Il governatore della CBRT Kavcıoğlu ad una settimana dal terzo taglio di fila del tasso di riferimento, rivede al rialzo le proiezioni sull’ inflazione durante la presentazione della nuova indagine sulle aspettative d’inflazione e crescita

La Banca Centrale turca (CBRT) ha rivisto lo scorso 27 ottobre al rialzo le sue previsioni di inflazione sia per il 2022 che per il 2023 a causa dell'aumento dei prezzi dell’energia, dei prodotti alimentari e delle materie prime, ma anche per lo squilibrio della domanda e dell’offerta causato dall’incerto scenario geopolitico attuale. L'inflazione annuale al consumo, secondo la recente stima della BCRT, dovrebbe raggiungere il 65,2% nel 2022 (in rialzo rispetto alla precedente proiezione del 60,4%) mentre è attesa al 22,3% alla fine del 2023 e all'8,8% alla fine del 2024 (il target della BCRT era lo scorso anno del 5% entro il 2024).

Nel briefing dello scorso 27 ottobre il Governatore Kavcıoğlu, presentando il rapporto sull'inflazione nel terzo trimestre del 2022, ha evidenziato che tra le cause dell’aumento del tasso di inflazione nel mondo vi è il noto rallentamento dell'attività economica globale causato dai crescenti rischi geopolitici derivanti dalla guerra Russia-Ucraina che continuano ad influenzare negativamente le catene di approvvigionamento globali, indebolite durante la pandemia, e che ora portano ad una elevata volatilità dei prezzi dell'energia, dei beni agricoli e delle materie prime. Tutto ciò sta provocando, ha continuato Kavcıoğlu, un aumento della spirale inflazionistica e un indebolimento della domanda su scala globale: in questo contesto le aspettative di inflazione per il 2022 sono state riviste al rialzo per molte economie avanzate. Passando alla Turchia, il Governatore non ha avuto dubbi nel mettere in risalto la performance dell’economica del Paese registrata negli ultimi due trimestri dell’anno, crescita guidata dall'industria manifatturiera e grazie all’eccellente risultato dell’export e degli investimenti, in primis in macchinari e attrezzature, che sono tra i più importanti capisaldi della trasformazione strutturale del Paese. A confermarlo sono i dati dell’Istati turco, TUIK, che ha sottolineato come la crescita del 7,3% registrata nel secondo trimestre del 2022 sia stata, per 3 punti percentuali, derivata dalle esportazioni e per 2 punti percentuali dagli investimenti in macchinari e attrezzature. Un quadro, quello economico turco, che si discosta da quello dei Paesi del G20 anche nel settore occupazionale. In Turchia il numero di disoccupati rispetto ai Paesi OCSE è sceso ed il tasso destagionalizzato si è attestato al 9,6% ad agosto scorso, il livello più basso registrato dal 2014. Kavcıoğlu nel suo intervento ha rimarcato anche il miglioramento del saldo corrente della bilancia dei pagamenti, sostenuto anche nel secondo trimestre del 2022, con un avanzo strutturale che si ripete dall’inizio del 2022. La crescita del Paese è stata poi fortemente sostenuta dalle esportazioni che alla fine del mese di settembre scorso hanno superato i 250 miliardi di dollari (erano state pari a 225 miliardi di dollari nel 2021) anche grazie al supporto al sistema finanziario a favore degli esportatori (i prestiti agli investimenti e all'esportazione sul totale dei prestiti commerciali hanno superato il 28% nel mese di agosto, raggiungendo il livello più alto degli ultimi 20 anni). Il Governatore della BCRT ha evidenziato anche la performance più che soddisfacente del settore turistico, fonte di occupazione e di ricavi, nei primi otto mesi del 2022. I prezzi al consumo (CPI), invece, sono aumentati dell'83,5% su base annua lo scorso mese di settembre mentre l’inflazione core, in termini annui, ha mostrato invece prospettive relativamente più positive. Grazie alle misure macro prudenziali adottate, ha poi continuato il Governatore della BCRT turca, si è potuto contenere gli effetti negativi dell’attuale congiuntura internazionale. alcuni dei risultati più importanti nel settore finanziario sono state le agevolazioni concesse per il credito alle PMI, la c.d. “liralizzazione”, fondamentale per la stabilità del cambio, anche se l’auspicio della BCRT è che la quota in valuta nazionale aumenti nelle transazioni commerciali e nei depositi bancari grazie anche al risparmio protetto da FX. Infine, con la vendita di una parte dei proventi delle esportazioni alla Banca Centrale e una più alta domanda per la valuta nazionale, si è anche sostenuta la struttura di riserve valutarie del Paese. Tuttavia le stime del tasso di inflazione, ha poi proseguito Kavcıoğlu, sono state riviste al rialzo a causa di fattori esterni come l’aumento dei prezzi all’importazione e per una domanda estera che nel 2023 che si presenta incerta: il tasso di inflazione è stato pertanto stimato al 65,2% a fine 2022, al 22,3% a fine 2023 e all'8,8% a fine 2024; “la revisione della precedente proiezione della BCRT del tasso di inflazione in Turchia è stato pertanto “ritoccato” di 4,8 punti dal 60,4% al 65,2% per la fine del 2022 e di 3,1 punti dal 19,2% al 22,3% per la fine del 2023” ha concluso Kavcıoğlu.

Il Governatore Şahap Kavcıoğlu ha infine evidenziato, riferendosi alle economie avanzate soprattutto dell’area euro che stanno fronteggiano recessioni importanti, come gli aumenti dei tassi di riferimento, applicando solo politiche restrittive per ridurre l'inflazione, danneggino la capacità di investimento e di esportazione mentre, riferendosi al proprio Paese, ha poi concluso affermando che “si può ridurre l'inflazione sostenendo la produzione e facilitando l’accesso al credito mantenendo allo stesso tempo la stabilità del tasso di cambio necessaria per imboccare la strada di un processo di disinflazione nel più breve tempo possibile a cui potrebbe contribuire un previsto e auspicabile calo dei prezzi internazionali dell'energia e delle materie prime e l’eliminazione delle interruzioni delle catene di approvvigionamento, processo in parte già in corso”.

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