PETROLIO. Nuove scoperte, investimenti e obiettivi strategici.

Secondo l’ultimo rapporto 2025 pubblicato lo scorso 27 agosto dall’EMRA (l’ente regolatore autonomo turco responsabile del mercato dell’energia) e riferito all’anno precedente, la Federazione Russa risulta essere il principale fornitore di greggio della Turchia con una quota pari al 66,7% del totale importato. La Russia precede altri fornitori quali l’Iraq (9,84%), il Kazakhstan (6,11%), l’Arabia Saudita (3,94%) e l’Azerbaijan con una percentuale minore.

La Turchia estrae il petrolio per il proprio fabbisogno anche al di fuori dei confini nazionali (principalmente in Azerbaigian e in Iraq e, con quote minori, in Russia, Libia e Kazakistan, per un totale di circa 60 mila barili al giorno). Tuttavia, grazie all’intensificarsi degli investimenti e al potenziamento delle infrastrutture tecnologiche, la produzione interna è migliorata e oggi il Paese produce livelli più elevati rispetto all’attività estrattiva oltreconfine.

Con la scoperta del giacimento di Gabar, la Turchia estrae petrolio in 95 pozzi con una produzione di 78 mila barili al giorno: l’obiettivo è superare i 100 mila barili al giorno nel medio periodo. Con lo sfruttamento dei giacimenti di Batman, Diyarbakir, Adıyaman, Siirt, Mardin e Manisa, la produzione interna giornaliera sale a 190 mila barili al giorno a fronte però di un consumo nazionale giornaliero ancora alto, pari a circa 900 mila barili al giorno.

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