L’ecosistema delle startup, incubatori e acceleratori in Turchia fotografato dal report di Startup Watch. Focus sul “decacorno” turco “Getir” alla luce dei rischi macroeconomici della guerra in Ucraina e dell’inflazione in Turchia

La Turchia continua a brillare per i suoi investimenti in startup innovative nel 2022. A tracciarne il quadro è il recente rapporto "Turkish Startups Ecosystem 2022 Q1" di Startup Watch che stima investimenti per 1.273 milioni di dollari in startup in Turchia ripartite tra ben 49 diverse operazioni solo nel primo trimestre dell’anno.

L'investimento più importante riguarda certamente il “decacorn” turco Getir, il primo decacorno europeo leader nella consegna di prodotti tramite app (5 mila impiegati a livello globale) ma l’ecosistema delle startup turche è costituito anche di importanti unicorni come Trendyol (uno dei più famosi siti di shopping on line turchi, con un valore di quasi 17 miliardi di dollari), Hepsiburada (il primo portale turco di e-commerce da 3 milioni di visitatori al mese) e lo sviluppatore di videogiochi Peak. Nel frattempo, il numero dei centri di incubazione in Turchia è passato da nove a 82 mentre il numero degli acceleratori è passato da sette a 70 negli ultimi 10 anni. Ad oggi, l’ecosistema delle oltre 6.000 aziende tecnologiche turche danno lavoro a più di 64.000 persone nei c.d. parchi tecnologici anche se diverse startup, in fase iniziale, preferiscono ancora i centri di incubazione ai Technoparks (che assicurano sostegni e agevolazioni statali).

Nel grafico il numero di startup che optano per i parchi tecnologi (o hub tecnologici) e quelle che puntano su acceleratori.

Il decacorno turco Getir

Getir, con sede a Istanbul, opera in circa 50 città in sette paesi europei, negli Stati Uniti e in tutte le principali città della Turchia. I suoi mercati in Europa includono Regno Unito, Germania, Francia, Italia, Spagna, Paesi Bassi e Portogallo. A causa del repentino peggioramento delle prospettive di crescita che la crisi Ucraina ha provocato a livello globale, e con una spirale inflazionistica incontrollabile, la più famosa start up turca potrebbe tagliare quasi 5 mila posti di lavoro, pari al 14% del suo team. Nella sola Berlino, ad esempio, i tagli potrebbero aggirarsi intorno ai 500 impiegati anche se l’azienda per il momento non programma di ritirarsi da alcun Paese. L’attuale grave fase congiunturale non risparmia neanche le start up più tecnologiche e quotate al mondo anche se il credito bancario in Turchia continua ad affluire verso le start-up, seppur con capitali più ridotti.

Nel rapporto dello scorso marzo diffuso da “Startup.Watch”, si vede inoltre come Istanbul sia ormai entrata nella top ten delle città al mondo che hanno realizzato i maggiori investimenti nel settore delle startup consentendo di competere con i più importanti punti di riferimento in Europa del settore (Londra, Parigi, Berlino). La Turchia, infine, può contare su un mercato dell’e-commerce valutato in 5 miliardi di dollari nella IPO dello scorso agosto al Nasdaq di New York.

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