Cronache Economiche

08.09.2023

Il Governo presenta il nuovo Piano economico di medio termine

Il 6 settembre, il Governo turco ha annunciato il Programma economico di medio termine (PMT) che contiene gli obiettivi macro-economici per il quadriennio 2023-2026.

I tassi di crescita del Paese per il 2023, 2024, 2025 e 2026 sono previsti rispettivamente al 4,4% (con USD 12,415 di reddito pro-capite), al 4% (con USD 12,875 di reddito pro-capite), al 4,5% (con USD 13,717 di reddito pro-capite) e al 5% (con USD 14,855 di reddito pro-capite), a fronte di un’inflazione attesa pari al 65% per il 2023, al 33% per il 2024, al 15,2% per il 2025 e all’8,5% per il 2026.

La disoccupazione è prevista aumentare dal 10,1% nel 2023 al 10,3% nel 2024, per poi diminuire progressivamente nel 2025 (9,9%) e nel 2026 (9,3%). Il deficit di bilancio, dopo un primo incremento dal 2023 (TRY 1,6 trilioni) al 2024 (TRY 2,65 trilioni), è atteso decrescere e stabilizzarsi nel 2025 e nel 2026 alla cifra di TRY 1,82 trilioni. In costante diminuzione, invece, si attesta il disavanzo atteso delle partite correnti, che, raggiunto il valore di USD 42,5 mld nel 2023, è previsto decrescere fino a USD 30 mld nel 2026, passando per gli USD 34,7 mld nel 2024 e gli USD 31,7 mld nel 2025.

Nel presentare il piano, che fotografa un peggioramento del quadro macro-economico contraddistinto dal rallentamento della crescita e da un forte aumento dell’inflazione, il Presidente Erdogan ha sottolineato che quest’ultima “sarà riportata a una singola cifra grazie al supporto di una politica monetaria restrittiva”, aggiungendo che al contempo “la crescita economica, trainata da investimenti ad alto valore aggiunto, non sarà compromessa”. “Non c’è dubbio” – ha evidenziato – “che raggiungeremo i nostri obiettivi”, portando la Turchia “tra i Paesi ad alto reddito”.

In particolare, Erdogan ha posto forte enfasi sull’incremento dell’occupazione, delle esportazioni e del turismo, annunciando gli obiettivi di creare una media di 909 mila posti di lavoro l’anno e di raggiungere le cifre di USD 300 mld di export e USD 70 mld di entrate dal settore turistico. Il Presidente ha poi sottolineato l’importanza di rafforzare le relazioni commerciali con l’UE mediante la modernizzazione dell’Unione doganale e di attrarre Investimenti Diretti Esteri attraverso il miglioramento della prevedibilità legale e burocratica. Relativamente alle aree colpite dai terremoti del 6 febbraio scorso, infine, ha annunciato l’allocazione di 1 trilione di lire turche (circa 37 miliardi di dollari) nel solo 2024, da portare a 3 nell’arco di tutta la durata del piano.

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08.09.2023

Inflazione in crescita. I dati TURKSTAT sul mese di agosto

Secondo i dati diffusi il 4 settembre scorso dall’Istituto nazionale turco di statistica (TURKSTAT), nel mese di agosto il tasso di inflazione si è attestato al 58,94% a fronte del 47,83% rilevato a luglio. Un incremento su base mensile pari al 9,09%, i cui principali fattori risultano i prezzi di trasporti (16,61%), elettrodomestici (+ 9%) e beni alimentari (+8%).

I dati testimoniano, dunque, la persistenza di forti pressioni inflattive connesse a principalmente al combinato disposto tra la debolezza della lira turca e i recenti aumenti di imposte e salari. Allo stesso tempo, le rilevazioni attestano un rinnovato approccio all’insegna del realismo e della trasparenza da parte di TURKSTAT, in passato oggetto di dubbi in merito all’attendibilità dei dati diffusi. Tuttavia, alcuni continuano a ritenere che l’Istituto non dia pianamente conto della realtà: secondo il Gruppo Indipendente di Ricerca sull’Inflazione (ENAG), le cui metodologie di calcolo risultano comunque piuttosto opache, l’inflazione annuale sarebbe in realtà pari al 128,05%.

Commentando la repentina crescita del tasso, il Ministro del Tesoro e delle Finanze, Mehmet Şimşek, ha sottolineato: “Sappiamo che la lotta contro l’inflazione richiederà tempo. Siamo nel periodo di transizione. Faremo tutto il necessario (inasprimento monetario, politica creditizia e politiche dei redditi) per controllare l’inflazione e poi abbassarla. Alla fine, varrà la pena avere pazienza”. “Siamo assolutamente determinati” – ha concluso il Ministro – “a combattere l’inflazione”. Parole ribadite dal Presidente Erdogan, che, dopo la riunione di Gabinetto del 5 settembre, ha affermato: “L’aumento dell’inflazione annuale richiede un rafforzamento della nostra lotta contro l’elevato costo della vita. Questo è un processo lungo e che richiede pazienza.”

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08.09.2023

L’aumento del PIL nel secondo trimestre: +3,8% anno su anno

“Nonostante il difficile contesto globale e domestico, nel secondo trimestre, l’economia turca è cresciuta anno su anno del 3,8%. La crescita annuale sembra destinata ad attestarsi al di sopra del 4%. Ciò indica che l’inasprimento monetario e il consolidamento fiscale rimangono essenziali per il prossimo futuro. La stabilità macro-finanziaria rimangono la nostra massima priorità nel breve periodo.”

Con queste parole, il Ministro del Tesoro e delle Finanze, Mehmet Şimşek, ha salutato i dati sulla crescita resi noti da TURKSTAT il 31 agosto scorso, attestatisi al di sopra delle aspettative degli economisti che, in un sondaggio realizzato da Reuters, prevedevano un incremento intorno al 3,5%.

Secondo la banca d’affari statunitense Goldman Sachs, l’accelerazione della crescita è attribuibile principalmente alla ripresa dall’impatto dei sismi del febbraio scorso e agli stimoli fiscali pre-elettorali, un fattore relativamente al quale l’espansione economica appare come l’altra faccia della medaglia della montante inflazione.

Contestualmente, l’Istituto nazionale turco di statistica ha pubblicato gli indici di fiducia relativi al mese di agosto. Un forte calo si è registrato, in particolare, nell’indice di fiducia dei consumatori, passato a 68 dall’80,1 di luglio (valori al di sotto di 100 indicano una prospettiva pessimistica). Un dato che, trainato dall’inflazione, testimonia come, al di là della crescita, lo scenario economico rimanga ancora offuscato da ombre.

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08.09.2023

Nuovi segnali di un cambio di paradigma nella gestione della politica monetaria (1). Il rialzo del tasso d’interesse

Superando abbondantemente le aspettative degli economisti che, secondo i principali sondaggi, prevedevano un incremento tra i 150 e i 250 punti base, il 24 agosto scorso, la Banca centrale turca (CBRT) ha portato il tasso di interesse dal 17% al 25%. Un aumento di 750 punti, dunque, che rappresenta il più cospicuo dell’ultimo quinquennio e che appare il segnale sinora più evidente di un cambio di paradigma nella gestione dell’economia turca.

La decisione ha segnato il terzo incremento dall’insediamento della neo-Governatrice Hafize Gaye Erkan, sotto la cui direzione, nell’arco di circa due mesi, la Banca centrale ha pressoché triplicato il tasso di interesse, che al 22 giugno scorso si attestava ancora all’8,5%. Peraltro, se i primi due aumenti – risultati al di sotto delle aspettative - erano stati deliberati da un Comitato in cui, eccezion fatta per il vertice, sedevano le stesse figure del precedente corso, tale decisione segue gli avvicendamenti del 27 luglio scorso, che hanno portato in seno all’organo tre profili dalle note posizioni ortodosse (vedasi ultimo numero delle Cronache economiche).

“Il Comitato” – recita il comunicato stampa diffuso dalla CBRT – “ha deciso di continuare lungo il processo di contrazione monetaria per determinare non appena possibile un corso deflattivo, ancorare le aspettative di inflazione e controllare il deterioramento nel comportamento dei prezzi”. In linea con un approccio improntato alla trasparenza delle comunicazioni, la Banca centrale non ha mancato di sottolineare la persistenza di pressioni inflattive causate dal combinato disposto tra la debolezza della lira turca e i recenti aumenti di imposte e salari. Per farvi fronte, la Banca centrale ha ribadito che continuerà in maniera “puntuale e graduale” sia ad aumentare il tasso di interesse, sia a semplificare e razionalizzare il quadro normativo micro e macro-prudenziale.

Un incremento del tasso di interesse attestatosi non soltanto come il più cospicuo dall’insediamento di Erkan, ma anche come il primo al di sopra delle aspettative, conferma l’apertura di un nuovo ciclo nella gestione dell’economia turca. Lo attestano le reazioni dei mercati, che, per quanto consapevoli delle ampie fragilità dell’economia turca, appaiono rassicurati circa la credibilità del nuovo corso, caratterizzata anche dalla riduzione del rischio Paese. Nella giornata del 24 agosto, la lira turca ha chiuso con un rialzo pari a circa il 5% rispetto al dollaro, in quello che Bloomberg ha definito “il più forte incremento giornaliero nell’arco di oltre un anno”. Restano, tuttavia, i dubbi degli analisti in merito all’effettiva capacità di controllare la spirale inflattiva, anche alla luce di un tasso di interesse reale che continua ad attestarsi al di sotto dello zero.

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08.09.2023

Nuovi segnali di un cambio di paradigma nella gestione della politica monetaria (2). Passi in avanti nella semplificazione macro-prudenziale

L’incremento del tasso di interesse segue un’altra importante decisione assunta il 20 agosto scorso, quando la Banca centrale turca (CBRT) ha compiuto un nuovo passo a sostegno della “de-dollarizzazione” del sistema.

Nell’ambito del processo di semplificazione e razionalizzazione delle misure macro-prudenziali responsabili dell’irrigidimento dei bilanci bancari negli ultimi semestri, la CBRT ha avviato il graduale smantellamento di un meccanismo di garanzia governativa noto come KKM, rappresentato da depositi in lire turche indicizzati al cambio con protezione dal rischio valutario a carico dello Stato. La Banca centrale ha deciso di stimolarne la conversione in depositi ordinari in moneta nazionale, incentivando le banche a sfruttare le loro capacità promozionali verso la clientela.

Introdotto alla fine del 2021 quale misura emergenziale dinanzi al costante deterioramento del tasso di cambio, il meccanismo KKM si è progressivamente affermato come un pilastro della “Erdoganomics”, non solo estremamente costoso (secondo alcune stime, soltanto nel 2023, sarebbe costato al Governo e alla Banca centrale circa 20 miliardi di dollari) ma anche fortemente criticato da economisti e investitori internazionali per il nesso generato tra finanze pubbliche e moneta nazionale. Il fatto che esso non si collochi più al centro del quadro macro-prudenziale ha certamente rappresentato, nei giudizi degli analisti, un ulteriore passo verso l’ortodossia economica.

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08.09.2023

La bilancia dei pagamenti di giugno: avanzo del conto corrente e rafforzamento delle riserve ufficiali

Nel mese di giugno, secondo gli ultimi dati disponibili, la bilancia dei pagamenti ha registrato un avanzo del conto corrente pari a USD 674 mln, interruttivo di una serie di saldi negativi in atto dal novembre del 2021. Tale surplus è connesso principalmente a un percepibile progresso nelle esportazioni – favorito dal recupero di competitività apportato dal deterioramento del tasso di cambio – associato a un rallentamento delle importazioni, nonché al rilevante contributo della voce “servizi” trainata dal settore turistico. In particolare, al netto delle importazioni di oro non monetario e di energia, il conto corrente ha realizzato un avanzo record di USD 5,6 mld. Nell’ultimo semestre, le partite correnti hanno registrato un deficit di USD 36,8 mld, che, negli ultimi 12 mesi, ha raggiunto la cifra di USD 56,5 mld. Resta da vedere, tuttavia, se il risultato positivo di giugno sia indicativo di un’effettiva inversione di tendenza.

Un ulteriore segnale positivo proveniente dalla bilancia dei pagamenti di giugno è rappresentato da un incremento delle “attività di riserva” pari a USD 11,2 mld, che ha consentito di recuperare quasi i due quinti della riduzione registrata nei cinque mesi precedenti. Le principali voci che hanno contributo al rafforzamento delle riserve risultano: gli “errori e omissioni nette” (USD +5,5 mld, compensativi di quasi la metà dei deflussi di USD 12,7 mld accumulati tra gennaio e maggio; gli “investimenti di portafoglio” (USD +1,8 mld); i “biglietti, monete e depositi” (USD +1,6 mld); i “crediti commerciali e anticipazioni” (USD + 1,2 mld); e le “azioni e altre partecipazioni” (USD +1,1 mld).

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08.09.2023

L’intervento del Ministro Şimsek all’Assemblea Generale dell’Associazione delle Banche turche

Il Ministro del Tesoro e delle Finanze, Mehmet Şimşek, il 18 agosto scorso, è intervenuto all'Assemblea Generale dell'Associazione delle Banche turche (TBB), offrendo un’ampia panoramica del nuovo corso di politica economica e monetaria, fondato sui “principi fondamentali di trasparenza, coerenza, prevedibilità e rispetto delle norme internazionali”. “Tutte le prossime mosse dell’Esecutivo” – ha assicurato il Ministro – “verranno attuate sulla base della libertà d'impresa, del libero scambio e del cambio fluttuante”, nel quadro di “un'economia aperta e basata sulle regole”.

Evidenziando il clima di fiducia generato dal nuovo approccio economico, Şimşek ha sottolineato il miglioramento della prospettiva con cui le agenzie di rating iniziano a guardare all’economia turca. Egli ha menzionato in particolare la revisione operata da Moody’s, che ha elevato l’outlook delle banche turche da “negativo” a “stabile”. Nel rimarcare la resilienza di cui il settore bancario ha dato prova nel corso sia della pandemia che della crisi finanziaria, il Ministro ha affermato che le banche “rappresentano un elemento fondamentale dell’economia del Paese, in termini di investimenti, occupazione, produzione ed esportazioni.”

Şimşek si è infine concentrato sul tema prioritario dell’attrazione degli investimenti esteri, sottolineando come il ritorno all’ortodossia economica ne stia assicurando il ritorno nel Paese.

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08.09.2023

Il Ministro Şimşek incontra gli investitori istituzionali

Il ripristino di un clima di fiducia necessario ad attirare gli investimenti internazionali idonei a risollevare le sorti dell’economia turca appare come il principale obiettivo del nuovo corso economico rappresentato dal duo Erkan-Simsek.

All’inizio di agosto, il Ministro dell’Economia e la Governatrice della Banca centrale, insieme al Vice Presidente della Repubblica, Cevdet Yilmaz, e ai vertici di alcune tra le principali istituzioni finanziarie del Paese, hanno partecipato a un incontro a porte chiuse con quaranta grandi investitori internazionali tenutosi presso la sede di Istanbul della banca statunitense JP Morgan. Secondo quanto emerso dalla stampa, il Ministro Simsek avrebbe sottolineato l’impegno della Turchia al completo ripristino di una postura ortodossa, rimarcando come tale processo goda del pieno supporto del Presidente Erdogan.

Circa due settimane dopo, AmCham Turkiye, l’associazione che rappresenta 125 società statunitensi operanti in Turchia, ha organizzato a Bodrum un evento nel corso del quale è stato evidenziato l’inizio di una nuova era negli investimenti e nel commercio bilaterali. Nel corso del suo intervento, l’Ambasciatore americano, Jeffry L. Flake, ha sottolineato il “grande potenziale” che la Turchia detiene in questo momento, affermando che non a caso il Dipartimento del Commercio ha scelto proprio Istanbul per l’edizione 2024 di “Trade Winds”, il principale business development forum organizzato annualmente dal Governo statunitense. Peraltro, il Ministro Simsek, nel mese di settembre, dovrebbe recarsi negli Stati Uniti per prendere parte a una riunione con gli investitori organizzata dalla banca d’affari Goldman Sachs.

Sempre nella metà del mese di agosto, l’Ambasciata giapponese ad Ankara ha ospitato un incontro tra i dirigenti delle principali società nipponiche attive in Turchia e il Ministro Simsek, il quale, in un suo tweet al termine dell’evento, ha annunciato una prossima missione in Giappone per ulteriori colloqui con gli investitori. Secondo quanto emerso, si è registrato uno scambio molto produttivo in vista di un possibile incremento degli investimenti, nel corso del quale le imprese giapponesi hanno ottenuto rassicurazioni circa il mantenimento di una postura ortodossa. A riprova del clima di fiducia instauratosi, il 5 settembre scorso, il Ministro del Commercio turco, Ömer Bolat, e il Ministro giapponese dell’Economia, del Commercio e dell’Industria, Yasutoshi Nishimura, hanno siglato a Istanbul un accordo di cooperazione per la promozione del commercio, degli investimenti e del partenariato economico bilaterale.

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08.09.2023

“Unione doganale e Green Deal”. L’editoriale del Ministro Bolat

In un editoriale pubblicato il 28 agosto dal titolo “Unione doganale e Green Deal”, il Ministro del Commercio, Ömer Bolat, ha delineato la visione del Paese per una rinnovata Unione doganale e l’allineamento con l’UE nella transizione verde.

Evidenziando l’importanza che la Turchia, quale Paese candidato, attribuisce all’Unione europea, il Ministro ha sottolineato come Ankara mantenga la prospettiva dell’adesione e rimanga impegnata nell’approfondimento delle proprie relazioni con l'UE dal punto di vista sia economico che politico.

Egli ha dunque ripercorso i mutui benefici apportati dall’Unione doganale, che, istituita nel 1995, ha condotto alla progressiva liberalizzazione del commercio - cresciuto rapidamente fino al record di 200 miliardi di interscambio raggiunto nel 2022 - consentendo contestualmente alla Turchia un graduale allineamento alle politiche economiche dell’UE. L'Unione Doganale - ha continuato il Ministro - ha potenziato le capacità industriali e l'integrazione economica dell’economia turca nelle catene globali del valore, permettendo allo stesso tempo all’UE di beneficiare di un importante hub produttivo ai propri confini, dotato di una posizione strategica e di forza lavoro qualificata.

Tuttavia, l’autore ha sottolineato come l’Unione doganale, nonostante tutti i suoi vantaggi, non rifletta più le realtà dell’economia contemporanea. In primis, essa si limita al commercio dei beni industriali e dei prodotti agricoli trasformati, non includendo settori cruciali come i servizi, l’e-commerce, l’agricoltura e gli appalti pubblici. In secondo luogo, il mancato coinvolgimento della Turchia nei processi decisionali relativi all’Unione doganale, secondo il Ministro, impedisce agli interessi turchi di essere adeguatamente rappresentati. “Un altro problema strutturale” - ha proseguito Bolat - “è la crescente divergenza tra gli accordi di libero scambio delle due parti”, oltre al fatto che la possibilità di accedere al mercato turco attraverso l’Unione Europea diminuisce gli incentivi per i partner di libero scambio dell'UE a concludere analoghi accordi con la Turchia. A tali criticità si aggiungono le quote sui passaggi di transito, le difficoltà nel rilascio dei visti per i trasportatori e gli uomini di affari turchi, nonché il costante diniego opposto alla Turchia in merito all’accesso a numerosi database e alla partecipazione a rilevanti agenzie europee. Elementi che, secondo il Ministro, creano effetti distorsivi rispetto al principio di libero movimento dei beni.

“Alla luce delle sfide esistenti e della direzione che l’economia mondiale sta intraprendendo” - scrive Bolat - “è necessario un nuovo impulso alle relazioni economiche tra UE e Turchia”, aggiornando l’attuale ambito dell’Unione doganale, in modo che essa diventi “più compatibile con le realtà dell’economia globale e dischiuda il reale potenziale economico esistente tra Turchia e Unione Europea”.

Il Ministro si è infine concentrato sui recenti sviluppi dell’UE nell’ambito della sostenibilità ambientale, a partire dal Green Deal europeo, sottolineando come la Turchia, nel luglio 2021, abbia presentato il proprio Green Deal Action Plan. In tale ambito, il Ministro indica quale fattore essenziale la capacità di dirigere gli investimenti in primo luogo verso le tecnologie, avanzando contestualmente nel settore della ricerca e sviluppo.

“La modernizzazione dell’Unione Doganale, insieme al rafforzamento della cooperazione nella transizione verde e digitale” - ha concluso Bolat - “ci consentirebbe di far fronte alle sfide emergenti nelle catene globali del valore e nell’economia globale”.

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08.09.2023

Banca Mondiale e Turchia (1). Accordo da 1 miliardo di dollari per la ripresa e la ricostruzione delle aree colpite dai terremoti

La Turchia e la Banca Mondiale, l’1 settembre, hanno firmato un accordo di finanziamento per il sostegno delle aree colpite dai sismi del 6 febbraio scorso. Il “Türkiye Earthquake Recovery and Reconstruction Project” è volto a contribuire al ripristino dei servizi sanitari, alla ricostruzione delle infrastrutture municipali danneggiate o distrutte, nonché alla riparazione e riedificazione delle abitazioni rurali.

Quale parte dell’attuale allocazione di 17 miliardi di dollari in progetti finanziati in Turchia dalla banca di sviluppo, l’importo dell’accordo ammonta a quasi 1 miliardo di dollari. Di questi fondi, 296,5 milioni di dollari saranno destinati a progetti del Ministero dell'Ambiente, dell'Urbanizzazione e dei Cambiamenti Climatici, 252,2 milioni al Ministero della Salute e 388,3 milioni ai progetti di Iller Bank (ILBANK). Il finanziamento ha una maturità complessiva di diciotto anni (con un periodo di tolleranza di cinque) e il tasso di interesse è determinato dal tasso EURIBOR + 74 punti base.

I sismi hanno direttamente colpito 9.1 milioni di persone, di cui 50 mila sono decedute, 107 mila sono state ferite e 3.6 milioni sono state private di un’abitazione in cui risiedere in condizioni di sicurezza. 298 mila edifici sono stati completamente distrutti. Secondo le stime della Banca Mondiale, i danni causati dai terremoti ammontano a 34 miliardi di dollari. Quanto ai costi della ricostruzione, il Governo turco, che ha promesso di costruire 200 mila unità residenziali entro un anno, prevede che essi possano raggiungere i 100 miliardi di dollari.

Commentando il finanziamento, il Ministro del Tesoro e delle Finanze, Mehmet Şimşek, ha dichiarato: "Con il sostegno e le opportunità offerte da parte sia internazionale che nazionale, continueremo a lavorare con tutte le nostre forze affinché la regione possa ritornare rapidamente ai suoi giorni di gloria."

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08.09.2023

Banca Mondiale e Turchia (2). Colloqui avanzati per raddoppiare l’esposizione fino a 35 miliardi di dollari

La Turchia e la Banca Mondiale sono impegnate in colloqui avanzati volti potenzialmente a raddoppiare l’esposizione della banca di sviluppo con il Paese fino a 35 miliardi di dollari. Le discussioni vertono sulla possibilità di finanziamenti pari a 18 miliardi per progetti nell’arco del prossimo triennio. Una cifra che si aggiungerebbe ai 17 miliardi che costituiscono l’attuale allocazione in favore della Turchia.

I finanziamenti includerebbero sia prestiti diretti per il Governo sia forme di sostegno al settore privato. In particolare, secondo Bloomberg, sembrerebbe che la Banca Mondiale si aspetti che i due terzi dei 18 miliardi vadano ai privati attraverso investimenti diretti e garanzie. Inoltre, è possibile che una parte dei nuovi fondi sarà allocata per la ricostruzione delle aree colpiti dai sismi del 6 febbraio scorso, in aggiunta all’accordo di finanziamento da 1 miliardo di dollari stipulato l’1 settembre tra Banca e il Paese.

La conclusione dell’accordo rappresenterebbe un’importante attestazione di fiducia nei confronti del nuovo corso economico turco rappresentato dal duo Erkan- Şimşek, impegnato nel ristabilimento di politiche ortodosse e nella ricostruzione della credibilità internazionale nei confronti dell’economia del Paese.

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08.09.2023

I flussi di IDE: i dati YASED sul primo semestre del 2023

Secondo i dati diffusi l’11 agosto scorso dall’Associazione non governativa degli Investitori Internazionali nel Paese (YASED), nel primo semestre dell’anno, i flussi di Investimenti Diretti Esteri (IDE) in ingresso nel Paese hanno sfiorato i cinque miliardi di dollari.

In particolare, si sono registrati USD 2,5 mld di flussi in capitale azionario e USD 2,2 mld da vendite immobiliari a residenti stranieri. Contestualmente, disinvestimento e strumenti di debito hanno ridotto i flussi totali rispettivamente di USD 152 mln e USD 308 mln, portando così il valore netto degli IDE a USD 4,8 mld (pari al 13% del deficit di parte corrente), in calo del 31% rispetto ai 7 miliardi di dollari registrati nel primo semestre del 2022.

Complice l’incertezza in merito alla politica economica che sarebbe stata adottata dal nuovo Governo, il dato degli IDE di giugno, pari a USD 435 mln - in calo del 32% rispetto agli USD 609 mln del mese precedente - è stato il più basso registrato nel primo semestre del 2023.

Nei primi sei mesi dell’anno, il settore dei servizi ha fornito il contributo più rilevante ai flussi d’ingresso in capitale azionario, con investimenti soprattutto nel commercio all’ingrosso e al dettaglio (16%), nonché nei settori energetico (11%), dell’informazione e comunicazione (10%), finanziario e assicurativo (9%) e chimico- farmaceutico (9%).

Nel commentare i dati, il Presidente di YASED, Engin Aksoy, ha evidenziato come sotto il profilo dell’attrazione degli investimenti, il Paese si collochi attualmente al di sotto del suo potenziale, aggiungendo, però, che la stabilizzazione macro-economica in corso potrebbe innescare, nel prossimo semestre, ulteriori afflussi pari ad almeno 7,1 miliardi di dollari.

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08.09.2023

Il commercio estero della Turchia nell’ultimo report TURKSTAT-Ministero del Commercio

Secondo i dati diffusi il 29 agosto scorso da TURKSTAT in collaborazione con il Ministero del Commercio, nel mese di luglio le esportazioni e le importazioni turche sono ammontate rispettivamente a USD 20,8 mld (18,5 se si scorporano energia e oro) e USD 32,3 mld (24,5 se si scorporano energia e oro). In rapporto allo stesso mese del 2022, si è registrato un aumento, per le prime, dell’8,3% (9,9% se si scorporano energia e oro) e, per le seconde, del 10,5% (24,1% se si scorporano energia e oro). Il disavanzo commerciale, pari a USD 12,2 mld nel luglio 2023, è aumentato del 14,2% rispetto al medesimo periodo del 2022.

Nei primi sette mesi del 2023, invece, le esportazioni sono equivalse a USD 143,3 mld (-0,7% rispetto al periodo intercorso tra gennaio e luglio del 2022), a fronte di importazioni per USD 216,8 mld (+5%). Tra gennaio e luglio di quest’anno, è stato riportato un deficit complessivo di USD 73,5 mld, in aumento del 18,1% se comparato ai primi sette mesi del 2022.

A livello geografico, lo scorso luglio, i principali mercati di sbocco per le merci turche sono stati Germania (USD 1,7 mld), Italia (USD 1,103 mld), Stati Uniti (USD 1,101 mld) Iraq (USD 978 mln), e Regno Unito (USD 962 mln). Nei primi sette mesi del 2023, invece, essi sono stati Germania (USD 12,4 mld), USA (USD 8,5 mld), Italia (USD 7,32 mld), Regno Unito (USD 6,6 mld) e Iraq (USD 6,59 mld).

Relativamente alle importazioni, nel luglio 2023, i primi Paesi di provenienza sono stati Cina (USD 4,6 mld), Russia (USD 3,6 mld), Germania (USD 2,8 mld), Svizzera (USD 2,5 mld) e Stati Uniti (USD 1,6 mld). Nel periodo intercorso tra gennaio e luglio di quest’anno, invece, essi sono stati Russia (USD 28,3 mld), Cina (USD 26,8 mld), Germania (USD 16,3 mld), Svizzera (USD 14,2 mld) e USA (USD 9,1 mld).

Nel commentare i dati, il Ministro del Commercio, Ömer Bolat, ha rimarcato la crescita mensile delle esportazioni, ottenuta malgrado il rallentamento dell’economia mondiale, e in particolare dell’Unione europea, il principale mercato di destinazione delle merci turche. Il Ministro, inoltre, ha evidenziato l’incremento della quota detenuta dal settore tecnologico nelle esportazioni complessive del Paese, passata dal 36,9% nel 2022 al 40,8% nei primi sette mesi del 2023.

Sottolineando che, ai sensi della c.d. “vision 2028”, l’obiettivo è di portare entro tale anno le esportazioni a USD 400 mld (conseguendo una quota dell’1,2% dell’export globale), il Ministro ha affermato che si sta lavorando all’aumento delle dotazioni degli enti attivi nel finanziamento dell’export, oltre che all’attuazione della “strategia dei Paesi lontani”, volta a diversificare i mercati di sbocco delle merci turche.

Dal canto suo, il Presidente dell'Assemblea degli Esportatori turchi (TIM), Mustafa Gültepe, rimarcando il record raggiunto nel mese di luglio, ha previsto che entro la fine del 2023 le esportazioni del Paese possano raggiungere la cifra di USD 270 mld.

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08.09.2023

L’interscambio tra Italia e Turchia: i dati di ICE-Agenzia sul primo semestre del 2023

Secondo i dati diffusi dall’Agenzia ICE di Istanbul, tra gennaio e giugno 2023, l’interscambio tra Italia e Turchia, pari a USD 13,4 mld, ha registrato un incremento dello 0,6% rispetto allo stesso periodo del 2022. In particolare, le esportazioni italiane verso la Turchia sono cresciute del 7,7% (USD 7,3 mld), mentre le importazioni sono diminuite del 6,7% (USD 6,2 mld). La bilancia commerciale mostra un saldo positivo in favore dell’Italia pari a USD 1,103 mld.

Nell’arco temporale di riferimento, l’Italia si posiziona al quinto posto tra i partner commerciali della Turchia, risultandone il sesto fornitore (dopo Russia, Cina, Germania, Svizzera e USA) e il terzo cliente (dopo Germania e Stati Uniti). Le esportazioni italiane costituiscono il 3,9% del totale delle importazioni turche, mentre le esportazioni dalla Turchia rappresentano il 5% delle importazioni complessive italiane. In ambito UE, l’Italia si colloca alla seconda posizione in termini di interscambio, preceduta da Berlino (USD 24,1 mld) e seguita da Parigi (USD 13,4 mld) e Madrid (USD 10,9 mld). Nell’area mediterranea, invece, l’Italia si conferma il primo partner commerciale di Ankara.

Nel primo semestre del 2023, la dinamica dell’export italiano è stata trainata dalle vendite di “autoveicoli, trattori e parti di ricambio” (+23%), di “autoveicoli” (+83,4%) e “metalli e pietre preziose” (+73,7%). In calo, invece, l’export di “combustibili e oli minerari” (-55,2%) e “ferro e acciaio e derivati” (-28,2%).

In termini assoluti, la principale voce del nostro export rimane rappresentata dai “macchinari e apparecchiature meccaniche”, in crescita del 23% rispetto al semestre del 2022, con un valore di quasi USD 1.5 mld.

La dinamica dell’export turco mostra invece un calo negli acquisti italiani di “combustibili e oli minerali” (-72,3%) e “ferro e acciaio e derivati, a fronte di una crescita nel settore “autoveicoli, trattori e parti di ricambio” (+81,2%): la voce merceologica “macchinari e apparecchiature meccaniche” si conferma la principale voce tra le importazioni italiane dalla Turchia, con un valore di oltre USD 1,7 mld.

Nel confronto con i principali partner commerciali europei, nel periodo di riferimento, le esportazioni di Francia e Germania verso la Turchia sono cresciute rispettivamente del 28,8% e del 15,2%, mentre quelle britanniche hanno registrato una diminuzione dell’1,8%.

Complessivamente, l’interscambio della Turchia con il resto del mondo ha quasi raggiunto la cifra di USD 307 mld (+1,6%), con USD 184,6 mld di importazioni (+4,1%) e USD 123,3 mld di esportazioni (-1,9%), riportando così un disavanzo commerciale di USD 61,2 mld, in crescita rispetto a quello dei primi sei mesi del 2022 (USD 61,6 mld).
Si segnalano, infine, gli incrementi delle esportazioni turche verso la Russia (+100%) e delle importazioni da Svizzera (+299.8% trainato dall’oro) ed EAU (+145,5%).

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08.09.2023

La disoccupazione in Turchia al 9,7%: i dati TURKSTAT sul secondo trimestre del 2023

TURKSTAT, l’Istituto nazionale turco di statistica, il 17 agosto scorso, ha reso noto che nel secondo trimestre del 2023, la disoccupazione nel Paese si è attestata al 9,7%, pari a 3.400.000 persone, in calo dello 0,3% rispetto al primo trimestre dell’anno.

In termini di distribuzione di genere, a fronte di una disoccupazione maschile al 7,8%, quella femminile è risultata al 13,4%. Nella fascia di età tra i 15 e i 24 anni, il dato si è attestato al 18,3% (15,1% tra gli uomini e 24,1% tra le donne), in diminuzione dell’1,2% rispetto ai primi tre mesi del 2023.

Nel trimestre considerato, gli occupati sono aumentati di 151.000 unità raggiungendo i 31,5 milioni e facendo registrare un tasso di occupazione generale al 48,2% (65,7% per gli uomini e 31,1% per le donne). Il tasso di partecipazione al lavoro, invece, si è attestato al 53,4% (35,9 milioni di persone), in leggero aumento rispetto al primo trimestre dell’anno.

Interessante osservare, infine, come rispetto al secondo trimestre del 2022, nel periodo tra aprile e giugno 2023, l’indice dei salari lordi nei settori dell’industria, dell’edilizia e del commercio, sia aumentato mediamente del 111,1%.

Labour input indices annual changes (%), Quarter II, 2023

Labour cost indices annual changes (%), Quarter II, 2023

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08.09.2023

IMMOBILIARE. I dati TURKSTAT sul mese di luglio

TURKSTAT, il 15 agosto scorso, ha certificato una crescita del mercato immobiliare turco, con 109.548 contratti di compravendita registrati nello scorso luglio, pari al 16,7% in più rispetto allo stesso mese del 2022. Tuttavia, nei primi sette mesi del 2023, con circa 675.327 abitazioni vendute, si è assistito a un calo del 17,7% in rapporto al medesimo periodo dello scorso anno.

Compravendite immobiliari, luglio 2023

Nel luglio 2023, rispetto allo stesso mese del 2022, sono diminuiti gli acquisti con finanziamento (-24,1%), mentre sono aumentati quelli di immobili sia nuovi (+10,3%) sia di seconda mano (+19,5%). Per queste tre categorie, il confronto con i primi sette mesi del 2022 fotografa un calo generalizzato attestatosi rispettivamente al 28,2% al 14,5% e al 19%.

Gli acquisti da parte di stranieri, nel mese di luglio, si sono ridotti del 28,9% rispetto allo stesso mese del 2022; confrontando, invece, i primi sette mesi dei due anni, la diminuzione è risultata pari al 43,9%. I cittadini russi, con 772 immobili acquistati nel luglio di quest’anno, si sono confermati i primi acquirenti stranieri, seguiti da iraniani (272) e iracheni (204).

Sempre nel luglio 2023, a livello geografico, il maggior numero di abitazioni vendute era collocato a Istanbul (14,4%), Ankara (8,8%) e Izmir (4,7%).

Compravendite per nazionalità, luglio 2023

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08.09.2023

TURISMO. Continua la crescita del settore: i dati del Ministero della Cultura e del Turismo sui primi sette mesi del 2023

“Boom del turismo. In un solo mese, la Turchia ha accolto 7,1 milioni di stranieri, segnando il miglior luglio della storia”. Con queste parole, il Ministro del Tesoro e delle Finanze, Mehmet Şimşek, ha accolto i dati presentati dal Ministero della Cultura e del Turismo sui flussi in ingresso registrati a luglio, in crescita del 7,25% rispetto allo stesso mese del 2022.

Nei primi sette mesi dell’anno, il numero di turisti nel Paese, pari a 26,7 milioni (oltre ai 3 milioni di turchi residenti all’estero rientrati in Turchia per le vacanze) è aumentato del 16,22% rispetto allo stesso periodo del 2022. In totale, oltre 30 milioni di turisti hanno visitato la Turchia, superando il record del 2019 (26,5 mln).

Nel periodo tra gennaio e luglio 2023, Istanbul ha accolto il 36,5% dei visitatori stranieri, pari a circa 10 milioni, seguita da Antalya (7,7 milioni) ed Edirne (2,7 milioni). L’incremento dei flussi turistici ha coinciso con l’aumento dei voli giornalieri, in particolare da e per Istanbul, il cui Istanbul New Airport è risultato dal 17 al 23 luglio l’aeroporto più trafficato d’Europa secondo Eurocontrol.

In termini di provenienza geografica, nell’arco temporale considerato, i turisti russi si sono collocati al primo posto (3,5 milioni), seguiti da tedeschi (3,2 milioni), inglesi (2,06 milioni), bulgari (1,6 milioni) e iraniani (1,25 milioni).

Sotto il profilo dei ricavi, nel primo semestre del 2023, essi hanno raggiunto la cifra di USD 21,7 mld (+ 27% su base annua), che, secondo le previsioni, potrà arrivare a USD 56 mld entro la fine dell’anno. Cifre rilevanti per un’industria che nel 2022 ha contribuito per circa il 10% al PIL del Paese, occupando 1,7 milioni di persone, nonché di notevole supporto per la bilancia dei pagamenti turca.

Contestualmente, nei primi sei mesi del 2023, con 5 milioni di turisti turchi nel mondo, si è registrata un incremento dell’84% delle spese per il turismo all’estero, pari a USD 3,2 mld. Una tendenza che, determinata dal forte aumento dei prezzi delle strutture ricettive turche, potrebbe indebolire i benefici per le partite correnti del boom in ingresso. Per questa ragione, l'Agenzia di vigilanza bancaria (BDDK) ha recentemente deciso di interrompere i pagamenti rateali con carte di credito turche per gli alloggi di vacanza all'estero.

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08.09.2023

TEKNOFEST 2023. Ankara celebra i settori della tecnologia e dell’aerospazio

In concomitanza con le celebrazioni del Giorno della Vittoria, lo scorso 30 agosto ha aperto le porte ai visitatori della capitale “TEKNOFEST”, la principale manifestazione fieristica nazionale nei settori dell’aerospazio e della tecnologia. Tenutosi per la prima volta nel 2018, quest’anno, alla luce della ricorrenza del centesimo anniversario della Repubblica turca, l’evento è stato suddiviso in tre edizioni: dopo una prima tappa che ha avuto luogo a Istanbul dal 27 aprile al 1° maggio, la manifestazione è giunta ad Ankara dal 30 agosto al 5 settembre e raggiungerà Izmir dal 27 settembre al 1° ottobre.

Ospitata presso l'aeroporto di “Etimesgut”, l’edizione ankariota ha visto numerose esibizioni e competizioni nei settori della tecnologia applicata al volo, dal trasporto intelligente all’innovazione biotecnologica, passando per simulatori di razzi, robotica, progettazione di chip e intelligenza artificiale. Nel corso dei cinque giorni, si sono succeduti concorsi, spettacoli aerei, mostre, workshop, rappresentazioni teatrali ed esperienze di volo per i più giovani. Punto focale della fiera è stata l’esibizione di numerosi prodotti dell’industria della difesa turca, a partire da diversi modelli di droni “Bayraktar”.

Nel discorso tenuto il 1° settembre, il Presidente Erdogan ha sottolineato come l’evento testimoni che gli investimenti compiuti sono stati “fruttuosi”: “la Turchia dispone adesso di droni e aerei da combattimento; i tempi oscuri sono ormai alle spalle”. Parole seguite a quelle del Ministro dell'Industria e della Tecnologia, Mehmet Fatih Kacır, che, intervenendo nel giorno dell’apertura, ha enunciato l’obiettivo di trasformare il Paese in una grande comunità produttrice di tecnologia, anche grazie ad eventi come Teknofest.

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08.09.2023

DIGITALIZZAZIONE. La Turchia entra nel Digital Europe Programme della Commissione europea

Lo scorso 1° settembre, la Commissione europea ha annunciato la firma di un accordo di associazione con la Turchia per l’ingresso di Ankara nel Digital Europe Programme. Con una dotazione totale pari a 7,5 miliardi di euro per il periodo 2021-2027, il programma consente alle imprese e alle pubbliche amministrazioni dei Paesi aderenti di prendere parte a progetti di digitalizzazione, che includono gli ambiti dell’intelligenza artificiale e dell’avanzamento delle competenze digitali.

Una volta entrato in vigore, l’accordo contribuirà a consolidare i legami tra l’Unione Europea e la Turchia nell’ambito delle tecnologie digitali, rafforzando i rapporti tra le rispettive economie e società e supportando il progresso tecnologico turco anche mediante la possibilità di istituire nel Paese dei Digital Innovation Hubs.

I fondi del Digital Europe Programme, peraltro, si aggiungeranno a quelli già resi disponibili da altri programmi dell’UE come Horizon Europe, il Programma quadro per la ricerca e l’innovazione per il periodo 2021-2027 cui la Turchia ha aderito nel novembre del 2021.

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08.09.2023

FOCUS. Gli aspetti economico-commerciali della visita in Iraq del Ministro Fidan

Svoltasi dal 22 al 24 agosto, la visita in Iraq del Ministro degli Esteri Hakan Fidan è stata contrassegnata da una ricchissima rete di incontri che lo ha portato a interagire con tutte le principali cariche istituzionali e figure chiave dello spettro politico e securitario del Paese. Prima trasferta di un Ministro degli Esteri turco in Iraq dal 2021, la missione di Fidan si è collocata sulla strada di una possibile visita del Presidente Erdogan che, invitato dall’omologo Latif Rashid, potrebbe concretizzarsi entro la fine dell’anno. I preparativi in vista di quell’appuntamento sarebbero già in corso in particolar modo sotto l’aspetto economico-commerciale. Lo testimoniano l’incontro svoltosi il 29 agosto a Baghdad tra i rispettivi Ministri del Commercio, Omer Polat e Atheer al-Ghurayri, e la prossima riunione della “Joint Economic Commission” in programma il 5 ottobre.

Importante il ruolo giocato nella visita dagli aspetti economico-commerciali, ambito in cui tra i principali obiettivi della Turchia figura la costituzione di una “Joint Economic and Trade Commission” strutturata che possa fungere da cornice per un irrobustimento del partenariato bilaterale. Per entrambe le parti, resta prioritario l’ambizioso progetto della “Road Development Project”, nodo stradale e ferroviario che dovrebbe congiungere alla Turchia il porto di Basra in Iraq creando un “dry canal” potenzialmente alternativo a quello di Suez. Per Ankara si tratta di un progetto di rilevanza strategica per posizionare il Paese al centro dei traffici commerciali tra Asia ed Europa, rafforzando la propria posizione di crocevia tra questi due mercati.

Sotto il profilo energetico, nessuno sviluppo di rilievo è stato attestato con riferimento al blocco delle esportazioni di petrolio dal Kurdistan iracheno verso la Turchia attraverso l’oleodotto Kirkuk-Ceyhan. Positivi risvolti si sono invece registrati nell’ambito della gestione delle risorse idriche del Tigri e dell’Eufrate, rispetto alla quale si sarebbe pervenuti ad un accordo che potrebbe consentire di porre le basi per migliorare le capacità di Baghdad in tale settore.

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