Il Ministro del Tesoro e delle Finanze, Nureddin Nebati, è intervenuto lo scorso 10 novembre alla Commissione Bilancio del Parlamento rivedendo le stime di crescita del Paese

Il Ministro Nebati ha diffuso lo scorso 11 novembre le nuove stime sull’andamento dell’economia del Paese da cui emerge un rallentamento del PIL al 5% nel 2022, dato che è destinato a consolidarsi anche nel 2023, in netta diminuzione rispetto all’11,4% del 2021 (il tasso di crescita più alto per il Paese negli ultimi 50 anni) e al 7,5% nel corso dei primi 6 mesi del corrente anno, in linea con le analoghe previsioni al ribasso della crescita delle maggiori economie avanzate. “Si tratta di un rallentamento comunque inferiore alla media dei Paesi G-20” ha però voluto evidenziare Nebati davanti alla Commissione Bilancio del Parlamento, aggiungendo che il dato mostra comunque una buona capacità di reazione della Turchia all’attuale fase di stagnazione mondiale grazie al cd. “New Economy Program” promosso dal Presidente Erdoğan, che ha permesso fino ad oggi, a detta del Ministro, di garantire la stabilità macroeconomica e finanziaria del Paese incoraggiando la produzione delle attività ad alto valore aggiunto.

Nebati si è anche soffermato sul problema del disavanzo del conto corrente della bilancia dei pagamenti elogiando il significativo miglioramento del saldo, al netto delle importazioni energetiche. “Il crescente rischio di recessione che oggi si trovano ad affrontare numerosi Paesi, non ha coinvolto la Turchia, tra i paesi in più rapida crescita nell'OCSE, consentendo al Paese di far registrare un significativo aumento degli occupati e una brillante performance dell’export, locomotiva di crescita che ad ottobre scorso ha raggiunto la cifra record “annualizzata” di 253 miliardi di dollari”. Nebati ha anche dichiarato di non lasciarsi spaventare dall’impennata dell’inflazione, che dovrebbe comunque attenuarsi nei prossimi mesi secondo le ultime previsioni, aggiungendo che il mantenimento della politica espansiva della BCRT ha consentito di evitare una contrazione dei consumi, della produzione e degli investimenti. Il Ministro si è poi si soffermato sul settore del turismo che è cresciuto ad un ritmo superiore alla media mondiale superando i livelli pre-pandemici con un fatturato al di sopra di quello del 2019 (dati ufficiali che peraltro sottostimerebbe il reale impatto del turismo sull’economia turca nel 2022 a causa dell’ancora diffuso uso del contante).

A settembre 2022, secondo gli ultimi dati resi noti dalla Banca Centrale, il saldo di conto corrente è risultato in deficit, anno su anno e per l’undicesimo mese consecutivo con un saldo negativo per 3 miliardi di dollari (superiore rispetto alle attese), rispetto ad un avanzo di 2,7 miliardi registrato nello stesso periodo dell’anno precedente. Ciò ha portato l’ampliamento del deficit mobile a 12 mesi a 39,2 miliardi di dollari. registrando un incredibile aumento del 421.7% anno-su-anno. Il deficit delle partite correnti sarebbe da imputare tuttavia per lo più ai costi per l’importazione dell’energia senza i quali si sarebbe invece registrato un avanzo grazie alle esportazioni ed al turismo. Secondo i dati di TurkStat, infatti, al netto dell’import di energia e di oro non monetario, la bilancia commerciale turca in ottobre farebbe registrare un surplus di oltre un miliardo di dollari.

Per ridurre la dipendenza dall'import di energia, la Turchia punta in primis sullo sfruttamento delle risorse di gas nazionale a cominciare dall’obiettivo di immettere nelle reti nazionali, già dai primi mesi del 2023, il gas naturale scoperto nel 2020 nel Mar Nero (giacimenti di Sakarya). In questo contesto, Nebati ha poi concluso sottolineando il forte impegno dello Stato a sostegno delle famiglie alle prese con i forti rincari delle utenze domestiche ricordando il sussidio fino all’80% per le bollette del gas e del 50% per l'elettricità; un supporto per il consumo di elettricità fino a 150 kilowattora per 2,1 milioni di famiglie con l’obiettivo di raggiungere un bacino di 4 milioni di famiglie il prossimo anno.

Per quanto attiene le Agenzie di rating internazionali, le valutazioni di crescita della Turchia sono state recentemente riviste: Goldman Sachs stima una crescita del PIL al 5,5% nel 2022 (la precedente proiezione si era fermata al 3,5%); Moody's ha invece previsto nel suo più recente rapporto una crescita per il 2022 dal 4,5%, al 5,3% (era al 3,5% alla fine della scorsa estate), mentre l’economia turca si espanderà ad un ritmo del 2% nel 2023 e del 3% nel 2024. Moody's stima un tasso di inflazione su base annua al 72,5% nell’anno in corso che scenderà al 50,2% nel 2023 e ulteriormente al 42,6% nel 2024.

Lo scorso 1 dicembre sono invece stati resi noti da TurkStat i dati del PIL riferiti al terzo trimestre dell’anno che indicano che l’economia del Paese è cresciuta del 3,9% nel terzo trimestre del 2022 su base annua. Il PIL del Paese a prezzi correnti ha raggiunto 4,26 trilioni di lire turche (circa 241,5 miliardi di dollari) nel periodo luglio-settembre.

Mahmut Asmali, Presidente dell'Associazione degli industriali indipendenti e degli uomini d'affari (MUSIAD), ha affermato che la Turchia si colloca alla 4° posizione, dopo Arabia Saudita, Indonesia e Messico tra i paesi del G-20, con il miglior tasso di crescita.

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