“near-shoring” in Turchia non solo per avvicinare aree di produzione e di destinazione ma anche per gli approvvigionamenti energetici e la sicurezza globale.

Le difficoltà di approvvigionamenti durante la pandemia da COVID-19 avevano spinto molte imprese ad avviare ad un “ripensamento” delle proprie supply chains riposizionandosi anche in Turchia, uno dei mercati privilegiati scelti da diversi colossi internazionali e soprattutto europei (Ikea, Boehring, Daikin, DW Reusable, Etap, ad esempio). In tale ottica, dopo la pandemia, la Turchia rappresenta una alternativa sempre più valida ai mercati dell’Estremo Oriente offrendo infrastrutture logistiche all’avanguardia, costi ridotti, fiscalità agevolata con un tessuto manifatturiero ed industriale solido e competitivo.

A seguito del conflitto russo-ucraina la Turchia si sta proponendo sempre più anche come importante “hub” energetico strategico per l'Europa.

Un recente rapporto della fondazione tedesca “Konrad Adenauer” suggerisce ad esempio una maggiore cooperazione tra Berlino e Ankara per affrontare i problemi energetici e le sfide legate alla sicurezza alla luce del conflitto. In termini di diversificazione della politica energetica della Germania, ci sono alternative alla Federazione Russa ma limitate nel breve periodo, si legge nel rapporto, che sottolinea poi come la Turchia possa offrire "alternative reali" come hub energetico strategico per l'Europa per far transitare il gas naturale dal bacino del Caspio, dall'Asia centrale, dal Medio Oriente e dal bacino del Mediterraneo orientale. Secondo il rapporto, infatti, il gas naturale ed il petrolio iraniani, ad esempio, possono essere trasportati anche attraverso la Turchia. Il rapporto rileva anche l’importante rilancio delle relazioni commerciali con Israele che potrebbero accrescere la cooperazione in materia di energia.  

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