Turchia – Alcuni dati statistici sugli effetti del conflitto russo-ucraino sugli approvvigionamenti

La visione prevalente degli analisti economici turchi nelle settimane iniziali del conflitto russo-ucraino identificava i maggiori rischi diretti per Ankara a carico della continuità, da un lato, delle importazioni di prodotti energetici, siderurgici e cerealicoli e, dall’altro, dei flussi turistici.

I principali rischi indiretti venivano invece individuati nella difficoltà di finanziare squilibri crescenti della bilancia dei pagamenti (per la riduzione delle esportazioni verso i paesi europei e il minor turismo), nelle spinte inflazionistiche (provocate dalle dinamiche dei prezzi internazionali e del cambio) e in una crescita più bassa. Dati statistici molto recenti, estesi fino alla fine di marzo, confermano un’allarmante contrazione delle forniture di “ghisa, ferro e acciaio” sia dalla Russia che dall’Ucraina e un numero di ingressi turistici dalla Russia inferiore alla media. Per ora, invece, non emergono carenze di cereali, grazie anche ad acquisti elevati dall’Ucraina negli ultimi trimestri e a un’autosufficienza quasi totale della Turchia, né di combustibili minerali, dei quali questo paese continua a rifornirsi dalla Russia in un quadro di rapporti economici non condizionati dall’applicazione di sanzioni.

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