Tradizionale appuntamento con le energie rinnovabili: il settore pubblico diventa più verde. Focus sull’energia atomica.

Sono 549 i milioni di dollari stanziati dalla Banca Mondiale a favore della Turchia per promuovere l’adozione di energie pulite nel settore pubblico del Paese con l’obiettivo di rafforzare le misure di efficienza energetica, mitigare l'impatto dell'aumento dei prezzi di bollette del gas e di elettricità delle Municipalità accelerando la diffusione delle fonti di energia rinnovabili. Così si è recentemente espresso Humberto Lopez, Rappresentante della BM in Turchia aggiungendo che il nuovo piano contribuirà a sostenere, ad esempio, il settore edile della Turchia, uno dei processi industriali che consuma più energia fossile nel Paese con un impatto diretto sulla salute dei cittadini.

La Turchia possiede abbondanti risorse energetiche rinnovabili, come l'energia solare, eolica e geotermica ma, nonostante l'energia rinnovabile rappresenti già circa la metà della sua potenza installata totale e il 45% della produzione di energia (mentre carbone e gas rappresentano rispettivamente il 33% ed il 22%), sono necessari ulteriori sforzi per ridurre le emissioni di carbonio per avvicinare la Turchia agli obiettivi climatici.

Nel contesto generale delle energie verdi, la Turchia possiede una potenza idroelettrica di 31.600 MW (prima fonte rinnovabile); l’idroelettrico è seguito dall’eolico con 11.969 MW di potenza installata mentre la potenza assicurata e installata dal solare è di 9.820 MW. Entro il 2035 si stima che la quota di energia elettrica prodotta dalle energie pulite passerebbe dall’attuale 45% al 64,7% grazie alla generazione di elettricità crescente da fonte eolico (oggi la Turchia occupa il 6° posto in Europa per potenza installata) e fotovoltaico; da quest’ultima fonte il c.d. “wind energy target” della Turchia e di ben ulteriori 18,1 di GW da aggiungere nei prossimi sette anni.

Infine, nella tabella di marcia del recente piano energetico nazionale la Turchia nell’ambito dell’obiettivo della neutralità in termini di emissioni di CO2 entro il 2053, prevede l’utilizzo strategico dell’idrogeno e del nucleare (7,2 GW di potenza installata entro 12 anni). Su quest’ultimo aspetto, la Turchia ha avviato recentemente serrati contatti con la Cina per quanto attiene la costruzione di una terza e quarta centrale nucleare dopo la prima di Akkuyu per opera della russa Rosato (il primo reattore di quattro nella provincia meridionale della città di Mersin dovrebbe entrare in funzione il prossimo anno) e la seconda pianificata nella provincia settentrionale di Sinop (contatti sono stati avviati con la Federazione Russa e la Corea del Sud).

L’obiettivo della Turchia è quello di generare circa l'11% di elettricità (pari a 20 GW) attraverso l'energia nucleare entro il 2035 e il 29% entro il 2053. L'impianto di Akkuyu, una volta completato, entro il 2026, raggiungerà una capacità installata totale di 4.800 MW e 35 miliardi di chilowattora (kWh) di elettricità all'anno per soddisfare circa il 10% del fabbisogno elettrico nazionale. Secondo i dati di Ankara, se la centrale di Akkuyu entrasse in funzione oggi, da sola potrebbe fornire abbastanza elettricità per una città di circa 15 milioni di persone, come la città di Istanbul.

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