Il debutto pubblico della Governatrice Erkan alla presentazione dell’Inflation report trimestrale

La presentazione dell’Inflation report trimestrale della Banca centrale turca (CBRT) è stata l’occasione, il 27 luglio scorso, per l’atteso debutto in un intervento pubblico della neo-Governatrice Hafize Gaye Erkan. Sorprendendo le attese della maggioranza degli analisti, la Governatrice Erkan ha tracciato un quadro realistico e dettagliato dello scenario inflattivo nel Paese.

L’inflazione, pur inferiore rispetto al picco dell’85.5% raggiunto lo scorso ottobre, continua a crescere su base mensile: secondo l’Ente di statistica turco (TURKSTAT), il dato si attesta nel mese di luglio a circa il 50%, di 12 punti superiore rispetto al dato di giugno. A fronte di questa dinamica, la massima autorità monetaria turca ha annunciato un cospicuo incremento dei tassi attesi per il triennio, innalzati dal 22.3% al 58% per il 2023, dall’8.8% al 33% per il 2024, e dal 5% al 15% per il 2025.

Secondo l’analisi della Banca centrale, le pressioni al rialzo sull’inflazione sono connesse principalmente all’azione congiunta dei seguenti fattori: una sostenuta domanda interna a fronte di un rallentamento della produzione industriale; il combinato disposto tra deterioramento del tasso di cambio e incremento delle importazioni; misure fiscali quali l’aumento dei salari minimi e l’innalzamento delle imposte, e il loro impatto sui costi di produzione in settori chiave come quello alimentare.

Nell’ottica di perseguire l’“obiettivo primario” della stabilità dei prezzi e abbattere “permanentemente” l’inflazione conducendola a “una singola cifra”, si continuerà – ha dichiarato la Governatrice – lungo il percorso avviato a giugno, “rafforzando ulteriormente la contrazione monetaria, in maniera puntuale e graduale, quanto necessario per l’ottenimento di un significativo miglioramento delle prospettive”.

La strategia adottata - ha continuato la massima autorità monetaria turca – sta già sortendo “effetti positivi”, prevalentemente in termini di incremento delle riserve internazionali: queste ultime, infatti, crollate dai 128.8 miliardi di dollari di fine 2022 ai 98.5 di fine maggio, a luglio risultano aver superato i 113 miliardi.

Tuttavia, secondo le previsioni della CBRT, l’impatto aggregato dell’aumento dei tassi e delle misure macro-prudenziali comincerà a registrarsi solo alla fine del 2023 e, in modo più preponderante, nel secondo quadrimestre del 2024. Nel breve periodo, si prevede pertanto un incremento dell’inflazione (fase di “stabilizzazione”) che nel 2024 cederà il passo a una progressiva inversione di rotta (fase di “consolidamento”). Solo dopo il 2025, avrà inizio un “periodo di stabilità” contraddistinto da “accelerata disinflazione e aumentata prevedibilità”.

Nel successivo scambio con la stampa, ai dubbi sull’effettivo margine d’intervento della Banca centrale, la Governatrice ha risposto sottolineando la “completa indipendenza” dell’istituzione, le cui decisioni sarebbero “guidate esclusivamente dalla scienza”. Ha aggiunto, però, che è necessario agire con “cautela” e “precisione”, considerando “le più ampie implicazioni degli aumenti dei tassi”, inclusi i loro effetti “sul settore bancario e sull’economia reale”. Di conseguenza, “nell’abbondanza di regolamenti macro-prudenziali che stanno danneggiando il comportamento dei prezzi e cambiando le dinamiche bancarie, il metodo più prudente e corretto è quello dell’ottimizzazione olistica”. Il processo di contrazione monetaria andrebbe dunque valutato “nella sua interezza”: in tal senso - ha concluso la Governatrice - “definire gli incrementi dei tassi come sufficienti o insufficienti può essere fatto solo dopo aver esaminato le complessità di questo approccio olistico”.

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