Il Presidente Erdogan si conferma alla guida del Paese: la comunità imprenditoriale: “è giunto il momento di concentrarsi su una nuova pagina economica”. Gli uomini scelti per i Dicasteri economici

Erdoğan è stato eletto per un nuovo mandato quinquennale, il terzo di fila, fino al 2028 dopo aver ottenuto lo scorso 28 maggio il 52,1% nel ballottaggio presidenziale. Si passa ora alle sfide che, in ambito economico, sono legate in primis alla spirale inflazionistica e al forte deprezzamento della lira turca che hanno corroso il potere d'acquisto di migliaia di famiglie turche e logorato i bilanci di numerose aziende. Nelle sue osservazioni, dopo la vittoria, Erdoğan ha collocato l'inflazione tra le questioni più urgenti della Turchia dopo quella legata alla ricostruzione delle città del sud-est del Paese colpite dai devastanti sismi dello scorso 6 febbraio.

Mustafa Gültepe, Presidente dell'Assemblea degli esportatori turchi (TİM), è ottimista dopo la rielezione del Reis: “stiamo lavorando con l'obiettivo di collocare la Turchia tra i primi dieci più grandi Paesi esportatori al mondo ma per raggiungere questo traguardo è richiesto uno sforzo da parte del Governo per frenare l'elevata volatilità del tasso di cambio che mina la competitività dei nostri esportatori”. Il Presidente delle Associazioni degli esportatori dell'Egeo (EİB), Jak Eskinazi, quello della Istanbul Chemicals and Chemical Products Exporters Association (İKMİB), Adil Pelister, ed il Presidente dell'Associazione turca degli industriali e degli uomini d'affari (TÜSİAD), Orhan Turan, concordano nell’importanza di creare nel brevissimo termine un migliore clima per gli investimenti e auspicano una politica monetaria più ortodossa da parte dell’Esecutivo di Ankara. Da parte sua Erdoğan, subito dopo la vittoria sul rivale Kılıçdaroğlu, ha però sottolineato che rimarrà fedele al suo programma economico di bassi tassi di interesse per contrastare l'aumento dei prezzi e stimolare la crescita economica, insistendo sulla teoria che il programma presentato nel 2021 possa trasformare i disavanzi cronici della parte corrente della bilancia dei pagamenti in un avanzo: "stiamo progettando un'economia incentrata sugli investimenti e sull'occupazione, con un team di economisti che gode di una reputazione internazionale", ha poi aggiunto Erdoğan.

Ma la vera sfida investe la posizione economico-finanziaria della Turchia che versa, in realtà, in un precario stato di salute se si guarda alle forti pressioni sulle partite correnti, all’erosione delle riserve valutarie e ai crescenti controlli sui movimenti di capitali; misure monetarie eterodosse che se reiterate, come ha subito annunciato Erdogan dopo l’elezione, potrebbero ulteriormente affaticare il settore bancario e sottoporre a stress i rating del credito turco.

Se da una parte le politiche di bilancio hanno contribuito a diminuire le tasse e ad aumentare i sussidi, dall’altra parte il TEM, il modello economico del Presidente turco basato su crescita, investimenti, esportazioni e occupazione, potrebbe non essere più sufficiente per garantire il “welfare”, combattere le disuguaglianze sociali e contrastare l’aumento dei prezzi al consumo e quello degli affitti. Su quest’ultimo aspetto, le potenziali soluzioni sollevate anche da Presidente, sono rappresentate dal limite del 25% sugli aumenti degli affitti soprattutto degli alloggi sociali rivolti alle fasce di reddito medio e basso limite fino ad oggi è sembrata un’applicazione ancora poco diffusa. Tuttavia il nuovo Parlamento ha nell’ordine del giorno nella sua prima seduta della prossima settimana, l’introduzione del limite all'aumento degli affitti in Turchia.

Se è pur vero i quattro i pilastri del programma economico del Presidente hanno contribuito alla recente trasformazione economica del Paese, preferendo un tasso di inflazione elevato piuttosto che affrontare cicli recessivi, secondo gli analisti una politica monetaria e fiscale espansiva incentrata sui tagli ai tassi di interesse, non aiuterebbe il Paese a contrastare il disavanzo cronico di parte corrente con l’esigenza per il Paese di continuare a ricorrere a finanziamenti esterni aumentando la volatilità della valuta nazionale.

Nel frattempo, la scorsa settimana è stata presentata la nuova squadra di Governo che vede alla guida dei Dicasteri economici Mehmet Fatih Kacir (Industria e Tecnologia), Omer Bolat (Commercio) che subentra al posto di Mehmet Muş e Mehmet Şimşek (Tesoro e Finanze). Il nuovo Capo del Ministero del Tesoro e delle Finanze Şimşek - che ha aveva già rivestito questo ruolo dal 2009 al 2015 e con alle spalle esperienze di economista alla Merrill Lynch di Londra, alla Deutsche-Bender, alla UBS di NYC e all’Ambasciata USA ad Ankara (Şimşek è anche cittadino statunitense) - subentra a Nureddin Nebati; il suo nome circolava insistentemente nei giorni prima della formazione del nuovo Esecutivo ed era atteso con un certo ottimismo per le sue politiche più favorevoli al mercato e per un possibile “graduale” ritorno a forme più ortodosse nella gestione dell’economia del Paese. Per il momento l’attenzione si sposta alle nomine della Banca Centrale e all’eventuale conferma dell’attuale Governatore Sahap Kavcioglu.

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