ll ruolo della “Defence Industry Agency SBB” della Presidenza della Repubblica della Turchia nel mutato contesto geopolitico.

L'invasione dell'Ucraina da parte della Federazione Russa ha innescato un forte aumento della spesa per la difesa in tutti i Paesi del mondo. La Turchia, secondo un recente rapporto dell’agenzia di consulenza internazionale “Kearney”, sarebbe tra i Paesi Nato meglio preparati per ridisegnare le proprie strategie di difesa grazie all’avanzamento dei suoi progetti nel settore militare e agli investimenti nel settore R&S. Serdar Türkmen, società partner di Kearney, ha evidenziato i progetti di sviluppo più recenti della Turchia come, ad esempio, il caccia “National Combat Aircraft” (MMU) a cui sono interessati un numero importante di investitori stranieri; si tratta di un jet con caratteristiche simili all'F-35 Lightning II della Lockheed Martin, sviluppato dalla TAI, “Turkish Aerospace Industries” che potrebbe essere operativo per il 2025. La Turchia ha poi sviluppato i veicoli aerei da combattimento senza pilota (UCAV), tra cui il famoso Bayraktar TB2 (il più esportato al mondo) ed il nuovo Akıncı della turca Baykar, leader mondiale nella costruzione di droni, utilizzati in alcuni recenti teatri di guerra.

İsmail DEMİR, Presidente della Defence Industries turche “SSB”, a maggio scorso ha dichiarato che il fatturato totale del settore dell'industria della difesa e di quello aerospaziale della Turchia ha superato la soglia dei 10 miliardi di dollari nel 2021; nello stesso anno le spese in R&S nel settore sono aumentate del 32% rispetto all'anno precedente e si sono avvicinate ai 2 miliardi di dollari. Tuttavia anche la Turchia dovrà fare fronte all'aumento del proprio budget per le nuove spese militari dopo l’invasione dell’Ucraina seppure in maniera ridotta rispetto ai Paesi dell’Ue i cui budget militari sono aumentati del 3% dal 2020 e sono stati del 19% in più rispetto al 2012, secondo l’Istituto indipendente di ricerca internazionale “SIPRIi”.
Sulla rivista americana Forbes un articolo di Amir Husain “Turkey builds a hyperwar capable military” del 30 giugno mette in risalto come la Turchia, nonostante il suo budget militare a disposizione non superi i 20 miliardi di dollari, abbia in questi ultimi anni investito molto nella propria industria della difesa concentrandosi su progetti per la produzione di armamenti innovativi, strategici, tattici ed intelligenti rispetto alle armi tradizionali; la seconda forza armata della NATO dopo gli Usa e prima per numero di effettivi (400 mila) rispetto a Francia (200 mila), Germania (179 mila) e Italia (174 mila), ha fatto spazio in questi ultimi anni ad investimenti intelligenti (attualmente ne porta avanti più di 700) oltre a ridurre la dipendenza dai fornitori militari mondiali producendo oggi circa il 70% degli armamenti utilizzati dalle proprie forze armate (era poco meno del 30% negli anni 2000). La Turchia si colloca al 12° posto nelle esportazioni di armi tra il 2017 ed il 2021, dietro a Israele e Svizzera e davanti a Ucraina e Svezia (nel 2001 ricopriva la 36° posizione).

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