La Turchia annuncia la scoperta della seconda riserva di materiali rari al mondo.

Recentemente la Turchia ha annunciato la scoperta della seconda riserva di elementi rari più grande del mondo nel distretto di Beylikova di Eskişehir nell'Anatolia centrale. Si stima che la riserva contenga 694 milioni di tonnellate di materiale e sarebbe seconda solo alla Cina, che ha il più grande giacimento di elementi rari con 800 milioni di tonnellate di riserve. La società mineraria statale Eti Maden ha annunciato che 1.200 tonnellate di minerali saranno lavorate ogni anno nell'impianto pilota nella prima fase. Questa cifra potrebbe raggiungere le 570.000 tonnellate con un investimento significativo da realizzare in un impianto industriale più grande nel prossimo futuro. Dei 17 elementi rari conosciuti, ben dieci possono essere lavorati in Turchia. Negli ultimi anni si è osservata la crescente importanza dei materiali critici che svolgono un ruolo chiave nel processo di produzione di varie tecnologie. In questo contesto, i materiali rari sono fondamentali per la fattibilità a lungo termine di tecnologie all'avanguardia in quanto sono essenziali in settori che vanno dall'aviazione all'esplorazione spaziale, dalla difesa alla biomedicina. I giacimenti più grandi del mondo si trovano in Cina mentre la quarta riserva mineraria di materiali rari più grande del mondo si trova in Russia. Questi due paesi rappresentano da soli il 57% delle riserve mondiali conosciute. Negli ultimi anni, i paesi occidentali hanno cercato di diversificare le loro importazioni e di sviluppare le loro riserve per ridurre la loro dipendenza dalla Cina e dalla Russia. Il mese scorso Regno Unito, Stati Uniti e altri alleati occidentali hanno annunciato la creazione della Minerals Security Partnership, un'iniziativa per rendere più "sicura" la catena di approvvigionamento. Nel contesto degli sforzi di diversificazione, l'enorme riserva di terre rare recentemente scoperta in Turchia potrebbe svolgere un ruolo essenziale. Le riserve recentemente scoperte avranno implicazioni politiche, economiche e di sicurezza notevoli per il Paese e la sua cooperazione con l’occidente. In termini politici, le riserve scoperte di recente accrescono l'importanza strategica della Turchia e ne rafforzano la posizione nei confronti sia dell'UE che degli Stati Uniti. In secondo luogo, la cooperazione con la Turchia potrebbe aiutare i paesi dell'UE a diversificare le loro importazioni e ridurre la loro dipendenza da Russia e Cina. Oltre alle opportunità politiche, ci sono anche opportunità economiche evidenti. In primo luogo, lo sviluppo dell'industria dei minerali rari può promuovere una politica di diversificazione economica del Paese e portare alla specializzazione nell'estrazione e nella lavorazione dei materiali rari. In secondo luogo, il miglioramento del settore è suscettibile di creare un effetto di attrazione di nuovi investimenti e la creazione di maggiore occupazione nel paese. Questa scoperta può svolgere un ruolo vitale anche nel settore della difesa, strategico per il Paese, poiché i metalli rari svolgono un ruolo cruciale, dalla produzione di droni alla produzione degli F-35. Lo sviluppo delle riserve aiuterà Ankara a ridurre la sua dipendenza da altri paesi. Inoltre UE e Stati Uniti potrebbero proteggere la catena di approvvigionamento e garantire una relativa stabilità nei rispettivi settori della difesa aumentando il proprio livello di cooperazione con la Turchia. Kathryn Goodenough, geologa principale del British Geological Survey predica tuttavia cautela. L'idea che si tratti di una nuova enorme riserva di cui non sapevamo nulla prima, ella ha affermato, è sbagliata, aggiungendo che senza una stima ufficiale di queste risorse che soddisfi gli standard dell'industria mineraria globale, è impossibile sapere l'intera portata degli elementi recuperabili di alta qualità presenti in Turchia. Inoltre, altri esperti del settore puntano anche l’accento sulle difficoltà nella competizione in questo mercato con la Cina. Non occorre infatti solo avere la disponibilità della materia prima ma anche le capacità di riuscire a realizzare i complessi processi di trasformazione a costi contenuti e competitivi per la domanda globale come fa, appunto, la Cina. Occorrerà adesso capire se la Turchia sarà all’altezza di questa sfida.

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