Prospettive economiche della Turchia per il 2023 secondo la CBRT.

L’ inflazione scende per il terzo mese di fila e si attesta a gennaio 2023 al 64,27%. Excursus sull’andamento economico del 2022 del Governatore della Banca Centrale Turca Kavcıoğlu in occasione del primo rapporto del 2023 sull’inflazione.

I dati aggiornati al 3 febbraio di TUIK, hanno mostrato a gennaio 2023 un tasso di inflazione che scende al 57,68% annuale rispetto al 64,27% del mese di dicembre. In realtà questa diminuzione è dovuta in buona parte al cd. “effetto base” che deriva dal calcolo (anno-su-anno) basato sul computo statistico dei 12 mesi precedenti. Il tasso di inflazione mese-su-mese da dicembre 2022 a gennaio 2023, infatti, è aumentato del 6,65%. L'inflazione al consumo (CPI) su base annua della Turchia era scesa nel mese di novembre scorso all’84,4% registrando una lieve flessione rispetto al picco storico da 24 anni a questa parte registrato a ottobre 2022 (85,5%).

Nell’analogo mese, l’indice dei prezzi alla produzione (PPI) è sceso all’86,46% dal 97,2% del mese di dicembre 2022 dopo aver raggiunto il picco massimo nell’ottobre scorso (136,2%). Anche in questo caso, però, i valori anno-su-anno vanno interpretati in relazione all’”effetto-base”.

A gennaio 2023 si è in effetti registrato un calo del valore delle importazioni energetiche della Turchia in ragione della diminuzione dei costi del gas a gennaio ai livelli di inizio 2022.

Nel corso dell’ultimo briefing dello scorso 26 gennaio sull’inflazione, il Governatore della Banca Centrale, Şahap Kavcıoğlu, conferma le precedenti stime di fine 2022 che prevedevano un calo più pronunciato nel primo semestre del 2023 per poi “stabilizzarsi” al 22,3% alla fine dell’anno, raggiungendo l'8,8% nel 2024 ed il 5% alla fine del 2025. Kavcıoğlu ha fatto anche fatto riferimento alla strategia della c.d. "liralizzazione" (l’insieme delle misure adottate dal Governo per indurre un incremento dell’uso della moneta nazionale nell’economia turca), che continuerà ad essere il punto centrale della politica monetaria della BCRT. Tale strategia, secondo il Governatore, ha dato alcuni frutti lo scorso anno, se si considera che i depositi in lire turche sono cresciuti dal 35,6% al 55,1% da gennaio a dicembre 2022 e si punta a raggiungere il 60% nella prima metà del 2023 (v.infra). Le riserve ufficiali della BCRT a dicembre 2022 sono aumentate di 17,7 miliardi di dollari raggiungendo un totale di 128,7 miliardi di dollari nel 2022 (+5.2% sul mese precedente di novembre). Tale risultato è stato raggiunto principalmente attraverso due linee d’azione parallele: la prima, è consistita in veri e propri trasferimenti di liquidità in valute convertibili da Paesi terzi quali ad esempio Russia ed Arabia Saudita. La seconda linea d’azione ha previsto invece un drenaggio più intenso di valuta estera e oro dal sistema bancario sotto forma di maggiori obblighi di deposito a garanzia presso la banca centrale per quasi USD 8 mld per le banche nazionali e quasi USD 3 mld per quelle estere, anche per controbilanciare la riduzione della riserva obbligatoria prelevata sui depositi in valuta estera (USD -4 mld), in calo per predetta strategia di “liralizzazione” che ne incentiva la conversione in lire turche con protezione dalle variazioni sfavorevoli del tasso di cambio. Il PIL ha mostrato una buona performance nel primo e nel secondo trimestre del 2022, crescendo rispettivamente del 7,5 e del 7,7%: nel terzo l'economia turca ha dato i primi segni di rallentamento (+6,2%), per poi continuare a decrescere nel quarto trimestre (+3,9%). Alla crescita del Paese nel 2022 ha contribuito in larga parte l’aumento delle esportazioni, cresciute per sette trimestri consecutivi, e gli investimenti in macchinari e attrezzature aumentati del 14,3% su base annua nel terzo trimestre dello scorso anno. Il contributo delle esportazioni e l'aumento degli investimenti in macchinari e attrezzature hanno rappresentato, secondo alcune stime, i 2/3 del tasso di crescita della Turchia nel 2022. La flessione della domanda esterna ha avuto riflessi sulla produzione industriale il cui indice, per la prima volta dal periodo iniziale della pandemia, si è ridotto dell’1,3% su base annua nel mese di novembre 2022 (fonte TurkStat).

Nonostante la decelerazione dell'attività economica determinata dalla debolezza della domanda esterna, il mercato del lavoro in Turchia per tutto il 2022 ha avuto un graduale miglioramento, con una forza lavoro che ha raggiunto i 35,2 milioni di occupati, mentre il tasso di disoccupazione si è attestato al 10,2% dopo il 9,6% dell’ottobre 2022 (il più basso degli ultimi 9 anni). Tra i paesi OCSE, la Turchia ha mostrato i tassi i più alti di crescita dell’occupazione; inoltre il tasso di partecipazione femminile è stato il più alto di sempre nel Paese, attestandosi a dicembre scorso al 36,4%. L’occupazione ed il PIL sono stati fortemente sostenuti anche dalle ottime entrate del settore turistico con 46,3 miliardi di dollari registrati nell’ultima rilevazione dell’Istat turco di dicembre, con un aumento del 22% rispetto al periodo pre-pandemia e del 53,4% sul 2021. A fine 2022 i visitatori stranieri hanno superato i 50 milioni se vengono considerare le presenze di cittadini turchi residenti all’estero. I lusinghieri risultati del turismo hanno contribuito in modo decisivo anche a “controbilanciare” il disavanzo delle partite correnti, comunque in netto deficit negli ultimi mesi a causa dell’incremento dei costi energetici (la Turchia è importatore netto di prodotti energetici). Per quanto attiene agli scambi con l’estero, Kavcıoğlu ha evidenziato come le esportazioni - sospinte da una lira debole - abbiano rappresentato nel 2022 uno dei principali motori della crescita del Paese mantenendo un andamento sostenuto per tutto l’anno nonostante la guerra di aggressione russa all’Ucraina ed il conseguente rallentamento dell'attività economica globale e malgrado l'impatto sfavorevole del cambio euro-dollaro cha ha raggiunto la parità nella seconda metà dell'anno. Dopo aver raggiunto i 225 miliardi di dollari nel 2021, le esportazioni della Turchia hanno superato i 254 miliardi di dollari nel 2022 facendo registrare un +12,9% sull’anno precedente.
Kavcıoğlu si è anche soffermato sulla innovativa misura che è stata recentemente testata con l’istituzione della piattaforma della lira turca digitale attraverso un accordo inter istituzionale introdotto dalla BCRT che successivamente verrà esteso, nelle fasi più avanzate, anche agli istituti di credito, al mondo finanziario e, infine, ai consumatori. La Turchia ha inoltre lanciato i servizi di open banking (il c.d. “OMO”, open market operations) nelle transazioni della BCRT con il mercato interbancario al fine di perseguire gli obiettivi della liralizzazione attraverso l’immissione o l’assorbimento nel mercato monetario e finanziario turco di liquidità. Lo schema “KKM” ossia il turkish’s lira protection scheme, ha attirato nei primi 8 mesi del 2022 circa 20 miliardi di dollari, somma, però, che è iniziata a diminuire in coincidenza con la maggiore stabilità del tasso di cambio nei mesi successivi; i depositi in valuta estera sono diminuiti di 37,7 miliardi di dollari nel 2022 su un totale di circa 200 miliardi. Tuttavia, nonostante lo schema di protezione dei depositi in lira turca attraverso il controllo del cambio, la moneta locale è stata tra le valute al mondo che ha perso più valore nel 2022 (circa il 35%): tra le 50 maggiori economie del mondo il peso argentino ha subito la maggiore svalutazione (69%), seguito dal deprezzamento del 57% della lira egiziana e, appunto, di quella turca. La lira turca si è anche svalutata rispetto ad altre valute diverse dal dollaro statunitense; l’euro, ad esempio, si è apprezzato del 26%, la sterlina britannica del 26 e lo yen del 23% mentre il franco svizzero del 50%.
Nel frattempo, lo scorso 19 gennaio, la BCRT ha mantenuto il tasso di rifermento al 9% per il secondo mese di fila rispettando gli impegni presi nella riunione del Comitato di Politica Monetaria (MPC) del novembre scorso quando vennero dichiarati conclusi i cicli dei tagli intrapresi dall’agosto del 2021. Permane quindi, anche senza ulteriori tagli, un orientamento fortemente espansivo della politica monetaria della BCRT (si legge nel comunicato “fino a quando l’inflazione non sarà ricondotta in linea con l’obiettivo target del Governo del 5%). Più recentemente, la BCRT ha annunciato nuovi incentivi per incoraggiare le imprese nazionali a convertire valuta forte proveniente dai profitti derivanti da transazioni con l’estero, in lire turche, attraverso il c.d. FX (ovvero il Foreign Exchange) nell’ambito della sopraddetta “liraization strategy”.

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