L'inflazione sale al 54,4% a febbraio, record negativo dal 1992.

Anche per effetto dello scoppio della crisi ucraina, l’inflazione in Turchia ha fatto segnare un +54,4% su base annua nel mese di febbraio (dati resi noti il 3 marzo scorso) rispetto al +48,7% del mese di gennaio con un aumento del 4,7% (si tratta dell’ottavo aumento mensile consecutivo). Le previsioni degli analisti indipendenti stimano una, limitata, diminuzione dell’inflazione solo per la fine del 2022. Le previsioni della Banca Centrale turca, invece, si attestano al 23,2% entro la fine del corrente anno, una percentuale quattro volte più elevata rispetto all’obiettivo della CBRT di fine 2021, quando tuttavia il costo del greggio non superava gli 80 dollari a barile.

Il Presidente Erdogan insiste nel dichiarare che l'inflazione resta sotto controllo e che raggiungerà il suo picco alla fine dell’estate, ma i prezzi alla produzione, secondo l’ultimo rapporto di TurkStat, sono cresciuti nel solo mese di febbraio del 7,2% mentre i costi energetici, in primis benzina e corrente elettrica, sono cresciuti dell’83% rispetto al 76,4% di gennaio. L'aumento annuale dei prezzi dei prodotti alimentari, che contribuiscono per un quarto alla formazione del paniere dei prezzi al consumo, ha raggiunto un +64,5%, nonostante le misure adottate dal Governo nei mesi scorsi quali la riduzione dell’IVA sui generi alimentari di prima necessità dall’8 all’1%. L’azione di sostegno governativa alle famiglie per quanto riguarda le utenze di gas e luce e l’aumento del 50% del salario minimo deciso nel dicembre 2021, che è passato da 2.825 a 4.250 lire (circa 280 euro) per oltre sette milioni di famiglie turche, sembrano attutire solo in minima parte gli effetti negativi dell’inflazione, specialmente sugli stati più deboli della popolazione.

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