Le conseguenze della guerra in Ucraina sull’economia turca.

Gli effetti della crisi russo-ucraina rischiano di aggravare la già complessa situazione in cui si trova l’economia turca. Il settore turistico in Turchia (che rappresenta il 13 per cento del PIL), infatti, storicamente dipende moltissimo dai turisti russi (oltre sei milioni) ma anche da quelli ucraini (quasi tre milioni). Ankara ha una forte dipendenza da Mosca anche sotto il profilo energetico. La Turchia importa, infatti, il 49% di gas naturale ed il 40% di petrolio, e per il momento non ha in programma di tagliare le importazioni di petrolio dalla Federazione Russa. Infine la Turchia è anche una grande importatrice di grano dall’Ucraina (78% del proprio fabbisogno).

Sul versante della bilancia commerciale, si rileva come nel 2021 la Federazione Russa abbia rappresentato il secondo mercato mondiale della Turchia per l’import (prevalenetmente energia ma non solo). Gli acquisti turchi dalla Russia sono stati superiori a 30 miliardi di dollari facendo registrare una crescita del 62,4% rispetto al 2020, preceduta dalla sola Cina (32 miliardi) e seguita dalla Germania (22 miliardi di dollari). L’Ucraina invece si piazza al 12 posto tra i principali Paesi fornitori della Turchia con oltre 4 miliardi di dollari e con un interscambio complessivamnete bilanciato di oltre 8 miliardi di dollari. Sull’impatto della guerra sulle riserve di gas naturale della Turchia, è intervenuto recentemente il Direttore Generale della Botas, che ha dichiarato che le scorte alla Turchia (l’accordo tra Russia e Turchia scaduto il 31 dicembre 2021 è in fase di rinnovo) ammontano a 4,6 miliardi metri cubi e il consumo giornaliero del Paese è di circa 360 milioni di metri cubi. L’obiettivo entro il 2025 è quello di aumentare le riserve a oltre 12 miliardi di metri cubi. Gli interessi nel settore energetico tra la Turchia e la Federazione passano anche per il gasdotto Turkstream che rifornisce di oltre 10 metri cubi di gas il Paese, quarto maggior consumatore in Europa dopo Germania, Uk e Italia.

Infine, sempre per quanto riguarda il settore energetico, inoltre, la crisi potrebbe avere rispercussioni negative nel Mar Nero dove la Turchia ha recentemente individuato l’importante giacimento di Sakarya avviando il complesso progetto per il suo sfruttamento entro il 2023. La minaccia deriva dagli assetti militari schierati dalla Russia nell’area, che ha rafforzato il contingente con sottomarini capaci di colpire bersagli a 2.400 km di distanza.

Anche l’ottima performance dell’economia turca nel 2021, PIL a +11%, trainato da una forte domanda interna e dall’export, potrebbe risentire del conflitto. Alcuni esperti prevedono una crescita in Turchia nel 2022 non superiore all’1,2%, un risultato addirittura inferiore al 2020 quando la pandemia aveva generato una contrazione generalizzata del PIL in quasi tutte le economie tranne che in Turchia, uno dei pochi Paese dell’OCSE a far registrare una crescita dell’1,8% nel 2020.

Con riferimento all’automotive, la guerra Russia-Ucraina ha indebolito gli acquisti turchi da entrambi i Paesi e, secondo l’Automotive Industry Association (OSD) di Istanbul, anche se le importazioni di componenti di autoveicoli turche dalla Federazione sono state nel 2021 pari a soli 9 milioni di dollari, l’impatto complessivo è certamente maggiore se si considerano le esportazioni russe per l’intera filiera dell’industria automobilistica turca.

Infine, anche alcune aziende turche che operano nel settore difesa potrebbero subire contraccolpi. Si ricorda infatti che la ditta turca Baykar, produttrice dei droni Bayraktar TB2 utilizzati dagli ucraini nel corso del conflitto, aveva recentemente presentato un programma di investimenti diretti nel settore difesa proprio in Ucraina.

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