Intervista al Vicepresidente della Repubblica Yılmaz: “uscita cauta e graduale dalla cosiddetta dedollarizzazione”.

La scorsa settimana il neo elettro alla Vicepresidenza della Repubblica, Cevdet Yılmaz, Ministro dello Sviluppo dal 2011 al 2016, si è soffermato sui temi economici del Paese in un'intervista televisiva rilasciata all'emittente privata CNN Türk osservando che la Turchia non potrà abbondare in modo repentino lo schema, dall’acronimo KKM, sostenuto dal Governo dal 2021 per salvaguardare i depositi in lire turche dal deprezzamento del cambio: “un’uscita dal KKM sarà graduale e spalmata fino all’inizio del 2024 per sostenere il tasso di cambio e per contrastare una nuova domanda di dollari”, ha aggiunto Yılmaz.

Ma quanto è costata alla casse dello Stato la garanzia per compensare le perdite dovute al calo della lira rispetto alle valute forti? E a quanto è ammontato il volume dei depositi nell’ambito del regime “KKM account”? Secondo i dati pubblicati dell'Agenzia di regolamentazione e vigilanza bancaria (BDDK), il volume dei depositi avrebbe superato i 2,6 trilioni di lire turche - oltre 110 miliardi di dollari e pari a 1/4 di tutti i depositi - mentre il pagamento della differenza di cambio per i conti di deposito in TRY protetti da FX si stima possa essere costato allo Stato circa 200 miliardi di lire turche pari a 8,7 miliardi di dollari all’anno.
Yılmaz ha inoltre dichiarato di aspettarsi un miglioramento del deficit delle partite correnti (CAD) dalla seconda metà dell'anno, aggiungendo: “abbiamo una prospettiva positiva in termini di disavanzo di parte corrente della bilancia dei pagamenti e ci aspettiamo un graduale calo già a cominciare dal mese corrente”; nel frattempo i numeri del deficit di parte corrente sono da record: il CAD a 12 mesi si è ampliato attestandosi a 57,8 miliardi di dollari (+ 5,4 miliardi nel solo mese di aprile scorso) facendo registrare il più ampio disavanzo dal 2012; un tale disavanzo è dovuto principalmente all’espansione del deficit della bilancia commerciale (120 miliardi di dollari), da costi energetici crescenti dalla fine del 2021 e da un incremento delle importazioni di oro nel 2022.

Yılmaz ha affermato che questa tendenza continuerà ancora per alcuni mesi: “nonostante i flussi della voce servizi, nell’ambito della quale i viaggi per turismo nei prossimi mesi estivi faranno registrare un surplus, il saldo resterà negativo”. In autunno, la ripresa dell’export ed il declino delle importazioni per l’attenuarsi dei prezzi dell’energia (ma anche una lira turca ancora “economica”) potrebbero portare il saldo delle partite correnti in pareggio o addirittura registrare un surplus a fine anno. Si prevede, infine, che una Banca Centrale rinnovata possa rassicurare i mercati (come del resto si è verificato lo scorso 22 giugno con una drastica “inversione a U” del tasso di riferimento salito di 6,5 punti percentuali), e contribuire al calo del premio di rischio della Turchia (con un rinnovo del debito estero a costi inferiori) e possa rilanciare gli investimenti esteri di portafoglio passati dal picco dei 134 miliardi di dollari nel 2012 ai soli 24 miliardi di inizio giugno 2023.

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