Cronache Economiche

09.03.2023

Lettera aperta dell’Ambasciatore d’Italia in Turchia, Giorgio Marrapodi, ai lettori delle Cronache Economiche

Care lettrici e cari lettori delle Cronache Economiche,

Nelle ultime drammatiche settimane ci siamo tutti raccolti intorno al popolo turco colpito duramente dai sismi del 6 febbraio scorso che, con violenza inaudita, si sono abbattuti nel sud-est del Paese, colpendo duramente ben 11 Province. Questo contesto, già di per sé drammatico, appare ulteriormente aggravato da un intenso e continuo sciame sismico che continua a porre la popolazione in loco sotto forte pressione.

L’Italia, che ha purtroppo vissuto sulla propria pelle tragedie analoghe anche nel recente passato, si è subito messa al fianco della Turchia e, fin dalle primissime ore, sono giunte le manifestazioni di solidarietà da tutte le più alte cariche dello Stato. Allo stesso tempo sono scattati i meccanismi di soccorso per fare ogni possibile sforzo per assistere la popolazione. Le squadre della Protezione Civile, dei Vigili del Fuoco e della Guardia di Finanza giunte dal nostro Paese sono state in grado di estrarre dalle macerie persone ancora vive e diversi corpi, purtroppo senza vita, da poter restituire alle famiglie, tra cui quelle di sette nostri connazionali. L’ospedale da campo italiano messo a disposizione dalla Protezione Civile attraverso la Regione Piemonte, giunto il 14 febbraio al porto di Iskenderun a bordo della nave militare “San Marco” e allestito nei giorni successivi presso il villaggio di Defne a pochi chilometri dalla città di Antakya, ha finora soccorso oltre 2000 persone e assistito circa 20 partorienti. Sabato scorso 4 marzo l’ospedale è stato donato al Governo turco e in questi giorni è in corso il passaggio di consegne dai medici italiani ai loro colleghi turchi.

Anche il settore privato italiano ha subito mostrato la propria vicinanza. Diverse ONG e molte aziende italiane ma anche semplici cittadini si sono rapidamente messi in moto, ciascuno con le proprie disponibilità, con l’obiettivo di tendere una mano alla Turchia nelle primissime e più drammatiche fasi dell’emergenza. In tanti hanno poi contribuito in maniera diretta a sostenere le attività di soccorso nelle zone colpite, in una vera e propria “spirale di solidarietà”.

Sarebbe per me impossibile ringraziare in questa sede uno per uno tutti coloro che hanno preso parte a questa splendida gara di solidarietà, siete troppi e rischierei certamente di tralasciare qualcuno. Posso però assicurarvi che la determinazione con la quale il “Sistema Italia” ha agito in pronta assistenza alla Turchia, è stata un’ulteriore affermazione dell’amicizia che ci lega alla Turchia, e come tale è stata qui percepita, ponendo un ulteriore tassello nel consolidamento di un rapporto bilaterale già molto positivo.

Grazie a tutti per quello che avete fatto!

Giorgio Marrapodi Ambasciatore d’Italia in Turchia

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09.03.2023

Impatto sull’economia della Turchia dei due devastanti terremoti del 6 febbraio scorso

Dopo la catastrofe naturale più grave degli ultimi decenni, che ha fatto crollare edifici in tutta la regione sud-est del Paese e raso al suolo interi villaggi e quartieri di città, con un altissimo tributo di vite umane, oltre 47.000 secondo le ultimissime stime, a cui si aggiungono feriti e sfollati, la Turchia comincia a fare i conti con le conseguenze economiche del devastante sisma.

Complessivamente le regioni colpite, che contano 13,5 milioni di abitanti, ossia il 15,7% della popolazione totale del Paese, prima del terremoto producevano un PIL pari a circa 1.5 trilioni di lire turche che rappresentava il 9,3% del reddito nazionale e, pur essendo una delle più povere e meno sviluppate del Paese e a prevalente vocazione agricola, stavano sperimentando un significativo sviluppo anche del settore industriale (in particolare la lavorazione tessile ed orafa) ed energetico, a cui si accompagnava una discreta capacità di esportazione.

Pur non essendo stato ancora possibile quantificare con precisione il “conto economico”, si inizia a parlare (timidamente) di ricostruzione. Le stime sono passate rapidamente dai due miliardi inizialmente previsti dall’Agenzia di rating Fitch, ai 25 miliardi calcolati dalla JP Morgan per arrivare agli 84 miliardi di dollari stimati dalla Turkonfed (Turkish Enterprise and Business Association) uno dei primi enti non governativi che si occupano di promozione delle aziende in Turchia ad aver stilato un rapporto dettagliato sulle stime dell’impatto economico del terremoto. A queste elaborazioni si è recentemente aggiunta quella della Banca Mondiale, secondo la quale i costi dei danni fisici diretti (crolli di edifici e infrastrutture) ammonterebbero a 34,2 miliardi di dollari, pari a circa il 4 per cento del prodotto interno lordo del 2021 mentre gli esborsi per la ricostruzione delle provincie colpite dal duplice sisma potrebbero superare complessivamente i 68 miliardi di dollari. Le perdite di PIL associate alle conseguenze economiche del sisma, secondo la Banca Mondiale, si aggiungeranno all’impatto generato dai danni materiali, contribuendo in tal modo ad aumentare il costo complessivo dei danni cagionati. Un fattore che al momento risulta essere molto importante nelle strategie di ricostruzione del tessuto industriale locale, è la rapida creazione di “città container”, poiché consentiranno di limitare gli spostamenti verso altre aree del Paese da parte di coloro che sono rimasti senza casa, preservando la forza lavoro necessaria a far ripartire l’economia. Ad esempio la Turkonfed ha recentemente varato un progetto indipendente per la creazione di una città container. Il Board di Turkonfed ritiene infatti che queste ultime siano, allo stato attuale, uno degli elementi chiave per il rilancio economico della regione.

Oltre agli ingenti danni degli edifici residenziali, commerciali e pubblici, sono stati registrati interruzioni anche nelle infrastrutture energetiche (gasdotti, oleodotti e reti elettriche) come, ad esempio, alcune infrastrutture logistiche (l'autostrada Tarsus-Gaziantep, il porto di İskenderun e l'aeroporto di Hatay) mentre gli oleodotti Kirkuk-Ceyhan e Baku-Tbilisi-Ceyhan, non hanno subito danni. Non sono stati registrati guasti nemmeno alla prima centrale nucleare del Paese di Akkuyu (in via di completamento), a quella termoelettrica Afşin-Elbistan e alle dighe di Berke, Aslantaş, Atatürk, Keban e Karakaya.

Allargando lo sguardo ai macro settori che compongono l’economia della regione meridionale del Paese colpita, anche il volume complessivo del commercio estero della Turchia, fattore trainante della sua crescita economica, subirà con ogni probabilità forti ripercussioni, date le interruzioni dell'attività industriale, dei trasporti e della logistica nell’area devastata dal sisma unitamente alla perdita di manodopera, che produrranno anche minori entrate fiscali nelle casse dello Stato. Le 11 province colpite hanno infatti contribuito nel 2022 a circa il 7,5% del gettito fiscale nazionale che ammontava complessivamente a 122,1 miliardi di dollari di introiti erariali. Sebbene i prezzi dell'energia siano in diminuzione (quelli del gas a gennaio 2023 sono scesi ai livelli di inizio 2022), il disavanzo della bilancia commerciale con l'estero rimarrà presumibilmente ancora elevato poiché la capacità produttiva ed i livelli di esportazione sono destinati a flettere, potenzialmente aggravati dalla già “surriscaldata” spirale inflattiva che avvolge il Paese dal 2021. Appare inoltre molto probabile anche un’ulteriore espansione del deficit corrente per via degli interventi pubblici di sostegno alle popolazioni colpite che potrebbe passare dal 3,5% stimato per il 2023 ad oltre il 5% in rapporto al PIL. Nel frattempo, le ultime rilevazioni sul commercio estero rese note ad inizio marzo da TİM (Türkiye Exporters Assembly) segnano, nel mese di febbraio scorso, una diminuzione dell’export del 6,4% a febbraio rispetto all’analogo mese del 2022, per complessive merci e servizi venduti pari a 18,6 miliardi di dollari.

In questo scenario si attutiscono le stime di crescita che per il 2023 segnavano un aumento medio del 3,2%. Dopo il sisma con ogni probabilità l’economia del Paese ristagnerà o crescerà al di sotto di queste aspettative. Molti analisti ritengono infatti verosimile una riduzione nell’ordine del 2,0-2,5% rispetto alle precedenti stime di crescita, il che significherebbe che il PIL della Turchia nel 2023 potrebbe crescere al massimo dell’1/1,5 per cento. Il 2022 si è chiuso con PIL a +5,6% dopo un anno contraddistinto da una crescita del 3,5% nell’ultimo trimestre del 2022 preceduto 3 trimestri positivi (vedi approfondimento infra notizia n. 8).

Il sisma si “incunea” in un quadro economico per il Paese tutt’altro che roseo: la Turchia dal 2020 subisce gli effetti negativi di tassi di inflazione elevati (85,4% nel novembre del 2022, il picco più alto dal 1998) e di crolli valutari (la lira turca ha perso il 35% del suo valore rispetto al dollaro nel 2022 ed il 55% complessivamente dal 2021). Il “nuovo programma economico”, non ortodosso del Presidente Erdoğan che trova il suo pilastro in una politica monetaria espansiva rivolta a sostenere la crescita attraverso gli investimenti e le esportazioni stimolate da bassi tassi di interesse - pur avendo consentito alla Turchia di crescere anche a ritmi piuttosto sostenuti dei primi sei mesi del 2022 (in media il 7%) - dovrà verosimilmente essere rivista, per la sua insostenibilità nel lungo termine, a maggior ragione in un contesto di inevitabile aumento della spesa pubblica. Nel suo programma economico di medio termine, il Governo prevedeva nel 2023 un PIL di oltre 867 miliardi di dollari, il che significava un prodotto interno lordo pro capite di 10 mila dollari, un obiettivo che ora difficilmente verrà raggiunto considerando anche la prospettiva di un ulteriore indebolimento della lira.

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09.03.2023

La MEI’s Turkish Studies analizza il quadro congiunturale dei prossimi mesi dopo i terremoti dello scorso 6 febbraio

La MEI è un think tank di ricerca indipendente che fa parte del Middle East Institute statunitense. Murat Kubilay, l’autore dell’analisi che si riporta di seguito, è un Financial Advisor esperto di economia turca, editorialista di diversi media locali di taglio finanziario. Svolge il proprio lavoro indipendente a Londra e Washington.
Dopo i buoni risultati della seconda metà del 2022 soprattutto in termini di accelerazione del PIL turco, all’inizio del 2023 il contesto macroeconomico della Turchia doveva continuare il suo percorso di miglioramento dopo due anni difficili caratterizzati da elevati tassi di inflazione e dalla crisi della bilancia dei pagamenti, in deficit a causa delle difficoltà della Banca Centrale Turca di riscattare i debiti in valuta estera e per il maggior costo delle importazioni. Inoltre, il premio del “credit default swap”, pagato ogni anno dalla Turchia per assicurarsi contro il default e garantirsi il rimborso di eurobond quinquennali denominati in dollari, si aggirava intorno al 9% (il livello più alto dalla crisi bancaria del 2001) mentre il rating del debito sovrano per i prestiti esteri era tra i più bassi degli ultimi 20 anni. Tuttavia, il quadro è iniziato lentamente a migliorare grazie a condizioni finanziarie più favorevoli e ad afflussi di cassa informali dall'estero (vedi infra).

Il quadro macroeconomico è mutato profondamente a seguito dei due devastanti sismi del 6 febbraio scorso che, oltre ai terribili danni materiali diretti arrecati al Paese, hanno inciso in modo determinante anche sulle stime della crescita della Turchia con perdite di decine di miliardi di dollari.

Erano stati tre i fattori fondamentali cha avevano contribuito alla stabilizzazione dell'economia turca a partire dal secondo semestre dell’anno scorso. Il primo ha riguardato le restrizioni adottate a fine giugno 2022 dall'Organo di Regolamentazione e Vigilanza Bancaria (BDKK) che avevano consentito di far respirare le deboli riserve valutarie della Turchia ostacolando le operazioni speculative di talune società. Con le nuove disposizioni varate dalla BDKK, era stato infatti deciso che l’acceso al credito in valuta nazionale da parte delle aziende esportatrici - le quali, trovandosi a scadenza i depositi bancari in lire turche ma con rendimento indicizzato al tasso di cambio della stessa lira con valute estere, convertivano i rimborsi in lire in dollari - fosse vincolato alla disponibilità di valuta estera inferiore a circa 900 mila dollari o se le attività finanziare in valuta non oltrepassassero il 10% delle loro fatturato annuale. Ciò ha obbligato molte aziende a vendere le loro disponibilità liquide o a convertirle in conti di deposito protetti in valuta estera. Con i tassi bancari piuttosto vantaggiosi (intorno al 10-15%) molte aziende non hanno esitato a trasferire i propri depositi in valuta estera sui conti protetti. Tale misura - se da una parte ha arginato il ricorso a valute forti attraverso la c.d. “liralizzazione”, legata all’esigenza di assicurare credito agevolato in lire alle imprese più produttive - ha tuttavia solo in parte difeso le riserve valutarie del Paese, che hanno presentato valori positivi solo grazie alla riserva obbligatoria, mentre è stato elevato l’esborso pagato ai possessori di depositi in valuta (circa 5 miliardi di dollari). Inoltre, i depositi protetti in valuta estera sono attraenti per le aziende ma meno per i singoli investitori che sono più esposti a causa dell'alto tasso di inflazione. Peraltro, un basso tasso di crescita del credito e un'attività economica più lenta (laddove le imprese hanno al contrario forte bisogno di liquidità per investire) ha reso la lira turca meno competitiva a causa del basso rendimento dei depositi. Il Governo sarà dunque molto probabilmente costretto a fare affidamento anche in futuro sui mega progetti infrastrutturali garantiti dallo Stato per aumentare la domanda del settore privato e rilanciare la crescita e contrastare la perdita di produttività innescata dai sismi dello scorso febbraio.

Il secondo fattore cha aveva contribuito alla parziale stabilizzazione dell'economia, erano stati gli afflussi di cassa informali dall'estero, circa 24 miliardi di dollari a fronte di un deficit corrente di oltre 48 miliardi, operazioni considerata “estranee” ai tradizionali strumenti di politica monetaria. Il Governo di Ankara ha infatti ricevuto fondi dall'estero facendo leva sulle sue relazioni bilaterali, in particolare con la Federazione Russa e con Qatar e Arabia Saudita; operazioni che hanno consentito alla Turchia di compensare i disavanzi commerciali con un numero maggiore di partener commerciali.

Vi è anche un terzo fattore che ha influito nella stabilizzazione del quadro economico della Turchia: il clima più mite nel 2022 rispetto alle medie stagionali. Quest’ultimo ha giovato alle economie europee, principali partner commerciali della Turchia, che sono riuscite ad evitare una profonda recessione che era iniziata con il razionamento energetico. Il mite clima invernale, anche in Turchia, ha ridotto la domanda e fatto abbassare le bollette.

Al miglioramento del clima economico, prima dei due terribili sismi, avevano contribuito anche la politica di rafforzamento del potere d'acquisto delle famiglie e l’edilizia abitativa. La prima perseguita attraverso significativi aumenti del salario minimo, raddoppiato in un anno e triplicato in due (il salario minimo era infatti sceso a 150 dollari mensili durante il picco della crisi valutaria del dicembre 2021 e successivamente salito a quasi 450 dollari nel gennaio 2023) al di sopra dei livelli di città come Shanghai (380 dollari), San Paolo (250 dollari), Delhi (210 dollari), Teheran (180 dollari) o Il Cairo (90 dollari). A ciò si aggiunge la recente legge che ha eliminato il requisito dell'età per il pensionamento anticipato, rendendo immediatamente idonei 2 milioni di lavoratori in più (con un costo per le casse dello Stato che potrebbe superare i 10 miliardi di dollari), ed il lancio di un ambizioso progetto di edilizia popolare, che dovrà essere necessariamente ridisegnato alla luce dei due sismi.

È ancora troppo presto per dire in che modo i disastrosi terremoti influenzeranno l'attività economica e la stabilità dei mercati finanziari a lungo termine, al di là della prossima tornata elettorale, a causa delle aspettative di recessione. I costi complessivi causati dai due sismi non sono ancora chiari e la ripresa sarà certamente molto graduale. Inoltre, le 11 province colpite dai sismi sono altamente integrate, il che significa che anche l'attività economica (e l’export) a livello nazionale rallenterà. È possibile una perdita del PIL di “almeno” due punti percentuali che il che significa che il Paese crescerà nel 2023, secondo MEI, solo a un tasso dell’1%, al di sotto del tasso di crescita medio della popolazione che si attesta all'1,5%; inoltre, i due sismi porteranno ad un calo del reddito nazionale pro capite.

Fino ad oggi, non vi è stato alcun cambiamento nel “Türkiye Economy Model” varato dal Governo a metà 2021, ma senza un cambiamento di rotta la liquidità rimarrà un punto debole per la Turchia. Sebbene i prezzi dell'energia siano in diminuzione, il deficit commerciale rimarrà elevato a causa di probabili cali dell’export nazionale (già manifestatosi lo scorso mese di febbraio), della produzione e dell’occupazione. Non è infine previsto un nuovo prestito del FMI e restano incerti gli interventi delle banche estere mentre gli aiuti internazionali che continuano ad affluire, secondo alcune stime sono sufficienti a coprire solo i bisogni essenziali delle popolazioni colpite e non a finanziare anche la ricostruzione.

Le sfide macroeconomiche che la Turchia deve affrontare sono quindi molteplici e, indipendentemente dall'esito delle prossime elezioni, la strada da percorrere sembra essere in salita. Prima dei due sismi ci si aspettava che l'inflazione continuasse a scendere intorno al 35-40% entro giugno 2023, ma oggi potrebbe rimanere al di sopra del 40% per gran parte dell’anno. Il rapporto tra deficit di bilancio e PIL per il 2023, che era stimato al 3,5% prima dei terremoti, potrebbe salire, al 5% (4,5% per “JP Morgan” che la cui stima prima del sisma era ferma al 3,5%).

Infine, dal punto di vista del bilancio pubblico, un indebitamento netto fino a 661 miliardi di lire (pari a 35 miliardi di dollari) sarebbe possibile con le previsioni di bilancio 2023 ma purtroppo, secondo molti analisti, neanche un indebitamento così elevato sarebbe sufficiente a finanziare in toto la ricostruzione.

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09.03.2023

TÜRKONFED (Turkish Enterprise and Business Confederation) ha pubblicato un interessante report sugli effetti dei terremoti

La TÜRKONFED (Turkish Enterprise and Business Confederation), ente non governativo impegnato nello sviluppo delle politiche aziendali, ha pubblicato da poco un dettagliato report sugli effetti economici dei terremoti nelle 11 province coinvolte.

La popolazione totale nelle province più colpite (Kahramanmaraş, Adıyaman, Kilis, Osmaniye, Gaziantep, Malatya, Şanlıurfa, Diyarbakır, Adana e Hatay) è di 13,5 milioni (quasi il 16% della popolazione totale del Paese) a cui si è aggiunta la provincia di Elazığ portando la popolazione totale dell’area devastata a oltre 14 milioni di abitanti che rappresentavano un PIL di 1,5 trilioni di dollari. La maggior parte degli 11 distretti colpiti ospita il maggior numero di curdi e soprattutto di aleviti, questi ultimi rappresentano il 20% della popolazione totale mentre nel distretto di Hatay, su 2 milioni di abitanti si annovera mezzo milione di rifugiati siriani.

L’area interessata ai sismi, pur essendo tra le più povere e meno sviluppate del Paese, aveva un’incidenza demografica tra le più alte (151 ab./kmq contro una media di 110) ed ha conosciuto nel recente passato un significativo sviluppo del settore industriale grazie all’area hub del grande porto di Iskenderun per il commercio marittimo (9% dell'attività economica della Turchia), all’industrializzata Gaziantep per il tessile e a Kahramanmaras (quest’ultima, polo di riferimento per la trasmissione di energia verso tutto il Paese, è stata la città più martoriata dai sismi) e per il distretto di Hatay, che, pur restando una regione a forte vocazione agricola (20,9% della produzione agroalimentare totale), è considerata cionondimeno un’area strategica anche per l’export di ferro e acciaio della Turchia con un contributo al PIL che supera il 14%. Sono questi i principali dati pubblicati da TÜRKONFED, la “Turkish Enterprise and Business Confederation”, membro dell'Associazione europea dell'artigianato, delle piccole e medie imprese (UEAPME), all’indomani del terribile sisma che ha sconvolto la Turchia. Il report analizza in dettaglio anche le similitudini con il sisma del 1999 che colpì il cuore industriale del nord-ovest della Turchia (la regione di Gölcük/Marmara che rappresenta oltre il 40% del PIL nazionale) infliggendo gravi danni all’economia del Paese, con una perdita di oltre il 7% del PIL.

Tenendo presente gli evidenti diversi impatti sull’economia dei due terremoti a Marmara e Kahramanmaraş che hanno avuto la stessa magnitudo, TÜRKONFED paragona i danni causati dalle due catastrofi e l’impatto finanziario. Il sisma di Kahramanmaraş (il distretto più colpito con oltre 30 mila di km2) ha riportato, ad oggi, molte più vittime rispetto alle 18 mila di quello di Marmara, con un area del sisma estesa 15.000 chilometri quadrati ed un danno finanziario stimato in 17 miliardi di dollari. TÜRKONFED stima invece che i danni del terremoto del 6 febbraio raggiungano gli 84 miliardi di dollari. Si è trattato di una prima valutazione “a caldo” realizzata a breve distanza dal sisma. Si tratta tuttavia di uno studio piuttosto approfondito la cui metodologia si basa su un confronto scientifico dei dati dei due terremoti (Marmaris e Kahramanmaras). I circa 84 miliardi di dollari comprendono 70,75 miliardi per la ricostruzione degli edifici collassati (il costo medio calcolato di un'unità abitativa di 100 mq è pari a 27 mila e cinquecento dollari); 10,4 miliardi di minori introiti sul reddito nazionale e quasi 3 miliardi di dollari per le giornate lavorative perse.

Il rapporto ha prodotto anche una stima di 70.000 vittime e 3 milioni di “senza tetto” per effetto del terremoto del 6 febbraio. Il numero delle abitazioni civili gravemente danneggiate o demolite è stimato in circa 300 mila unità con un tasso del 68,81% rispetto al 40,87% registrato per il terremoto di Marmara.

TÜRKONFED evidenzia, inoltre, che prima del terremoto il deficit di bilancio per il 2023 era previsto in 659,6 miliardi di lire turche. Nel nuovo contesto il report prevede invece un deficit di almeno 1 trilione di TL con deficit di bilancio superiore al 5,4% del PIL. Le ultime proiezioni parlano per il 2023 di un PIL al 5%, ridotto rispetto alle precedenti previsioni di una forchetta che va dal -1,5% al -3%, con ricadute negative anche sul PIL pro-capite (pari a 9.893 dollari nel 2022) - anche alla luce di un probabile ulteriore indebolimento della lira turca - mentre il PIL medio pro capite nelle province colpite dal sisma, dovrebbe scendere molto al di sotto della media nazionale (tra i 4 ed i 5 mila dollari). È probabile inoltre che anche il volume del commercio estero della Turchia ne risenta, date le interruzioni dell'attività industriale ed agricola, dei trasporti e della logistica nell’area devastata dal sisma unita alla perdita di manodopera.

Exports according to the legal centers of the enterprises and according to the provinces [Source: Turkish Exporters Assembly, 2022]

L’anno scorso le esportazioni da Hatay, Kahramanmaras, Gaziantep, Adyaman e Osmaniye, valevano 21,5 miliardi di dollari (8,5% di tutto l’export della Turchia) con Gaziantep che assorbiva circa la metà delle vendite e Hatay (vicina al porto di Iskenderun che funge da collegamento con i Paesi del Medio Oriente) con quasi 5 miliardi.

Più della metà dell'export, come detto, è stata realizzata a Gaziantep con 10,52 miliardi di dollari. A seguire Hatay con 3.56 miliardi, Adana con 3 miliardi e Kahramanmaraş che ha esportato beni e servizi per 1,46 miliardi di dollari. Cereali, legumi, semi oleosi e loro prodotti, acciaio, prodotti agricoli, tessuti e materie prime, prodotti di abbigliamento confezionati sono i principali articoli di esportazione delle zono colpite.

Alla contrazione attesa dell’export nelle 11 regioni, bisogna aggiungere le maestranze disperse, soprattutto quelle agricole, rimaste vittima dalla catastrofe ed i molti sopravvissuti che si sono trasferiti in altre aree del Paese; di conseguenza le attività nella regione sud orientale della Turchia sono pressoché ferme ed i pochi lavoratori rimasti sul posto vengono utilizzati a tempo parziale, in attesa che si proceda a ricreare lentamente il tessuto produttivo nelle aree terremotate tramite piani di incentivo nazionali.

Per un approfondimento dal taglio più scientifico del report, sull’impatto demografico, su quello migratorio e per analizzare gli effetti socio-economici dei terremoti del 1999 e del 2023 (ad esempio, numero di case/famiglie danneggiate, rapporto forza lavoro e occupazione) si rimanda alla lettura dell’intero studio pubblicato sul Portale di “Cronache Economiche” al seguente link http://cronacheeconomiche.com/ nella sezione “Pubblicazioni”.

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09.03.2023

Grande solidarietà a Turchia e Siria. I contributi dell’Italia, dell’UE, della comunità internazionale, delle ONG e degli organismi internazionali

La comunità internazionale si è subito stretta intorno a Turchia e Siria a seguito dei due sismi dello scorso 6 febbraio che hanno provocato decina di migliaia di vittime e altrettanti feriti e dispersi. La macchina degli aiuti internazionali si è messa rapidamente in moto con l’Italia in testa insieme a Israele, Spagna, Giappone, Regno Unito, Bulgaria, Azerbaijan, USA e Cina, tra i primi a raggiungere le zone devastate dal terremoto. Anche Grecia e Armenia, Paesi che storicamente non hanno con la Turchia eccellenti relazioni, sono stati i primi a raggiungere le zone colpite dai sismi. Ma la mobilitazione in meno di 48 ore ha interessato anche moltissimi altri Paesi, che hanno immediatamente inviato squadre specializzate in “urban search and rescue” (USAR).

Nello specifico, al team italiano, composto dei nostri Vigili del Fuoco e della Guardia di Finanza con le unità cinofile, la Protezione Civile e personale sanitario. Alla squadra italiana, su incarico dell’Onu, è stato assegnato il coordinamento nella zona di Antiochia (Hatay) dei team USAR di Cina, Regno Unito, Serbia, Croazia, Bosnia Erzegovina, Oman, Hong Kong, Sud Africa, Grecia, Bahrain, Kosovo, Olanda, Qatar, Pakistan, Messico, Arabia Saudita, Vietnam, Senegal, Honduras, Colombia, Tailandia, Corea del Sud e Georgia. La presenza italiana a sostegno delle popolazioni colpite nella regione di Hatay ha assicurato 156 unità di personale tra civile e sanitario. Tra gli aiuti va segnalato anche l’ospedale campo messo a disposizione dalla Regione Piemonte giunto con la nave militare “San Marco” e allestito a Defne, che ha assistito finora oltre 2000 persone facendo partorire anche 23 neonati. Sabato 4 marzo si è svolta la cerimonia ufficiale di trasferimento dell’ospedale dalla Regione Piemonte, per il tramite della Protezione Civile, al Ministero della Salute turco. Per l’occasione è giunta dall’Italia una delegazione ad hoc capeggiata dal Presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio.

Più in generale, sul fronte degli aiuti internazionali, il personale straniero, tra squadre di ricerca e soccorso, operatori sanitari e volontari ha superato le undicimila presenze. Tra le Organizzazioni Internazionali, il WFP (World Food Program) sta contribuendo con oltre 70 milioni di dollari, la FAO ha lanciato un appello per aiuti del valore di 1 miliardo di dollari e la Banca Mondiale ha stanziato 1,8 miliardi. Anche la Federazione Internazionale della Croce Rossa ha contribuito con aiuti diretti alla Mezzaluna Rossa Turca – Kizilay, che fornisce pasti caldi L’Unione Europea ha stanziato inizialmente 53 milioni di dollari oltre a fornire materiali come sacchi a pelo, tende, stufette, coperte, brandine, generatori e bagni trasportabili raccolti tramite il Meccanismo UE di Protezione Civile (EUPCM) che ha mobilitato una quarantina di squadre di intervento provenienti da 21 Paesi dell’Ue. Prossimamente è in programma a Bruxelles una Conferenza dei donatori convocata dalla Presidente della Commissione e dal Primo Ministro svedese.

Secondo le ultime stime dell'AFAD, oltre 300 mila addetti alla ricerca e al soccorso, sono stati impiegati nelle settimane dopo i due sismi, con l’utilizzo di oltre 15 mila veicoli, 121 elicotteri e 75 aerei, contribuendo all'evacuazione di oltre 300 mila sfollati dalle 11 province colpite dal terremoto.

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09.03.2023

Ankara ha annunciato nuove misure economico-finanziarie per alleviare le sofferenze di migliaia di senza tetto

Con un tasso di riferimento che lo scorso 23 febbraio è stato tagliato di mezzo punto percentuale dalla BCRT (dal 9 al 8,5%), un deficit corrente della bilancia dei pagamenti di 5,9 miliardi di dollari a dicembre 2022 e un disavanzo di bilancio di 1,6 miliardi a gennaio 2023 (rispetto ad un avanzo netto di 2,4 miliardi registrato nell’analogo mese del 2022) ed un export che già nel mese di febbraio ha mostrato una forte flessione nell’ordine del 6,4%, la Turchia si appresta a varare nuove misure di “soccorso economico” dopo i sismi del 6 febbraio.

Il Governo ha infatti già adottato una serie di misure per recuperare la perdita della Borsa di Istanbul, le cui contrattazioni erano state sospese dal 9 al 15 febbraio - per la prima volta dopo 24 anni - e quelle dell’8 febbraio annullate, dopo che il giorno precedente l’indice “Bist 100“ del mercato azionario turco era precipitato del 16% per poi riprendersi e guadagnare alla riapertura il 15,32%.

La Borsa di Istanbul era stata la più performante al mondo l’anno passato grazie alla politica espansiva della BCRT che, nonostante l’elevato tasso di inflazione, aveva continuato a tagliare progressivamente i tassi di interesse rendendo in questo modo le azioni turche appetibili in termini di rendimento.

Per evitare il crollo del mercato azionario turco, è stata eliminata la ritenuta d'acconto del 15% per il riacquisto di azioni mentre diverse sono state le operazioni di acquisto azionario da parte delle principali aziende turche come la Turkish Airlines e gli istituti di credito İşbank, Halkbank e Vakıfbank riferite all’area colpita dai sismi.

Tra le altre misure varate ci è anche l’allungamento da 3 a 6 mesi della scadenza delle rate per gli edifici costruiti dal TOKI (la “Turkish Housing Development Administration”) nelle 11 province coinvolte dai sismi e la cancellazione di quelli che erano intestati alle vittime da parte di tutte le banche di Stato ma anche da alcune private. Sono state inoltre posticipate le scadenze anche per i prestiti agli esercizi commerciali danneggiati. E’ previsto poi un piano di assunzioni da parte dell’ISKUR (la “Turkish Emplyment Agency”), il divieto di licenziamento ed un sostegno salariale (poco più di 200 dollari al mese) per chi ha perso il posto di lavoro per la durata dello stato di emergenza.

È in fase di preparazione anche un pacchetto di sostegno agli investimenti nei distretti colpiti del valore di 20 miliardi di lire turche, in particolar modo rivolto agli agricoltori delle aree coinvolte. L’Iva è stata ridotta dal 18% all'1% fino alla fine del 2023 con l’esenzione totale per le donazioni.

Altri aiuti messi in campo da Ankara per le zone sismiche sono consistiti nell’ individuazione di nuove aree di insediamento, tenendo in conto criteri “preventivi” quali la distanza dalla linea di faglia, per la costruzione di oltre 300 mila nuovi edifici che, secondo quanto affermato dallo stesso Presidente Erdogan, saranno realizzati secondo i più aggiornati standard anti-sismici e non dovrebbero essere più alti di 3 o 4 piani.

Infine sono state istituite borse di studio per quegli studenti che hanno dovuto trasferirsi dalle 11 province che sono state coinvolte dai due sismi.

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09.03.2023

Inflazione al 55,18% a febbraio 2022 secondo le rilevazioni dell’Istat turco “TurkStat” rese note lo scorso 3 marzo

A causa dei terremoti, l’Istat turco, TurkStat, nella sua nota del 3 marzo scorso, ha precisato che non è stato possibile raccogliere i prezzi al consumo riferiti a febbraio 2023 all'interno delle province in cui si trovano le Direzioni Regionali per il Commercio di Gaziantep, Malatya e Hatay.

Lo scorso 3 marzo, i dati aggiornati di TUIK hanno mostrato per il mese di febbraio un tasso di inflazione che si è attestato al 55,18% su base annua (+3,15% mese su mese) rispetto al 57,68% del mese di gennaio scorso. L'inflazione al consumo (CPI) su base annua era scesa nel mese di novembre scorso all’'84,4% registrando una lieve flessione rispetto al picco massimo (mai registrato negli ultimi 24 anni) del mese di ottobre 2022 (+85,5%) per poi scendere al 64,3% a dicembre scorso.

Nell’analogo mese, l’indice dei prezzi alla produzione (PPI) si attesta su base annua al 76,61% (105,01% nel mese di febbraio 2022) dall’86,46% del mese di gennaio 2023 dopo aver raggiunto il picco massimo nell’ottobre scorso (136,2%).

Il giorno precedente la comunicazione del tasso di inflazione di febbraio, la BCRT aveva pubblicato il rapporto del Governatore Şahap Kavcıoğlu sull’inflazione che era già stato presentato nel corso della conferenza stampa del 23 febbraio.

Il rapporto analizza in sintesi l’andamento dei prezzi dei principali sottogruppi che compongono l’economia del Paese. Con riferimento all’energia, la diminuzione più pronunciata si è riscontrata nel mese di gennaio 2023 mentre l'aumento più elevato è stato osservato alla voce dei servizi.

Nello specifico, i prezzi nel gruppo “alimenti e bevande analcoliche” hanno segnato un aumento del 6,62% su base mensile; nel gruppo degli “alimenti non trasformati” i dati de-stagionalizzati hanno indicato un calo dei prezzi di frutta e verdura fresca, più pronunciato nel gruppo degli ortaggi mentre, sempre nel mese in osservazione di gennaio 2023, quasi i ¾ della crescita dei prezzi dei prodotti alimentari sono stati trainati principalmente dall'andamento crescente dei prezzi dei cereali, della carne e del latte.

I prezzi dell'energia sono aumentati dell'1,59% con un tasso annuo per questo gruppo che è sceso di 39,40 punti per attestarsi al 55,03%; aumentati anche i prezzi dei carburanti e del gas domestico in bombole a causa del maggior costo dei prezzi internazionali del petrolio, propano e butano; in discesa invece il costo del gas naturale.

I prezzi dei servizi sono aumentati del 12,70% con un tasso su base annua in questo gruppo che é salito di 6,93 punti attestandosi al 62,42%. L'inflazione è invece diminuita nel settore trasporti. Nel sottogruppo “ristoranti-alberghi”, i prezzi sono aumentati del 12,73% e l'inflazione annua ha raggiunto il 75,13% annuale. Infine, l'aumento mensile degli affitti è stato del 9,75% a gennaio 2023 (+57,07% annuale). Aumenti anche nel settore automobilistico, in quello degli elettrodomestici, dei mobili e dei medicinali. I prezzi del sottogruppo “abbigliamento e calzature” sono invece diminuiti dell'1,75% e l'inflazione annua è scesa di 1,69 punti attestandosi al 23,32%.

Riferendosi all’impatto economico dei due sismi, Kavcıoğlu ha evidenziato che le ricadute su produzione, consumi e occupazione sono attualmente oggetto di ampie valutazioni da parte della BCRT.

Gli effetti di breve periodo del terremoto sembrano essersi in parte riflessi sull’attività produttiva con un calo marcato registrato a febbraio negli ordini del settore manifatturiero; anche i principali indici settoriali e di fiducia delle varie componenti dell’economia (vedi infra), sono diminuiti su base mensile a febbraio 2023.

I dati preliminari sul commercio estero di febbraio, invece, mostrano che le esportazioni nelle zone colpite dal terremoto hanno mostrato un trend di ripresa dopo il calo post-disastro mentre, a livello nazionale, i dati di TİM (l’associazione degli esportatori turchi), sempre nel mese di febbraio scorso, mostrano un calo dell’export del 6,4%. Nonostante il calo dei prezzi del gas naturale che ne hanno ridotto l’impatto negativo sulla bilancia commerciale, resta comunque un disavanzo importante, frutto anche del vertiginoso aumento fatto registrare prima dei sismi nelle importazioni di oro.

Infine, secondo la BCRT, la tendenza positiva delle entrate derivanti dal turismo e la crescita economica continua a sostenere il saldo delle partite correnti che, tuttavia, risentono della debole attività dei principali partner commerciali della Turchia. La BCRT, ha continuato il Governatore Kavcıoğlu, darà priorità alla creazione di condizioni finanziarie favorevoli al fine di ridurre al minimo gli effetti sull’economia causati dai due sismi, sostenendo la ripresa e apportando, se necessario, una revisione degli strumenti di politica monetaria e finanziaria che supportano le condizioni di liquidità (la c.d. strategia di “liralizzazione”) al fine di migliorare il meccanismo dei depositi in lire turche protetti dal cambio.

Al fine di mantenere condizioni finanziarie favorevoli e preservare la dinamica di crescita della produzione industriale e il trend positivo dell'occupazione, ha infine aggiunto il Governatore, è stato deciso lo scorso 23 febbraio di ridurre il tasso di riferimento della BCRT di 50 punti base, valutando l'attuale orientamento di politica monetaria espansiva adeguato a sostenere la ripresa dell’economia all'indomani dei terremoti garantendo al tempo stesso la stabilità dei prezzi e quella finanziaria (vedi approfondimento infra articolo 10 di questo numero di Cronache Economiche).

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09.03.2023

I devastanti sismi peseranno nel breve periodo sul PIL turco. Tuttavia i maggiori investimenti per la ricostruzione dovrebbero generare una crescita più sostenuta nel medio-lungo termine

Il Prodotto Interno Lordo della Turchia ha mostrato una buona performance per tutto il 2022, crescendo nei primi 3 trimestri rispettivamente del 7,6, 7,8 e del 4 per cento mentre nell’ultimo trimestre si era attestato al 3,5% risentendo del peggioramento delle condizioni economiche dei principali partner commerciali internazionali della Turchia.

Alla crescita del Paese nel 2022 hanno contribuito le esportazioni e gli investimenti in macchinari e attrezzature (2/3 del tasso di crescita della Turchia nel 2022).

I dati ufficiali resi noti da TurkStat lo scorso 28 febbraio, indicano in PIL al +5,6% con un reddito pro-capite a 10.665 dollari per l’intero 2022; crescita solida (anche se più lenta rispetto agli anni precedenti) che colloca la Turchia al 3° posto in Europa e al 5° al mondo tra le economie che sono cresciute di più lo scorso anno.

Il Pil della Turchia si attesta oggi a 905,5 miliardi rispetto agli 807,1 del 2021 (16° economia al mondo), il più alto livello degli ultimi 8 anni.

Le percentuali mancanti sono 7,8% e del 7,6% rispettivamente nel I e nel II trimestre del 2022. Nel III, II e I trimestre del 2021, il tasso di crescita del PIL turco era stato rispettivamente del 7,9%, 22,2% e del 7,5%. Nel 2021 la crescita del PIL era stata dell’11,4%.

La crescita dovrebbe tuttavia essere più sostenuta nel lungo periodo per maggiori investimenti per la ricostruzione nelle regioni distrutte dai terremoti; lo scorso 4 marzo Moody's nel suo ultimo “Global Macro Outlook 2023-24”, ha rivisto al rialzo le sue previsioni di crescita economica turca, in aumento nel 2023 rispetto al 2% della proiezione precedente e che si attesterebbe al 4% nel 2024 (rispetto alla precedente stima del 3%) con un tasso di inflazione più elevato rispetto alle stime precedenti al terremoto.

Moody's ha poi aggiunto, riguardo le previsioni di crescita, che “molto dipenderà dall'entità del sostegno della politica fiscale e monetaria alle regioni colpite che hanno una popolazione complessiva di circa 9,5 milioni di persone, il 14% della popolazione totale, e rappresentano una quota del 9,3% del PIL turco, l'11,2% del settore industriale e il 14% della produzione agricola”.

L'agenzia ha infine evidenziato come la politica monetaria espansiva di alcuni grandi mercati emergenti, tra cui India, Brasile, Messico e Turchia, abbia consentito uno slancio dell’economia positivo rispetto, ad esempio, a quello mostrato da altri Paesi G20, la cui stretta monetaria nel 2022 fa prevedere, secondo Moody's, una crescita economica per tutto il gruppo G20 che potrebbe scendere al 2% nel 2023 rispetto al al 2,7% registrato nel 2022, per poi risalire al 2,4% nel 2024.

Nel frattempo, sempre l'Istituto statistico turco (TÜİK), ha reso pubblici gli indici sintetici di fiducia nelle varie componenti dell’economia turca del mese di febbraio 2023 rispetto a quello precedente di gennaio (da notare gli indici sono stati rilevati qualche giorno prima del 6 febbraio): quello economico generale principale è sceso dello 0,3% su base mensile lo scorso mese di febbraio rispetto al mese precedente, passando da 99.3 a 99.1, mentre l’indice di fiducia dei consumatori (82,5) è aumentato del 4,3% nel periodo in osservazione restando però ben al di sotto della soglia di 100 punti.

Quello composito del clima di fiducia delle imprese ha fatto registrare un +6,1%. Scomponendo il dato, si rileva un leggero calo di fiducia del settore reale (-1,0%) con 102,4, mentre nel settore dei servizi (115.5%) il calo è stato più pronunciato (2,2%). Anche nel settore del commercio al dettaglio si registra un calo del 2,4% (123,1%) mentre il settore delle costruzioni, che aveva fatto registrare una dinamica positiva nella precedente rilevazione (+1,5%), scende anch’esso del 3,6% e si attesta all’89,9%.

L’indice “FSCI” (Financial Service Confidence Index), perde 4,4 punti base ma si mantiene ben al di sopra della soglia di 100 punti, attestandosi al 141,3%.

L’indice “RPPI” (Residential Property Price Index) sale invece al 167,8% a dicembre 2022 rispetto all’analogo mese di un anno prima. L’indice ha fatto registrare incrementi in tutte tre le principali città della Turchia (174,2% Istanbul, 172,7 Ankara e 168,3% Izmir).

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09.03.2023

Le relazioni commerciali tra Italia e Turchia nel nuovo aggiornamento dell’ICE-Agenzia di Istanbul che fotografa l’interscambio nel 2022

Secondo i dati diffusi dall’Agenzia ICE di Istanbul, nel 2022 - rispetto all’anno precedente - il commercio estero con la Turchia segna un aumento del 14,8% che colloca il l’Italia al 5° posto tra i maggior partner commerciali con 26,4 miliardi di interscambio totale ed una quota del 3,9% sul totale importato dalla Turchia. L’Italia in ambito UE si piazza al secondo posto preceduta dalla Germania (45,2 miliardi di merci e servizi venduti) e prima della Francia mentre nell’area del Mediterraneo è il primo partner commerciale della Turchia.

Nel 2022, le esportazioni italiane hanno raggiunto i 14,1 miliardi dollari con un incremento dell’export in valore del 21,8% rispetto al 2021 collocando il nostro Paese al 6° posto tra i principali fornitori della Turchia preceduta da Russia, Cina. Germania, e Svizzera, che ha scavalcato gli Stati Uniti al 5° posto.

Si mantiene invece stabile quale 5° cliente dopo Germania, Svizzera, Stati Uniti Iraq e Regno Unito con 12,3 miliardi di beni acquistati con un incremento dell’import in valore del 7,7% rispetto al 2021.

Dopo un primo semestre del 2022 che aveva visto distribuire equamente vendite e acquisti tra i due Paesi con un saldo pressoché equilibrato, il 2022 ha registrato un saldo negativo per la Turchia di 1,7 miliardi in forte aumento rispetto al 2021.

La dinamica dell’export italiano nel 2022 è stata trainata dalle vendite di combustibili e oli minerali (+109,4% rispetto al 2021) e da quelle della voce merceologica “metalli e pietre preziose” (+191,7%) e, in misura meno marcata, dalle nostre esportazioni di ferro e acciaio (+47,2%). È risultato in calo solo l’export di prodotti farmaceutici (-9,7%). In termini assoluti, le principali voci del nostro export nel periodo in osservazione restano quelle tradizionali dei “macchinari e apparecchiature meccaniche” che hanno superato per la prima volta la soglia dei 3 miliardi di dollari.

Nel confronto con i principali partner commerciali europei, nel 2022 si rileva ancora una crescita delle esportazioni dell’Italia (+21,8%) nettamente superiore agli incrementi registrati dalla Germania (+8,4%) e dal Regno Unito (solo un +1,3%), mentre la Francia ha fatto registrare un +16,7% rispetto al 2021. In ambito Ue, come detto, l’Italia è seconda solo alla Germania (45,7 miliardi di dollari) e si posiziona prima di Francia (20 miliardi di dollari) e Spagna (16,1 miliardi di dollari), guadagnando quote nei confronti dei nostri tre principali concorrenti.

La dinamica dell’export turco fa invece registrare nel 2022 un +209,5% negli acquisti italiani di combustibili e oli minerali – triplicati rispetto allo scorso anno con quasi mezzo miliardo di dollari - mentre la prima voce dell’import italiano resta quella degli “autoveicoli, trattori e parti di ricambio” con oltre 2 miliardi di euro.

Tra gli incrementi maggiori delle esportazioni della Turchia nel 2022 si segnala l’aumento fatto registrare verso la Federazione Russa (+62%) e la Romania (+34,3%) mentre la dinamica dell’import turco segna, tra i più cospicui aumenti, un +402% dalla Svizzera, +103% dalla Federazione Russa (frutto principalmente delle importazioni energetiche) e +83% dagli EAU.

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09.03.2023

La Banca Centrale (CBRT) taglia il tasso di riferimento di 50 punti base all’8,5% per salvaguardare la crescita

Il 23 febbraio scorso, il “Monetary Policy Committee” (MPC) ha deciso di ridurre il tasso di riferimento dal 9 all’8,5% nonostante un positivo quadro economico ma con il timore dei continui rischi geopolitici, degli aumenti dei tassi di interesse delle principali economie del mondo l'alto livello del tasso di inflazione su scala internazionale.

La decisione di ridurre di 50 punti base il tasso, si commenta nel comunicato diffuso della BCRT, è stata presa adducendo che gli effetti negativi sull’economia causati dai due devastanti sismi avranno un impatto di breve durata.

L’obiettivo è dunque quello di mantenere le positive condizioni finanziarie attuali e continuare a preservare crescita, produzione e occupazione anche dopo i terremoti del 6 febbraio scorso.

Nello specifico, continua la nota del Governatore Şahap Kavcıoğlu, prima della peggiore calamità naturale che ha sconvolto le regioni della Turchia mediorientale, i principali indicatori segnalavano una domanda interna più dinamica e robusta rispetto a quella estera, nonché un costante aumento del trend di crescita grazie al contributo, più forte delle attese, del turismo al saldo corrente della bilancia dei pagamenti.

Tuttavia, la domanda di consumi interni, l'ancora elevato livello dei prezzi dell'energia e la debole attività economica nei principali partner commerciali della Turchia, mantengono alti i rischi sul conto delle partite correnti, il cui saldo è fondamentale per la stabilità dei prezzi.

Sul lato della politica monetaria, la BCRT continuerà dunque a monitorare il tasso di crescita del credito rafforzando i controlli sull’utilizzo delle valute estere difendendo la c.d. “liralizzazione”.

L’MPC darà la priorità alla creazione di condizioni finanziarie favorevoli al fine di ridurre al minimo gli effetti negativi dei terremoti sull’economia e sostenere la necessaria ripresa.

Sulla base di queste il Comitato di Politica Monetaria ha ridotto il tasso di riferimento di mezzo punto percentuale portandolo all’8,5% valutando che l'attuale orientamento di politica monetaria dopo la “misurata” riduzione sia adeguata a sostenere la ripresa necessaria all'indomani dei sismi mantenendo stabilità dei prezzi e finanziaria.

Restano le incertezze sui reali effetti economici degli eventi sismici per le difficoltà di stimare i danni per la ricostruzione e in tal senso Kavcıoğlu ha aggiunto che si tratta di un aggiustamento emergenziale considerando che le ripercussioni dei sismi sull’economia saranno limitati nel tempo (una previsione della BCRT che “sembrerebbe” in linea con quelle del Governo).

variazioni tasso interesse CBRT (serie storica)

La lira turca ha contenuto il contraccolpo della riduzione del tasso di riferimento guadagnando leggermente sul dollaro (da un cambio di 18,8752 lire per un dollaro registrato il giorno prima del taglio ad un tasso di 18,8802 lire alla chiusura del giorno seguente).

In realtà, la valuta nazionale non aveva reagito né all’indomani dei sismi e neppure dopo l’immediata chiusura della Borsa di Istanbul per 5 sedute (dall’8 al 14 febbraio), accusando solo un leggero deterioramento nei giorni seguenti al sisma.

Al riguardo, tra alcuni economisti turchi si è registrata la convinzione che in realtà il mercato dei cambi, nei giorni seguenti il sisma, sia stato mantenuto “sopravalutato” con acquisti durante tutto il periodo “concertati” dalla BCRT e dalle banche statali turche. Peraltro, il 24 febbraio, giorno seguente la riduzione del tasso di riferimento, si è registrato un ulteriore monito della BCRT rivolto alle banche di porre fine ai trasferimenti di valute convertibili verso le banche corrispondenti estere che dall’inizio del 2023 hanno interessato oltre 2,3 miliardi di dollari.

Le riserve ufficiali della BCRT a gennaio 2023 sono scese del 2,6% rispetto a dicembre dello scorso anno attestandosi a 125,3 miliardi di dollari.

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09.03.2023

Secondo i dati resi pubblici lo scorso 22 febbraio da “TurkStat” la disoccupazione in Turchia si attesta al 10,2% nel nell’ultimo trimestre del 2022

Lo scorso 22 febbraio l'Istituto statistico turco (TÜİK) ha diffuso i dati sulla disoccupazione per l’ultimo trimestre del 2022. TÜİK ha affermato che il tasso di disoccupazione si attesta al 10,2% rispetto al trimestre precedente (+0,2%). Il dato invece destagionalizzato mese su mese è stato del 10,3% a dicembre 2022. Sempre secondo l’Istat turco, nel periodo ottobre-dicembre 2022, il numero di disoccupati è aumentato di 148 mila unità attestandosi a 3,6 milioni.

L’'indagine rileva inoltre una disoccupazione all’8,5% per gli uomini e del 13,6% per le donne.

Il tasso di disoccupazione giovanile nel trimestre ottobre-dicembre 2022nella fascia di età 15-24 è stato del 19,2% (in aumento rispetto a quella fatto registrare nel trimestre precedente quando si attestò al 18,98%). Si tratta di un dato ancora piuttosto alto rispetto alla media dei paesi OCSE e dove si osserva una ripartizione del 15,8% per gli uomini e del 25,5% per le donne.

L’occupazione continua la sua fase di espansione, oltre mezzo milione di occupati in più nel trimestre in osservazione con 31,4 milioni di persone occupate e un tasso che si attesta al 48,4% con una ripartizione uomini/donne rispettivamente del 65,6% e del 31,3%.

Infine, l'orario di lavoro settimanale effettivo medio destagionalizzato è stato di 44,3 ore lavorate in linea rispetto ai mesi precedenti.

Il numero degli occupati è aumentato in tutti i settori (agricolo, industria, costruzioni e servizi) con una distribuzione dell'occupazione per settore che in Turchia vede il 15,7% dei lavoratori occupati nell'agricoltura, il 21,4% nell'industria, il 6,1% nell’edilizia e ben il 56,8% nei servizi. Nello specifico, il tasso di occupazione in Turchia è aumentato del 7,3% nell’ultimo trimestre del 2022 rispetto all’analogo trimestre del 2021.

Infine, l'indice lordo dei salari è aumentato del 102,4% nel trimestre ottobre-dicembre 2022 rispetto al medesimo trimestre dell’anno precedente, facendo registrare un +15,1% sul trimestre luglio-settembre 2022 quando l’indice registrò un +24,9%.

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09.03.2023

Aggiornamento al 13 febbraio 2023 dei flussi in entrata degli investimenti esteri a cura dell’Associazione non governativa degli investitori internazionali in Turchia (YASED)

I dati i più aggiornati sui flussi di IDE in Turchia, pubblicati lo scorso 13 febbraio dall’Associazione non governativa degli Investitori Internazionali nel Paese (YASED), indicano che nel 2022 gli IDE totali in sono stati pari a 13 miliardi di dollari tra “equity capital” (6,5 miliardi di dollari), ricavi provenienti dalle vendite delle proprietà immobiliari (6,3 miliardi) e 0,8 miliardi per strumenti di debito (ossia crediti e depositi commerciali, sottoscrizioni di titoli obbligazionari e prestiti). I disinvestimenti segnano invece il livello più basso degli IDE e si attestano a 0,6 miliardi di dollari.

Nello specifico, nel mese di dicembre 2022, lo stock di investimenti in entrata si è attestato a circa 1 miliardo di dollari. I saldi negativi degli IDE hanno rappresentato nel il 27% del deficit del conto corrente su 12 mesi. Nel complesso, il 2022 ha registrato un -2,4% rispetto al 2021 nonostante i buoni risultati degli IDE cd “greenfield”.

Nel 2022, il settore “servizi”, in particolare bancario e assicurativo, hanno fornito il più grande contributo agli IDE in entrata nel 2022 (28% del totale), seguito da quello delle “vendite all’ingrosso e commercio al dettaglio” (25%) mentre a distanza, al terzo posto, si è piazzato il settore manifatturiero e del “food & beverage e tobacco”.

Nel 2022, sono ancora una volta i Paesi dell’Unione Europea più il Regno Unito i più importanti investitori in Turchia, detenendo la quota di maggioranza pari al 70% degli IDE totali in entrata nel Paese, registrando una crescita del 12%. Il blocco UE più Regno Unito è seguito dagli altri Paesi dell’Europa (+7%) grazie anche alla eccezionale performance della Svizzera (+9%), da quelli dell’Asia orientale, delle Americhe e del Medio oriente.

A livello di Paesi, nel rank riferito al 2022, l’Italia si piazza alla nona posizione con una quota del 4% dopo aver ricoperto le prime 4 posizioni nel corso dell’anno a seguito delle acquisizioni di quote e fusioni di primarie aziende turche. La Spagna che ha grandi investimenti anche nel settore bancario (Garanti Bank BBVA), consolida la prima posizione con un incremento del 19% e 1,6 miliardi di dollari, seguita da Olanda (13%), Svizzera (11%), e Germania (11%).

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09.03.2023

Sono state rese note le statistiche del mercato immobiliare in Turchia nel 2022 (fonte TÜİK)

Lo scorso 17 febbraio sono stati resi pubblici da parte della TÜİK i dati riferiti al mese di gennaio 2023 delle compravendite di immobili ad uso abitativo che fanno registrare un +10,6% sull’analogo mese del 2022 ma che registrano un sensibile calo rispetto al mese di dicembre 2022. Istanbul si colloca ancora una volta al primo posto con 17.417 unità vendute (17,8% del totale) seguita dalla capitale Ankara con 8.808 (9%) e Antalya (5,7%) con 5.572 che scavalca, per il mese in osservazione, la città di Izmir.

In calo le abitazioni acquistate con finanziamenti (-10,9% sul solo mese di dicembre 2022); più sensibile invece il calo registrato a gennaio 2023 sia degli acquisti di immobili nuovi (27.500) che di quelli di seconda mano (70.176) rispetto a dicembre 2022.

Le abitazioni di seconda mano tuttavia rappresentano oltre il 70% di tutte le tipologie di unità abitative vendute in Turchia.
Le case vendute a cittadini stranieri, cresciute del 15,2% l’anno scorso, nel mese di gennaio 2023 hanno mostrato invece un calo con i contratti di compravendita che si sono fermati a poco più di 4 mila rispetto agli oltre 6 mila del merse di dicembre e con Antalya che scavalca Istanbul al primo posto.

I cittadini della Federazione russa hanno acquistato 1.557 unità e si collocano al primo posto, un dato che rispecchia un andamento costante dall’invasione russa dell’Ucraina e le successive sanzioni occidentali. I russi, molti dei quali hanno ottenuto la cittadinanza turca proprio grazie all’acquisto di immobili (la Municipalità di Antalya ha ad esempio sospeso le agevolazioni di acquisto della cittadinanza turca per gli acquirenti stranieri di immobili) sono seguiti a distanza da quelli iraniani e dagli iracheni. Si piazzano invece al quarto posto gli ucraini, seguiti da kazaki e tedeschi.

Come si ricorderà, anche nei precedenti numeri di Cronache Economiche si era affrontato il tema del costo delle abitazioni e degli affitti in Turchia. Il mercato immobiliare residenziale nel 2022 aveva fatto registrare i più alti incrementi al mondo (+57,7%) collocando la Turchia al primo posto secondo l’indice del “Knight Frank’s Global House Price”.

A seguito dei disastrosi sismi del 6 febbraio scorso, in alcuni distretti colpiti, si assiste purtroppo ad un incremento speculativo delle richieste di affitto degli immobili da parte di privati: a titolo di esempio, nelle città di Silifke ed Erdemli, tra le più colpite dai terremoti, l'affitto mensile più basso è passato da 3 mila lire turche (circa 160 dollari) a ben 8 mila (circa 424 dollari).

La capitale Ankara, la più sicura dal punto di vista sismico tra le principali città della Turchia, ha attirato quasi 300 mila sfollati, più di qualsiasi altra città. Nel giro di poche settimane, i prezzi complessivi degli affitti sono aumentati fino al 60% in città, secondo le ultime statistiche fornite dalla Camera degli Agenti Immobiliari, mentre il costo di acquisto è aumentato di oltre il 40%. Prima dei sismi, i costi per l’affitto di un appartamento tra più economici ad Ankara oscillavano dalle 3.000 alle 4.000 lire turche (158 - 212 dollari) mentre oggi si supera facilmente la soglia dei 400 dollari mensili, anche nei quartieri periferici. Nei quartieri al centro o in quelli suburbani residenziali, l’affitto di un appartamento trilocale si aggira al doppio del salario minimo (oggi a poco più di 450 dollari).

Il Ministero della Giustizia starebbe lavorando ad un progetto di modifica del codice penale che introdurrebbe pene detentive da due a cinque anni per i proprietari di immobili che alzano i prezzi di affitto a seguito di disastri naturali.

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09.03.2023

Sono stati resi noti lo scorso 24 febbraio le statistiche sul turismo riferite al mese di gennaio 2023. Andamento nel 2022

Sulla base dei dati provvisori resi noti dal Ministero della Cultura e del Turismo lo scorso 24 febbraio, il numero di viaggiatori stranieri nel mese di gennaio 2023 è stato pari a 2 milioni (+56,51% sull’analogo periodo del 2022). I dati indicano ai primi tre posti le città di Istanbul (59,31% sul totale) con oltre un milione e duecentomila presenze, seguita a lunga distanza da Edirne al confine con Grecia e Bulgaria (12,09%) e da Antalya (9,14%). A livello geografico, i turisti della Federazione Russa si collocano al primo posto, seguiti da bulgari e tedeschi.

Complessivamente, nel 2022, il numero di visitatori segna una forte ripresa sul 2021 (+75%) con le presenze dall’estero che sono salite a 51,4 milioni di cui più di 7 milioni sono stati cittadini turchi residenti all’estero (1,5 milioni). Le entrate del turismo, sempre nel 2022, sono state pari a 46,3 miliardi di dollari (+53,4% sul 2021). A livello geografico la Germania si è collocata al primo posto precedendo la Federazione Russa ed il Regno Unito. Infine, nel 2022 la Turchia ha accolto 421 mila turisti italiani.

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09.03.2023

Il conto della bilancia dei pagamenti in Turchia secondo gli ultimi dati diffusi dalla Banca Centrale turca mostra un deficit elevato

A dicembre 2022, secondo gli ultimi dati resi noti dalla Banca Centrale, la posizione della bilancia dei pagamenti della Turchia rimane debole: il saldo di conto corrente è risultato in deficit di 5,9 miliardi di dollari (era pari 3,66 miliardi nel mese precedente). Al netto delle importazioni di oro non monetario e di energia, il conto corrente della bilancia dei pagamenti farebbe registrare un surplus di 3,5 miliardi di dollari contro i 5,26 del mese di novembre 2022.

Ciò ha portato all’ampliamento del deficit a 12 mesi a 48,8 miliardi di dollari rispetto ai 43,5 del mese precedente, il più alto dal 2013.

Il disavanzo delle partite correnti registrato in Turchia è dovuto principalmente all’espansione del saldo della bilancia commerciale: nel mese di gennaio 2023 i dati preliminari indicano un deficit commerciale salito a 14,3 miliardi di dollari (+38,4% rispetto all’analogo mese di gennaio 2022).

I flussi della voce “servizi” hanno invece fatto registrare un avanzo netto pari a 2,5 miliardi di dollari. Nell’ambito di questa voce, i viaggi per turismo hanno fatto registrare un surplus di 1,5 miliardi.

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09.03.2023

Il commercio estero della Turchia nel rapporto di TÜİK e del Ministero del Commercio del 27 febbraio 2022

Secondo i dati diffusi da “TurkStat” in collaborazione con il Ministero del Commercio, nel mese di gennaio 2023, su base annua, le esportazioni sono state pari a 19,4 miliardi di dollari con un incremento del 10,3% sull’analogo mese del 2022; l’import cresce invece del 20,7% attestandosi a 33,6 miliardi. Le vendite turche sono state nel mese in osservazione pari 18,2 miliardi (+8,4% sul 2022) mentre gli acquisti sono ammontati a 19,9 miliardi (+8,1% sul mese di gennaio 2022). Il deficit commerciale (energia e oro esclusi) si è attestato a poco meno di 2 miliardi di dollari, con un rapporto percentuale di copertura delle esportazioni sulle importazioni del 91%.

Se scorporiamo la voce fabbisogno energetico e oro, nel mese di gennaio 2023 la bilancia commerciale ha segnato un disavanzo commerciale pari al 38,4% sull’analogo mese di gennaio 2022, attestandosi a 14,2 miliardi di dollari ed il rapporto di copertura dell’export sull’import scende al 57,6% dal 63% di un anno fa.

Export, import and balance, January 2023

A livello geografico, nel mese di gennaio 2023, il principale mercato di sbocco delle merci turche è stato quello tedesco (1,8 miliardi di dollari), seguito da quello statunitense (1,2 miliardi), della Federazione Russa (1,04 miliardi), del Regno Unito (954 milioni) d dell’Italia con 916 milioni di dollari di merci e servizi acquistati. Tra i principali fornitori, la Federazione Russa si piazza al 1° posto con 5,1 miliardi di dollari, precedendo la Svizzera (4,3 miliardi), la Cina (3,6 miliardi), la Germania (1,8 miliardi) e gli USA (1,2 miliardi).

Nel 2022 le esportazioni turche erano aumentate del 12,9% rispetto all’anno precedente e si attestavano a 254,2 miliardi di dollari rispetto ai 363,7 miliardi di import (+34% sul 2021). Il deficit commerciale alla fine dell’anno scorso era stato pari a a 109,5 miliardi di dollari con un incremento sul 2021 del 137% mentre il grado di copertura percentuale del rapporto export/import era diminuito dall’83% del 2021 al 69,9% del 2022. Un disavanzo commerciale appesantito dall’import di energia (22%), dalle importazioni di oro non lavorato, e di macchinari e macchine elettriche.

I recenti terremoti che hanno colpito 11 province nella sud-est della Turchia, che rappresentano l'8,6% delle esportazioni della Turchia, hanno avuto un impatto negativo sull’export nel mese di febbraio 2023: secondo i dati preliminari pubblicati i primi giorni di marzo da TİM, le esportazioni sono diminuite del 6,4% per un totale di 18,6 miliardi di dollari. Sulla base dei dati forniti dalle dogane turche, l’impatto negativo sull’export è stato evidentemente molto più pronunciato nei distretti direttamente colpiti dai sismi (Adıyaman, Hatay, Kahramanmaraş e Malatya).

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09.03.2023

Tradizionale appuntamento con le energie rinnovabili: ultimo rapporto della “European Wind Statistics and 2023-2027 Outlook” a cura di Wind Europe

La Turchia rafforza la sua posizione nel panorama dell’energia eolica, collocandosi al 6° posto in Europa per capacità di potenza installata, secondo il rapporto "2022 European Wind Statistics and 2023-2027 Outlook" dell'Associazione europea per l'energia eolica, WindEurope.

Il rapporto rivela che la Turchia ha aggiunto 867 megawatt di capacità eolica nel 2022, portando la sua potenza totale installata a 11.969 megawatt, in aumento rispetto alla classifica del 2021. Il rapporto mostra, inoltre, che cinque Paesi (Germania, Spagna, Regno Unito, Francia e Svezia) rappresentano un terzo della potenza totale installata in Europa per un totale di 254.788 megawatt. La Germania ha la più alta capacità di energia eolica installata con 66.322 megawatt. Precedono la Turchia anche Spagna con 29.798 megawatt, Regno Unito con 28.499 megawatt, Francia con 21.135 megawatt e Svezia con 14.585 megawatt. La Turchia precede invece l’Italia che si colloca la 6° posto in Europa.

La Turchia ha previsto di installare nel quinquennio 2023-2027 ulteriori 8,2 GW, tutti onshore.
Il “wind energy target” della Turchia è di 18,1 GW entro il 2030 e 29,6 GW entro il 2035.

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09.03.2023

Industria della Difesa turca ad Abu Dhabi durante la “IDEX International Defence Industry Fair” svoltasi dal 20 al 24 febbraio scorsi

l colosso Otokar, della Holding turca Koc, leader nella progettazione e fabbricazione di veicoli corrazzati per l’industria della Difesa della Turchia e attiva in 235 Paesi, ha recentemente ampliato la sua presenza anche negli EAU con le nuove versioni ed equipaggiamenti dei suoi veicoli Rabdan 8x8 ed il Cobra II antimine.
Questi veicoli fungono da componente chiave per l’appoggio alle truppe di terra ed i cingolati sono stati presentati alla “IDEX International Defence Industry Fair” che si è svolta lo scorso mese di febbraio ad Abu Dhabi. La rassegna fieristica internazionale IDEX, è tra i più importanti eventi del settore a livello mondiale e riunisce ogni due anni delegazioni da ogni parte del mondo. La “Otokar Land Systems” è oggi operativa in Bahrain e Kuwait, fornendo i propri corrazzati Cobra alle Forze Armate in Bahrain e a due contractor kuwaitiani. Oltre a fornire questi veicoli ai due Paesi, Otokar ha anche creato siti di manutenzione in entrambi i Paesi e sono in corso nuove trattative per il lancio di nuovi prodotti. La Difesa turca ha anche presentato il suo veicolo terrestre senza equipaggio, Kapgan, sviluppato dalla Havelsan di Ankara oltre al terrestre Barkan ed a quello aereo Baha.

In particolare, il veicolo aereo senza pilota Baha è stato utilizzato nelle regioni recentemente devastaste dal sisma per catturare immagini dall’alto dell’area colpita e condividere le informazioni su aree inaccessibili dopo il terremoto, svolgendo un ruolo cruciale nelle operazioni di ricerca e soccorso. Anche il veicolo terreste senza pilota Barkan è stato impiegato operazioni di ricerca e soccorso nelle regioni colpite. È nota l’ambizione della Turchia di riuscire a produrre in house il 75% dei propri armamenti e di penetrare in nuovi mercati e, in tale contesto, i dati confermerebbero un numero in crescita di nuovi ordini ricevuti dall'industria della difesa e aerospaziale con investimenti in aumento nel settore dell’R&S. I risultati raggiunti negli ultimi tre anni hanno consentito alla Turchia di aumentare i Paesi verso cui esporta prodotti della sua industria, diversificando il materiale venduto e collocando il Paese tra i primi 15 al mondo per esportazione di materiale di difesa.

Nel 2022, le esportazioni di prodotti dell’industria militare turca sono state valutate oltre 4 miliardi di dollari, rispetto ai 3,1 miliardi di dollari del 2021 grazie anche ai droni (UAV) TB2 Bayraktar, prodotti dal colosso turco Baykar, che sarebbe anche in procinto di sviluppare un nuovo drone da combattimento aria-aria, denominato Kizilelma.

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