Cronache Economiche

17.08.2022

La Banca Centrale turca mantiene invariato per il 7° mese consecutivo il tasso di interesse al 14% in linea con le aspettative della maggior parte degli economisti e malgrado l’inflazione sia salita al 78,6% annuo nel giugno scorso.

Il 21 luglio scorso, La Banca Centrale della Turchia (CBRT) ha mantenuto invariato il tasso di riferimento per il settimo mese consecutivo, poiché l’aspettativa è che si arrivi presto ad un processo di disinflazione. Il Comitato per la politica monetaria (MPC), guidato dal governatore Şahap Kavcıoğlu, ha dunque confermato il tasso al 14% per “rafforzare la stabilità finanziaria e assicurare la crescita”; una mossa giunta in un contesto di inflazione in forte crescita che la CBRT continua comunque ad attribuire in larga parte a fattori esterni quali gli squilibri dell'offerta e della domanda ed vertiginoso aumento dei prezzi dell'energia. Kavcıoğlu ha affermato che continuerà a utilizzare con decisione tutti gli strumenti disponibili per perseguire la strategia della c.d. “liralizzazione" (tuttavia i depositi in valuta estera hanno superato quelli in lire turche da molto tempo e la lira a luglio scorso è tornata vicina ai massimi storici con il dollaro del dicembre 2021) fino a quando il tasso di inflazione non mostrerà una tendenza e non sarà raggiunto l'obiettivo a medio termine del 5%.

Il Comitato ha inoltre dichiarato che continuerà il suo impegno per rilanciare la produzione, gli investimenti, le esportazioni e l'occupazione con l’obiettivo di raggiungere un avanzo del conto delle partite correnti (-6,5 miliardi di dollari lo scorso maggio in lieve peggioramento malgrado i ricavi proveniente dai flussi turistici e della domanda estera) e di stabilizzare la lira turca a partire dal secondo trimestre del 2023. La crescente incertezza connessa ai rischi geopolitici, ha poi aggiunto la CBRT, ha causato un ulteriore indebolimento dell'attività economica mondiale: le previsioni di crescita globali per il prossimo periodo sono state riviste al ribasso con un aumento della probabilità di una recessione. La crescente preoccupazione per la sicurezza alimentare globale causata dalle restrizioni commerciali imposte dalla guerra, il conseguente andamento elevato e volatile dei prezzi delle materie prime e il persistere di vincoli all’offerta in settori quali quello alimentare, hanno portato ad aumenti vertiginosi dei prezzi alla produzione a livello internazionale. Questi effetti, secondo il Governatore turco, sono attentamente monitorati dalla Banca Centrale preoccupata dalle prospettive di crescita riviste al ribasso dei principali partner commerciali della Turchia. La CBRT continuerà dunque ad attuare con decisione una politica monetaria prudenziale che sarà aggiornata con misure aggiuntive se necessario. Subito dopo l’annuncio della Banca Centrale, l'indice azionario di riferimento della Borsa Istanbul ha chiuso a 2.511,37 punti, in calo dello 0,55%.

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17.08.2022

La Turchia annuncia la scoperta della seconda riserva di materiali rari al mondo.

Recentemente la Turchia ha annunciato la scoperta della seconda riserva di elementi rari più grande del mondo nel distretto di Beylikova di Eskişehir nell'Anatolia centrale. Si stima che la riserva contenga 694 milioni di tonnellate di materiale e sarebbe seconda solo alla Cina, che ha il più grande giacimento di elementi rari con 800 milioni di tonnellate di riserve. La società mineraria statale Eti Maden ha annunciato che 1.200 tonnellate di minerali saranno lavorate ogni anno nell'impianto pilota nella prima fase. Questa cifra potrebbe raggiungere le 570.000 tonnellate con un investimento significativo da realizzare in un impianto industriale più grande nel prossimo futuro. Dei 17 elementi rari conosciuti, ben dieci possono essere lavorati in Turchia. Negli ultimi anni si è osservata la crescente importanza dei materiali critici che svolgono un ruolo chiave nel processo di produzione di varie tecnologie. In questo contesto, i materiali rari sono fondamentali per la fattibilità a lungo termine di tecnologie all'avanguardia in quanto sono essenziali in settori che vanno dall'aviazione all'esplorazione spaziale, dalla difesa alla biomedicina. I giacimenti più grandi del mondo si trovano in Cina mentre la quarta riserva mineraria di materiali rari più grande del mondo si trova in Russia. Questi due paesi rappresentano da soli il 57% delle riserve mondiali conosciute. Negli ultimi anni, i paesi occidentali hanno cercato di diversificare le loro importazioni e di sviluppare le loro riserve per ridurre la loro dipendenza dalla Cina e dalla Russia. Il mese scorso Regno Unito, Stati Uniti e altri alleati occidentali hanno annunciato la creazione della Minerals Security Partnership, un'iniziativa per rendere più "sicura" la catena di approvvigionamento. Nel contesto degli sforzi di diversificazione, l'enorme riserva di terre rare recentemente scoperta in Turchia potrebbe svolgere un ruolo essenziale. Le riserve recentemente scoperte avranno implicazioni politiche, economiche e di sicurezza notevoli per il Paese e la sua cooperazione con l’occidente. In termini politici, le riserve scoperte di recente accrescono l'importanza strategica della Turchia e ne rafforzano la posizione nei confronti sia dell'UE che degli Stati Uniti. In secondo luogo, la cooperazione con la Turchia potrebbe aiutare i paesi dell'UE a diversificare le loro importazioni e ridurre la loro dipendenza da Russia e Cina. Oltre alle opportunità politiche, ci sono anche opportunità economiche evidenti. In primo luogo, lo sviluppo dell'industria dei minerali rari può promuovere una politica di diversificazione economica del Paese e portare alla specializzazione nell'estrazione e nella lavorazione dei materiali rari. In secondo luogo, il miglioramento del settore è suscettibile di creare un effetto di attrazione di nuovi investimenti e la creazione di maggiore occupazione nel paese. Questa scoperta può svolgere un ruolo vitale anche nel settore della difesa, strategico per il Paese, poiché i metalli rari svolgono un ruolo cruciale, dalla produzione di droni alla produzione degli F-35. Lo sviluppo delle riserve aiuterà Ankara a ridurre la sua dipendenza da altri paesi. Inoltre UE e Stati Uniti potrebbero proteggere la catena di approvvigionamento e garantire una relativa stabilità nei rispettivi settori della difesa aumentando il proprio livello di cooperazione con la Turchia. Kathryn Goodenough, geologa principale del British Geological Survey predica tuttavia cautela. L'idea che si tratti di una nuova enorme riserva di cui non sapevamo nulla prima, ella ha affermato, è sbagliata, aggiungendo che senza una stima ufficiale di queste risorse che soddisfi gli standard dell'industria mineraria globale, è impossibile sapere l'intera portata degli elementi recuperabili di alta qualità presenti in Turchia. Inoltre, altri esperti del settore puntano anche l’accento sulle difficoltà nella competizione in questo mercato con la Cina. Non occorre infatti solo avere la disponibilità della materia prima ma anche le capacità di riuscire a realizzare i complessi processi di trasformazione a costi contenuti e competitivi per la domanda globale come fa, appunto, la Cina. Occorrerà adesso capire se la Turchia sarà all’altezza di questa sfida.

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17.08.2022

L’ultimo rapporto ufficiale TurkStat sull’inflazione la segnala al 79,6% nel mese di luglio. Al contempo l’agenzia Reuters stima un tasso di inflazione che supererà l’80% alla fine del 3° trimestre del 2022. Ankara continua sulla propria linea di polit

L’ultimo rapporto ufficiale sull’inflazione in Turchia segnala un +79,6% nel mese di luglio. Pur essendo un dato elevatissimo, si tratterebbe di un incremento lievemente inferiore rispetto a quelli dei mesi scorsi, il che potrebbe far pensare and un lieve allentamento della pressione sui prezzi. Il Presidente Erdogan ha recentemente dichiarato che “occorre avere pazienza” prevedendo un decremento del tasso di inflazione fino a raggiungere livelli “adeguati” nel corso dei masi di febbraio-marzo 2023.
Intanto un recente sondaggio della Reuters stima che il tasso di inflazione in Turchia raggiungerà il suo picco più alto dell’ultimo ventennio nei prossimi mesi per poi attestarsi a circa il 70% entro la fine del 2022; gli stessi sondaggi stimano anche che la BCRT manterrà il suo tasso di riferimento stabile al 14% per almeno un altro anno. L'inflazione in Turchia è aumentata vertiginosamente nel corso dell’ultimo anno, aggravata dalla crisi valutaria (svalutazione di circa il 44% del valore della lira rispetto al dollaro negli ultimi 12 mesi) successivamente, nei primi mese del 2022, l'aumento dei prezzi delle materie prime causato dall’invasione dell’Ucraina si è avvicinato all'80% comportando elevati oneri sulle famiglie turche. Un miglioramento, sempre secondo gli economisti di Reuters, potrebbe avvenire solo verso la fine del primo trimestre del 2023 con il tasso che potrebbe attestarsi intorno al 43% a ridosso delle elezioni presidenziali. Il sondaggio appare dunque in linea con il programma di Ankara che continuerà a dare priorità a tassi di interesse bassi al fine di facilitare il credito e le esportazioni e per sostenere la crescita del Paese. All’ importante erosione delle riserve valutarie, un’inflazione elevata, passata dal 73,50% di maggio a 79,6% lo scorso mese di luglio ed un calo degli IDE che hanno ampliato il deficit delle partite correnti, fa da contraltare una crescita sostenuta. Dopo il +11% del 2021, il PIL e’ cresciuto del 7,3% nel primo trimestre dell’anno e gli economisti di Reuters prevedono una crescita del prodotto interno lordo intorno al 3,3% alla fine di quest’anno e un disavanzo delle partite correnti del 5,5% del PIL (rispetto al 4,4% del sondaggio Reuters di aprile scorso); un disavanzo che dovrebbe restringersi nel 2023 al 3,5% (la stima precedente era 2,8%). Il Capo economista di Tera Yatirim, Enver Erkan, ha affermato che la BCRT continuerà a perseguire una politica monetaria prudente rispettando il programma economico di Erdoğan nonostante il forte deprezzamento della lira. La svalutazione dall’inizio dell’anno è stata superiore al 25% e l'ambizione di Ankara dell’uso della valuta nazionale nel commercio estero soprattutto con i suoi principali partner commerciali (Russia, Cina, lran e Paesi del Golfo), resta per il momento non facilmente praticabile anche se la Turchia ha continuato a sollevare la questione nei recenti incontri con Federazione Russa e Iran. Del resto, secondo i dati ufficiali, gli importatori turchi hanno pagato le transazioni commerciali in lire solo per il 3,8% del totale di prodotti e servizi importati dalla Turchia nei primi 5 mesi del 2022, mentre i pagamenti in dollari e in euro hanno rappresentato rispettivamente il 71% e il 24%. Allo stesso modo, solo il 2,8% delle esportazioni turche, sempre nell’analogo periodo in osservazione, è stato fatturato in lire, mentre il 49,5% era in dollari e quasi il 46% in euro. Inoltre, una parte significativa dei pagamenti in lire sarebbe comunque relativo a transazioni tra società con sede in Turchia e loro filiali nei paesi dell'UE. L’ambizione di promuovere l’utilizzo della lira turca nelle transazioni commerciali è stato anche l'obiettivo dichiarato in una serie di accordi di swap valutario che la BCRT turca ha concluso con controparti cinesi, coreane e dei Paesi del Golfo; tuttavia le statistiche ufficiali sul commercio estero della Turchia indicano che gli accordi di swap hanno avuto scarso impatto sull'espansione degli scambi commerciali in valute locali. La valuta entrata nelle casse dello Stato di Ankara attraverso swap ammontava a circa 21 miliardi di dollari alla fine del 2021, la maggior parte proveniva da un accordo con il Qatar. Con Cina e Corea del Sud le valute (yuan e won) sono state poco utilizzate e le transazioni sono state pagate quasi sempre in dollari. L'ultimo accordo di swap è stato firmato a gennaio 2022 dalla Turchia con gli Emirati Arabi Uniti per l'equivalente di circa 5 miliardi di dollari. L'uso del dirham degli Emirati rimane tuttavia ancora residuale nel commercio bilaterale e l'obiettivo di facilitare il commercio in valute locali è rimasto praticamente sulla carta anche per quanto attiene alle transazioni commerciali con EAU.

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17.08.2022

Aggiornamento dei flussi in entrata degli IDE a cura dell’Associazione non governativa degli investitori internazionali in Turchia, YASED.

I dati più aggiornati sui flussi di investimenti diretti esteri in Turchia, pubblicati lo scorso 25 luglio dall’Associazione non governativa degli Investitori Internazionali in Turchia (YASED), indicano che nei primi cinque mesi del 2022 gli IDE in entrata sono stati pari a 3,73 miliardi di dollari (+8,7% rispetto all’analogo periodo dello scorso anno). In particolare il mese di maggio scorso ha fatto registrare buoni risultati (+1,18 miliardi dollari) dopo 4 mesi in cui si è assistito a un lieve calo. Nel dettaglio l’afflusso di IDE è stato guidato, nel periodo in osservazione, per un valore di 657 milioni di dollari, dai ricavi dalle vendite delle proprietà immobiliari a cittadini stranieri seguiti dall’acquisizione di partecipazione azionarie (533 milioni di dollari).

Se consideriamo i primi cinque mesi del 2022, la quota IDE affluita sotto forma di vendite immobiliari ha raggiunto +62,7% mentre i primi tre settori economici che hanno conquistato la quota maggiore degli afflussi di capitale estero sono stati rispettivamente il commercio all'ingrosso e al dettaglio (con una quota pari al 48%), le attività di alloggio e ristorazione e l’ITC. L’Ue deteneva la quota di maggioranza (45%) a maggio 2022 mentre il 35% degli investimenti di capitale azionario proveniva dalla Svizzera seguita da Paesi Bassi e Giappone; sempre nel mese di maggio scorso si è osservato un ruolo più profilato dei Paesi asiatici che hanno ampliato lo loro presenza (15% del totale) tra i principali investitori in Turchia.

Nel 2021 gli IDE in entrata si attestarono a 14,1 miliardi di dollari (+48% rispetto al 2019) con una quota globale pari allo 0,86% e hanno finanziato oltre il 40% del deficit delle partite correnti della bilancia dei pagamenti. Il 2022 per gli investimenti stranieri in Turchia appare incerto e le turbolenze finanziare innescate dalla guerra in Ucraina spingerebbero le stime verso un significativo ribasso degli IDE globali con una indubbia ripercussione anche sui flussi in Turchia. Anche per far fronte alle attuali dinamiche negative della bilancia dei pagamenti, l’obiettivo di Ankara nel prossimo anno resta quello di aumentare la propria quota globale degli IDE in entrata dallo 0,85% al 1,6%.

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17.08.2022

Perdita di ricavi delle aziende esportatrici turche secondo le Associazioni degli esportatori di abbigliamento e prêt-à-porter di Istanbul (İHKİB) e dell’Automotive “OIB”; focus sulla bilancia commerciale nel primo semestre del 2022.

Le aziende esportatrici turche stanno affrontando costi crescenti ed entrate in calo dopo che il dollaro si è rafforzato rispetto all'euro, raggiungendo la parità per la prima volta da oltre due decenni; la perdita nel primo semestre del 2022 e’ stata valutata di circa il 15% soprattutto colpendo l'industria automobilistica, principale motore delle esportazioni turche: “oltre il 65% delle esportazioni dell'industria automobilistica sono in euro ma molte materie prime vengono acquistate in dollari e il rafforzamento della moneta statunitense influenzerà negativamente la nostra competitività nel mercato europeo”, ha affermato Baran Çelik, DG dell'Uludağ Automotive Industry Exporters Association (OIB). Anche l’industria dell’abbigliamento (che esporta per il 70% nell'Unione Europea) sta perdendo competitività a vantaggio delle aziende rivali dell'Estremo Oriente che, al contrario, guadagno in competitività in quel settore. Il quadro per le aziende si complica non solo per la continua svalutazione della lira turca ma anche per il recente l'obbligo introdotto dal Governo alle aziende nazionali di convertire una parte dei ricavi derivanti dall’export in valuta nazionale. I dati annunciati dal Ministro del Commercio Mehmet Mus il 22 luglio scorso e riferiti al mese di giugno registrano un aumento del 18,7% dell’export turco che si attesta a 23,4 miliardi di dollari mentre le importazioni aumentano del 39,7% raggiungendo i 31,6 miliardi di dollari; nei primi sei mesi dell’anno la crescita dell’import turco (+40,6%) raddoppia sulle vendite (+20,0%) soprattutto per il sostenuto aumento dei prezzi delle materie prime. Il disavanzo commerciale, che era sceso a 25 miliardi di dollari nel 2019, è salito a oltre 76,5 miliardi lo scorso mese di giugno, il livello più alto degli ultimo quattro anni. Anche se le stime per la seconda parte dell’anno prevedono incrementi più moderati sia nelle esportazioni che nelle importazioni, la strategia indicata dal Ministro Mus sarà quella di una maggiore diversificazione aumentando le vendite nei Paesi piu’ lontani (i due terzi delle esportazioni vengono effettuate in paesi relativamente vicini) aumentando l’export in 18 paesi che si trovano a più di 2.500 chilometri dalla Turchia (Stati Uniti, Canada, Messico, Brasile e Cile, Cina, Giappone, Corea del Sud, Pakistan, India, Indonesia, Malesia, Thailandia, Filippine e Vietnam, Sud Africa, Nigeria e Australia) e che detengono una quota pari al 64% nell'economia mondiale, realizzando il 47% delle importazioni mondiali di beni.

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17.08.2022

Continua la crescita del settore immobiliare per acquisire la cittadinanza turca. Focus

Secondo un recente studio Eva Real Estate Appraisal Consultancy, nel 2021 oltre il 22% delle compravendite immobiliari da parte di cittadini stranieri è stato condotto per ottenere la cittadinanza turca. Su un totale di oltre 70 mila di abitazioni acquistate dai non residenti; l’80% di queste transazioni sono state concluse a Istanbul, il centro finanziario e commerciale del paese con un +90% rispetto all’anno precedente mentre a distanza seguono le città Antalya, sulla costa mediterranea, la capitale Ankara, la provincia nord-occidentale di Yalova, Izmir sulla costa egea, e la provincia meridionale di Mersin. I cittadini iraniani sono in cima alla lista per quanto riguarda gli acquisti immobiliari finalizzati alla successiva acquisizione della cittadinanza turca, seguiti da iracheni, afgani, yemeniti, cinesi, egiziani, giordani e pakistani. Nei primi mesi del 2022 sono stati invece i cittadini della Federazione Russa a piazzarsi al primo posto e sempre nel 2022 la Turchia ha apportato alcune modifiche alle condizioni per ottenere la cittadinanza attraverso acquisti immobiliari la cui soglia minima è passata dai 250.000 dollari al mezzo milione di dollari con il vincolo di non rivendere l'immobile per almeno tre anni. La crescita della compravendita di immobili in Turchia è proseguita a ritmi sostenuti anche nel primo semestre del 2022 anche da parte degli stessi turchi che considerano l’acquisto di beni reali un bene rifugio per difendersi da una dilagante inflazione. Ciò nonostante l’aumento vertiginoso dei prezzi (ad aprile 2022 l’indice di crescita dei prezzi del settore ha superato il 106% malgrado una diminuzione dei materiali da costruzione) in particolare degli immobili di nuova costruzione e nelle zone residenziali delle principali città del Paese (vedi grafico seguente) causato dal forte deprezzamento della lira turca.

Lo scorso mese di giugno le vendite di immobili ad uso abitativo sono aumentate dell'11,7% sull’analogo mese dell’anno precedente e se consideriamo il primo semestre dell’anno l’aumento è stato pari al 31,4% (726 mila unità) mentre nello stesso periodo in osservazione gli immobili andati a non residenti hanno fatto registrare un +72,7% rispetto allo stesso periodo del 2021 (oltre 40 mila unità).

Il Turkish Statistical Institute (TÜİK) ha anche diffuso i dati dello scorso mese di giugno delle compravendite di immobili acquistati con l’accensione di un mutuo: i dati mostrano che gli acquisti con prestiti bancari sono aumentate del 40,6% rispetto all'anno precedente e sono state pari a 41 mila unita (27% delle vendite totali). Infine, per quanto attiene agli acquisti di immobili da parte dei non residenti (escluse le compravendite legate all’acquisto della cittadinanza), sempre nel mese in osservazione gli stranieri hanno acquistato più di 9 mila immobili (+81,8%) mente gli acquisti nel primo semestre del 2022 sono aumentati del 72,7% rispetto al semestre precedente con quasi 40 mila unità abitative. Gli acquisti di immobili da parte dei cittadini della Federazione Russa nella prima metà di quest’anno hanno superato quelli dell’intero 2021; i russi hanno infatti concluso quasi 6 mila contrattazioni di compravendita da gennaio a giugno 2022 con un aumento del 234,5% rispetto ad un anno fa. Il dato per l'intero 2021 era stato di poco più di 5 mila unità abitative acquistate.

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17.08.2022

L’industria del turismo in Turchia verso i numeri di pre pandemia nel primo semestre del 2022: Antalya si è confermata una delle mete preferite dai turisti stranieri durante l’Eid-al-Adha.

La festa religiosa di Eid al-Adha ha registrato tra il 9 e il 12 luglio scorsi un numero di presenze di turisti impressionante: nella sola regione meridionale nel periodo in osservazione il traffico aereo ha superato ogni record con oltre 120 voli interni e quasi mille internazionali. Gli arrivi dall'Europa, in particolare dalla Germania e dal Regno Unito, hanno fatto registrare una presenza importante soprattutto nella città di Antalya che ha accolto nei primi sei mesi dell’anno oltre 5 milioni di stranieri con i turisti tedeschi che si sono collocati al primo posto seguiti dai russi. Nel dettaglio, gli arrivi dalla Germania si sono avvicinati al milione di presenze (erano stati solo 200 mila nell’analogo periodo di un anno fa) quelli dalla Federazione Russa sono stati quasi 800 mila, 434 mila dal Regno Unito 238 dalla Polonia e 160 mila dai Paesi Bassi.

ll Governatore di Antalya, Ersin Yazıcı, ha evidenziato come la domanda si sia ampiamente diversificata, soprattutto quella proveniente dal Nord Europa, sopperendo al calo di turisti russi che da sempre rappresentavano più della metà degli arrivi complessivi dall'estero ad Antalya; gli oltre 5 milioni di presenze in sei mesi rispetto ai 9 milioni di tutto il 2021 (erano stati 16 milioni del 2019), con la stagione balneare che attende il flusso maggiore nei mesi di agosto e si settembre, fa ben sperare.
Anche a livello nazionale si attende una forte ripresa che possa almeno eguagliare i numeri del 2019, quando circa 52 milioni di stranieri visitarono la Turchia con entrate superiori ai 35 miliardi di dollari. Il Presidente della “Professional Hotel Managers Association” (POYD) Ülkay Atmaca, oltre a mettere in risalto la forte domanda interna durante le passate festività religiose di Kurban Bayramı, ha messo in risalto l'aumento degli arrivi dai Paesi del Medio Oriente, confermando inoltre le presenze tradizionali di turisti tedeschi e inglesi, mai così numerosi come quest’anno, ma anche di turisti della Federazione Russa che, seppur in calo in questi primi mesi estivi, si stima possano aumentare da settembre in poi.
Nel frattempo i ricavi provenienti dal settore sono quasi triplicati nel secondo trimestre del 2022 ed il Ministro della Cultura e del Turismo Mehmet Ersoy ha recentemente affermato che la Turchia mira ad introiti pari a 37 miliardi di dollari e 47 milioni di turisti entro la fine del 2022.
La Turchia ha anche intensificato i propri sforzi per creare un'industria del turismo sostenibile ed ha firmato lo scorso gennaio un accordo di collaborazione con il “Global Sustainable Tourism Council” (GSTC), per riformare la propria industria entro il 2030 rispettando gli standard globali nel turismo sostenibile. Ridurre le emissioni di carbonio per una un'industria del turismo sostenibile, ha affermato Milliyet Firuz Bağlıkaya, Direttore dell'Associazione delle agenzie di viaggio (TÜRSAB), è un passo fondamentale per un Paese come la Turchia che si colloca all'interno di una fascia di che va dalle 3 alle 4 ore di volo per un miliardo e mezzo di persone, una clientela che è sempre piu’ attenta alla ricerca di strutture rispettose dell'ambiente.

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17.08.2022

Le finanze pubbliche fotografate dal Ministero del Tesoro e delle Finanze a giugno 2022.

I dati relativi al mese di giugno 2022 indicano un deficit di bilancio di 31,1 miliardi di TRY (lire turche) pari a circa 1,8 miliardi di euro rispetto ai 25 miliardi di TRY (1,4 miliardi di euro) dell’anno prima. Le entrate di bilancio sono aumentate del 104,9% e le spese dell'87,1%: i ricavi si sono attestati a 181,0 miliardi di TRY (10,33 miliardi di euro) mentre le spese si sono attestate a 212,1 miliardi di TRY (12,1 miliardi di euro). Con la pubblicazione della Legge di Modifica della Legge di Bilancio dello scorso 7 luglio, il Governo ha adottato un bilancio supplementare per stanziare risorse aggiuntive per un valore di mille miliardi di lire turche per far fronte all'aumento generale dei prezzi. In questo contesto Ankara si è concentrata in particolare sulla necessità di aumentare i fondi alla BOTAŞ (la statale “Petroleum Pipeline Corporation”) per mitigare l'impatto, soprattutto sulle fasce più deboli della popolazione, degli aumenti del costo del gas naturale e dell'elettricità e sul necessario adeguamento dei salari e delle pensioni. Il dettaglio nella tabella seguente con gli esborsi.

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17.08.2022

Secondo l’Associazione turca Costruttori Edili “İMSAD” la Turchia è stato il 5° piu’ grande esportatore al mondo di materiali da costruzione nel 2021.

Un risultato eccellente, diffuso nell’ultimo rapporto di maggio scorso dell’associazione nazionale, che ha consentito alla Turchia di avanzare di quattro posizioni rispetto all’anno precedente. Gli introiti derivanti dalle esportazioni del settore sono state pari a 30,8 miliardi di dollari (+45,7% rispetto al 2020), che piazzano la Turchia subito dopo Israele, Stati Uniti e Regno Unito. La Turchia ha aumentato la sua quota nell’export di materiali da costruzione al 2,86%, accrescendo notevolmente la sua capacità in termini di volume (64,79 milioni di tonnellate rispetto ad un volume di importazioni 3,03 milioni di tonnellate). Le importazioni di materiali da costruzione (8,6 miliardi di dollari) collocano la Turchia al 35° posto al mondo. Il Presidente di İMSAD, Tayfun Küçükoğlu, ha affermato che il risultato raggiunto è importante anche per il settore immobiliare turco in rapida crescita in quest’ultimo anno. Con 85 aziende leader nel settore e 52 associazioni di categoria dal 1984, il settore dei materiali da costruzione rappresenta sia a livello nazionale che internazionale il fiore all’occhiello dell’industria turca che impiega oltre 1,5 milioni di persone (7,5% della popolazione complessiva). Sempre nel periodo in considerazione, l’industria dei materiali da costruzione ha rappresentato il 13,7% dell’export totale della Turchia, ponendo il Paese all’avanguardia a livello mondiale in questo settore consentendogli anche di competere sempre meglio a livello globale.

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17.08.2022

L’ecosistema delle start up MENA si aggiudica finanziamenti per oltre 5 miliardi di dollari nel primo semestre dell’anno. Aggiornamento sulle start up turche.

Dopo un 2021 da record, l’ecosistema delle startup in Medio Oriente, Africa, Pakistan e Turchia ha continuato ad attrarre grandi quantità di capitale nella prima metà di quest'anno nonostante i primi segnali di rallentamento a causa dell’incertezza nell'economia globale. Da gennaio a giugno 2022 sono stati raccolti oltre 5 miliardi di dollari di finanziamenti. Soprannominato “MENAPT VC” l'ecosistema aveva ottenuto l’anno scorso finanziamenti per oltre 7 miliardi di dollari chiudendo in questo primo semestre del 2022 nove accordi con società del calibro di “Flutterwave” in Nigeria, “Getir in Turchia” e “Pure Harvest Smart Farms” negli Emirati Arabi Uniti. Per quanto attiene la Turchia, le start-up nel primo semestre dell’anno hanno ottenuto oltre 1 miliardo di dollari di finanziamenti (la sola “Getir” ha raccolto ben 768 milioni di dollari).
Nel portale di MAGNiTT all’indirizzo https://magnitt.com/research/H1-2022-MENA-venture-capital-report-50828 e’ possibile consultare il report completo dei mercati emergenti in start e venture capital.

Nella prima metà del 2022, secondo il recente rapporto di “Startups.watch”, 1,39 miliardi di dollari sono stati investiti in startup turche con in testa quelle dedicate al “gaming” (la Turchia ha registrato il maggior numero di startup nel settore dei giochi elettronici). Nel dettaglio circa 1,25 miliardi di dollari di investimenti (90% del totale) sono confluiti in sei startup turche: in testa la solita “Getir” con 768 milioni di dollari, seguita da “Dream Games” (255 milioni di dollari), “Insider” (121 milioni di dollari), “Spyke” (50 milioni di dollari), “Param Group”, Rubibrands” (23 milioni) e Peak Games (il primo unicorno in Turchia). Di questi una forte percentuale è rappresentata da capitale di investimento estero. Dopo un primo trimestre del 2022, che ha fatto registrare investimenti più alti di sempre nell'ecosistema delle startup turche, anche il 2° trimestre dell'anno ha mostrato forte vivacità con 333 milioni di dollari investiti in 13 startup dedicate al gioco (erano stati 265 milioni nello stesso trimestre del 2021) superando diversi Paesi già affermati nel settore del calibro di Regno Unito, Norvegia, Finlandia e Svezia. Oltre alle app dedicate al gioco ed all’e-commerce emergono interessanti investimenti in app dedicate al settore tecnologico, all’intelligenza artificiale, al business digitale e soprattutto alla finanza. In particolare in quest’ultimo settore, la “Param Group” di Emin Can Yılmaz è riuscita a siglare il più grande accordo di investimento nel secondo trimestre del 2021 e punta a diventare il primo unicorno della Turchia nell'area della tecnologia finanziaria al servizio delle imprese. Nel frattempo il Gruppo turco ha ottenuto una licenza a Londra e l’obiettivo sarà quello di espandersi a breve termine in una dozzina di Paesi anche grazie agli eventuali prestiti BERS.
Istanbul è diventata la quarta città che ha accolto più investimenti in start up e Venture Capital in Europa nella prima metà dell'anno, dopo Londra, Parigi e Berlino, mentre occupa la prima posizione per quanto riguarda gli investimenti nel settore dei giochi elettronici.

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17.08.2022

Il “downgrade” di ben 5 livelli sotto l’investment grade comunicato lo scorso 15 luglio da Fitch da “B+” a “B”, riflette l’estrema volatilità della lira turca, l’inflazione, il calo delle riserve internazionali e la debole credibilità politica del Pae

L'agenzia di rating Fitch ha declassato lo scorso 15 luglio il rating del debito turco a "B" da "B+" (altamente speculativo) come conseguenza, cita l’agenzia internazionale, dell'elevata inflazione, delle incertezze generali sull'economia, del crescente disavanzo delle partite correnti (al 5,5% del PIL) e della bassa liquidità esterna, fattori che scoraggiano gli IDE. Malgrado la ripresa dell’industria del turismo in Turchia, i prezzi elevati dell’energia e la debole domanda esterna rendono il Paese altamente vulnerabile; Fitch cita anche le pressioni sulle riserve FOREX di valuta della Banca Centrale che a partire dal 1° luglio scorso sarebbero rimaste vicine al minimo storico da 20 anni a questa parte a poco più di 7,5 miliardi di dollari. Inoltre, il rischio di ulteriori “allentamenti” destabilizzanti della politica monetaria prima delle elezioni politiche attese il prossimo anno, rimane alto. Fitch prevede un’inflazione della Turchia ancora elevata fino al termine dell’anno in corso (a luglio è stata del 79,6%) ed una riduzione del tasso al 57% solo nel 2023. L'agenzia di rating prevede inoltre che l'economia turca rallenterà al +3,2% nel 2022 dal +11% fatto registrare nel 2021 mentre le riserve della BCRT potrebbero arrivare a 120 miliardi di dollari alla fine del 2022. Pesano infine le considerazioni sulla lira turca, tra le valute dei mercati emergenti più colpite da un rallentamento economico globale e da una possibile recessione, che probabilmente potrebbe scivolare a 22 sul dollaro entro la fine dell'anno (nel primo semestre del 2022 la moneta turca ha perso il 24% del suo valore rispetto al dollaro). Se persisteranno le politiche monetarie di Ankara sul tasso di riferimento, queste potrebbero contribuire ad un ulteriore calo delle riserve valutarie e ad un aumento del tasso di inflazione, scoraggiando così gli afflussi in entrata di capitali in valuta che consentirebbero di finanziare in parte il maggiore deficit delle partite correnti della bilancia dei pagamenti turca. Fitch si attende inoltre un rallentamento dei consumi della Turchia a causa proprio dell’inflazione galoppante e prevede un deficit delle partite correnti al 5,1% del PIL nel 2022, a causa dei prezzi più elevati dell'energia e dell'indebolimento della domanda esterna, nonostante una ripresa dei flussi turistici quasi ai livelli pre pandemici.

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17.08.2022

Orhan Özalp, CEO di Deutsche Bank A.Ş. Turchia: “importante finanziamento per gli acquisti di gas naturale liquefatto della compagnia statale turca del gas BOTAŞ a conferma del continuo supporto e impegno della nostra banca presente in Turchia da lung

L'importatore statale turco di energia Petroleum Pipeline Corporation “BOTAŞ” ha ricevuto un finanziamento internazionale che sfiora il miliardo di dollari dalla Deutsche Bank per finanziare i suoi futuri acquisti di gas naturale liquefatto (GNL) nel tentativo di diversificare le sue fonti di approvvigionamento di GNL da fornitori in Europa (tra cui l’Italia) e in Medio Oriente. Il prestito è garantito dal Ministero del Tesoro e delle Finanze turco e potrà essere esteso in futuro o aprire la strada a BOTAŞ per accordi simili per l’acquisto di GNL e affrancarsi dalle forniture di gas naturale da Russia e Iran. La Turchia importa quasi tutto il suo fabbisogno energetico, ciò la rende molto vulnerabile alle oscillazioni dei prezzi, ed ha recentemente a più riprese dovuto alleggerire la bolletta del gas con l’utilizzo ricorrente di fondi pubblici (assieme alle utenze dell’elettricità, le bollette del gas sono aumentate di oltre il 30% con un tasso di inflazione ai massimi negli ultimi 25 anni). La Turchia è un importatore netto di petrolio e di gas ma ha anche grandi potenzialità e prospettive future interessanti. Non solo nel gas naturale offshore, come quello scoperto nel 2020 nel giacimento di Sakarya nel Mar Nero (oltre 600 miliardi di metri cubi che inizialmente soddisferà almeno il 20% della domanda di gas naturale della Turchia una volta che sarà ultimato il gasdotto sottomarino che sta costruendo la nostra Saipem) ma anche prospettive legate al GNL.
La Turchia importa circa 45-50 miliardi di metri cubi di gas naturale all'anno (con il petrolio ed i combustibili fossili il Paese ha una bolletta superiore ai 50 miliardi di dollari l’anno): oltre il 30% delle importazioni di GNL proviene principalmente da Stati Uniti, Algeria, Nigeria e Qatar ma, anche alla luce del prestito internazionale concesso alla Turchia dalla Deutsche Bank, BOTAŞ potrà diversificare i suoi acquisti di gas liquefatto, anche spot, da altri Paesi e contestualmente consentirà una maggiore partecipazione alle società turche private nella fornitura al Paese di LNG aumentando la capacità di stoccaggio della Turchia.
Sebbene la Turchia sia uno dei principali consumatori di petrolio e gas, è anche però un importante snodo di transito, importante anche per il mercato europeo, grazie alla sua posizione geografica e alle infratrutture strategiche come il cd. “Southern Corridor”, il TANAP ed il TAP.

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17.08.2022

ll ruolo della “Defence Industry Agency SBB” della Presidenza della Repubblica della Turchia nel mutato contesto geopolitico.

L'invasione dell'Ucraina da parte della Federazione Russa ha innescato un forte aumento della spesa per la difesa in tutti i Paesi del mondo. La Turchia, secondo un recente rapporto dell’agenzia di consulenza internazionale “Kearney”, sarebbe tra i Paesi Nato meglio preparati per ridisegnare le proprie strategie di difesa grazie all’avanzamento dei suoi progetti nel settore militare e agli investimenti nel settore R&S. Serdar Türkmen, società partner di Kearney, ha evidenziato i progetti di sviluppo più recenti della Turchia come, ad esempio, il caccia “National Combat Aircraft” (MMU) a cui sono interessati un numero importante di investitori stranieri; si tratta di un jet con caratteristiche simili all'F-35 Lightning II della Lockheed Martin, sviluppato dalla TAI, “Turkish Aerospace Industries” che potrebbe essere operativo per il 2025. La Turchia ha poi sviluppato i veicoli aerei da combattimento senza pilota (UCAV), tra cui il famoso Bayraktar TB2 (il più esportato al mondo) ed il nuovo Akıncı della turca Baykar, leader mondiale nella costruzione di droni, utilizzati in alcuni recenti teatri di guerra.

İsmail DEMİR, Presidente della Defence Industries turche “SSB”, a maggio scorso ha dichiarato che il fatturato totale del settore dell'industria della difesa e di quello aerospaziale della Turchia ha superato la soglia dei 10 miliardi di dollari nel 2021; nello stesso anno le spese in R&S nel settore sono aumentate del 32% rispetto all'anno precedente e si sono avvicinate ai 2 miliardi di dollari. Tuttavia anche la Turchia dovrà fare fronte all'aumento del proprio budget per le nuove spese militari dopo l’invasione dell’Ucraina seppure in maniera ridotta rispetto ai Paesi dell’Ue i cui budget militari sono aumentati del 3% dal 2020 e sono stati del 19% in più rispetto al 2012, secondo l’Istituto indipendente di ricerca internazionale “SIPRIi”.
Sulla rivista americana Forbes un articolo di Amir Husain “Turkey builds a hyperwar capable military” del 30 giugno mette in risalto come la Turchia, nonostante il suo budget militare a disposizione non superi i 20 miliardi di dollari, abbia in questi ultimi anni investito molto nella propria industria della difesa concentrandosi su progetti per la produzione di armamenti innovativi, strategici, tattici ed intelligenti rispetto alle armi tradizionali; la seconda forza armata della NATO dopo gli Usa e prima per numero di effettivi (400 mila) rispetto a Francia (200 mila), Germania (179 mila) e Italia (174 mila), ha fatto spazio in questi ultimi anni ad investimenti intelligenti (attualmente ne porta avanti più di 700) oltre a ridurre la dipendenza dai fornitori militari mondiali producendo oggi circa il 70% degli armamenti utilizzati dalle proprie forze armate (era poco meno del 30% negli anni 2000). La Turchia si colloca al 12° posto nelle esportazioni di armi tra il 2017 ed il 2021, dietro a Israele e Svizzera e davanti a Ucraina e Svezia (nel 2001 ricopriva la 36° posizione).

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17.08.2022

Il Ministro dell'energia e delle risorse naturali Fatih Dönmez è intervento lo scorso 25 luglio durante una visita al sito di stoccaggio di gas “Silivri” gestita dalla statale BOTAŞ (Petroleum Pipeline Corporation).

La Turchia sta lavorando per aumentare la capacità delle sue aree di stoccaggio strategiche di gas naturale ha affermato recentemente Fatih Dönmez, in vista del prossimo inverno. Un primo grande lavoro infrastrutturale è fase di completamento in un importante sito sotterraneo di stoccaggio (a circa 2 mila metri) nei pressi Silivri, che diventerà uno dei più grandi in Europa. Fatih Dönmez ha poi aggiunto che "attualmente l'impianto sotterraneo di gas naturale di Silivri ha un volume di stoccaggio di 3,2 miliardi di metri cubi (bcm) che aumenteranno a 4,6 bcm mentre quello del lago di Tuz (Anatolia centrale) e quasi completamente pieno”. La capacità totale delle due strutture raggiungerà i 10 miliardi di metri cubi entro il 2023 immagazzinando circa il 20% del gas che consuma la Turchia. Il numero di terminali di gas naturale liquefatto (GNL) è anch’esso in crescita: lo stoccaggio e rigassificazione del GNL avviene nei terminali di Saros Bay (ancora in fase di completamento) a nord della penisola di Gallipoli, nella Turchia nordoccidentale e in quelli di Marmara Ereğlisi GNL, nel nord-ovest, e di Aliağa Egegaz nella provincia occidentale di Izmir. L’infrastruttura di cui è dotata la Turchia assicura circa 110 milioni di metri cubi di stoccaggio e 28 milioni di metri cubi di capacità di gassificazione. Strutture fondamentali per garantire l'approvvigionamento di gas in un Paese che, come noto, dipende fortemente dalle importazioni energetiche. Si prevede che il consumo della Turchia raggiungerà un volume record di 60 miliardi di metri cubi nel 2022. La Turchia viene dunque collocata in una categoria "sicura", al pari di Paesi come Regno Unito, Paesi Bassi, Belgio, Italia, Francia e Polonia, per quanto riguarda gli approvvigionamenti nei prossimi mesi invernali, mentre, ad esempio, Romania e Bulgaria sono considerate in una categoria a "rischio" data la mancanza di terminali GNL. Altri Paesi ancora, come la Moldova, sono invece nella categoria "ad alto rischio" a causa della mancanza sia di siti di stoccaggio che di accesso ai terminali di GNL. Le capacità di stoccaggio della Turchia in vista dell'inverno sono state valutate elevate (circa l’86%) grazie ai quattro punti di ingresso di gasdotti e impianti di rigassificazione del GNL mentre il Paese ha quadruplicato la sua attuale capacità di GNL rispetto al 2016 grazie alla struttura “Saros Floating Storage Regasification Unit (FSRU), che sarà in grado di soddisfare circa la metà del consumo di punta giornaliero di GNL. La Turchia, come noto, importa gas tramite gasdotti da Russia, Azerbaigian e Iran e nel 2021 ha importato 23,6 miliardi di metri cubi dalla Russia, 7,9 miliardi di metri cubi dall'Iran e 7,5 miliardi di metri cubi dall'Azerbaigian; il 22,5% è giunto in Turchia sotto forma di GNL.

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17.08.2022

I rapporti commerciali tra Turchia e Regno Unito.

L’interscambio commerciale tra Turchia e Regno Unito ha raggiunto i 18,1 miliardi di sterline (circa 21,9 miliardi di dollari) nel 2021 facendo registrare un aumento del 20,2% rispetto all'anno precedente; l’obiettivo è di raggiungere i 20 miliardi di sterline (circa 24 miliardi di dollari).

La domanda di beni di fabbricazione turca è elevata nel Regno Unito, che si piazza nelle prime posizioni tra i più importanti clienti della Turchia: nel 2021 il Regno Unito ha importato beni e servizi per oltre 12 miliardi di dollari piazzandosi al terzo posto, dopo Germania e USA e prima dell’Italia; considerando l’export inglese (pari a 6 miliardi di dollari), l’interscambio lo scorso anno è stato pari a oltre 18 miliardi di dollari complessivi. Nelle ultime statistiche diffuse dall’ICE-Agenzia nello scorso mese di giugno e riferite ai primi 5 mesi del 2022, l’Italia ha scavalcato il Regno Unito tra i principali clienti della Turchia. Il Regno Unito è uno dei pochi Paesi industrializzati con cui la Turchia registra ormai da anni un avanzo commerciale.

Turchia ed il Regno Unito hanno recentemente avviato nuovi negoziati su settori strategici per entrambi i Paesi: servizi, agricoltura, ma soprattutto digitalizzazione, startup altamente tecnologiche e difesa che rappresentano un potenziale per ampliare il commercio tra i due Paesi ed in particolare per confermare gli investimenti congiunti. A questo riguardo gli IDE inglesi in Turchia sono rilevanti e nel 2021 hanno rappresentato il 19% del totale collocando il Regno Unito al primo tra i maggiori Paesi investitori in Turchia. Oltre a presenze di lunga data come Vodafone, HSBC, Rolls Royce e British Petroleum, si sono recentemente affacciati sul mercato turco BUPA, Dyson e Vitabiotics. Secondo gli ultimi dati diffusi da YASED (l’Associazione non governativa degli Investitori Internazionali in Turchia) il Regno Unito nei primi cinque mesi del 2022 si colloca al 5° posto tra gli investitori dopo Svizzera, Paesi Bassi, Giappone e Lussemburgo e prima di Taiwan, Germania, Belgio e USA.

In aumento recentemente anche il numero di investitori turchi nel Regno Unito: per fare alcuni esempi, la startup turca “Getir”, che nei mesi scorsi ha iniziato ad operare anche a Milano, ha investito in UK oltre 100 milioni di sterline; la “Eren Holding” (produzione di carta) avrebbe investito circa 500 milioni di sterline mentre la “Ciner Group” (vetro) ha investito 390 milioni. Interessanti infine le prospettive nell'industria della difesa che Londra definisce molto ben sviluppata e le cui aziende sono tra le prime 100 al mondo con un numero di ingeneri impiegati altamente qualificati e giovani. Nel settore della Difesa interessa agli inglesi il “TF-X National Combat Aircraft” (MMU), un jet di quinta generazione con caratteristiche simili all'F-35 Lightning II della Lockheed Martin, a tale riguardo l'industria della difesa turca ha stretto collaborazioni con la società britannica Rolls-Royce per lo sviluppo del motore che alimenterà l'aereo.

Attualmente la Turchia accoglie oltre 2 mila e cinquecento società con capitale inglese mentre sono oltre 250 mila i cittadini turchi che vivono nel Regno Unito. Inoltre il Regno Unito rappresenta oggi uno dei Paesi più importanti per l’industria del turismo della Turchia con oltre 2,5 milioni di turisti britannici hanno visitato il Paese nel 2021. Positivi anche i dati sull’acquisto di immobili in Turchia, secondo questi ultimi, infatti, i cittadini britannici possiedono ben 26.730 abitazioni in Turchia.

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