I rapporti economici tra Stati Uniti e Turchia: il 2022 ha visto crescere i volumi di import ed export ma l’interscambio bilaterale è ancora modesto rispetto al suo potenziale.

Le relazioni economiche e commerciali tra gli Stati Uniti e la Turchia hanno raggiunto uno slancio importante negli ultimi anni che ha consentito agli statunitensi di collocarsi al secondo posto tra i principali mercati di sbocco delle vendite della Turchia. Un risultato raggiunto nonostante gli alti e bassi registrati recentemente nelle relazioni diplomatiche tra i due Paesi che hanno logorato un partenariato decennale tra i due alleati della NATO. Tuttavia, l’intensificarsi dei colloqui tra i rispettivi vertici politici e gli sforzi di Ankara per ritagliarsi un nuovo ruolo da mediatore del conflitto in Ucraina ha indubbiamente contribuito a rinsaldare anche le relazioni commerciali con gli USA. Alcuni commentatori ritengono che nei prossimi anni gli Stati Uniti potrebbero diventare il più importante mercato di sbocco delle esportazioni della Turchia scavalcando anche la Germania che oggi rappresenta il più importante cliente della Turchia con quasi 18 miliardi di merci scambiate da gennaio a novembre 2022 (gli USA precedono Regno Unito e Italia rispettivamente con 11,2 e 10,2 miliardi di dollari). Le esportazioni turche negli Stati Uniti sono infatti salite a quasi 13 miliardi di dollari nei soli primi 11 mesi del 2022 facendo registrare un aumento di quasi il 15% rispetto al 2021, secondo gli ultimi dati sull’interscambio resi noti dall’ Assemblea degli esportatori turchi (TIM), con una quota che ha raggiunto oggi il 6% di tutte le esportazioni turche nel periodo in osservazione. Per la fine del 2022 si stima che le esportazioni turche verso gli USA possano avvicinarsi ai 15 miliardi di dollari e il volume totale dell’interscambio attestarsi a 28 miliardi di dollari entro il 2022. Ankara e Washington hanno da tempo fissato il loro comune obiettivo di quadruplicare il loro commercio a 100 miliardi di dollari all'anno nel medio-lungo periodo, come spesso affermato dai due leader Erdoğan e Biden, nonostante le tensioni e i disaccordi su molti dossier soprattutto di natura militare Tuttavia, anche nel settore della difesa, sono stati ricuciti in parte gli strappi come dimostrano i recenti sviluppi, decisamente positivi, che riguardano le trattative sugli arei da combattimento americani F-16 anche alla luce della volontà di Ankara di modernizzare la sua flotta di velivoli da guerra con i Lockheed Martin F-16 jet. Da evidenziare nell’export turco verso gli USA l’ottima performance del settore chimico con circa 1,5 miliardi di vendite, settore seguito da quello dell’automotive con 1,4 miliardi, dall'acciaio (1,2), dai gioielli (936,86 milioni) dal prêt-à-porter con (929 milioni) e a seguire l’export di cemento. Importanti investimenti sono infine previsti nel settore della logistica e nell'e-commerce e significativi sviluppi commerciali tra le rispettive aziende in quello del mobile, della pelle, dei cosmetici, dei tessuti tecnici, del turismo medico e sanitario. Inoltre, sul lato delle importazioni turche, va evidenziata la collocazione della Turchia tra i più grandi acquirenti di gas naturale liquefatto dagli USA oltre che per gli acquisti di materiali e velivoli per la difesa, minerali, ferro e acciaio e macchinari di precisione. Recenti, infine, i colloqui per l’acquisto di piccoli reattori nucleari da parte di Ankara (vedi infra). Risultati soddisfacenti se si tiene conto dei dazi che l’allora Amministrazione Trump impose nei settori dell’acciaio e alluminio che hanno ostacolato oltre 2 miliardi di dollari di esortazioni turche. Sono state tuttavia avviati nuovi negoziati tra i Dicasteri del commercio turco e americano per l'abolizione reciproca dei dazi che indubbiamente porterebbero ad accrescere il commercio bilaterale. Nei rapporti con gli USA da segnalare inoltre il recente interesse turco nello sviluppo di piccoli reattori nucleari modulari (SMR) americani la cui certificazione “sperimentale” negli Stati Uniti è stata rilasciata a dicembre 2022 e che in Turchia potrebbero essere utilizzati per sostituire le centrali elettriche a carbone (la Turchia possiede 68 centrali elettriche a carbone, che nel 2021 hanno soddisfatto 1/3 del fabbisogno di elettricità del Paese). Rispetto alle centrali nucleari tradizionali, gli SMR sarebbero di più facile utilizzo e assemblaggio e hanno una capacità stimata tra 70 e i 300 megawatt. In attesa di utilizzare i siti a carbone sostituendoli con i piccoli reattori nucleari SMER, in Turchia la prima centrale nucleare di “Akkuyu”, è in fase di completamento da parte della società statale russa “Rosatom” nel sud del Paese e continuano i negoziati per il progetto di una seconda centrale nucleare con la stessa Rosatom, a “Sinop”, sulla costa del Mar Nero.

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