L’Istat turco, TurkStat, ha reso noto il nuovo tasso di inflazione che si attesta a dicembre 2022 al 64,27%. Rapporto di fine anno sull’inflazione della Banca Centrale (BCRT) e focus sul salario minimo.

Lo scorso 3 gennaio, i dati aggiornati di TUIK, hanno mostrato un deciso calo a dicembre, inferiore alle attese, con un tasso sceso al 64,27%. L'inflazione al consumo (CPI) su base annua della Turchia era scesa nel mese di novembre scorso all’'84,4% registrando una lieve flessione rispetto al picco massimo mai registrato negli ultimi 24 anni del mese precedente dell'85,5% rallentando così per la prima volta nell’ultimo anno e mezzo. Il dato di dicembre, benché apparentemente eclatante, era ampiamente atteso dagli analisti essendo il risultato di un mero calcolo aritmetico rispetto al mese di dicembre del 2021, quando l’inflazione fece registrate un balzo in avanti di oltre il 13%. Per i medesimi motivi si attende un ulteriore calo del tasso nel primo trimestre del 2023.

Nell’analogo mese, l’indice dei prezzi alla produzione (PPI) è sceso dal 136,2% al 97,2%,

Nell’ultimo briefing del 2022 sull’inflazione, il Governatore della Banca Centrale, Şahap Kavcıoğlu, aveva rivisto al rialzo le stime del tasso per i prossimi anni: dal 60,4% l’inflazione oggi è prevista al 65,2% alla fine del 2022 (+4,8 punti percentuali) mentre per la fine del 2023 si è passati dal 19,2 al 22,3% e all'8,8% alla fine del 2024. Secondo Kavcıoğlu, gli aumenti dei tassi ufficiali globali sono inefficaci per ridurre l'inflazione e le politiche restrittive adottate dalle principali Banche centrali danneggiano le capacità di investimento e di esportazione delle imprese dell’industria e dei servizi. Di conseguenza la BCRT continuerà a sostenere la produzione e l’espansione del potenziale produttivo turco. Il Governatore ha inoltre affermato che l’’accesso mirato al credito in settori altamente produttivi ha contribuito alla crescita degli investimenti, dell'occupazione, della produzione e la quota dei depositi in lire turche sarebbe in rapido aumento. La stabilità del tasso di cambio sarà un fattore importante per contrastare l'inflazione, ha poi aggiunto Kavcıoğlu. Nel frattempo, il 22 dicembre scorso, la BCRT ha mantenuto il tasso di rifermento al 9% rispettando gli impegni presi nella precedente riunione del Comitato di Politica Monetaria (MPC) del novembre scorso quando venne dichiarato conclusi i cicli dei tagli intrapresi dall’agosto del 2021. Secondo l'Istituto di statistica turco, nonostante il calo dell’inflazione, i prezzi al consumo sono però aumentati a novembre del 2,9% su base mensile. Il tasso di inflazione ha inciso sulla necessità di adeguare il salario minimo e a tale scopo il 22 dicembre 2022 il Governo ha concordato con le parti sociali un suo aumento del 54,5%. In Turchia, su quasi 32 milioni di persone occupate, 22 milioni, ossia il 69%, sono lavoratori dipendenti di cui circa 5 milioni appartenenti al pubblico impiego che sono relativamente protetti contro l'inflazione in quanto destinatari di aumenti salariali legati all’andamento inflazionistico e lo stesso vale per i circa 13 milioni di pensionati. Per quanto attiene il settore privato, il salario minimo mensile è la paga di quasi la metà dei 17 milioni dei lavoratori. In Turchia, il 43% dei dipendenti nei settori non agricoli è percettore del salario minimo. Il tasso raggiunge il 54% nel settore dell’edilizia, il 59% nel tessile e dell'abbigliamento, il 65% nell'industria agro alimentare e il 72% nel settore del turismo. Percentuali elevate che si riflettono sulla scarsa sindacalizzazione dei lavoratori turchi con un potere di contrattazione collettiva e di sciopero assai limitato. La più grande Confederazione turca di sindacati dei lavoratori, la “TURK-IS,” ha accolto favorevolmente l’aumento che dal 1° gennaio 2023 salirà a 8.500 lire turche (455 dollari) al mese, che rappresenta un aumento medio annuo di oltre il 70%. Si tratta del terzo aumento nel 2022 dopo quello del 50% a febbraio scorso e del 30% a metà anno.

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