La Banca Centrale turca mantiene costante per il 6° mese consecutivo il tasso di interesse a breve termine al 14%.

Focus sui tassi di riferimento nelle principali economia del mondo alle prese con l’incremento dell’inflazione il cui tasso in Turchia a giugno è stato del 78,62%.

Nella seduta del 23 giugno scorso, il Comitato per la politica monetaria (MPC) della BCRT (la Banca Centrale turca) presieduta dal Governatore Şahap Kavcıoğlu, ha mantenuto costante, per il 6° mese consecutivo, il tasso di riferimento al 14%. Nonostante l’inflazione incalzante, il Comitato ha ritenuto che - pur nelle attuali condizioni caratterizzate da elevata incertezza accresciuta dalle nuove strozzature create dalla guerra in Ucraina e dai continui e bruschi rincari dell’energia, delle materie prime e dei prodotti alimentari - un processo di disinflazione possa presto essere avviato grazie alle misure recentemente attuate con interventi mirati per la stabilità dei prezzi e specifici programmi per incoraggiare l’utilizzo della lira turca in investimenti e depositi nel Paese.

La BCRT ha inoltre aggiunto che la crescita anche nel primo trimestre del 2022 è stata importante (+7,3%) e, nelle stime, continuerà anche nel secondo trimestre dell’anno in corso grazie al sostegno della domanda estera, agli introiti attesi per la stagione turistica. In crescita il deficit delle partite correnti della bilancia dei pagamenti in buona parte dovuto ai maggiori costi legati all’energia. La BCRT ritiene che un equilibrio delle partite correnti sia un obiettivo prioritario da perseguire per raggiungere una stabilità sostenibile dei prezzi. Il Comitato di politica monetaria ha poi aggiunto che monitorerà attentamente gli sviluppi finanziari internazionali con l’attuazione di una politica monetaria prudenziale, adottando eventuali ulteriori misure aggiuntive che si rendessero necessarie per incoraggiare l’utilizzo della Lira Turca fino a quando il tasso di inflazione non mostrerà una tendenza al ribasso.

Analisti indipendenti prevedono che la BCRT manterrà inalterato il tesso di riferito al 14% anche nei prossimi mesi.
Fonte: CBRT: key takeaways: dal grafico si evince che l’inflazione non è scesa quando il tasso di riferimento è diminuito (da dicembre 2021 a giugno 2022 è sceso dal 19 al 14 per cento); contestualmente il deficit delle partite correnti della bilancia dei pagamenti non sarebbe stato assorbito da un tasso di cambio competitivo tendendo conto dell’aumento delle importazioni.

La Turchia, insieme a Giappone e alla BCE (quest’ultima prevede il primo incremento negli ultimi dieci anni del tasso di riferimento durante la prossima riunione del 26 luglio), sono gli unici Paesi in cui le rispettive Banche Centrali hanno deciso di mantenere i tassi invariati. L’unico Paese che ha ridotto il tasso di interesse di riferimento è la Federazione Russa, meno 150 punti base attestandosi a giugno scorso al 9,5% con un tasso di inflazione vicino al 18%.

Le altre principali economie del mondo seguono invece la linea opposta in politica monetaria alzando i propri tassi di interesse: la Federal Reserve (+75 punti base, il più grande aumento del tasso degli ultimi 28 anni), la Bank of England (all'1,25%, dall'1%), la Bank of Canada (+50 punti base), la Banca Centrale australiana (da 50 punti base a 85), quella norvegese (+50 punti base, il più alto aumento dei tassi dal 2002), la Banca Nazionale svizzera (+50 punti base, portando il tasso di interesse a meno 0,25%, da meno 0,75) e quella brasiliana e canadese (+50 punti base, portando il tasso al 13,25%), mentre l'Ucraina ha aumentato drasticamente il tasso di interesse al 25% dal 10%; anche le banche centrali di Australia, India, Corea del Sud, Messico, Polonia e Sud Africa hanno alzato i tassi di riferimento lo scorso mese di maggio.

Per quanto attiene al tasso di inflazione, lo scorso maggio ha raggiunto il massimo storico dell'8,8% nei Paesi dell’Ue (con l’Estonia che ha registrato il tasso di inflazione annuale più alto al 20,1%, seguita dalla Lituania al 18,5%, dalla Lettonia al 16,8%, dalla Repubblica Ceca con il 15,2% e dalla Bulgaria al 13,4%). I livelli più bassi nell'UE si sono registrati invece a Malta e in Francia, entrambi i Paesi al 5,8%, e in Finlandia con il 7,1%.

Tra le principali economie europee, la Germania ha registrato i tassi di inflazione più elevati dal 1974 al 7,9% mentre nel Regno Unito è salito al 9,1%, il più alto degli ultimi 40 anni. Negli Stati Uniti, i prezzi al consumo sono aumentati dell'8,6% a maggio su base annua, anche in questo caso l'aumento più alto dal dicembre 1981. Alla base di un tasso di inflazione così elevato e generalizzato ci sono i significativi aumenti dei prezzi di materie prime come grano, mais e olio di semi di girasole (la FAO ha diffuso a maggio scorso i dati sui prezzi dei generi alimentari aumentati del 22,9% con un +31,1% per l'olio vegetale, +29,7% per i cereali, +16,9% per i latticini, +15,4% per lo zucchero e +13,6% per la carne). Anche i rincari di gas, elettricità e petrolio hanno notevolmente contribuito all’aumento dell’inflazione: un barile di greggio Brent, ad esempio, ha raggiunto oggi quasi i 120 dollari mentre il gas naturale alla Borsa di New York è quasi triplicato nel mese di maggio.

Nella riunione dei G7 conclusasi lo scorso 26 giugno, sono stati presi importanti impegni per contrastare il deficit di esportazioni di gas e petrolio dalla Federazione Russa e la IEA, l’International Energy Agency, ha ipotizzato di attuare misure temporanee per ridurre il consumo di gas domestico e quello dei carburanti, come l’uso degli autoveicoli nei grandi centri urbani ogni due giorni e il differimento della chiusura delle centrali nucleari.

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