Dopo il “downgrade” da “B+” a “B” da parte di Fitch, ad agosto l’agenzia di rating alza invece le sue stime sulla crescita dell’economia turca; gli fa eco Moody’s che rivede anch’essa al rialzo le previsioni di crescita della Turchia

L’agenzia di rating internazionale Fitch, che nel luglio scorso aveva declassato la Turchia di ben 5 livelli sotto il c.d. “investment grade”, ha più recentemente rivisto le stime di crescita della Turchia prevedendo una crescita del PIL nel 2023 di quasi il 3%. Fitch ha abbassato le sue stime di crescita dell’economia globale (2,4% nel 2022 e dell’1,7% nel 2023), ma ha contemporaneamente aumentato quelle di crescita per l'economia turca aggiungendo che nel 2022 potrebbe espandersi del 5,2%. Dati che sono in linea con i dati diffusi dall’OECD (crescita del PIL del 5,4% nel 2022 e del 3% del 2023) ma inferiori a quelli previsti dal nuovo “Medium Term Program 2022-2024” del Governo di Ankara dello scorso 5 settembre (crescita del 5% nel 2022 e del 5,5% nel 2023).

Anche Moody's ha aumentato le previsioni di crescita dell'economia turca per il 2022 dal 3,5% al 4,5%, secondo l'aggiornamento di agosto scorso del Global Macro Outlook 2022-2023, motivando tale previsione con il forte impulso dato da Ankara al credito, alle politiche a sostegno dei salari minimi e della politica monetaria che ha potuto sostenere i consumi interni, mentre la l’aumento della domanda dei principali partner commerciali della Turchia e una valuta nazionale debole hanno rafforzato le esportazioni e la ripresa del turismo.

Moody’s nel suo rapporto di settembre aggiunge che l'inflazione in Turchia dovrebbe scendere al 70% entro la fine di quest'anno e al 40% nel 2023 (attualmente il dato è oltre l’83%). Moody's ha anche evidenziato che l'attività manifatturiera turca si sta espandendo nei mercati dei Paesi emergenti (Brasile, India e Indonesia su tutti) con prospettivi positive per la Turchia.

Sia Fitch che Moody’s hanno invece abbassato la previsione di crescita delle economie del G-20 al 2,5% per il 2022 e al 2,1% per il 2023.

Resta il declassamento di rating Fitch del debito turco a “altamente speculativo” come conseguenza dell'elevata inflazione, del crescente disavanzo delle partite correnti e della bassa liquidità esterna, fattori che scoraggiano gli IDE (malgrado una netta ripresa dell’industria del turismo). Pesano infine nelle valutazioni di Moody’s, le considerazioni sulla tenuta della lira turca se persisteranno le politiche monetarie espansive di Ankara che potrebbero contribuire ad una ulteriore erosione delle riserve valutarie.

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