“Unione doganale e Green Deal”. L’editoriale del Ministro Bolat

In un editoriale pubblicato il 28 agosto dal titolo “Unione doganale e Green Deal”, il Ministro del Commercio, Ömer Bolat, ha delineato la visione del Paese per una rinnovata Unione doganale e l’allineamento con l’UE nella transizione verde.

Evidenziando l’importanza che la Turchia, quale Paese candidato, attribuisce all’Unione europea, il Ministro ha sottolineato come Ankara mantenga la prospettiva dell’adesione e rimanga impegnata nell’approfondimento delle proprie relazioni con l'UE dal punto di vista sia economico che politico.

Egli ha dunque ripercorso i mutui benefici apportati dall’Unione doganale, che, istituita nel 1995, ha condotto alla progressiva liberalizzazione del commercio - cresciuto rapidamente fino al record di 200 miliardi di interscambio raggiunto nel 2022 - consentendo contestualmente alla Turchia un graduale allineamento alle politiche economiche dell’UE. L'Unione Doganale - ha continuato il Ministro - ha potenziato le capacità industriali e l'integrazione economica dell’economia turca nelle catene globali del valore, permettendo allo stesso tempo all’UE di beneficiare di un importante hub produttivo ai propri confini, dotato di una posizione strategica e di forza lavoro qualificata.

Tuttavia, l’autore ha sottolineato come l’Unione doganale, nonostante tutti i suoi vantaggi, non rifletta più le realtà dell’economia contemporanea. In primis, essa si limita al commercio dei beni industriali e dei prodotti agricoli trasformati, non includendo settori cruciali come i servizi, l’e-commerce, l’agricoltura e gli appalti pubblici. In secondo luogo, il mancato coinvolgimento della Turchia nei processi decisionali relativi all’Unione doganale, secondo il Ministro, impedisce agli interessi turchi di essere adeguatamente rappresentati. “Un altro problema strutturale” - ha proseguito Bolat - “è la crescente divergenza tra gli accordi di libero scambio delle due parti”, oltre al fatto che la possibilità di accedere al mercato turco attraverso l’Unione Europea diminuisce gli incentivi per i partner di libero scambio dell'UE a concludere analoghi accordi con la Turchia. A tali criticità si aggiungono le quote sui passaggi di transito, le difficoltà nel rilascio dei visti per i trasportatori e gli uomini di affari turchi, nonché il costante diniego opposto alla Turchia in merito all’accesso a numerosi database e alla partecipazione a rilevanti agenzie europee. Elementi che, secondo il Ministro, creano effetti distorsivi rispetto al principio di libero movimento dei beni.

“Alla luce delle sfide esistenti e della direzione che l’economia mondiale sta intraprendendo” - scrive Bolat - “è necessario un nuovo impulso alle relazioni economiche tra UE e Turchia”, aggiornando l’attuale ambito dell’Unione doganale, in modo che essa diventi “più compatibile con le realtà dell’economia globale e dischiuda il reale potenziale economico esistente tra Turchia e Unione Europea”.

Il Ministro si è infine concentrato sui recenti sviluppi dell’UE nell’ambito della sostenibilità ambientale, a partire dal Green Deal europeo, sottolineando come la Turchia, nel luglio 2021, abbia presentato il proprio Green Deal Action Plan. In tale ambito, il Ministro indica quale fattore essenziale la capacità di dirigere gli investimenti in primo luogo verso le tecnologie, avanzando contestualmente nel settore della ricerca e sviluppo.

“La modernizzazione dell’Unione Doganale, insieme al rafforzamento della cooperazione nella transizione verde e digitale” - ha concluso Bolat - “ci consentirebbe di far fronte alle sfide emergenti nelle catene globali del valore e nell’economia globale”.

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