06.01.2023
Lo scorso 3 gennaio, i dati aggiornati di TUIK, hanno mostrato un deciso calo a dicembre, inferiore alle attese, con un tasso sceso al 64,27%. L'inflazione al consumo (CPI) su base annua della Turchia era scesa nel mese di novembre scorso all’'84,4% registrando una lieve flessione rispetto al picco massimo mai registrato negli ultimi 24 anni del mese precedente dell'85,5% rallentando così per la prima volta nell’ultimo anno e mezzo. Il dato di dicembre, benché apparentemente eclatante, era ampiamente atteso dagli analisti essendo il risultato di un mero calcolo aritmetico rispetto al mese di dicembre del 2021, quando l’inflazione fece registrate un balzo in avanti di oltre il 13%. Per i medesimi motivi si attende un ulteriore calo del tasso nel primo trimestre del 2023.
Nell’analogo mese, l’indice dei prezzi alla produzione (PPI) è sceso dal 136,2% al 97,2%,
Nell’ultimo briefing del 2022 sull’inflazione, il Governatore della Banca Centrale, Şahap Kavcıoğlu, aveva rivisto al rialzo le stime del tasso per i prossimi anni: dal 60,4% l’inflazione oggi è prevista al 65,2% alla fine del 2022 (+4,8 punti percentuali) mentre per la fine del 2023 si è passati dal 19,2 al 22,3% e all'8,8% alla fine del 2024. Secondo Kavcıoğlu, gli aumenti dei tassi ufficiali globali sono inefficaci per ridurre l'inflazione e le politiche restrittive adottate dalle principali Banche centrali danneggiano le capacità di investimento e di esportazione delle imprese dell’industria e dei servizi. Di conseguenza la BCRT continuerà a sostenere la produzione e l’espansione del potenziale produttivo turco. Il Governatore ha inoltre affermato che l’’accesso mirato al credito in settori altamente produttivi ha contribuito alla crescita degli investimenti, dell'occupazione, della produzione e la quota dei depositi in lire turche sarebbe in rapido aumento. La stabilità del tasso di cambio sarà un fattore importante per contrastare l'inflazione, ha poi aggiunto Kavcıoğlu. Nel frattempo, il 22 dicembre scorso, la BCRT ha mantenuto il tasso di rifermento al 9% rispettando gli impegni presi nella precedente riunione del Comitato di Politica Monetaria (MPC) del novembre scorso quando venne dichiarato conclusi i cicli dei tagli intrapresi dall’agosto del 2021. Secondo l'Istituto di statistica turco, nonostante il calo dell’inflazione, i prezzi al consumo sono però aumentati a novembre del 2,9% su base mensile. Il tasso di inflazione ha inciso sulla necessità di adeguare il salario minimo e a tale scopo il 22 dicembre 2022 il Governo ha concordato con le parti sociali un suo aumento del 54,5%. In Turchia, su quasi 32 milioni di persone occupate, 22 milioni, ossia il 69%, sono lavoratori dipendenti di cui circa 5 milioni appartenenti al pubblico impiego che sono relativamente protetti contro l'inflazione in quanto destinatari di aumenti salariali legati all’andamento inflazionistico e lo stesso vale per i circa 13 milioni di pensionati. Per quanto attiene il settore privato, il salario minimo mensile è la paga di quasi la metà dei 17 milioni dei lavoratori. In Turchia, il 43% dei dipendenti nei settori non agricoli è percettore del salario minimo. Il tasso raggiunge il 54% nel settore dell’edilizia, il 59% nel tessile e dell'abbigliamento, il 65% nell'industria agro alimentare e il 72% nel settore del turismo. Percentuali elevate che si riflettono sulla scarsa sindacalizzazione dei lavoratori turchi con un potere di contrattazione collettiva e di sciopero assai limitato. La più grande Confederazione turca di sindacati dei lavoratori, la “TURK-IS,” ha accolto favorevolmente l’aumento che dal 1° gennaio 2023 salirà a 8.500 lire turche (455 dollari) al mese, che rappresenta un aumento medio annuo di oltre il 70%. Si tratta del terzo aumento nel 2022 dopo quello del 50% a febbraio scorso e del 30% a metà anno.
06.01.2023
Il progetto di trasportare il gas turkmeno (tra i maggiori fornitori di gas a livello mondiale con riserve di quasi 145 trilioni di bcm) attraverso il Mar Caspio fino in Turchia è stato uno dei temi trattati durante la recente trilaterale ad Awaza in Turkmenistan dove il Presidente Recep Tayyip Erdoğan, ha potuto incontrare il presidente dell'Azerbaigian Ilham Aliyev e il presidente del Turkmenistan Serdar Berdimuhamedov.
Il progetto potrebbe offrire un importante flusso aggiuntivo di gas che oggi arriva in Europa attraversando la Turchia grazie al Trans-Anatolian Natural Gas Pipeline (TANAP), di 16 miliardi di metri cubi (bcm) e del gasdotto trans adriatico (TAP) da 6 miliardi di metri cubi al confine tra Turchia e Grecia, che trasferisce il gas in Grecia, Albania e Italia, che oramai lavorano entrambi a pieno regime.
Il Turkmenistan, del resto, ha prodotto 79,3 miliardi di metri cubi di gas nel 2021 ma ne ha utilizzati solo 36,7 miliardi per soddisfare il fabbisogno interno e le sue esportazioni, principalmente in direzione Cina (35,5 milioni di bcm), Federazione russa (10,5 miliardi di metri cubi di gas) e in Iran potrebbero ampiamente soddisfare una soluzione molto più sicura anche per l’Europa e meno costosa rispetto all’acquisto di GNL dagli Stati Unit. In questo scenario la Turchia, che intrattiene ottimi economici con il Turkmenistan, peraltro, recentemente in crescita come dimostra il volume di interscambio in costante espansione, potrebbe istituire un gruppo di lavoro per approfondire il progetto di riorientare le forniture di gas verso gasdotti alternativi.
Il gas russo raggiunge oggi l'Europa dal doppio gasdotto TurkStream. Con una capacità totale di 31,5 miliardi di metri cubi (bcm). Il gasdotto è costituito da 2 linee con una capacità di 15,75 bcm all’anno. La prima pipeline fornisce gas alla Turchia mentre la seconda all'Europa. Il gasdotto, che ha origine sulla costa russa, percorre circa mille km attraverso il Mar Nero e raggiunge la costa nella regione della Tracia in Turchia. Accanto al TurkStream opera a pieno regime anche il Blue Stream, il gasdotto trans-mar Nero che ha la capacità di trasportare 16 miliardi di metri cubi di gas naturale all'anno dalla Russia alla Turchia. Assieme a TurkStream farebbe parte di una possibile infrastruttura del progetto di “hub del gas in Turchia” proposta dal Putin ad Erdogan anche la linea di trasmissione principale del gas naturale Federazione russa-Turchia, attualmente priva di flussi, da Malkoçlar al confine bulgaro raggiunge la Capitale turca. Tra i progetti chiave per una futura nuova strategia energetica turca, verrebbero presi in considerazione ampliamenti del TANAP, che oggi trasporta il gas naturale dal giacimento di Shah Deniz-II nel Mar Caspio in Turchia e in Europa collegandosi al TAP sul confine turco-greco. Il TANAP, infatti, fornisce 6 bcm di gas all'anno alla Turchia e 10 bcm all'Europa, ma il gasdotto potrebbe erogare fino a 30 miliardi di metri cubi. La Turchia, infine, ospita anche l'oleodotto Baku-Tiflis-Erzurum che potrebbe essere riaperto per far fronte a volumi extra provenienti dall'Azerbaigian verso la Turchia. A prescindere da questo scenario, la Turchia sta intensificando gli sforzi per la sua sicurezza energetica. A parte la nuova scoperta di gas del giacimento di Çaycuma-1 e l’aumento delle riserve di quello di Sakarya - entrambi nel Mar Nero e oggetto di un approfondimento in questa edizione di Cronache Economiche – il Paese dovrebbe poter iniziare a produrre energia dal suo primo reattore ad Akkuyu (si veda l’approfondimento di Cronache Economiche di novembre 2022) in occasione del 100° anniversario della fondazione della Repubblica della Turchia. La centrale nucleare di Akkuyu, costruita dall'agenzia statale russa per l'energia nucleare “Rosatom” dovrebbe infatti iniziare a produrre combustibile nucleare dal suo primo reattore da metà anno mentre entro il 2026 è prevista l’entrata in funzione deirestanti tre reattori Akkuyu per un totale di capacità installata di energia pari a 4.800 megawatt (MW). Una volta completato, l'impianto nucleare dovrebbe produrre fino al 10% del fabbisogno elettrico domestico della Turchia che potrebbe essere aumentata dopo la conclusione dei negoziati che la Turchia ha avviato con Rosatom anche per la costruzione di una seconda centrale nucleare a “Sinop”, sulla costa del Mar Nero.
Contestualmente la Turchia lo scorso mese di ottobre ha annunciato di aver concordato con l'Azerbaigian di raddoppiare la capacità del gasdotto trans anatolico (TANAP) da 16 bcm di gas all'anno a 32 bcm. Recentemente è stata anche reso noto l’aumento della capacità di stoccaggio del Paese grazie all’ampliamento del sito sotterraneo di gas naturale in mare più grande d'Europa di Silivri (capacità di 4,6 miliardi di metri cubi di gas con un prelievo giornaliera di 75 milioni di metri cubi (mc) dai 28 attuali, che sarà in grado è stata portata a 75 mmc. L'impianto dovrebbe soddisfare il 25% del fabbisogno giornaliero di gas della Turchia.
06.01.2023
La World Intellectual Property Organization (WIPO) ha pubblicato lo scorso mese di ottobre il suo nuovo Global Innovation Index (GII) 2022 dal quale emerge che la Turchia, come l’India, ha mostrato un’ottima performance tra le economie emergenti entrando per la prima volta nella top 40 fra le 132 presenti nel GII 2022 piazzandosi al 37° posto (l’Italia resta 28esima).
La WIPO è una delle Agenzie specializzate delle Nazioni Unite con sede in Svizzera il cui fine è quello di incoraggiare l’attività creativa attraverso gli investimenti in ricerca e sviluppo. Il Global Innovation Index (GII) è composto da 80 indici e numerosi sottoindici tra cui spiccano per importanza ai fini della classifica finale istituzioni, capitale umano, infrastrutture, mercato delle imprese, tecnologia e creatività e investimenti in R&S.
Nella sua classifica annuale delle economie mondiali per capacità di innovazione e produzione, il GII mostra quest’anno alcuni cambiamenti chiave nella classifica top 10. A parte l’ingresso della Turchia e India tra le top 40, gli USA salgono al 2° posto, i Paesi Bassi al 5°° posto, Singapore al 7°, la Germania raggiunge l’8° posizione mentre la Cina si colloca all’11° posto. Da evidenziare che Vietnam (48°), Iran (53°) e le Filippine (59°) sono le economie a reddito medio con la più rapida crescita dell’indice GII, mentre alcune economie hanno ottenuto risultati al di sopra delle aspettative in termini di innovazione rispetto al loro livello di sviluppo economico (Indonesia, Uzbekistan Pakistan, Kenya, Brasile, Perù, Sudafrica e Giamaica).
La Turchia migliora di quattro posizioni rispetto al 2021 e si colloca quest’anno, come detto, al 37° posto (sono state ben 14 le posizioni recuperate negli ultimi due anni) che rappresenta il migliore risultato di sempre. Il Ministro dell'Industria e della Tecnologia, Mustafa Varank, commentando i dati del GII di quest’anno, ha evidenziato l’ottimo risultato della Turchia frutto dell’attenzione che il Paese ha rivolto all’innovazione tecnologica. L’indice “produzione creativa" (15° posto con un miglioramento di 20 posizioni rispetto al 2021), colloca infatti la Turchia al primo posto tra i Paesi del gruppo Nord Africa e Asia occidentale, mentre nella categoria “sofisticazione del mercato e delle imprese” la Turchia avanza di 12 posizioni e si piazza alla 37° posizione.
Il rapporto ha anche evidenziato che Istanbul ed Ankara ospitano due importanti cluster scientifici e tecnologici. Istanbul, in particolare, migliora di quattro posizioni e sale al 46° posto tra i migliori distretti scientifici e tecnologici, superando Bruxelles, Barcellona e Zurigo.
Anche Mehmet MUŞ, Ministro del Commercio, ha elogiato la performance della Turchia per la continua ascesa tra le più prestigiose economie innovative al mondo, evidenziando i progressi del Paese in tema di diritti di proprietà intellettuale grazie al crescente numero di brevetti e marchi depositati in Turchia.
Mustafa GÜLTEPE, Presidente di TİM (l’Associazione degli Esportatori turchi) ha invece posto l’accento sugli indicatori meno tradizionali (“creazioni di app per smartphone”, “esportazioni ad alto contenuto tecnologico”, “adattamento innovativo all’era digitale “, ad esempio) che hanno consentito alla Turchia una continua ascesa negli ultimi tre anni tra le nazioni più innovative.
Da segnalare, inoltre, l’indicatore “istruzione” che fa balzare la Turchia al 7° posto assoluto (il sottoindice istruzione fa parte dell’indice principale “capitale umano e ricerca”); buona la performance, infine, dell’indicatore “infrastrutture” (54), “consumo energetico” (16), “spesa in software per PC” mentre tra i punti deboli della Turchia tracciati dal GII sono rappresentati dagli indicatori “istituzioni” (94) e “contesto normativo” (108), per citare solo quelli considerati più influenti per la graduatoria finale.
06.01.2023
La Turchia è il primo partner commerciale dell’Italia nell’area del Mediterraneo con un flusso stabile e bilanciato a testimonianza dell’elevato livello di interconnessione esistente tra le due economie. La tendenza dell’import/export è incoraggiante e conferma il trend positivo dello scorso anno quando l’interscambio fu pari a 23 miliardi di dollari, un risultato superiore al 2019 in periodo pre-pandemico. Una tendenza mostrata Nei anche nei primi 10 mesi del 2022 che, se mantenuta fino alla fine dell’anno, potrebbe toccare la soglia record di 25 miliardi di dollari, rendendo realistico il raggiungimento in prospettiva dell’ambizioso obiettivo di 30 miliardi di dollari, già da tempo individuato dal Presidente Erdoğan.
Dopo un brillante 2021, (+33,3% rispetto all’analogo periodo dell’anno recedente), (un risultato in linea con un anno straordinario dell’export italiano con oltre 500 miliardi di euro di merci vendute), nel primi dieci mesi del 2022, secondo i dati resi pubblici dall’Ice-Agenzia di Istanbul, l’Italia si posiziona quale 5° partner commerciale della Turchia con 21,7 miliardi di interscambio (+17,2% rispetto all’analogo periodo del 2021 e con una quota del 4,3% del totale importato dalla Turchia). Dopo un primo semestre che aveva visto distribuire equamente vendite e acquisti tra i due Paesi con un saldo pressoché equilibrato, il mese in osservazione ha registrato un saldo negativo per la Turchia di 1.2 miliardi di dollari. Anche nei primi dieci mesi del 2022 l’Italia si conferma il 5° fornitore della Turchia (con 11,5 miliardi di dollari di export (+23,1% sul 2021) dopo Federazione russa, Cina, Germania e USA, mentre è stabile quale 5° cliente (10.2 miliardi di dollari di merci e servizi acquistati e +11,2% sul 2021) preceduta da Germania, Stati Uniti, Iraq e Regno Unito. La dinamica dell’export italiano nei dieci mesi del 2022 è stata trainata, anche se con minore intensità rispetto ai mesi precedenti, dalle vendite di combustibili e oli minerali (+181,55% rispetto all’analogo periodo dello scorso anno) e da quelle della voce merceologica “metalli e pietre preziose” (+198,1%) e, in misura meno marcata, dalle nostre esportazioni di ferro e acciaio (+51,5%). Le principali voci del nostro export nel periodo in osservazione restano quelle tradizionali dei “macchinari e apparecchiature meccaniche” con 2.4 miliardi di euro.
Nel confronto con i principali partner commerciali europei, nei primi 10 mesi del 2022 si rileva ancora una crescita delle esportazioni dell’Italia (+23,1%) nettamente superiore ai lievi incrementi registrati dalla Germania (+6,4%), e dal Regno Unito (solo un +0,5%), mentre la Francia ha fatto registrare un +15,9% rispetto ai primi dieci mesi del 2021. Si registrano invece, sempre nel periodo gennaio-ottobre 2022, incrementi delle quote di export della Turchia verso la Germania (+9%), il Regno Unito (+0,4%) e verso la Francia (+5,3%). In ambito Ue, l’Italia si posizione invece al secondo posto con, come sopradetto, 21,7 miliardi di interscambio totale nei primi dieci mesi dell’anno, dopo la sola Germania (36,8 miliardi di dollari) e prima di Francia (15,4 miliardi di dollari) e Spagna (13,8 miliardi di dollari), guadagnando quote nei confronti dei nostri tre principali concorrenti.
06.01.2023
Turchia e Israele sono nuovamente scese in campo per stringere nuovi e sempre più forti legami commerciali. Lo scorso 6 dicembre la sede di Istanbul dell'Assemblea degli esportatori turchi (TIM) ha riunito una folta delegazione israeliana della Federazione delle Camere di Commercio con oltre cento uomini d’affari in rappresentanza di circa 60 aziende israeliane.
Il Direttore Generale di TIM, Mehmet Ali Kılıçkaya, a margine dell’incontro ha affermato che i continui contatti tra i due Paesi hanno recentemente elevato il livello del dialogo, aumentato le opportunità di partnership strategiche in campo economico e finanziario, accrescendo il già eccellente commercio bilaterale. Nel 2021, il volume degli scambi tra i due Paesi è infatti aumentato del 35% ed ha raggiunto gli 8 miliardi di dollari con la prospettiva di chiudere il 2022 a quasi 10 miliardi. Il Presidente di TIM, Mustafa Gültepe, da parte sua, ha affermato che sebbene le relazioni tra i due Paesi abbiano attraversato momenti difficili, i legami commerciali sono sempre rimasti solidi: Israele è tra i primi 10 mercati di sbocco delle esportazioni turche e negli ultimi cinque anni le vendite turche sono aumentate del 100% attestandosi oggi a 6,4 miliardi di dollari. Nell’analogo periodo gli acquisti della Turchia hanno superato i 2 miliardi di dollari e l’interscambio nei primi dieci mesi del 2022 ha già superato il volume di tutto il 2021. L’obiettivo è di raggiungere nei prossimi cinque anni i 15 miliardi di dollari di interscambio totale.
I settori di punta del commercio turco-israeliano sono rappresentati dalla chimica e dall’automotive seguiti dal tessile-abbigliamento, dell’agroindustria, dai cosmetici, plastica, mobili e attrezzature mediche. Ma la collaborazione tra i due Paesi all’indomani dei colloqui tra i due Presidenti Herzog ed Erdoğan del giugno 2022 aprono interessanti partnership anche nelle tecnologie pulite e nell’eco-mobilità. Sul versante del gas naturale resterebbe sempre in piedi l’ipotesi di far confluire e redistribuire il gas naturale proveniente dal giacimento israeliano del Leviatano nei vicini Paesi dell'Europa meridionale. Attualmente il giacimento assicura una produzione di “soli” 12 miliardi di metri cubi (bcm) all’anno, ma la Chevron e le israeliane “NewMed Energy” e “Ratio Oil” hanno recentemente manifestato a più riprese la volontà di aumentare la produzione che potrebbe raggiungere oltre i 30 miliardi di metri cubi (bcm) all'anno.
Sul fronte delle relazioni diplomatiche lo scorso 27 dicembre il Presidente Erdogan ha ricevuto la nuova Ambasciatrice israeliana Irit Lillian, che negli ultimi due anni, dopo una lunga assenza dei rispettivi Capi Missione nelle due Capitali, aveva prestato servizio ad Ankara come Incaricato d'Affari. Poche settimane prima, il nuovo Ambasciatore della Turchia in Israele, Sakir Ozkan Torunlar, aveva presentato le sue lettere di credenziali al Ministro degli Affari Esteri israeliano. La ripresa delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi ha consentito di ampliare le relazioni commerciali dando un nuovo impulso, non solo al commercio bilaterale, ma anche a nuove partnership nel settore del turismo, nei legami culturali ed accademici e nelle tecnologie verdi.
06.01.2023
Le relazioni economiche e commerciali tra gli Stati Uniti e la Turchia hanno raggiunto uno slancio importante negli ultimi anni che ha consentito agli statunitensi di collocarsi al secondo posto tra i principali mercati di sbocco delle vendite della Turchia. Un risultato raggiunto nonostante gli alti e bassi registrati recentemente nelle relazioni diplomatiche tra i due Paesi che hanno logorato un partenariato decennale tra i due alleati della NATO. Tuttavia, l’intensificarsi dei colloqui tra i rispettivi vertici politici e gli sforzi di Ankara per ritagliarsi un nuovo ruolo da mediatore del conflitto in Ucraina ha indubbiamente contribuito a rinsaldare anche le relazioni commerciali con gli USA. Alcuni commentatori ritengono che nei prossimi anni gli Stati Uniti potrebbero diventare il più importante mercato di sbocco delle esportazioni della Turchia scavalcando anche la Germania che oggi rappresenta il più importante cliente della Turchia con quasi 18 miliardi di merci scambiate da gennaio a novembre 2022 (gli USA precedono Regno Unito e Italia rispettivamente con 11,2 e 10,2 miliardi di dollari). Le esportazioni turche negli Stati Uniti sono infatti salite a quasi 13 miliardi di dollari nei soli primi 11 mesi del 2022 facendo registrare un aumento di quasi il 15% rispetto al 2021, secondo gli ultimi dati sull’interscambio resi noti dall’ Assemblea degli esportatori turchi (TIM), con una quota che ha raggiunto oggi il 6% di tutte le esportazioni turche nel periodo in osservazione. Per la fine del 2022 si stima che le esportazioni turche verso gli USA possano avvicinarsi ai 15 miliardi di dollari e il volume totale dell’interscambio attestarsi a 28 miliardi di dollari entro il 2022. Ankara e Washington hanno da tempo fissato il loro comune obiettivo di quadruplicare il loro commercio a 100 miliardi di dollari all'anno nel medio-lungo periodo, come spesso affermato dai due leader Erdoğan e Biden, nonostante le tensioni e i disaccordi su molti dossier soprattutto di natura militare Tuttavia, anche nel settore della difesa, sono stati ricuciti in parte gli strappi come dimostrano i recenti sviluppi, decisamente positivi, che riguardano le trattative sugli arei da combattimento americani F-16 anche alla luce della volontà di Ankara di modernizzare la sua flotta di velivoli da guerra con i Lockheed Martin F-16 jet. Da evidenziare nell’export turco verso gli USA l’ottima performance del settore chimico con circa 1,5 miliardi di vendite, settore seguito da quello dell’automotive con 1,4 miliardi, dall'acciaio (1,2), dai gioielli (936,86 milioni) dal prêt-à-porter con (929 milioni) e a seguire l’export di cemento. Importanti investimenti sono infine previsti nel settore della logistica e nell'e-commerce e significativi sviluppi commerciali tra le rispettive aziende in quello del mobile, della pelle, dei cosmetici, dei tessuti tecnici, del turismo medico e sanitario. Inoltre, sul lato delle importazioni turche, va evidenziata la collocazione della Turchia tra i più grandi acquirenti di gas naturale liquefatto dagli USA oltre che per gli acquisti di materiali e velivoli per la difesa, minerali, ferro e acciaio e macchinari di precisione. Recenti, infine, i colloqui per l’acquisto di piccoli reattori nucleari da parte di Ankara (vedi infra). Risultati soddisfacenti se si tiene conto dei dazi che l’allora Amministrazione Trump impose nei settori dell’acciaio e alluminio che hanno ostacolato oltre 2 miliardi di dollari di esortazioni turche. Sono state tuttavia avviati nuovi negoziati tra i Dicasteri del commercio turco e americano per l'abolizione reciproca dei dazi che indubbiamente porterebbero ad accrescere il commercio bilaterale. Nei rapporti con gli USA da segnalare inoltre il recente interesse turco nello sviluppo di piccoli reattori nucleari modulari (SMR) americani la cui certificazione “sperimentale” negli Stati Uniti è stata rilasciata a dicembre 2022 e che in Turchia potrebbero essere utilizzati per sostituire le centrali elettriche a carbone (la Turchia possiede 68 centrali elettriche a carbone, che nel 2021 hanno soddisfatto 1/3 del fabbisogno di elettricità del Paese). Rispetto alle centrali nucleari tradizionali, gli SMR sarebbero di più facile utilizzo e assemblaggio e hanno una capacità stimata tra 70 e i 300 megawatt. In attesa di utilizzare i siti a carbone sostituendoli con i piccoli reattori nucleari SMER, in Turchia la prima centrale nucleare di “Akkuyu”, è in fase di completamento da parte della società statale russa “Rosatom” nel sud del Paese e continuano i negoziati per il progetto di una seconda centrale nucleare con la stessa Rosatom, a “Sinop”, sulla costa del Mar Nero.
06.01.2023
La Turkish Airlines (THY) e la SunExpress sono stati recentemente premiati a Londra dalla World Airlines Awards, istituito nel lontano 1999, che valuta le migliori compagnie aree del mondo. Secondo standard internazionali attinenti alla sicurezza, sostenibilità, benessere e servizi (la THY è stata premiata in particolare per la qualità della cucina offerta a bordo) mentre la SunExpress, che vola verso più di 175 destinazioni di oltre 30 Paesi e il cui Headquarters si trova ad Antalya, è stata nominata “the world’s best leisure Airlines” per il 2022. Alla compagnia della bandiera turca, sono stati assegnati altri premi come quello di miglior compagnia aerea in Europa, miglior catering in business class, staccando in queste categorie blasonati concorrenti. La Turkish Airlines è stata infine premiata come migliore compagnia aerea del Sud Europa. “Risultato favoloso”, lo ha definito il Presidente del Consiglio di Amministrazione della THY, Ahmet Bolat, che ha poi aggiunto “un risultato che ci impegna per il futuro al fine di continuare ad offrire ai nostri clienti standard sempre più elevati a cominciare dalla ospitalità che è stato un servizio che ci ha sempre contraddistinto nel mondo”. Qatar Airways è stata nominata la migliore compagnia aerea del mondo per la settima volta consecutiva, precedendo la Singapore Airlines, l’Emirates, la Nippon Airways e l'australiana Qantas Airways. La THY è stata nominata la sesta migliore compagnia aerea al mondo, su oltre 350 compagnie che erano incluse nel sondaggio durato 12 mesi. La THY, fondata nel 1933, può contare su una flotta impressionante con oltre 400 aeromobili tra velivoli passeggeri e cargo che raggiungono oltre 300 destinazioni di tutto il mondo di cui 2/3 sono destinazioni internazionali. L’equipaggio della THY conta più di un migliaio di piloti e duemila addetti tra il personale di bordo. Nel primo semestre del 2022 la THY ha trasportato quasi 50 milioni passeggeri, di cui 30 milioni di viaggiatori internazionali con una crescita del 2,6% rispetto allo stesso periodo del 2019. Sulle rotte domestiche, la Turkish Airlines ha trasportato 17 milioni di passeggeri contro i 21 milioni di gennaio-agosto 2019. I Paesi che la THY raggiunge oggi sono 120, 299 città e 302 scali tra nazionali ed internazionali. Dati più aggiornati sul traffico aereo della compagnia di bandiera turca, indicano un traffico passeggeri nei primi 11 mesi del 2022 da e per i due principali aeroporti di Istanbul, cresciuto di ben 31 milioni. L’aeroporto di Istanbul (IST) e l'aeroporto Sabiha Gökçen hanno in totale accolto 87 milioni di passeggeri nel periodo gennaio-novembre 2022 secondo i dati recentemente resi noti dalla Direzione generale dell'Autorità aeroportuale statale (DHMİ) facendo segnare un +56% rispetto allo stesso periodo del 2021. L'aeroporto di Istanbul, 20 decolli e atterraggi all’ora, gestisce oggi circa 90 milioni di passeggeri all'anno e potrà potenziare, dopo il completamento degli ampliamenti in corso, la capacità di servire oltre 200 milioni di passeggeri all’anno, che lo renderà il più grande aeroporto del mondo entro il 2028.
Nel 2022 il valore di mercato della THY è superiore ai 10 miliardi di euro collocando la compagnia di bandiera turca tra i primi dieci vettori al mondo con la più alta capitalizzazione. Il fatturato netto si è attestato a 2,25 miliardi di dollari nei primi tre trimestri del 2022, un aumento di cinque volte superiore a quello dell’analogo periodo del 2019. Sul versante rotte la THY stima di aggiungere tra le sue destinazioni internazionali nel 2023 le città statunitensi di Denver e Detroit, Katowice in Polonia e Palermo oltre a lanciare voli diretti per l'Australia (Sydney e Melbourne).
06.01.2023
Secondo un nuovo studio del think tank turco “Sustainable Economics and Finance Research Association” (SEFIA) pubblicato lo scorso 16 dicembre, l'aumento della capacità di generazione di energia fotovoltaica ed eolica potrebbe ridurre l'inflazione in Turchia del 7%. L'aumento della produzione di elettricità da fonti rinnovabili in Turchia ridurrebbe inoltre i costi del carburante (il Paese è fortemente dipendente dalle importazioni dall’estero per coprire il proprio fabbisogno) che sono stati pari a 3,1 miliardi di dollari nel 2021 e 3,3 miliardi nei soli primi sei mesi del 2022. Inoltre, da un recente rapporto congiunto elaborato dall’UNDP e dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), si stima che la Turchia potrebbe trarre enormi benefici economici spostando i nuovi investimenti dai combustibili fossili alle fonti energetiche rinnovabili aumentando il suo PIL fino a 8 miliardi di dollari all’anno e riducendo contestualmente le emissioni di gas di serra di circa il 10% rispetto ai livelli del 2019.
Secondo le ultime stime dell’IEA (dell'Agenzia Internazionale per l'Energia) si prevede che la Turchia possa crescere ancora di un ulteriore 60% nella sua capacità di generare energia rinnovabile nei prossimi cinque anni, collocando il Paese tra i primi 10 maggiori mercati del mondo, con 90 gigawatt (GW) di nuova potenza installata entro il 2027. Secondo il Direttore Esecutivo della IEA, il turco Fatih Birol, la crescita della capacità di energia rinnovabile deriverà per il 49% dall'energia solare e per un 24% dall'energia eolica. Un risultato che consentirebbe alla Turchia di diventare il 4° più grande mercato delle rinnovabili in Europa e il 10° nel mondo.
Tra le rinnovabili oggi in Turchia la capacità idroelettrica, prima fonte, è di circa 31.600 (MW). L’eolico (17,7%) è la seconda fonte rinnovabile di elettricità con 11.36 MW mentre la potenza assicurata e installata dal fotovoltaico in Turchia ha raggiunto i 9.120 MW a novembre 2022.
L’idroelettrico, con oltre 600 centrali che assicurano al Paese quasi 30 mila MW, è molto sviluppato in Turchia; tuttavia, non sono previsti investimenti nei prossimi anni in considerazione del fatto che il potenziale idroelettrico del Paese, anche a causa del riscaldamento globale e della siccità che affligge grandi aree della Turchia nel periodo primaverile ed estivo, è stato in gran parte utilizzato. Investimenti sono invece previsti per l’espansione della capacità produttiva di energia eolica e solare che nel 2021 hanno assicurato quasi 45 terawattora (TWh). Le centrali eoliche (le più potenti sono installate nella regione di Izmir), hanno generato nel 2021 quasi 179 mila megawattora su un totale di quasi 800 mila megawattora di produzione giornaliera di elettricità.
Nel Paese l’energia solare, distribuita in modo più omogeno in tutto il Paese rispetto all’eolico, può beneficiare di particolari condizioni vantaggiose, particolarmente nella sud-est dell’Anatolia e lungo la costa Egea del Mediterraneo e si stima che possano essere aggiunti 10 GW di energia solare entro il 2023 e 30 GW entro il 2030, di cui quasi 4 GW derivanti da istallazione fotovoltaiche per le utenze domestiche. Per quanto attiene l’energia eolica, oggi in Turchia la capacità è di 11.36 GW, +50% rispetto a due anni fa, ma si stima una crescita che potrebbe portare l’eolico a 13 GW entro il 2024.
Il 2022 si chiuderà, nelle recenti parole del Direttore della Turkish Wind Energy Association (TÜREB), Ibrahim Erden, con un risultato eccellente per quanto attiene la generazione di elettricità da fonte eolica anche in termini di export soprattutto verso i Paesi dell’Unione Europea.
Secondo un recente rapporto dal titolo "Fossil Fuel Prices and Inflation in Turchia " la crisi energetica globale innescata dalla guerra della Russia in Ucraina, con il combinato deprezzamento della moneta turca, ha causato un aumento dei prezzi dell’energia in Turchia del 102% negli ultimi 12 mesi dell’anno. il costo del gas nel periodo in osservazione è salito del 145%, quello dei carburanti per autoveicoli del 182%. Il rapporto prevede anche per il 2023 un aumento di tali costi ma che, tuttavia, grazie ai cospicui investimenti previsti nel fotovoltaico e nell’eolico, si stima che in Turchia il prossimo anno il costo per megawatt ora generato dal fotovoltaico sarà circa di 64 dollari e quello dell'energia eolica a 44 dollari, meno della metà del costo per megawattora per produrre energia da gas naturale, il cui prezzo si aggirerà sui 128 dollari nel 2023.
Dati più recenti del Piano Energetico Nazionale, indicano una capacità complessiva di energia solare che potrebbe raggiungere, secondo stime preliminari diffuse ad inizio 2023 da una proiezione del Ministero dell’Energia e delle Risorse Naturali, i 52,9 giga watt entro il 2035 con un risparmio sul consumo di petrolio nel Paese. Quella eolica, nell’analoga data, dovrebbe invece aumentare a 29,6 gigawatt di cui 5 offshore.
Sempre entro il 2035 si stima che la potenza elettrica della Turchia potrebbe raggiungere i 189,7 gigawatt (+96,5 GW); la quota di energia elettrica prodotta dalle energie pulite passerebbe al 64,7% (+43,5%). Infine, secondo il Global Wind Report 2022" del “Global Wind Energy Council” (GWEC) la Turchia si colloca tra i quattro Paesi al mondo con il più alto “potenziale” di energia eolica offshore accanto a Azerbaijan, Australia e Sri Lanka.
06.01.2023
Lo scorso 15 dicembre l'Istituto statistico turco (TÜİK) ha diffuso i dati sulla disoccupazione per il mese di ottobre 2022. TÜİK ha affermato che il tasso di disoccupazione è leggermente aumentato di 0,1 punti percentuali e si attesta al 10,2% (dato destagionalizzato e aggiornato) rispetto al mese di settembre. Sempre secondo l’Istat turco, il numero di disoccupati è aumentato di 57 mila unità attestandosi a 3,5 milioni.
L’'indagine rileva inoltre una disoccupazione all’8,6% per gli uomini e del 13,3% per le donne.
Il tasso di disoccupazione giovanile nel mese di ottobre 2022 nella fascia di età 15-24 è stato del 21,9% (+1,8 punti percentuali in più rispetto al mese precedente di settembre quanto si era attestato al 19, 1%). Si tratta di un dato ancora piuttosto alto rispetto alla media dei paesi OCSE e dove si osserva una ripartizione del 18,2% per gli uomini rispetto 16,1% del mese precedente e del 28,5% per le donne (era al 24,7% nel mese di settembre 2022).
L’occupazione continua la sua fase di espansione, 229.000 occupati in più nel mese in osservazione sul mese precedente con 31,2 milioni di persone occupate e un tasso che si attesta al 48% (+0,3 punti percentuali sul mese di settembre) con una ripartizione uomini/donne rispettivamente del 66,6% e del 30,8%.
Infine, l'orario di lavoro settimanale effettivo medio destagionalizzato è stato di 44,3 ore in aumento rispetto alle 44 del mese precedente.
Il numero degli occupati è diminuito nel settore agricolo mentre in quello dell’industria e dell’edilizia è cresciuto rispettivamente del 6,2 e del 5,3%; i servizi hanno fatto registrare il maggiore incremento pari all’8,5% nel mese di ottobre 2022 rispetto all’analogo mese dell’anno precedente. La distribuzione dell'occupazione per settore in Turchia vede il 15,8% dei lavoratori occupati nell'agricoltura, il 21,6% nell'industria, il 5,9% nell'edilizia e ben il 56,7% nei servizi.
06.01.2023
I dati i più aggiornati sui flussi di IDE in Turchia, pubblicati lo scorso 12 dicembre dall’Associazione non governativa degli Investitori Internazionali nel Paese (YASED), indicano che nei primi dieci mesi del 2022 gli IDE totali in sono stati pari a 10,3 miliardi di dollari tra ricavi provenienti dalle vendite delle proprietà immobiliari (50,3%), acquisizione di partecipazioni azionarie e crediti e depositi commerciali e sottoscrizioni di titoli obbligazionari, facendo registrare un calo del 3% rispetto all’analogo periodo del 2021. Più in dettaglio, nel mese di ottobre 2022, lo stock di investimenti in entrata si è attestato a poco più di 1 miliardo di dollari divisi tra “equity capital” per 432 milioni di dollari, 389 milioni provenienti dalle vendite di proprietà immobiliari e 208 milioni di titoli di debito.
Secondo i dati del mese di ottobre 2022, sono ancora una volta i Paesi dell’Unione Europea più il Regno Unito i più importanti investitori in Turchia, detenendo la quota di maggioranza pari all’89% degli IDE totali in entrata nel Paese. l’Italia nel mese in esame passa dall’8 alla 9° posizione con 2 miliardi di IDE, dopo le acquisizioni di quote e fusioni di primarie aziende turche nei mesi passati.
La Spagna, se si prendono in esame i primi 10 mesi del 2022, si colloca al primo posto gli investimenti nel settore bancario grazie a quelli operati nei due mesi precedenti (Garanti Bank) con oltre 1,6 miliardi di dollari. Dati tuttavia che risentono molto anche delle “triangolazioni” effettuate da altri Stati attraverso intermediari bancari svizzeri, olandesi e lussemburghesi.
La Turchia si conferma tra i primi cinque Paesi più attraenti per gli afflussi di IDE provenienti da aziende europee. I settori dove le aziende europee investono di più sono il tessile, la chimica di base ed il settore automobilistico. La Turchia si piazzerebbe invece tra i primi dieci mercati per il c.d. fenomeno del “reshoring” tra le prime 30 destinazioni al mondo per attrazione di investimenti esteri.
06.01.2023
Lo scorso 15 dicembre sono stati resi pubblici da parte dell’Istat turco (TÜİK) i dati riferiti al mese di novembre 2022 delle compravendite di immobili ad uso abitativo che segnano, un calo del 34,1% rispetto all’analogo mese del 2021. I contratti di compravendita a novembre 2022 sono stati 117.806 mentre le vendite a residenti stranieri sono diminuite del 17,4% e si sono attestate a poco più di 6 mila unità (5,2% sul totale).
Istanbul si colloca al primo posto con 19.687 contratti di compravendita (16,7% del totale) seguita dalla capitale Ankara con 9.367 vendite (8%) e Antalya con 7.902 abitazioni vendute (6,7%). Nei primi 11 mesi del 2022 le unità ad uso abitativo nelle diverse tipologie vendute sono state 277.659. A novembre scorso le case vendute a residenti stranieri come su anticipato hanno subito una flessione del 17.4. Al primo posto con 2.616 unità si piazza la città sulla costa mediterranea di Antalya seguita da Istanbul con 1.733 vendite e la città di Mersin. Nel mese di novembre 2022 i cittadini della Federazione russa hanno acquistato 2.575 unità e si collocano nuovamente al primo posto; un dato che rispecchia come tantissimi russi abbiano cercato un “rifugio” finanziario e non solo in Turchia dopo l'invasione dell'Ucraina da parte di Mosca. I residenti russi sono seguiti a distanza da quelli iraniani, iracheni e ucraini. Se però si prendono in esame i primi undici mesi del 2022, le vendite a stranieri sono aumentate del 20,4% rispetto allo stesso periodo del 2012 con oltre 61 mila unità acquistate. Nel periodo in osservazione le vendite di abitazioni di nuova costruzione sono diminuite del 32,9% a novembre 2022 rispetto allo stesso mese del 2021 e sono scese a 37.380 mentre il calo è stato decisamente meno sostenuto se si prende in esame il periodo gennaio-novembre 2022 (-0,7%) rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Anche le vendite di costruzioni di “seconda mano” sono diminuite del 34,7% a novembre rispetto allo stesso mese del 2021 registrando 80.426 unità vendute che hanno rappresentato il 68,3% di tutte le tipologie di unità abitative vendute in Turchia nel periodo in osservazione.
Lo scorso 4 gennaio sono stati resi noti i dettagli di una nuova campagna per l’edilizia a favore di cittadini con un reddito medio con un’offerta di mutui a tassi più agevolati rispetto al 2022 e con scadenze più lunghe. Il Ministro del Tesoro e delle Finanze, Nureddin Nebati, a tale proposito ha dichiarato che sono previsti prestiti ipotecari con scadenza fino a 15 anni per le abitazioni con un valore fino a 266 mila dollari con tassi di ingresse che partiranno dallo 0,69%. La nuova campagna si affianca a quella dello scorso anno (oggetto di un approfondimento in un precedente numero del 2022 di Cronache Economiche) lanciata dal Presidente Recep Tayyip Erdoğan lo scorso settembre che prevede un costo superiore ai 50 miliardi di dollari per la costruzione di oltre mezzo milione di nuove abitazioni in cinque anni in questo caso però per le fasce della popolazione a basso reddito, con priorità ai pensionati, alle giovani coppie e disabili.
06.01.2023
Il numero di visitatori stranieri anche a novembre 2022 continua a registrare una forte ripresa dopo il crollo del 2020 dovuto alla pandemia da COVID-19. Le presenze straniere, grazie anche all’aumento di visitatori provenienti dai Paesi dell’Unione Europea (Germania e Regno Unito in particolare) sono aumentate nel solo mese in esame del 44,6% attestandosi a 2,55 milioni rispetto a 1,76 milioni di visitatori stranieri nel novembre 2021 e alle 833.991 presenze nel novembre 2020. Gli arrivi del mese di novembre 2022 hanno fatto registrare un deciso incremento delle presenze dei cittadini della Federazione russa che, colpiti dalle restrizioni da parte dei paesi occidentali dopo l'invasione russa dell'Ucraina, si collocano al primo posto nelle presenze straniere in Turchia con 312.486 arrivi, seguiti dai cittadini della Bulgaria (232.709) e della Germania (207.340). Nel periodo gennaio-novembre 2022, il numero di visitatori stranieri ha raggiunto i 42,16 milioni di persone, in aumento dell'84,77% rispetto allo stesso periodo del 2021, eguagliando i livelli pre-pandemia del 2019. Nei primi undici mesi del 2022 i tedeschi scavalcano i cittadini russi (che costituiscono tuttavia ancora un ampio e prezioso bacino d’utenza per la Turchia) e si collocano al primo posto con 5,48 milioni di presenze, seguiti da quasi 5 milioni di arrivi dalla Russia e 3,3 milioni dal Regno Unito. Il Ministro della Cultura e del Turismo, Mehmet Nuri Ersoy, ha dichiarato lo scorso 24 dicembre che le stime per tutto il 2022 sono state aggiornate a 51,5 milioni di turisti e 46 miliardi di dollari di entrate migliorando quindi le proiezioni precedenti anche per il prossimo anni quando la Turchia stima di accogliere oltre 60 milioni di visitatori stranieri con introiti pari 56 miliardi di dollari. Un dato interessante è rappresentato dagli introiti che sono derivati nei primi 11 mesi del 2022 dal c.d. turismo sanitario: la Turchia ha incassato nel periodo in osservazione 1,6 miliardi di dollari (triplicati dal 2015) secondo i dati forniti di recente dalla USHAŞ, ente istituito nel 2019 e dipendente dal Ministero della Sanità turco per la promozione di tutte le attività di carattere internazionale dei servizi sanitari nel Paese. Da gennaio a settembre 2022, sono stati 870 mila gli stranieri che si sono recati in Turchia per ricevere assistenza sanitaria specializzata con in testa la chirurgia estetica, la ginecologia (fecondazione assistita), la biochimica medica e per le patologie legate alla oftalmologia e all’otorinolaringoiatria.
Ma la Turchia segna anche ottimi risultati sul fronte del c.d. “turismo di lusso” e di quello “sportivo”. Bodrum, la perla della costa mediterraneo turca, ad esempio, ha ospitato il maggior numero di presenze di yacht ultra-lusso per tutta la stagione estiva passata, mentre Antalya ha continuato a registrare il tutto esaurito anche durante i mesi autunnali di ottobre e novembre scorsi grazie alla crescita delle presenze di turisti provenienti dal Regno Unito, dagli Stati Uniti e dalla Federazione Russa. Le entrate del turismo sono vitali per l'economia della Turchia, alle attività turistiche sono direttamente riconducibili il 15% del PIL ed oltre il 10% degli occupati del Paese. Il nuovo programma economico del Governo mira a trasformare i cronici deficit del conto corrente della bilancia dei pagamenti in avanzi puntando anche alle entrate derivanti dall’industria del turismo; settore che colloca la Turchia tra i primi cinque Paese al mondo in termini di numero di turisti e tra i primi dieci per ricavi.
06.01.2023
A ottobre 2022, secondo gli ultimi dati resi noti dalla Banca Centrale, il saldo di conto corrente anno su anno e per il dodicesimo mese consecutivo, è risultato in deficit per 359 milioni di dollari rispetto ad un avanzo registrato dell’analogo mese del 2021 di 4,1 miliardi di dollari. Ciò ha portato l’ampliamento del deficit mobile a 12 mesi a 43,5 miliardi di dollari. Il conto della bilancia dei pagamenti, al netto dell’oro non monetario e dell'energia, ha invece fatto registrare un surplus di 8,6 miliardi di dollari a ottobre 2022. Il deficit delle partite correnti registrato in Turchia è dovuto principalmente all’espansione del saldo della bilancia commerciale (6,5 miliardi di dollari), in lieve calo rispetto al mese di settembre 2021 per le minori spese per l’approvvigionamento energetico della Turchia. Gli afflussi della voce “servizi” hanno invece fatto registrare un avanzo netto pari a 6,7 miliardi di dollari (rispetto al surplus di 4,9 miliardi di dollari fatto registrare nel mese di ottobre 2021). Nell’ambito della voce servizi, i viaggi per turismo, hanno fatto registrare un avanzo netto di 5,2 miliardi di dollari. Per quanto attiene gli elementi finanziari, gli IDE hanno fatto registrare un flusso in entrata netto di 743 milioni di dollari mentre gli investimenti di portafoglio un flusso netto di 302 milioni di dollari sempre nel mese in osservazione con le riserve ufficiali che registrano nello stesso mese un afflusso di 5,1 miliardi di dollari.
06.01.2023
Il Presidente dell'Associazione degli esportatori turchi (TİM), Mustafa Gültepe, ha recentemente dichiarato che le più aggiornate stime prevedono un export di circa 300 miliardi di dollari entro il 2024 che collocherebbero la Turchia tra i primi 10 paesi al mondo con il maggior volume di vendite. Un risultato, secondo TIM, perseguibile con un aumento delle esportazioni di almeno il 10% annuo e con una mirata diversificazione verso nuovi mercati di sbocco (ad esempio verso l’America Latina) per l‘export turco, La performance del Paese, tuttavia, oggi mostra alcuni segnali rallentamento per via di una domanda estera in flessione con particolare riguardo a quella proveniente dai maggiori partner commerciali europei della Turchia - e per la perdita, di circa 13 miliardi di dollari, derivante dal cambio sfavorevole euro/dollaro.
Secondo i dati prodotti dall’Associazione degli Esportatori turchi, le esportazioni da gennaio a novembre 2022 sono aumentate del 14% rispetto all’analogo periodo del 2021 e si sono attestate nel mese di novembre a 231 miliardi di dollari. Le importazioni sono invece aumentate nello stesso periodo in osservazione del 36,6% raggiungendo i 331,1 miliardi di dollari.
Nel dettaglio, le esportazioni nel solo mese di novembre 2022 sono aumentate dell'1,9% su base annua raggiungendo i 21,9 miliardi di dollari; un risultato storico secondo il Ministro del Commercio Mehmet Muş “che confermano come le esportazioni della Turchia abbiano contribuito per metà della crescita del Pil nei primi tre trimestri del 2022”. Il grado di copertura percentuale rapporto export/import è del resto diminuito dal 79,8% nel novembre 2021 al 71,3% del novembre 2022 ed escludendo le importazioni di energia (+17,4% sull’analogo mese del 2021 pari a 7,7 miliardi di dollari a novembre 2022), il rapporto è sceso all'89,8% rispetto al 101,3% del 2021.
Secondo i dati preliminari del Ministero del Commercio, negli ultimi 12 mesi le esportazioni della Turchia hanno già raggiunto il massimo storico di 253,5 miliardi di dollari di merci e servizi venduti. Si tratta di dati che che hanno formato o oggetto di specifico annuncio da parte del Presidente Erdoğan per il quale l’obiettivo resto quello di collocarsi tra i primi dieci Paesi esportatori al mondo.
Rimanendo ai dati ufficiali, e quindi sull’arco degli 11 mesi, a livello geografico le esportazioni della Turchia nel mese in osservazione verso la Germania, primo mercato di sbocco delle merci e servizi, sono cresciute del 5,3% attestandosi a 1,85 miliardi di dollari, mentre l'aumento delle vendite verso gli Stati Uniti è stato del 4,6% con un volume di export pari a 1,4 miliardi di dollari. L'Iraq si consolida come terzo cliente con 1,3 miliardi di dollari (+7% rispetto al mese di novembre 2021). I Paesi dell’Unione Europea hanno invece assorbito 8,5 miliardi di dollari di export turco (+0,9% su base annua) mentre 4,18 miliardi di dollari di merci e servizi sono stati venduti ai Paesi del Vicino Oriente e del Medio Oriente.
Tra le voci merceologiche, la quota del settore manifatturiero nelle esportazioni totali della Turchia è stata del 94,2% (20,6 miliardi di dollari), seguita dal settore agroalimentare con una quota del 3,7% e 803 milioni di dollari da quella dell’industria chimica (2,6 miliardi), mentre il tessile-abbigliamento e l’acciaio hanno fatto registrare rispettivamente un export 1,6 e 1,4 miliardi di dollari. Sono infine riprese le importazioni del comparto “automotive” e parti di ricambio che, dopo le strozzature legate alle catene di approvvigionamento (in particolare semiconduttori) e gli acquisti di autoveicoli sono cresciute del 40% a novembre 2022 attestandosi a quasi 2 miliardi di dollari.
Per quanto attiene le importazioni, il principale partner fornitore è stata la Federazione russa da dove la Turchia ha importato merci per un valore di 4,65 miliardi di dollari a novembre 2022, con un aumento del 57% rispetto all’analogo merse dello scorso anno. Le importazioni dalla Cina, secondo Paese fornitore della Turchia, sono cresciute del 2,4% attestandosi a 3,1 miliardi di dollari, mentre quelle dalla Svizzera hanno fatto registrare in un solo mese aumento percentuale sostenuto con oltre 2,3 miliardi di dollari. L’Italia nel mese in osservazione si piazza al 5° posto tra i principali Paesi fornitori con 1,2 miliardi di dollari. I primi 5 Paesi fornitori nel merse di novembre hanno contribuito con il 42,4% del totale importato della Turchia.
Nei primi 11 mesi del 2022 le importazioni sono cresciute del 37% e si sono attestate a 331 miliardi di dollari con un deficit commerciale che è aumentato del 153,6% su base annua a 99,85 miliardi di dollari. Importazioni diventate molto più costose per i maggiori costi legati all’energia e alle materie prime. Le importazioni di energia sono infatti aumentate del 17,4% e l’importo pagato dalla Turchia è stato di 7,7 miliardi di dollari ed hanno rappresentato ¼ degli acquisti totali.
Nell’aggiornamento dello scorso 30 dicembre diffuso dall’Istat turco, “Turkstat”, considerando i primi 11 mesi del 2022, la Federazione russa consolida il suo primato come principale mercato dell’import turco con 54,3 miliardi di dollari, seguita dalla Cina con 37,7 miliardi, dalla Germania (21,5 miliardi), dagli Stati Uniti (14,4 miliardi) e dalla Svizzera (12,8 miliardi di dollari). Passando invece ai principali mercati di sbocco dell’export turco, nel periodo gennaio-novembre 2022 la Germania è il primo Paese cliente con 19,3 miliardi; al secondo posto si piazzano gli USA (15,5 miliardi), seguiti dall’Iraq (12,6 miliardi), dal Regno Unito (11,9 miliardi) e dall’Italia con 11,3 miliardi di acquisti di merci e servizi dalla Turchia.
06.01.2023
Il Presidente Erdogan ha annunciato la scoperta una nuova riserva di gas nel Mar Nero in Turchia che dalle prime stime potrebbe avere un valore di circa 1 trilione di dollari. Il giacimento è stato localizzato nei pressi di Çaycuma-1 (58 miliardi di bcm) e consentirebbe alla Turchia di aumentare fino a 710 miliardi di metri cubi (bcm) di gas offshore considerando anche la rivalutazione delle riserve di gas naturale del giacimento di Sakarya passate a 652 dai precedenti 540 bcm.
Con la nostra nuova scoperta del giacimento di Çaycuma-1, la riserva di gas nel Mar Nero è aumentata di 170 miliardi di metri cubi e potrebbe accelerare il processo di affrancamento del Paese dagli approvvigionamenti esteri da cui è quasi completamente dipendente per le importazioni di combustibili fossili al fine di coprire il proprio fabbisogno energetico. I principali fornitori di gas naturale sono la Federazione russa, l'Azerbaigian e l'Iran. La Turchia inoltre si rifornisce da Qatar, USA, Nigeria e Algeria per il GNL.
Sakarya e Çaycuma-1 (i due pozzi offshore saranno collegati fra loro nel medio periodo e successivamente collegati alla rete nazionale), si vanno dunque ad aggiungere ai giacimenti scoperti nel Mar Nero gli scorsi anni: il primo, nel 2020, nel pozzo “Tuna-1” (circa 405 bcm) e il secondo nel 2021 (pozzo Amasra-1) le cui riserve inizialmente venivano stimate in circa 135 bcm di gas. Secondo le previsioni del Ministero dell’Energia, entrambi i giacimenti potrebbero iniziare a fornire energia al Paese dal prossimo mese di marzo.
Il consumo annuo di gas della Turchia è aumentato da 48 miliardi bcm nel 2020 a un record di 60 miliardi nel 2021 e per la fine del 2022 si stima un consumo di circa 53,5 miliardi di bcm rispetto alle precedenti proiezioni di oltre 63 miliardi di metri cubi grazie, all'energia generata nel 2022 dalle fonti rinnovabili. Ad ottobre 2022 le importazioni di gas naturale (3,23 miliardi di bcm) sono infatti scese del 30,5% rispetto all’analogo mese del 2021 quando si attestarono a quasi 5 miliardi di bcm secondo quanto recentemente reso noto dalla EPDK (Turkey Energy Market Regulatory). Sempre secondo la EPDK, nel mese di ottobre 2022 la Turchia ha infatti importato circa 2,38 miliardi di metri cubi di gas naturale tramite gasdotti, mentre 857 milioni di metri cubi (mc) sono stati acquistati come gas naturale liquefatto (GNL). Anche le importazioni di greggio nel mese di ottobre 2022, seppur lievemente, sono diminuite nel mese di ottobre 2022 attestandosi a 4,20 milioni di tonnellate. La Turchia importa la maggior parte del suo fabbisogno di petrolio dalla Russia (2,17 milioni di tonnellate nel mese in osservazione), dall’Iraq e Kazakistan rispettivamente con 860 mila e 226 mila tonnellate. Un risparmio che in futuro potrebbe essere ancora più consistente grazie ai lavori di esplorazione dei giacimenti di idrocarburi nel Mediterraneo (la Turchia vanta una flotta di quattro navi da perforazione alcune delle quali acquistate a metà del 2022).
Da rilevare, infine, il volume di stoccaggio di gas naturale che nel mese di ottobre 2022 è aumentato del 39,2% (circa 3,81 miliardi di metri cubi), rispetto ai 2,74 miliardi di metri cubi dell’analogo mese del 2021 grazie in particolare alle forniture che provengono dal TurkStream. In particolare, l'impianto di stoccaggio del gas naturale di Silivri ha aumentato la sua capacità di 4,6 miliardi di metri cubi (bcm) rispetto ad una precedente stima di 3,2 miliardi. La capacità di prelievo giornaliera dal sito è stata inoltre stimata in 75 milioni di metri cubi rispetto ai 28 milioni (mc) iniziali consentendo all’impianto di Silivri di diventare il più grande impianto di stoccaggio sotterraneo di gas in Europa in grado di soddisfare da solo in prospettiva ¼ del fabbisogno della Turchia. Ampliamenti sono previsto anche per l’aumento della capacità della seconda unità di stoccaggio della Turchia: Tüz Gölü (Lago Tuz), situato nella provincia centrale di Aksaray, che ha oggi una capacità di immagazzinare gas naturale fino a 1,2 bcm all’anno ma sono in corso piani per espandere la capacità a 5,4 bcm entro il 2023. Recentemente il Presidente Erdoğan ha affermato che il Paese intende ridurre il grado di dipendenza dall’estero di gas naturale entro il 2053 dal 71% al 13%.
06.01.2023
Il produttore turco di veicoli commerciali, Otokar, con sede dal 1963 nel distretto a sud-ovest di Istanbul, lo scorso 20 dicembre ha dichiarato di aver ricevuto un primo ordine per una dozzina di autobus destinati al trasporto passeggeri in diverse regioni italiane da parte dell’azienda brianzola “Mauri Bus System” (distributore nazionale Otokar per l’Italia).
La commessa nel suo complesso comprenderebbe 148 autobus “Doruk” e “Kent” per un valore stimato in circa 34 milioni di euro con consegne che, secondo Otokar, dovrebbero iniziare nella seconda metà del 2023 ed essere completate entro il 2024.
Gli autobus della Otokar saranno destinati alla flotta di “Autolinee Toscane”, (58 autobus) l’operatore che effettua servizi di trasporto nella regione costiera del Mar Tirreno, e alla Regione Puglia (circa 90 autobus).
Filiale del principale conglomerato turco “Koç Holding” - che collabora anche con la “Turk Traktor”, leader con le sue macchie agricole a marchio “New Holland” dell’ex Fiat Industrial CNH - Otokar è il marchio di autobus più venduto in Turchia e oggi è presente con i suoi veicoli in più di 50 paesi in tutto il mondo con una larga presenza in Europa.
Le lunghezze degli autobus urbani Otokar vanno da 6 a 21 metri e hanno una capacità di trasporto passeggeri da 46 a 164 unità.
Otokar commercializza anche autobus elettrici di 12 metri per il trasporto pubblico (“e-Kent”) con un'autonomia di oltre 300 chilometri già presenti nel territorio nazionale.