L’ultimo rapporto ufficiale TurkStat sull’inflazione la segnala al 79,6% nel mese di luglio. Al contempo l’agenzia Reuters stima un tasso di inflazione che supererà l’80% alla fine del 3° trimestre del 2022. Ankara continua sulla propria linea di polit

L’ultimo rapporto ufficiale sull’inflazione in Turchia segnala un +79,6% nel mese di luglio. Pur essendo un dato elevatissimo, si tratterebbe di un incremento lievemente inferiore rispetto a quelli dei mesi scorsi, il che potrebbe far pensare and un lieve allentamento della pressione sui prezzi. Il Presidente Erdogan ha recentemente dichiarato che “occorre avere pazienza” prevedendo un decremento del tasso di inflazione fino a raggiungere livelli “adeguati” nel corso dei masi di febbraio-marzo 2023.
Intanto un recente sondaggio della Reuters stima che il tasso di inflazione in Turchia raggiungerà il suo picco più alto dell’ultimo ventennio nei prossimi mesi per poi attestarsi a circa il 70% entro la fine del 2022; gli stessi sondaggi stimano anche che la BCRT manterrà il suo tasso di riferimento stabile al 14% per almeno un altro anno. L'inflazione in Turchia è aumentata vertiginosamente nel corso dell’ultimo anno, aggravata dalla crisi valutaria (svalutazione di circa il 44% del valore della lira rispetto al dollaro negli ultimi 12 mesi) successivamente, nei primi mese del 2022, l'aumento dei prezzi delle materie prime causato dall’invasione dell’Ucraina si è avvicinato all'80% comportando elevati oneri sulle famiglie turche. Un miglioramento, sempre secondo gli economisti di Reuters, potrebbe avvenire solo verso la fine del primo trimestre del 2023 con il tasso che potrebbe attestarsi intorno al 43% a ridosso delle elezioni presidenziali. Il sondaggio appare dunque in linea con il programma di Ankara che continuerà a dare priorità a tassi di interesse bassi al fine di facilitare il credito e le esportazioni e per sostenere la crescita del Paese. All’ importante erosione delle riserve valutarie, un’inflazione elevata, passata dal 73,50% di maggio a 79,6% lo scorso mese di luglio ed un calo degli IDE che hanno ampliato il deficit delle partite correnti, fa da contraltare una crescita sostenuta. Dopo il +11% del 2021, il PIL e’ cresciuto del 7,3% nel primo trimestre dell’anno e gli economisti di Reuters prevedono una crescita del prodotto interno lordo intorno al 3,3% alla fine di quest’anno e un disavanzo delle partite correnti del 5,5% del PIL (rispetto al 4,4% del sondaggio Reuters di aprile scorso); un disavanzo che dovrebbe restringersi nel 2023 al 3,5% (la stima precedente era 2,8%). Il Capo economista di Tera Yatirim, Enver Erkan, ha affermato che la BCRT continuerà a perseguire una politica monetaria prudente rispettando il programma economico di Erdoğan nonostante il forte deprezzamento della lira. La svalutazione dall’inizio dell’anno è stata superiore al 25% e l'ambizione di Ankara dell’uso della valuta nazionale nel commercio estero soprattutto con i suoi principali partner commerciali (Russia, Cina, lran e Paesi del Golfo), resta per il momento non facilmente praticabile anche se la Turchia ha continuato a sollevare la questione nei recenti incontri con Federazione Russa e Iran. Del resto, secondo i dati ufficiali, gli importatori turchi hanno pagato le transazioni commerciali in lire solo per il 3,8% del totale di prodotti e servizi importati dalla Turchia nei primi 5 mesi del 2022, mentre i pagamenti in dollari e in euro hanno rappresentato rispettivamente il 71% e il 24%. Allo stesso modo, solo il 2,8% delle esportazioni turche, sempre nell’analogo periodo in osservazione, è stato fatturato in lire, mentre il 49,5% era in dollari e quasi il 46% in euro. Inoltre, una parte significativa dei pagamenti in lire sarebbe comunque relativo a transazioni tra società con sede in Turchia e loro filiali nei paesi dell'UE. L’ambizione di promuovere l’utilizzo della lira turca nelle transazioni commerciali è stato anche l'obiettivo dichiarato in una serie di accordi di swap valutario che la BCRT turca ha concluso con controparti cinesi, coreane e dei Paesi del Golfo; tuttavia le statistiche ufficiali sul commercio estero della Turchia indicano che gli accordi di swap hanno avuto scarso impatto sull'espansione degli scambi commerciali in valute locali. La valuta entrata nelle casse dello Stato di Ankara attraverso swap ammontava a circa 21 miliardi di dollari alla fine del 2021, la maggior parte proveniva da un accordo con il Qatar. Con Cina e Corea del Sud le valute (yuan e won) sono state poco utilizzate e le transazioni sono state pagate quasi sempre in dollari. L'ultimo accordo di swap è stato firmato a gennaio 2022 dalla Turchia con gli Emirati Arabi Uniti per l'equivalente di circa 5 miliardi di dollari. L'uso del dirham degli Emirati rimane tuttavia ancora residuale nel commercio bilaterale e l'obiettivo di facilitare il commercio in valute locali è rimasto praticamente sulla carta anche per quanto attiene alle transazioni commerciali con EAU.

Condividi Tweet Copia Collegamento Stampa / Salva come PDF HOMEPAGE