ¼ delle emissioni totali di gas serra della Turchia provengono dal carbone, causando morti premature e aggravando la crisi climatica. Un passo avanti è stato fatto proprio grazie alla recente ratifica dell'Accordo di Parigi ; la Turchia si e' prefissata l'obiettivo di zero emissioni entro il 2053. La conversione dei siti turchi di carbone ridurrebbe significativamente i costi energetici.
L’energia da fonte rinnovabile solare è molto sviluppata in Turchia: nel 2019 sono stati prodotti 1,5 milioni di pannelli solari grazie al primo produttore e leader mondiale del settore, la turca Kalyon Photovoltaic. L’installazione di questi pannelli solari nel perimetro della Factory di Kaylon su un'area di circa 100 mila quadrati nella OIZ di Başkent (Ankara), ha consentito alla Turchia di evitare di importare gas naturale per un valore di circa 30 milioni di dollari.
Dopo l'invasione russa dell'Ucraina, l'interesse per le energie rinnovabili in Turchia è aumentato: la Smart Solar Technologies di Istanbul, ad esempio, una delle principali società di energia solare integrata, produce moduli fotovoltaici e offre un'ampia gamma di soluzioni di energia solare a utenti commerciali e al dettaglio.
L'industria dell'energia solare dà lavoro a oltre 100.000 persone in Turchia, ha affermato Demirdağ, Presidente della Turkish Solar Energy Industry Association (GENSED), proseguendo affermando che si stima che vengano fatturati circa 3 miliardi di dollari l'anno; il potenziale di produzione dal solare in Turchia è oggi di 5.000 MW ma ne vengono utilizzati solo 1.300 MW.
09.04.2022
Il tasso di disoccupazione in Turchia è sceso di 1,1 punti percentuali su base annua al 12% nel 2021, come hanno mostrato i dati pubblicati dall'istituto di statistica turco (TurkStat) lo scorso 23 marzo. Seppur in calo rispetto agli anni precedenti, rimane piuttosto alto soprattutto il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) e dei giovani in cerca di prima occupazione.
Il numero di disoccupati - di età pari o superiore a 15 anni - è sceso di 121.000 unità a 3,9 milioni nel 2021 rispetto al 2020. In termini di genere, il tasso di disoccupazione è stato del 10,7% per i maschi, con un decremento di 1,7 punti percentuali e del 14,7% per le femmine mentre il tasso di disoccupazione giovanile (persone di età compresa tra 15 e 24 anni) è stato del 22,6% nel 2021, in lieve calo (2 punti percentuali) rispetto al 2020.
Il tasso di occupazione, altro importante indicatore statistico nel mercato del lavoro, nel 2021 è stato del 45,2% (28, 8 milioni), con un aumento di 2,5 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Il tasso di occupazione maschile è stato del 62,8%, con un aumento di 3,4 punti percentuali, e il tasso di occupazione femminile è stato del 28,0%, con un aumento di 1,8 punti percentuali.
Se si prende in esame la distribuzione dell'occupazione per settore, nel 2021 il 17,2% era occupato nell'agricoltura, il 21,3% nell'industria, il 6,2% nell'edilizia e il 55,3% nel settore dei servizi. Il tasso di partecipazione alla forza lavoro (LFPR) è aumentato al 51,4% nel 2021, in aumento di 2,3 punti percentuali rispetto al 2020. L'LFPR per i lavoratori di sesso maschile è stato del 70,3%, con un aumento di 2,5 punti percentuali; mentre per le lavoratrici il 32,8%, con un aumento di 2,0 punti percentuali rispetto al 2020.
Un dato interessante raccolto nell’ultimo rapporto dell’Istat turco è quello relativo al c.d. tasso di vecchiaia; in Turchia la popolazione anziana è aumentata del 24% negli ultimi cinque anni, con persone di età pari o superiore a 65 anni, che costituiscono il 10% della popolazione totale nel 2021. Gli anziani hanno raggiunto nel 2021 quasi 9 milioni di persone (erano 6 nel 2016) in un Paese che un tempo vantava una delle popolazioni più giovani d'Europa. La Turchia si è classificata al 68° posto su 167 paesi in termini di percentuale di popolazione anziana secondo TurkStat, mentre Monaco, Giappone e Italia guidano questa particolare graduatoria. Anche il c.d. “tasso di dipendenza della vecchiaia” (ossia il numero di anziani ogni cento persone in età lavorativa) è aumentato in Turchia, da circa il 12% nel 2016 a oltre il 14% nel 2021 con picchi molto più alti nella regione del Mar Nero dove una famiglia su tre ha almeno una persona di età pari o superiore a 65 anni.
09.04.2022
Sono previsti oltre diecimila di posti di lavoro nel nuovo hub logistico di Amazon in Turchia per un investimento di oltre 100 milioni di dollari. Lo ha reso noto nello scorso mese di marzo il colosso statunitense dell'e-commerce nel tentativo di supportare la crescente domanda delle aziende turche impegnate a soddisfare una domanda interna che è aumentata vertiginosamente negli ultimi due anni.
I servizi di Amazon in Turchia, con un proprio dominio, erano stati lanciati nel 2018 ma senza una base logistica nel Paese. Ora invece, grazie a questo importante investimento, verrà allestita una centro logistico nel distretto di Tuzla non lontano da Istanbul. Entusiasta il Direttore della Presidenza dell’Ufficio per gli Investimenti in Turchia, Ahmet Burak Dağlıoğlu, che ha sottolineato come la Turchia stia diventando sempre più un hub a livello regionale con facilitazioni di accesso agli investitori internazionali tra le più competitive in particolar modo rivolte alla ricerca e sviluppo (R&S). Fiducioso anche l’italiano Stefano Perego, Vicepresidente delle operazioni Amazon per l’Unione Europea, il quale ha affermato che con l’apertura di questa prima base logistica si è voluta offrire una totale fiducia al mercato turco.
L’operazione è molto importante per l'ulteriore rafforzamento del settore dell'e-commerce turco che ha guadagnando grande slancio negli ultimi anni, nel mercato interno e in quello dei mercati di esportazione grazie anche ad un ecosistema delle startup ad esso collegato in continua crescita. L’hub tecnologico di Istanbul, tra i primi in Europa come numero di startup nate nel settore dell’e-commerce, è oggi valutato in quasi 5 miliardi di dollari dall’IPO del NASDAQ. La Turchia annovera inoltre nel suo ecosistema di startup legate all’e-commerce anche diversi “unicorni” come Getir ed HepsiBurada (la risposta turca ad Amazon).
09.04.2022
Dopo la storica visita del principe ereditario Sheik Mohammed bin Zayed ad Ankara il 24 novembre 2021 e quella del Presidente Erdogan ad inizio marzo scorso ad Abu Dhabi, la cornice dei rapporti economico-commerciale tra i due Paesi ha proposto un quadro completamente rinnovato rispetto al recente passato.
In ambito commerciale, ad esempio, le esportazioni della Turchia nel Paese del Golfo, a febbraio 2022 sono aumentate addirittura del 52,4% rispetto al mese di gennaio secondo un recente rapporto diffuso dall’Agenzia stampa Anadolu (AA), citando i dati forniti dell'Assemblea degli esportatori turchi (TİM); inoltre, in questo primo trimestre gli EAU sono balzati al 17° posto in termini di principali mercati di sbocco dei prodotti turchi (nel 2021 l’interscambio commerciale ha sfiorato gli 8 miliardi di dollari). A livello merceologico si segnalano le vendite di gioielli e altri metalli preziosi (91 milioni di dollari), seguite dall'industria della difesa e aerospaziale (35,38 milioni), dei prodotti chimici (22,74 milioni), tappeti (15,76 milioni) e cereali e legumi con oltre 15,6 milioni di prodotti venduti dalla Turchia.
Sul versante più prettamente economico e finanziario, in attesa di dati più precisi circa i risultati economici scaturiti dalla firma ad Ankara di 13 accordi tra i due Paesi in diversi settori tra cui quelli della difesa, dell’agricoltura e dei trasporti, si segnala anche la creazione di un fondo di venture capital da 300 milioni di dollari partecipato dal Turkish Wealth Fund (TWF) e dalla Abu Dhabi Developmental Holding Company PJSC (ADQ), con l'obiettivo di far crescere l'ecosistema tecnologico della Turchia. Il fondo potrebbe successivamente esser aumentato ad 1 miliardo.
09.04.2022
Le difficoltà di approvvigionamenti durante la pandemia da COVID-19 avevano spinto molte imprese ad avviare ad un “ripensamento” delle proprie supply chains riposizionandosi anche in Turchia, uno dei mercati privilegiati scelti da diversi colossi internazionali e soprattutto europei (Ikea, Boehring, Daikin, DW Reusable, Etap, ad esempio). In tale ottica, dopo la pandemia, la Turchia rappresenta una alternativa sempre più valida ai mercati dell’Estremo Oriente offrendo infrastrutture logistiche all’avanguardia, costi ridotti, fiscalità agevolata con un tessuto manifatturiero ed industriale solido e competitivo.
A seguito del conflitto russo-ucraina la Turchia si sta proponendo sempre più anche come importante “hub” energetico strategico per l'Europa.
Un recente rapporto della fondazione tedesca “Konrad Adenauer” suggerisce ad esempio una maggiore cooperazione tra Berlino e Ankara per affrontare i problemi energetici e le sfide legate alla sicurezza alla luce del conflitto. In termini di diversificazione della politica energetica della Germania, ci sono alternative alla Federazione Russa ma limitate nel breve periodo, si legge nel rapporto, che sottolinea poi come la Turchia possa offrire "alternative reali" come hub energetico strategico per l'Europa per far transitare il gas naturale dal bacino del Caspio, dall'Asia centrale, dal Medio Oriente e dal bacino del Mediterraneo orientale. Secondo il rapporto, infatti, il gas naturale ed il petrolio iraniani, ad esempio, possono essere trasportati anche attraverso la Turchia. Il rapporto rileva anche l’importante rilancio delle relazioni commerciali con Israele che potrebbero accrescere la cooperazione in materia di energia.
09.04.2022
Dopo l’ottima performance fatta registrare lo scorso anno il flusso turistico in entrata nel Paese, conflitto permettendo, potrebbe avvicinarsi nell’anno in corso ai 40 milioni di turisti che rappresenterebbero una quota pari a quasi il 13% del PIL. Nel frattempo, i dati diffusi ad inizio aprile da un rapporto dell'Organizzazione mondiale del turismo (UNWTO), collocano nel 2021 la Turchia al 4 ° posto nella lista del turismo mondiale con 29,9 milioni di presenze straniere nel 2021, prima di Paesi quali Italia (26,3 milioni), USA (22,1 milioni) e Grecia con 14,7 milioni di turisti e preceduta da Francia (40 milioni), Messico (31,9 milioni) e Spagna con 31,2 milioni di turisti. In fondo alla “top 10” si piazzano la Germania, nona, con 11,7 milioni di e la Croazia (10,6 milioni di visitatori.
Sempre secondo il report diffuso dall’UWTO, sono stati 421 milioni le persone che hanno viaggiato nel 2019 un risultato su cui ha influito pesantemente la pandemia da Covid-19 che ha impedito a circa 1 miliardo di turisti di viaggiare. Secondo il Direttore dell'agenzia di stampa turca Demirören, Recep Yavuz, il successo della Turchia è stato trainato dalle presenze ad Istanbul e in tutta la provincia meridionale di Antalya, tra le mete più gettonate insieme alla regione Egea. L’invasione russa in Ucraina potrebbe avere ripercussioni per la Turchia che nel 2021 ha ospitato quasi 5 milioni di turisti russi e oltre 2 milioni di turisti ucraini (rispettivamente primo e quarto Paese per numero di presenze in Turchia).