Inflazione su base annua al 38,21% a giugno 2023 secondo le rilevazioni dell’Istat turco, “TurkStat”, rese note lo scorso 5 luglio.

L'inflazione al consumo (CPI) della Turchia, secondo i dati aggiornati resi noti dall’Istat turco (TUIK) lo scorso 5 luglio, nel mese di giugno 2023 si è attestata al 38,21%. Il tasso sarebbe dunque in calo rispetto all’aumento di maggio del 39,59% ma in realtà questa diminuzione è dovuta in parte al c.d. “effetto base” che deriva dal calcolo basato sul computo statistico dei 12 mesi precedenti: il tasso di inflazione mese-su-mese da maggio a giugno 2023 è infatti aumentata del 3,92% (peraltro l’aumento più altro da gennaio 2023). Tuttavia, la lettura del dato di giugno indica il livello più basso dal dicembre 2021 quando l’inflazione si era attestata al 36,08%, prima di raggiungere lo storico massimo dell’85% nell’ottobre 2022.

Nello stesso mese di giugno scorso, l’indice dei prezzi alla produzione (D-PPI) si attesta su base annua al 40,42% (dopo aver raggiunto il picco massimo nell’ottobre 2022, quando si attestò al 157,69%) e al 6.50% mese su mese.

Passando all’andamento dei prezzi dei principali sottogruppi che compongono l’economia del Paese, gli aumenti più significativi su base annua dei prezzi al consumo (CPI) sono stati rilevati alle voci: “servizi ricettivi e di ristorazione” (+67,22%), “sanità” (+65,69%), “alimenti e bevande non alcoliche” (+53,92%) e in quello dell’“istruzione” (+50,71%); quello più basso è stato invece fatto registrare dal settore “immobiliare” (+14.76%) e dei trasporti (+20.75%). Il calo del tasso di inflazione è in parte il risultato della scelta dalla BCRT di aumentare il tasso ufficiale di riferimento - aumentato lo scorso 22 giugno di 6.50 punti base portandolo al 15% - con una nuova strategia di politica monetaria che rappresenterebbe il "primo passo" per frenare l'inflazione.

Gli analisti indipendenti affermano tuttavia che l'effetto del deprezzamento della lira turca combinato ad un aumento del salario minimo stimato a partire da questo mese di luglio del 34%, spingeranno in autunno l'inflazione verso l'alto anche se una riduzione dell’offerta di moneta nel sistema economico del Paese potrebbe mitigare l'aumento dei prezzi al consumo. Goldman Sachs in una recente nota ha affermato che, "sebbene la politica sia diventata più restrittiva dopo le recenti elezioni, è probabile che un'ulteriore debolezza della lira turca peserà sull’inflazione core in futuro - ovvero quella che non tiene conto dei prodotti volatili come quelli alimentari ed energetici - potrebbe ancora salire (secondo Goldman Sachs è passata infatti su base annua al 47,3% a giugno dal 46,6% del mese di maggio scorso).

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