ENERGIA. “Aumentare l'efficienza e ridurre la dipendenza da fonti esterne”: la visione del Ministro Bayraktar

“La Turchia sta lavorando per raggiungere l'indipendenza energetica e una radicale trasformazione del settore nei prossimi 30 anni”. Con queste parole, il Ministro dell'Energia e delle Risorse Naturali Alparslan Bayraktar ha introdotto la conferenza stampa con cui il 7 luglio scorso ha illustrato la sua visione di lungo periodo.

La domanda nazionale di energia, in crescita costante, è fortemente dipendente dalle importazioni, che coprono quasi il 70% delle fonti energetiche primarie, con picchi del 99% e del 92% rispettivamente per gas naturale e greggio.

“La nostra priorità” - ha dichiarato il Ministro – “è assicurare la sicurezza energetica del Paese in modo sostenibile”: da un lato, “riducendo la dipendenza dall’estero” e dall’altro, “perseguendo l’obiettivo della neutralità carbonica entro il 2053”. Ciò significa - ha proseguito Bayraktar - che “nei prossimi 30 anni saranno necessari cambiamenti radicali in tutti i settori produttivi, dai trasporti alle costruzioni, dall'industria all’agricoltura”.

Sotto il profilo strettamente energetico, la trasformazione sarà improntata alla diversificazione delle fonti e all’attrazione degli investimenti internazionali: “Abbiamo in cantiere progetti da 200 miliardi di dollari”, che includono “rinnovabili, nucleare, esplorazioni di gas e petrolio, infrastrutture elettriche e di interconnessione”.

Citando l’“enorme potenziale” del Paese nell’ambito delle rinnovabili, il Ministro ha menzionato l’obiettivo di mettere in campo ogni anno progetti eolici e solari rispettivamente da 1.500 e 3.000-3.500 megawatt (MW).

Quanto al nucleare, ampio spazio è stato dedicato alla centrale di Akkuyu (NPP), frutto di un investimento da 20 miliardi di dollari da parte dell’azienda russa Rosatom (approfondimento a seguire). La Turchia, inoltre, è in trattative con Russia, Cina e Sud Corea per altri due impianti nucleari nella provincia di Sinop e in Tracia, oltre che con USA e Regno Unito per la costruzione di reattori modulari. Secondo Bayraktar, entro il 2050, il Paese potrà contare su una potenza nucleare complessiva che supererebbe i 20.000 MW.

Il Ministro si è poi concentrato sulla recente scoperta di greggio a Gabar, nel sud est della penisola anatolica, affermando che già dalla fine del 2024 il giacimento potrebbe portare la produzione nazionale a 200.000 barili al giorno. Ciò a fronte di un fabbisogno quotidiano di circa 1 milione di barili, di cui attualmente solo l’8% viene prodotto internamente. Nell’ottica di colmare questo divario, nuove esplorazioni saranno condotte nei pressi di Hakkari, relativamente alle quali Bayraktar ha espresso un certo ottimismo. Egli ha citato, inoltre, l’intento di rendere le compagnie petrolifere nazionali, a partire dalla TPAO, operatori globali attivi in diverse aree come “l’Azerbaigian, l’Africa, la Libia e l’Iraq”.

Tale obiettivo si muove parallelamente al progetto di rendere il Paese un hub globale per la distribuzione dell’energia. Adiacente a circa il 60% delle riserve mondiali di petrolio e gas, la Turchia ospita attualmente sette gasdotti internazionali e, come affermato dal Ministro, “gioca un ruolo importante per la sicurezza energetica europea, soprattutto dopo l’invasione russa dell’Ucraina”. “Abbiamo tante rotte alternative che intendiamo ulteriormente ampliare”, ha concluso Bayraktar, facendo anche riferimento alla collaborazione con gli USA nel campo del GNL (Gas Naturale Liquefatto) e al possibile riavvio della cooperazione energetica con Israele.

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