Il nuovo corso economico del duo Erkan- Şimşek: tra aumenti graduali dei tassi e importanti misure fiscali e macro-prudenziali, alla ricerca dei necessari investimenti internazionali

Gli ingenti stimoli introdotti dal Presidente Erdogan prima delle elezioni, sommati ad una politica monetaria contraddistinta da iper-regolamentazione macroprudenziale e cospicue riduzioni del tasso di interesse, hanno apportato al sistema economico turco radicali distorsioni. Esse risultano evidenti dagli attuali livelli dei “disavanzi gemelli”: nel primo semestre del 2023, il deficit di bilancio ha raggiunto i 24.3 miliardi di dollari, a fronte di un avanzo di 6.3 miliardi registrato nello stesso periodo del 2022. Contestualmente, l’incremento delle importazioni connesso alla rapida crescita della domanda - stimolata a sua volta dalle misure fiscali adottate in chiave elettorale - ha portato il disavanzo a 12 mesi delle partite correnti alla cifra record di 60 miliardi di dollari.

A tali squilibri è chiamato oggi a far fronte il nuovo corso economico rappresentato dal duo Erkan- Şimşek. Da un lato, il Ministro del Tesoro e delle Finanze ha avviato nel mese di luglio un ciclo fiscale di contrazione della spesa pubblica e forti aumenti delle imposte, i più rilevanti dei quali hanno riguardato IVA (portata dal 18% al 20%) e carburanti (triplicazione delle accise). Dall’altro lato, la Banca centrale si è fatta promotrice di un ingente sforzo di razionalizzazione del quadro normativo micro e macroprudenziale (riduzione degli obblighi bancari di detenzione dei titoli governativi correlati ad altre operazioni; riserva obbligatoria del 15% per i depositi in lire turche con capitale indicizzato al cambio delle principali valute internazionali) che ha accompagnato due successivi rialzi del tasso di interesse.

Dopo un primo aumento dall’8.5% al 15%, il 20 luglio scorso, il Comitato per la politica monetaria della CBRT ha portato il tasso al 17.5%, facendo così registrare in meno di un mese un incremento complessivo di 900 punti base. Pur sancendo un netto distacco dal passato - sotto il precedente Governatore Sahap Kavcioglu, nel 2021, il tasso era stato ridotto dal 19% all’8.5%, - queste decisioni sono state inferiori alle aspettative dei mercati e, secondo alcuni analisti, alle necessità dell’economia turca.

Tuttavia, la vera sfida per il nuovo corso è di mettere in campo una contrazione monetaria efficace ma sostenibile: da un lato, riconquistando la fiducia dei mercati e riportando sotto controllo l’inflazione; dall’altro, evitando di generare allarmismi e di apportare un pregiudizio strutturale all’economia reale. L’indice di fiducia dei consumatori diminuisce mese per mese e le rigorose misure fiscali stanno mettendo a dura prova cittadini e imprese. Muovendosi in questo stretto crinale, il duo Erkan- Şimşek propone un approccio definito “olistico”, in cui gli aumenti graduali e costanti dei tassi di interesse, di per sé insufficienti a fronteggiare la situazione, sono accompagnati e amplificati da importanti misure fiscali e di semplificazione macro-prudenziale.

Sebbene permanga un certo grado di incertezza sugli sviluppi futuri, il cambio di passo rispetto al passato appare evidente. Dalle elezioni dello scorso maggio ad oggi, l’indice di riferimento BIST 100 della Borsa di Istanbul ha registrato un rialzo del 46%. Contestualmente, il premio pagato ai detentori di Credit Default Swaps turchi, indicativo del rischio Paese, è diminuito di oltre 300 punti base, scendendo sotto i 400 per la prima volta dal settembre 2021. In un tweet pubblicato il 29 luglio scorso, appositamente in lingua inglese, il Ministro Şimşek ha valorizzato il crescente interesse degli investitori nei confronti della Turchia, citando, oltre agli afflussi di IDE dal Golfo (approfondimento a seguire), una serie di operazioni (il successo dell’offerta di azioni di Yapi Kredi, la più grande dell’ultimo triennio, l’acquisizione di MNG Kargo da parte di DHL, e il partenariato tra Ronesans Enerji e TotalEnergies) a riprova della “fiducia nei nostri sforzi per attuare solide politiche macroeconomiche”.

Il mantenimento della postura ortodossa sarà una condizione essenziale per riuscire ad attrarre gli investimenti internazionali che sono indispensabili per la tenuta economica del Paese. Per il momento, anche il Presidente Erdogan ne sembra consapevole.

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