14.06.2022
“La situazione di emergenza pandemica è stata finalmente superata dopo due anni di sacrifici che Italia e Turchia hanno saputo affrontare con coraggio e grazie all’aiuto reciproco. Un’altra impegnativa sfida adesso ci attende: il conflitto russo-ucraino richiede a tutti noi uno sforzo eccezionale per ristabilire la pace”.
Con queste parole l’Ambasciatore d’Italia Giorgio Marrapodi ha aperto la cerimonia per celebrare il 76mo anniversario della Repubblica Italiana lo scorso 2 giugno alla presenza di oltre mille ospiti tra personalità del mondo politico, imprenditoriale e culturale, della stampa, del corpo diplomatico presente in Turchia e dei connazionali residenti.
L’Ambasciatore Marrapodi e il Ministro Kasapoglu durante gli inni nazionali eseguiti dal Conservatorio dell’Università Hacettepe di Ankara
Dopo un doveroso accenno agli sforzi della comunità internazionale ed in particolare dell’Italia per garantire la sicurezza alimentare attraverso iniziative come quella del Dialogo Ministeriale Mediterraneo sulla Crisi Alimentare, che si è tenuto a Roma l'8 giugno scorso e che è stato co-presieduto dalla Turchia, l’Ambasciatore Marrapodi ha ricordato come l’Italia sia il primo partner economico della Turchia nel bacino del Mediterraneo, con scambi commerciali stabili ed equilibrati e con un enorme potenziale per sviluppare ulteriormente partnership vantaggiose in diversi settori. In questo ambito, un impulso importante sarà dato anche dalla prossima Commissione bilaterale per l'economia e il commercio (JETCO) che si svolgerà in Turchia durante la seconda metà dell’anno.
L’Ambasciatore ha poi ricordato le numerose visite di alto livello dall’Italia che si sono succedute dall’inizio del 2022, sottolineando l’importanza dell’imminente Vertice intergovernativo Italia-Turchia, che si svolgerà ad Ankara il prossimo 5 luglio.
Il Ministro della Gioventù e dello Sport della Repubblica di Turchia, Mehmet Kasapoglu, intervenuto alle celebrazioni in rappresentanza del Governo turco, ha sottolineato le eccellenti relazioni economiche tra i due Paesi che vantano un interscambio commerciale che nel 2021 ha superato i 23 miliardi di dollari posizionando l’Italia quale 5° partner commerciale della Turchia. Oltre al Ministro Kasapoglu, era presente alle celebrazioni della Festa della Repubblica anche il Sindaco della Capitale, Mansur Yavas.
Il successo dell’evento è stato reso possibile anche grazie al fondamentale contributo degli sponsor di questa edizione a cui va il ringraziamento dell’Ambasciata.
14.06.2022
Lo scorso 24 maggio è stato presentato il Progetto ATLAS “Transport Legislation of Turkey in the Process of Harmonization with the EU Acquis” nell’ambito della nuova legislazione sui trasporti della Turchia al fine di facilitare l’armonizzazione con l'acquis dell'UE. Il Dipartimento turco incaricato di gestire gli investimenti settoriali UE ha allocato un budget di 3 milioni di euro per una analisi comparativa delle legislazioni Ue e turca sui trasporti.
Alla presentazione ha partecipato l’Ambasciatore d’Italia, Giorgio Marrapodi, che è stato anche ospite di una colazione di lavoro offerta dal Ministro dei Trasporti Karaismailoglu prima dell’apertura dei lavori della Conferenza.
Qui di seguito il link per il download del PowerPoint presentato “English-Atlas Presentation.ppt”:
I temi affrontati non sono stati limitati solamente ai trasporti e alle infrastrutture, ma hanno toccato anche le regole della concorrenza, le procedure dell’intervento statale ed il funzionamento del mercato allo scopo di rafforzare la cooperazione tecnica Ue-Turchia e per lo sviluppo di politiche congiunte, scambio di esperienze al fine di raggiungere l’integrazione di uno spazio unico europeo dei trasporti.
L’ente beneficiario è la Direzione Generale per le Relazioni Esterne dell'UE ed il completamento del progetto è previsto per la fine del 2023.
Il Ministero dei Trasporti turco è certamente un interlocutore strategico per le aziende italiane. Esso beneficia di fondi europei di pre-adesione (IPA) per altri 5 progetti attualmente in corso tra i quali: “Strengthening the Transport Operating Structure and ERAs” nel piano IPA II con un budget di 4 milioni e mezzo di euro; il progetto “Supporting Implementations Regarding Railway Safety and Regulatory Functions of Directorate General for Railway Regulation” (2,3 milioni di euro); la “Technical Assistance for the Capacity Building of KGM for the Road Infrastructure Safety Management in Turkey” (2 milioni di euro); l’ “Enhancement of Institutional and Administrative Capacity of Directorate of Transport, Maritime Affairs and Communications Research Centre” (1 milione di euro) e, infine, il progetto attinente lo “Strengthening Institutional Capacity of Ministry of Transport and Infrastructure on the Transport of Perishable Foodstuffs” con un budget di 1 milione di euro.
La Turchia e’ il più esteso tra i Paesi candidati all'adesione all'UE, con una superficie di 783.562 km2, un tasso di crescita dell'1,37% e una popolazione di 76,7 milioni (circa la metà con meno di 30 anni) con una stima che sale a 83 milioni entro il 2023.
Inoltre la Turchia rappresenta la 16a economia più grande del mondo con un PIL pari a 614 miliardi di euro e con un reddito pro capite quasi triplicato in meno di dieci anni e che oggi supera gli 8 mila euro. Infine, con una quota del 37,7% nel commercio totale nel 2022, l'UE è diventata il partner economico più importante della Turchia (mentre la Turchia è il sesto partner commerciale più importante dell'UE a livello globale). Pertanto, il rafforzamento dei collegamenti tra l'UE e la Turchia sarà essenziale per raggiungere una maggiore integrazione dell'economia turca nel mercato unico europeo e nello spazio unico europeo dei trasporti.
I fondi Ue mirano anche a rafforzare la posizione della Turchia come importante hub ferroviario per il trasporto passeggeri e lo smistamento di merci, completando la transizione della mobilità da strada a rotaia, ampliando il trasporto aereo e portuale e le telecomunicazioni, puntando alla transizione energetica dei trasporti (il settore in Turchia è secondo solo a quello dell’industria per consumo di energia).
A ciò va aggiunto che, in linea con l'acquis dell'UE, l'obiettivo di creare collegamenti fluidi con l'Europa ed il resto del mondo, rispettando gli obiettivi di sostenibilità contenuti negli Accordi di Parigi, formano parte integrante della nuova strategia dei trasporti e delle telecomunicazioni. Il documento pdf integrale in lingua inglese “uab-2053-paster-plan.pdf” è disponibile per il download al seguente link:
Un approfondimento del nuovo “Piano Generale dei trasporti e della logistica 2053 della Repubblica della Turchia” è disponibile anche in un articolo dell’edizione di giugno di “Cronache Economiche”.
14.06.2022
Durante la seduta dello scorso 26 maggio del Comitato di politica monetaria (MPC) della Banca centrale turca (CBRT) presieduta dal Governatore Şahap Kavcıoğlu, è stato mantenuto il tasso ufficiale di riferimento invariato al 14% per il quinto mese consecutivo; una decisione dettata dall’attuale incertezza del contesto economico regionale e globale. A ciò si aggiunge l'aumento dei prezzi delle materie prime e dei costi legati all'energia. Il Comitato, si legge nel comunicato ufficiale, monitora attentamente l’inflazione mondiale e suoi effetti sui mercati finanziari internazionali la cui curva crescente potrebbe aumentare più del previsto a causa dei costi energetici e per i forti squilibri tra domanda e offerta.
variazioni tasso interesse CBRT
A livello interno, pur con una inflazione che continua a crescere inesorabilmente, la CBRT valuta che le attività economiche della Turchia restano solide grazie ad un livello record della domanda estera di merci e servizi e ad un forte sistema bancario nazionale oltre che ad un’economia resiliente e diversificata. Resta da valutare l’impatto sulla valuta nazionale nei prossimi mesi. Invariato, invece, il rischio che il saldo delle partite correnti peggiori non consentendo nel breve periodo una stabilità dei prezzi che quindi lascia il potere d’acquisto altamente vulnerabile.
Tra le altre ragioni che hanno indotto la CBRT a mantenere costante il tasso ufficiale di riferimento al 14%, vi è anche la prospettiva di un processo di disinflazione che potrebbe manifestarsi se il conflitto dovesse arrestarsi.
Non sembrano aver avuto per il momento effetti positivi sulla popolazione i ribassi dell’IVA applicati dalla fine di aprile scorso né tantomeno l’aumento del salario minimo dei mesi scorsi nonché i sussidi governativi sulle bollette per alleggerire il carico sui bilanci delle famiglie. Il potere d’acquisto della popolazione turca viene continuamente eroso (l’aumento dei prezzi al consumo raggiungerebbe secondo alcuni studi indipendenti addirittura il 157% ossia più del doppio del tasso ufficiale). La lotta all’inflazione costituisce certamente la sfida più importante per il Governo di Ankara in vista delle prossime elezioni presidenziali.
La Banca Centrale insiste dunque sulla linea tracciata nei mesi scorsi e fa intendere che manterrà il tasso di riferimento "costante", sostenendo che la crescita dell’inflazione in Turchia sia alimentata prevalentemente da fattori “esogeni” quali gli sviluppi geopolitici in atto e gli "effetti temporanei delle formazioni dei prezzi".
Confermate quindi le aspettative della gran parte degli operatori che prevedevano una politica monetaria di Ankara ancora votata al mantenimento di bassi tassi di interesse, costantemente al di sotto dell’inflazione, al fine di aumentare gli investimenti, la produzione e le esportazioni con l'obiettivo di raggiungere un avanzo delle partite correnti nei prossimi mesi. Le stime sul tasso di inflazione della CBRT parlano di un’inflazione a fine anno del 58% e del 33,3% a fine 2023, mentre, secondo gli esperti del Governo, potrebbe scendere ad una cifra entro la fine del 2024.
Per quanto attiene invece le iniziative del Governo rivolte ad attrarre flussi di valuta dall’estero non sembrano aver riscosso molto successo al momento presso gli investitori, i quali incontrano serie difficoltà ad investire in titoli obbligazionari turchi con un'inflazione al di sopra del 50% e fondamentali macro-economici in generale deterioramento. Inoltre, le obbligazioni in lire restano legate ad un vincolo di 2 anni (e con un rendimento intorno al 4%) rendendosi poco attrattive per gli investitori turchi che volessero rimpatriare parte dei propri capitali all’estero. Peggiorano intanto le previsioni sulla lira turca, secondo gli analisti il cambio lira/dollaro si dovrebbe infatti attestare a 17,57 alla fine del 2022, in aumento rispetto a una previsione di 16,85 dello scorso aprile. Intanto il 7 giugno il cambio lira/dollaro ha raggiunto un nuovo record negativo superando la soglia di 18.4 dello scorso dicembre, per poi “riassestarsi” su valori che oscillano intorno a 18.
La prossima riunione del Comitato di Politica Monetaria della BCRT turca si terrà il 23 giugno 2022.
14.06.2022
L'inflazione al consumo su base annua ha raggiunto il 69,97% ad aprile 2022. L'indice dei prezzi al consumo è aumentato in un solo mese del 7,25% rispetto a marzo mentre la crescita è stata di ben superiore al 30% da dicembre 2021; l’aumento anno su anno ha raggiunto il 34,46%. Su base annua accelerano ad aprile i prezzi dei trasporti (+105,86%), quelli dei prodotti alimentari e bevande analcoliche (+89,10%), rincari anche per arredamento e elettrodomestici (+77,64%).
Fonte: Turkstat
Nel frattempo, la Banca Centrale ha pubblicato lo scorso 28 aprile il suo nuovo Rapporto sull'inflazione (vedi infra) dove ha rivisto in modo significativo al rialzo le sue previsioni di inflazione dal 23,2% al 42,8% per la fine del 2022 e dall'8,2% al 12,9% per la fine del 2023.
Successivamente, si prevede che l'inflazione scenderà all'8,3% a fine 2024. L'inflazione sui beni alimentari è stata rivista al rialzo dal 24,2% al 49,0% per il 2022 e dal 10% al 15% per il 2023. Scarso per il momento l’impatto dei tagli alle tasse sui beni di prima necessità ed i sussidi governativi per le bollette energetiche (oltre all’aumento del salario minimo del 50% a gennaio 2022, l’incremento più alto degli ultimi 50 anni) per alleggerire il carico sui bilanci delle famiglie. Il Ministro del Tesoro e delle Finanze Nureddin Nebati, forte sostenitore della politica del Presidente Erdogan dei bassi tassi di interesse, partecipando ad una riunione dell'assemblea generale di TKBB, la “Banks Association of Turkey” ad Istanbul ha assicurato che il Governo di Ankara sta monitorando con attenzione le aspettative di inflazione a lungo termine “tenendo a bada” la soglia psicologica (che, però, in realtà è già stata abbondantemente superata) il Ministro ha anche aggiunto che il Governo “sta adottando misure per garantire che aumenti di prezzi causati dal deterioramento delle aspettative si riflettano sui cittadini in maniera minima", rassicurando sul fatto che il Governo ha allo studio ulteriori interventi per aumentare il potere d'acquisto dei cittadini a basso reddito.
Intanto l’inflazione a maggio ha fatto registrare il livello più altro dal 1995 con una crescita di oltre il 73%. Nel solo mese di maggio 2022 abbiamo assistito ad un aumento del tasso ufficiale di inflazione del 2,98% rispetto al mese precedente mentre i prezzi al consumo nell’analogo mese hanno totalizzato un aumento dell’8,76% (132% su base annua). Con questi dati la Turchia ha registrato il più alto tasso di inflazione tra le venti più grandi economie del mondo.
Intanto, sul fronte dell’ISTAT turco, la TurkStat, vanno registrate le dimissioni nelle ultime settimane del funzionario incaricato di compilare le statistiche sull'inflazione dopo la sostituzione a gennaio 2022 del Presidente dell’istituto di statistica a seguito di dure critiche sull'affidabilità dei dati economici prodotti da TurkStat, continuamente sotto i riflettori in un momento in cui i prezzi al consumo crescono come mai avvenuto negli ultimi due decenni con chiare divergenze tra i dati diffusi da TurkStat e l'aumento reale del costo della vita avvertito dai salariati.
Dal grafico pubblicato dall’OCSE nel suo rapporto sui prezzi al consumo dello scorso marzo, la Turchia occupa il primo posto tra i Paesi dell’Organizzazione per livello di inflazione nel mese di aprile 2022 con il tasso che è salito al 69,97% alimentato dall’aumento dei prezzi dell'energia e delle materie prime e dagli effetti del conflitto Russia-Ucraina. Nello stesso rapporto dell’OCSE, la Turchia è collocata al primo posto anche tra i Paesi che hanno fatto registrare il più alto tasso di inflazione nel settore dell’energia (120,9% a marzo 2022), seguita da Olanda (99,7%), e Spagna (60,9%). L’Italia si colloca al 6 posto con +50,9%.
Tuttavia il Ministro Nebati ha elogiato il rendimento della produzione industriale (aumentata del 10,2% nei primi tre mesi del 2022), con un aumento importante e crescente di merci vendute e con il tasso di occupazione che si avvicina a 30 milioni di persone (marzo 2022). Ha quindi sottolineato che l'economia turca continua a produrre, esportare, creare occupazione e ciò dimostra che il programma economico di Governo di giungere presto ad una soluzione del deficit delle partite correnti e’ affrontato con serietà e realismo. Anche il settore bancario ha contribuito in modo significativo allo sviluppo della Turchia, ha poi aggiunto Nebati: “per la prima volta nella storia del settore bancario, la dimensione del patrimonio ha superato i 10 trilioni di lire turche, raggiungendo i 10,2 trilioni di lire turche a marzo 2022”. Nebati ha affermato che i prestiti hanno raggiunto 5,5 trilioni di lire turche e i depositi, la più importante fonte di finanziamento, hanno raggiunto i 6 trilioni di lire turche.
Rapporto del 28 aprile 2022 sull’inflazione della CBRT:
14.06.2022
La crescita del 7,3% che il prodotto interno lordo (PIL) della Turchia ha registrato durante il primo trimestre dell’anno in corso “è uno degli indicatori più importanti dell'economia nazionale” ha affermato la scorsa settimana il Ministro del Commercio turco Mehmet Muş partecipando al Summit sullo stato delle esportazioni, aggiungendo che si tratta di un grande successo. Il PIL della Turchia si è ampliato ad un ritmo superiore rispetto al previsto nonostante l'attuale congiuntura mondiale sfavorevole a causa prima dalla pandemia e poi dal conflitto ucraino. Il Ministro del Commercio ha evidenziato la performance, oramai consolidata, delle vendite di merci e servizi all’estero che si stima possano superare i 250 miliardi di dollari a fine anno (225 milioni le esportazioni nel 2021). Il PIL della Turchia ha raggiunto 2,49 trilioni di Lire turche (circa 180 miliardi di dollari nei primi tre mesi del 2022 mentre sono 795 i miliardi dollari di PIL stimato a fine 2022) e tra le attività che hanno trainato la crescita vanno segnalate le attività bancarie, finanziarie e assicurative (+24,2%), spesa per i consumi delle famiglie (+19,5%), telecomunicazioni (+16,8) e i servizi al +15,5%; il settore delle costruzioni ha invece fatto registrare una riduzione del 7,2%.
La metà della crescita della Turchia è merito delle esportazioni: nel primo trimestre del 2022 le vendite di beni e servizi sono aumentate del 16,8% rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente mentre le importazioni sono aumentate del 2,3%.
Tuttavia il deficit commerciale della Turchia è quasi raddoppiato con l'impennata delle importazioni di energia (soprattutto dalla Russia come evidenzia il forte deterioramento della bilancia commerciale tra Turchia e Federazione Russa proprio a causa dell’impennata dei costi relativi all’import energetico) e, secondo i dati ufficiali diffusi recentemente da TurKstat, il divario è cresciuto su base annua del 98,5% attestandosi nel mese in considerazione a 6,11 miliardi di dollari.
Ricordiamo che lo scorso mese di aprile il FMI aveva rivisto le sue stime al ribasso con una crescita alla fine del 2022 del 2,7% rispetto al 3,3% ipotizzato in precedenza. La Turchia aveva chiuso il 2021 con una delle migliori performance tra i Paesi emergenti con una crescita del PIL dell’11% precedendo la Croazia (+10,4%), l’Ungheria (+7,1%) e Romania e Polonia, rispettivamente del 5,7 e 5,9 per cento; secondo l’OCSE, la crescita sarà meno sostenuta nei prossimi due anni mentre le esportazioni turche potranno beneficiare della riduzione graduale delle interruzioni delle catene di approvvigionamento globali a causa del Covid-19. La guerra in Ucraina inciderà ancora negativamente sulla determinazione dei prezzi delle materie prime.
Tuttavia, ha continuato l’OCSE, la politica fiscale turca resterà favorevole, grazie agli aumenti dei salari del settore pubblico e quelli a sostegno delle classi più colpite dalla crisi energetica. L’OCSE ha infatti richiamato le misure attuate recentemente dal Governo di Ankara per mitigare l’aumento delle bollette di gas e ed elettricità, attraverso una riduzione delle imposte soprattutto nelle aree agricole dove sono stati altresì concessi sussidi alle famiglie più colpite.
Tuttavia, l’OCSE ha anche avvertito che i rischi causati dal protrarsi della crisi Ucraina potrebbero portare ad un ulteriore aumento dei prezzi delle materie prime, mentre stima un tasso di disoccupazione invariato all'11,8% alla fine dell’anno.
14.06.2022
Si intensificano gli sforzi della Turchia per produrre sempre più energie da fonti rinnovabili. Ad esempio l’anno trascorso l’investimento nel settore eolico è stato pari a circa 1,5 miliardi di dollari (in leggera flessione rispetto al 2020 quando furono investiti oltre 1,6 miliardi), che contribuisce per oltre il 10% alla produzione complessiva di elettricità “verde” del Paese rendendo la Turchia il quinto più grande investitore in energia eolica in Europa. Nel 2021 la Turchia è riuscita a superare la soglia di 10.000 megawatt (MW) installati per la produzione di energia eolica che rappresenta la seconda fonte di energia rinnovabile dopo quella idroelettrica.
Sempre nel 2021 sono stati aggiunti altri 1.750 MW di capacità eolica, secondo la Turkish Wind Energy Association (TWEA), tanto che nell’anno in considerazione l'eolico ha rappresentato la metà dell'aumento complessivo della capacità energetica della Turchia, che all’inizio di aprile 2022 ha superato i 100.000 MW. Se consideriamo che la capacità installata delle energie rinnovabili in Turchia era nel 2000 di soli 19 MW, passati a 66 MW nel 2006, si comprende il notevole sforzo compiuto dal Paese negli ultimi 15 anni. Tutti i 10.750 MW nel settore eolico installati sono oggi “onshore”, ma la Turchia guarda anche a parchi eolici offshore e nel frattempo il Global Wind Energy Council (GWEC) nel suo numero di aprile 2022 ha eletto la Turchia tra i quattro paesi al mondo con il più alto potenziale di energia eolica offshore.
Ma a crescere non è stata solo la capacità eolica del Paese: la produzione di turbine eoliche, ad esempio, é cresciuta al tal punto che oggi la Turchia rappresenta uno dei 10 mercati più grandi a livello globale, collocando il Paese quale quinto produttore al mondo di apparecchiature destinate alla produzione di energia eolica in Europa nel 2020, un risultato che le ha permesso di esportare in 45 Paesi.
Accanto a Paesi europei quali la Germania, la Svezia, la Finlandia, la Francia e la Spagna, si affaccia dunque la Turchia per le potenzialità dell’industria dell’energia prodotta dal vento: secondo la Turkish Wind Energy Association (TÜREB), i giganti dell'industria eolica dell’occidente vorrebbero delocalizzare le loro attività in Turchia dopo le strozzature nelle catene di approvvigionamento dalla Cina e guardano con sempre più interesse i progressi compiuti, ad esempio, nella provincia occidentale di Izmir, proprio nello sfruttamento dell’energia eolica. La tedesca Nordex, leader mondiale nella produzione di turbine eoliche, la danese Vestas, specializzata nelle turbine eoliche offshore, e la Enercon GmbH della Bassa Sassonia, considerano nel futuro la Turchia come Paese affidabile dove investire nella produzione di energia eolica.
La Turchia è anche impegnata nella sostituzione delle importazioni di combustibili fossili per tagliare i costi di bollette elettriche e del gas (oggi ci vogliono 50 dollari a megawattora al mese mentre per il gas mentre per l’elettricità il costo sale a 90) e anche il solare, soprattutto alla luce dei crescenti costi dopo l’invasione dell’Ucraina, è oggetto di mirati investimenti da parte del Governo.
Insieme, eolico e solare, in un solo anno hanno generato ben 46,3 terawattora di elettricità sostituendo oltre 7 miliardi di dollari in importazioni di gas per il riscaldamento negli ultimi 12 mesi. In dettaglio, mentre l’eolico ha fatto risparmiare circa 5 miliardi di dollari generando 32,2 terawattora di elettricità, il solare ha contribuito al risparmio per oltre 2 miliardi di dollari.
Il 2021 ha comunque fatto registrare un consumo di gas per la Turchia importante: circa 59 miliardi di metri cubi (bcm) che impongono ad un Paese che importa il 98% di gas un’accelerazione anche per quanto concerne l’utilizzo del solare oltre che dell’idroelettrico e geotermico, considerando l’alta capacità di produzione di pannelli solari del Paese.
Il mercato del gas in Turchia ed i rapporti con Israele
Il recente riavvicinamento tra Turchia e Israele ha aumentato in prospettiva le possibilità di una partnership per il gas tra i due Paesi: attingere alle risorse di gas del Mediterraneo orientale è diventato una priorità dopo la crisi russo-ucraina ed il Governo di Ankara mira a tagliare oltre 155 miliardi di bcm delle importazioni annuali di gas russo. Sotto questo punto di vista, l’incontro dello scorso marzo ad Ankara, il primo ad alto livello tra Turchia e Israele, tra il Presidente israeliano Isaac Herzog ed Il Presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, ha costituito un passo importante sul fronte del possibile rafforzamento della cooperazione energetica, a cominciare dalla potenziale costruzione di un gasdotto che dovrebbe collegare il giacimento israeliano del Leviatano al largo delle coste di Israele e la Turchia. Il Leviatano, insieme alla scoperta del giacimento di Tamar, assicurerebbero rispettivamente 300 e 600 miliardi di metri cubi di gas. È scesa in campo anche la compagnia statale turca BOTAŞ, che vede oggi un accordo sul gas israeliano più redditizio e meno caro rispetto al passato. Da un punto di vista strategico, se confrontata con la possibilità di importare GNL (gas naturale liquefatto) attraverso l'Egitto (sarebbero disponibili non più di 1-2 miliardi di metri cubi all'anno a breve termine che potrebbero salire forse a 4-5 miliardi di metri cubi a lungo termine), l’ipotesi di un gasdotto che colleghi Israele e Turchia sarebbe certamente più efficiente, potendo assicurare alla Turchia dai 10 ai 16 miliardi di metri cubi di gas l'anno, a seconda della larghezza del gasdotto, e con prezzi decisamente inferiori al GNL. Un concreto riavvicinamento di Ankara a Tel Aviv, al netto delle problematiche politiche ancora irrisolte tra i due Paesi e le complessità derivanti dal fatto che un eventuale gasdotto sottomarino dovrebbe attraversare le acque cipriote, consentirebbe davvero alla Turchia di diventare il principale hub energetico regionale anche in vista del successivo trasporto verso l’Europa. Il gasdotto TAP del resto consentirebbe di beneficiare di una struttura già esistente e potrebbe garantire quantitativi di gas simili a quelli che potrebbe trasportare in prospettiva l’EastMed.
L’infrastruttura del gas in Turchia
Per realizzare la strategia nazionale che vede la Turchia come vero e proprio hub del gas del mediterraneo attraverso corridoi di transito verso l’Europa e per diversificare le fonti, in attesa degli oltre 540 miliardi di m3 di gas naturale che saranno garantiti in futuro dal giacimento turco di Sakarya, è necessario aumentare la capacità di trasporto in entrata dalle reti di distribuzione che attualmente è di circa 432 mcm/d (milioni di metri cubi). In particolare, tra i c.d. “entry point” c’è con la maggiore capacità il Blue Stream (47,3 di mcm/d), seguito dai 46,9 mcm/d del TurkStream, dai 41 mcm/d del Trans Balkan, e dai punti di ingresso in Turchia dall’Iran (34,5), dall’Arzeibajan (con il TANAP e il South Caucasus, rispettivamente 19,1 mcm/d e 17,3 mcmd), oltre da numerosi passaggi di stoccaggio del LNG. (la cartina indica invece la capacità totale in miliardi di metri cubi di gas trasportabili all’anno).
Oltre che dalla Federazione Russa (45% del gas totale importato dalla Turchia), il Paese importa gas naturale dall’Iran (16%), dall’Azerbaijan (15%) ma anche LNG dall’Algeria (10%) e dagli USA (8%). È in programma una diversificazione di approvvigionamento via gasdotto da Paesi quali il Turkmenistan e l’Iraq mentre l’LNG viene importato, in quantità ridotte, anche da altri 15 Paesi tra i quali Angola, Francia, Qatar, Cameroon, Egitto, Nigeria, Norvegia. Nel 2021 la Turchia ha importato 12,98 bcm di gas liquefatto che costituisce il 32,1% di tutto il gas acquistato dal Paese. In totale il Paese nel 2021 ha consumato quasi 60 bcm di gas.
14.06.2022
Il fatturato del settore dell'industria aerospaziale e della difesa della Turchia ha superato la soglia dei 10 miliardi di dollari nel 2021 ed è tornato alle cifre pre-pandemia; lo ha detto il Capo della Presidency of Defense Industries (SSB), İsmail Demir, intervenuto lo scorso mese di maggio al 4° incontro dell'industria della difesa organizzato dalla Camera dell'Industria di Istanbul (İSO) e da SAHA Istanbul, il più grande polo industriale del settore difesa e secondo in Europa, che raggruppa un numero considerevole di aziende turche e centri di ricerca universitari.
Parlando delle attività dell'SSB, Demir ha affermato che sarebbero oggi oltre 800 i progetti realizzati nel settore della difesa e più della metà sono stati avviati negli ultimi cinque anni per un valore complessivo di investimenti pari a oltre 60 miliardi di dollari. Solo nel 2021, secondo il CEO di Saha Istanbul, Haluk Bayraktar, le esportazioni del settore sono state di oltre 3 miliardi di dollari e l’obiettivo del Paese è quello di scalare una classifica che potrebbe entro pochi anni collocare la Turchia nella top 10 dei più grandi esportatori. La Turchia infatti mira a riuscire a produrre oltre il 70 per cento dei suoi armamenti e l’obiettivo di penetrare in nuovi mercati è alla base delle priorità del Governo di Ankara. In tale contesto, secondo i dati recentemente diffusi dalla Defence and Aviation Industry Manufacturers Association (SASAD), il numero di nuovi ordini ricevuti dall'industria della difesa e aerospaziale è aumentato di circa il 40% nel 2021 rispetto all'anno precedente e ammonta a circa 9 miliardi di dollari. Nel settore dell’R&S gli investimenti sono cresciuti del 32% in un solo anno e nel 2021 sono stati pari a 1,6 miliardi di dollari; un risultato che ha consentito alla Turchia di aumentare i Paesi verso cui esporta prodotti della sua industria, diversificando il materiale venduto: si pensi ai velivoli aerei senza pilota (UAV), quelli da combattimento (UCAV), per passare ai sistemi missilistici navali di difesa aerea installati nelle corvette della marina.
Il salto di qualità, fa inoltre sapere Haluk Bayraktar, è iniziato nel 2018 quando ufficialmente la gestione della politica industriale del Paese è stata trasferita dal Ministero della Difesa alla Presidenza delle Industrie della Difesa (SSB), organismo che dipende direttamente dalla Presidenza della Repubblica.
14.06.2022
Grazie anche alla recente visita del Ministro delle Finanze turco Nureddin Nebati che ha partecipato a fine maggio alla riunione annuale del Consiglio della Banca islamica di sviluppo (IsDB) Sharm el Sheikh, - la prima di un Ministro turco dalla rottura delle relazioni diplomatiche – Turchia ed Egitto si riavvicinano lentamente. I contatti potrebbero aprire la strada a relazioni economiche e commerciali più profonde in un momento in cui è richiesta una cooperazione globale per proteggersi dalle crisi finanziarie e delle materie prime. Ahmed Zikrallah, professore di economia all'Università Al-Azhar del Cairo, ha evidenziato che in realtà le visite bilaterali tra Egitto e Turchia non si sono mai fermate del tutto negli ultimi anni, ricordando che il Ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry partecipò alla conferenza dell'Organizzazione per la cooperazione islamica (OIC) in Turchia, aggiungendo che, sebbene la recente visita di Nebati non rientrasse nell’agenda delle viste ministeriali bilaterali, non andrebbe sottovalutata poiché rappresenta comunque un passo importante nella normalizzazione delle relazioni economiche tra Egitto e Turchia. Del resto la Turchia sta lavorando molto per ricucire i suoi legami con alcune potenze regionali, non solo l’Egitto, ma anche EAU e Arabia Saudita. La partecipazione di Nebati al Consiglio annuale della Banca di sviluppo Islamica rappresenta un passo importante.
Da parte egiziana, è stato scritto che la Turchia è diventata il primo importatore di beni e merci egiziane, in particolare i prodotti del petrolchimico, mentre le esportazioni turche in Egitto hanno totalizzato oltre 21 miliardi di dollari dal 2014 al 2021. L'Egitto del resto è un forte importatore di prodotti agricoli, alimentari e manufatti, e i prodotti turchi rappresentano un’alternativa alle merci cinesi poiché di migliore qualità e con spese di trasporto ridotte (i manufatti tessili turchi in Egitto sono peraltro molto graditi e popolari grazie anche a molte aziende turche che hanno trasferito i loro stabilimenti nelle aree di Borg el-Arab ad Alessandria).
Le esportazioni dell'Egitto verso la Turchia sono aumentate del 70% nel 2021 rispetto al 2020, passando da 1,7 miliardi di dollari a 2,9 miliardi, con una quota del 7,3% sul totale delle esportazioni egiziane nel mondo. La Turchia si colloca invece al quinto posto per quanto riguarda i Paesi da cui l'Egitto importa beni: sempre nel 2021 l'Egitto ha importato merci per 3,5 miliardi di dollari, in crescita del 12% rispetto ai 3 miliardi del 2020.
Il Cairo e Ankara possono inoltre contare sull’accordo di libero scambio (FTA) del 2007, accora in vigore a dimostrazione del fatto che entrambi i Paesi hanno saputo tenere “separate” le questioni attinenti gli scambi commerciali dalle controversie politiche.
Anche sul fronte degli investimenti i margini sono interessanti: nei piani dei rispettivi dicasteri economici si punta a giungere a 15 miliardi di dollari di IDE dalla Turchia con un aumento del volume degli scambi commerciali oltre i 20 miliardi di dollari l'anno.
Infine, la possibile cooperazione nel settore del gas nel Mediterraneo è di fondamentale importanza e la riconciliazione potrebbe fornire un punto di partenza comune che consentirebbe alla Turchia di diversificare ulteriormente le fonti di approvvigionamento e ridurre la dipendenza dalla Russia.
14.06.2022
La Turchia punta al potenziamento della rete di trasporti per rafforzare la propria posizione economica e diventare un importante hub ferroviario per il trasporto passeggeri e lo smistamento di merci; l’obiettivo è anche di completare la transizione della mobilità da strada a rotaia, di ampliare il trasporto aereo e portuale e le telecomunicazioni, puntando alla transizione energetica dei trasporti (il settore in Turchia è secondo solo a quello dell’industria per consumo di energia). In questo contesto la Turchia ha annunciato ulteriori importanti investimenti nel settore dei grandi lavori infrastrutturali in particolare nei trasporti.
Il "Transportation and Logistics Master Plan, 2053 Vision” progetto pluriennale di 5 anni che ambisce a “preparare la strada” in vista degli obiettivi 2053 nel settore dei trasporti e delle telecomunicazioni, era stato presentato lo scorso mese di aprile dal Ministro Karaismailoğlu ma solo recentemente ne sono stati svelati i dettagli in una pubblicazione completata lo scorso 5 aprile e curata dal Dipartimento di Sviluppo e Strategia del Dicastero dei trasporti e delle infrastrutture.
Gli investimenti totali stimati da qui al 2053 sfiorano i 200 miliardi di dollari e una parte sarà erogata a partire dal prossimo anno per il completamento di alcune infrastrutture di ampliamento di tratte ferroviarie, una parte delle quali ad alta velocità, e autostradali, in particolare quelle a doppia carreggiata ma il piano prevede anche la costruzione di nuove tangenziali nei centri cittadini ad alta urbanizzazione. L’obiettivo del piano sarà quello di dotare la Turchia di una infrastruttura della mobilità idonea ad ospitare oltre 250 milioni di passeggeri entro il 2053 nel settore autostradale, ferroviario, marittimo e aereo.
Il piano si estende a molti altri settori collegati al trasporto e in generale alla mobilità: è previsto, ad esempio, la graduale sostituzione dei veicoli che hanno completato il loro ciclo per contribuire alla riduzione dell'inquinamento ambientale, la realizzazione di “scudi acustici” o barriere antirumore nelle strade ad intensa percorribilità che attraversano aree densamente popolate. Il piano contempla inoltre il controllo delle emissioni per le auto più inquinanti per contrastare l’inquinamento atmosferico, l'utilizzo di miscele speciali per le pavimentazioni stradali (tecnologia di costruzione stradale e materiali a bassa rumorosità ed emissione di CO2), il rilevamento capillare nelle grandi arterie stradali delle emissioni di gas, il massiccio utilizzo di veicoli elettrici, ecc.
Analizzando il master plan dal punto di vista delle novità dell’infrastruttura stradale, il Piano pluriennale prevedrebbe di portare la rete autostradale a doppia careggiata a 38.060 chilometri rispetto ai 28.647 chilometri attuali. Ma sarà la rete ferroviaria beneficiare dei maggiori interventi di ampliamento nei prossimi anni.
Quest’ultima, attualmente estesa per 13.000 chilometri, dovrebbe gradualmente raggiungere i 28.590 chilometri entro il 2053 (inclusa la rete ad alta velocità di circa 6.196 Km di binari di rete anche ad alta capacità). Un esempio è costituito dal progetto dell’alta velocità, con punte che si spingono fino a 400 km all'ora, tra Ankara e Istanbul, lunga 262 km tra Sincan e Köseköy e che verrebbe realizzata entro il 2029. Sempre nel settore ferroviario é contemplato nel master plan un miglioramento del trasporto merci su rotaia: sono previsti 1.179 km tra Kapıkule - Ankara - Mersin tra il 2023 e il 2029, e la linea di 1.097 km tra Ankara - Zengazur (Azerbaigian) tra il 2029 e il 2035. Entro il 2053, il trasporto di passeggeri all’anno su ferrovia dovrebbe aumentare da 19,5 milioni a 269,8 milioni e quello delle merci raggiungere i 448 milioni di tonnellate rispetto alle attuali 55 milioni di tonnellate. Sempre secondo il piano pluriennale, infine, il 35% del fabbisogno energetico della mobilità totale del Paese totale sarà soddisfatto da fonti di energia rinnovabile.
Previsioni che, se realizzate, consentirebbero alla Turchia di alleggerire notevolmente il traffico stradale su gomma di veicoli pesanti. Gli investimenti previsti in particolare nel settore ferroviario collocheranno la Turchia all’8° posto a livello mondiale per trasporto su rotaia.
Ampliamenti sono infine previsti nel settore aereoportuale e grandi lavori infrastrutturali riguarderanno l’ammodernamento portuale, già fiore all’occhiello del Paese per il suo ruolo che svolge nel commercio internazionale, grazie alla collocazione strategica tra il Mar Nero, l'Europa occidentale, il Medio Oriente e Regione del Nord Africa, con 8.333 km di costa che favoriscono collegamenti marittimi diretti con diversi Paesi. Alla luce del Master Plan Trasporti e Logistica, a partire dal 2023 verranno movimentate dalla Turchia 254 milioni di tonnellate di merci, che saliranno a 420 milioni di tonnellate entro il 2053. Verrà infine aumentata la sicurezza e la capacità della navigazione nel Bosforo.
Per quanto attiene alla già fitta rete aeroportuale, attualmente con 56 scali a supporto dell'economia e del Paese, rappresentando uno snodo importante nel trasporto aereo per l'Europa, per l'Asia occidentale e per l'Africa in termini sia di passeggeri che traffico merci, il numero degli scali, come detto, sarà ampliato a 61 e il numero di passeggeri passerà a 344,4 milioni nell'anno obiettivo del 2053.
La versione integrale del rapporto può essere scaricata collegandosi al seguente link:
14.06.2022
La Turchia continua a brillare per i suoi investimenti in startup innovative nel 2022. A tracciarne il quadro è il recente rapporto "Turkish Startups Ecosystem 2022 Q1" di Startup Watch che stima investimenti per 1.273 milioni di dollari in startup in Turchia ripartite tra ben 49 diverse operazioni solo nel primo trimestre dell’anno.
L'investimento più importante riguarda certamente il “decacorn” turco Getir, il primo decacorno europeo leader nella consegna di prodotti tramite app (5 mila impiegati a livello globale) ma l’ecosistema delle startup turche è costituito anche di importanti unicorni come Trendyol (uno dei più famosi siti di shopping on line turchi, con un valore di quasi 17 miliardi di dollari), Hepsiburada (il primo portale turco di e-commerce da 3 milioni di visitatori al mese) e lo sviluppatore di videogiochi Peak. Nel frattempo, il numero dei centri di incubazione in Turchia è passato da nove a 82 mentre il numero degli acceleratori è passato da sette a 70 negli ultimi 10 anni. Ad oggi, l’ecosistema delle oltre 6.000 aziende tecnologiche turche danno lavoro a più di 64.000 persone nei c.d. parchi tecnologici anche se diverse startup, in fase iniziale, preferiscono ancora i centri di incubazione ai Technoparks (che assicurano sostegni e agevolazioni statali).
Nel grafico il numero di startup che optano per i parchi tecnologi (o hub tecnologici) e quelle che puntano su acceleratori.
Il decacorno turco Getir
Getir, con sede a Istanbul, opera in circa 50 città in sette paesi europei, negli Stati Uniti e in tutte le principali città della Turchia. I suoi mercati in Europa includono Regno Unito, Germania, Francia, Italia, Spagna, Paesi Bassi e Portogallo. A causa del repentino peggioramento delle prospettive di crescita che la crisi Ucraina ha provocato a livello globale, e con una spirale inflazionistica incontrollabile, la più famosa start up turca potrebbe tagliare quasi 5 mila posti di lavoro, pari al 14% del suo team. Nella sola Berlino, ad esempio, i tagli potrebbero aggirarsi intorno ai 500 impiegati anche se l’azienda per il momento non programma di ritirarsi da alcun Paese. L’attuale grave fase congiunturale non risparmia neanche le start up più tecnologiche e quotate al mondo anche se il credito bancario in Turchia continua ad affluire verso le start-up, seppur con capitali più ridotti.
Nel rapporto dello scorso marzo diffuso da “Startup.Watch”, si vede inoltre come Istanbul sia ormai entrata nella top ten delle città al mondo che hanno realizzato i maggiori investimenti nel settore delle startup consentendo di competere con i più importanti punti di riferimento in Europa del settore (Londra, Parigi, Berlino). La Turchia, infine, può contare su un mercato dell’e-commerce valutato in 5 miliardi di dollari nella IPO dello scorso agosto al Nasdaq di New York.
14.06.2022
Il settore del turismo in Turchia non si arresta davanti al repentino peggioramento del quadro economico globale e al brusco aumento dell’inflazione e si stima che crescerà del doppio rispetto all'economia nazionale: secondo l'ultimo rapporto economico del World Travel & Tourism Council (WTTC), si prevede che il PIL della Turchia per viaggi e il turismo crescerà a un tasso medio del 5,5% annuo nel prossimo decennio, più del doppio del tasso di crescita del 2,5% dell'economia complessiva del Paese. Le previsioni del WTTC, infatti, stimano che entro il 2032 il contributo del settore al PIL turco potrebbe raggiungere i 117 miliardi di dollari, che rappresenterebbero l'11% del PIL.
Si prevede inoltre che il settore creerà più di 716.000 nuovi posti di lavoro nel prossimo decennio, mentre l'occupazione settoriale è destinata a crescere del 4% per raggiungere oltre il 2,5 milioni di posti di lavoro. Gli ultimi dati sulle prenotazioni dei voli mostrano inoltre che durante l’imminente periodo estivo, la Turchia è destinata a diventare la quarta destinazione in Europa grazie ai pacchetti già acquistati dai viaggiatori esteri verso destinazioni quali Istanbul, Antalya, Bodrum e Dalaman. I dati mostrano che le prenotazioni dei voli stanno già superando i livelli pre-pandemia con in testa quelle provenienti dal Regno Unito, in aumento del 101%, secondo il rapporto del WTCC; presenze in aumento previste anche dai viaggiatori di Stati Uniti, Canada e Irlanda in aumento rispettivamente del 57%, 28% e 18%.
Julia Simpson, Presidente e CEO del WTTC ha affermato che “il contributo al settore, che era sceso all'11% (78,2 miliardi di dollari) nel 2019, e del 5% nel 2020 (contenendo le perdite al 52,8%), è in ripresa dal 2021 come dimostrato dagli oltre 300 mila posti di lavoro in più creati”.
In linea con il rapporto della WTCC anche il pre¬si¬dente della Turkish Travel Agencies Association (TÜRSAB), Firuz Bağlıkaya, che prevede questa estate più di 5 milioni di viaggiatori dalla Ger¬ma¬nia, in larga misura rappresentati da pensionati che dispongono di una buona propensione al consumo e che in Turchia vengono ospitati nel corso di tutto l’anno in particolar modo ad Anta¬lya nelle aree cir¬co¬stanti. Del resto la Germania oggi rappresenta il secondo mercato più grande per il turismo in Turchia, piazzandosi subito dopo la Federazione Russa: sono stati oltre 3 milioni i turisti tedeschi arrivati in Turchia nel 2021, con un aumento del 175,7% su base annua (erano stati poco più che un milione nel 2020).
I dati ufficiali di aprile parlano di un numero di visitatori stranieri in arrivo in aumento del 225,6% per oltre 2 milioni e mezzo di presenze (dati diffusi il mese scorso dal Ministero della Cultura e del Turismo) rispetto alle 800 mila presenze dell'aprile 2021.
I dati di aprile 2022
In Turchia le principali destinazioni sono risultate Istanbul, la città più grande della Turchia che ha accolto ad aprile il 40% di tutti i visitatori stranieri (quasi 1 milione), seguita da dalla località turistica mediterranea di Antalya con 661.609 turisti stranieri e da Edirne nella Turchia nordoccidentale, al confine son la Bulgaria e la Grecia, con 359.303 visitatori stranieri. La Germania è in cima alla lista, con il 15,4%, ovvero quasi 400.000 visitatori, seguita dalla Bulgaria (10,5% e 271.000 presenze) e dal Regno Unito (8,8% con 225.000 visitatori). In aumento i turisti iraniani.
Gli arrivi da gennaio ad aprile 2022 sono invece aumentati del 172,5% su base annua (7,47 milioni) rispetto ai 2,74 milioni dell’analogo periodo del 2021.
Tornando al mese di aprile scorso, le presenze di cittadini russi sono invece scese a 130.150 rispetto ai 156.133 di un anno fa (ma in generale restano comunque piuttosto stabili se si considera la crisi in corso) mentre se consideriamo il primo quadrimestre del 2022, la diminuzione è più marcata (si è scesi sotto le 400 mila presenze rispetto agli oltre 600 mila russi arrivati nel primo quadrimestre del 2021). Russi e ucraini sono stati rispettivamente la prima e la terza più grande fonte di visitatori del paese nel 2021 ma il protrarsi della guerra potrebbe attenuarne la presenza: i russi rappresentavano il 19% dei visitatori stranieri, con 4,7 milioni di presenze, mentre l'Ucraina ne rappresentava l'8,3% con 2,1 milioni di turisti.
Sarà difficile replicare il successo del 2019 quando la Turchia ha accolto quasi 60 milioni di visitatori, inclusi circa 7 milioni di russi e 1,6 milioni di ucraini, generando entrate superiori a 37 miliardi di dollari. La Turchia punta molto per il futuro anche sul turismo sanitario (in testa trapianto di capelli, chirurgia plastica e fecondazione in vitro) solido in questo inizio del 2022, grazie a prezzi più convenienti, soprattutto da Paesi come la Germania, la Francia e i Paesi Bassi ma anche dagli Stati Uniti con una spesa media per turista pro capite di circa duemila dollari.
14.06.2022
Secondo l’OCSE, l'organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, la Turchia ha registrato il quarto più alto aumento di occupati nell'ultimo trimestre del 2021: il tasso di occupazione tra le persone di età compresa tra 15 e 64 anni è aumentato dal 47,9% al 51,8% nel periodo a cui si riferisce l’Ocse. Cile, Islanda e Israele sono gli altri tre altri Stati con il più alto aumento dell'occupazione nel periodo in esame.
Gli ultimi dati ufficiali dell'Istituto statistico turco (TÜİK) hanno mostrato che il tasso di disoccupazione è salito all'11,5% a marzo scorso: il numero di disoccupati è aumentato di 153.000 unità su base mensile superando i 4 milioni. Tuttavia, l'agenzia per l'impiego, “İŞKUR”, (l’ufficio di collocamento a livello nazionale) ha riferito che ad aprile scorso c'erano 3,58 milioni di disoccupati registrati in Turchia, in calo dell'1,4% rispetto al mese precedente. Circa il 51% dei disoccupati è rappresentato nel mese in esame, da uomini (49%) mentre le donne rappresentano il 34% nella fascia di età compresa tra i 15 ei 24 anni mentre l’orario di lavoro settimanale degli occupati nel periodo di riferimento è stato di 45,6 ore.
İŞKUR solo nel mese di aprile 2022 ha ricevuto più di 20.000 domande dalle imprese, mentre dall'inizio dell'anno ha ricevuto 705.000 domande, di cui il 98% proveniente dal settore privato. Nel primo quadrimestre dell’anno, la maggior parte delle domande è stata presentata da aziende del settore manifatturiero mentre nello stesso periodo mezzo milione di persone, di cui 139.000 nel solo mese di aprile, hanno trovato lavoro tramite gli uffici dell’İŞKUR, ossia il 65% delle aziende è riuscito a trovare dipendenti che hanno soddisfatto le loro esigenze anche se talune aziende lamentano la mancanza di lavoratori specializzati. Quelli con specializzazione semi qualificata, impiegati per la stragrande maggioranza nel settore del tessile e del turismo, hanno salari iniziali che variano tra le 5.000 e le 7.000 lire turche mensili (dai circa 295 ai 410 dollari), mentre il salario minimo netto in Turchia è stato fissato di 4.250 lire (250 dollari, aumentato recentemente).
L'Istituto statistico turco (TÜİK), invece, ha annunciato che quasi 2 milioni di persone hanno perso la speranza di trovare un lavoro mentre il Centro di ricerca della Confederazione dei sindacati Turchia (DİSK-AR) ha affermato che quasi 21 milioni di persone sono ufficialmente impiegate con lavori a tempo pieno.
14.06.2022
Le esportazioni turche sono aumentate del 24,6% su base annuale lo scorso mese di aprile facendo registrare vendite pari a 23,4 miliardi di dollari secondo i dati diffusi dalla Turkish Exporters Assembly (TIM).
Tuttavia non si è arrestata in questo primo trimestre dell’anno la crescita anche delle importazioni turche (+40,2% rispetto al primo trimestre 2021) che portano ad un ampliamento del deficit della bilancia commerciale della Turchia alimentato dall'aumento dei costi energetici.
L’invasione dell’Ucraina ha infatti fatto aumentare i prezzi delle materie prime, con effetti negativi sul programma economico della Turchia che mira a registrare un surplus delle partite correnti a fine 2023. Il disavanzo commerciale nel solo mese di aprile è stato 6,1 miliardi di dollari mentre i primi quattro mesi del 2022 hanno fatto segnare un totale di 32,5 miliardi di dollari di deficit commerciale (nello stesso periodo del 2021 si era attestato a poco meno di 15 miliardi di dollari).
Le importazioni di energia sono infatti aumentate nel periodo in considerazione del 134,1% su base annua con un costo di ben 7,7 miliardi di dollari, anche se in leggero calo rispetto al mese di marzo 2022 (8,4 miliardi di dollari).
Tuttavia, il Ministro del Commercio Mehmet Muş, commentando i dati preliminari del commercio di aprile, ha sottolineato l’importante crescita anche dell’export turco che a maggio dovrebbe far registrare il livello più altro dell’ultimo semestre.
Secondo i dati Appena diffusi dalla TIM, le esportazioni di gennaio-maggio 2022 sono aumentate del 20,4% su base annua toccando i 102,5 miliardi di dollari, mentre le importazioni nello stesso periodo sono aumentate di quasi il 41% portando a 145,74 miliardi di dollari gli acquisti turchi. Il volume del commercio estero è aumentato di oltre un terzo rispetto al 2021 e si è portato 248,24 miliardi di dollari di merci scambiate.
Il Presidente dell'Assemblea degli esportatori turchi (TİM) İsmail Gülle, ha osservato la buona performance dell'industria chimica che ha superato il settore automobilistico, raggiungendo i 2,8 miliardi di dollari di esportazioni, classificandosi al primo posto a maggio 2022 tra i principali prodotti esportati dalla Turchia, con un aumento di 30,7% su base annua, seguita dall’automotive con 2,3 miliardi di dollari (+22,4%) e il siderurgico (1,9 miliardi). Nel periodo in considerazione, sul lato import si registra l’aumento di plastica, ferro-acciaio, alluminio, filati di cotone e carta mentre sono risultati stabili gli acquisti di veicoli, macchinari elettrici, macchinari non elettrici, rame, prodotti farmaceutici e cereali.
Passando ai principali partner commerciali della Turchia, la Germania resta il mercato più importante per lo sbocco delle merci turche con quasi 1,5 miliardi di dollari nel solo mese di maggio scorso (+6% rispetto a un anno), seguita dagli Stati Uniti (1,27 miliardi di dollari facendo segnare un +10,4% rispetto al mese di maggio 2021) e l'Iraq (con 978 milioni con un aumento del 44,1% rispetto a un anno fa).
Da evidenziare l’aumento dell’export turco verso l’Italia, che si piazza quarta nel mese in esame a ridosso della Gran Bretagna, con una crescita più che doppia rispetto all’export italiano in Turchia (26% vs. 10%) con un saldo a favore della Turchia, nei primi 4 mesi del 2022, di oltre 400 mln di dollari.
In generale la Turchia continua ad avere una bilancia commerciale in passivo, come confermato anche nei primi 4 mesi del 2022 dalla Turkish Exporters Assembly (TIM), frutto però principalmente degli squilibri della bilancia commerciale verso 2 Paesi in particolare: la Russia (-11 miliardi), dovuto come noto in larga parte agli approvvigionamenti energetici e la Cina (-9 miliardi).
Se un fattore determinante negli attuali squilibri passivi della bilancia dei pagamenti turca può certamente essere individuato nel forte saldo negativo con la Federazione Russa che è chiaramente causato dalle importazioni energetiche (gas e petrolio), risulta certamente più difficile andare a “scomporre” il saldo negativo con la Cina.
Questa situazione di forte squilibrio nei confronti della Cina è comunque un fattore sostanzialmente “strutturale” della bilancia commerciale turca negli ultimi anni (non a caso uno degli obiettivi di politica commerciale ribaditi con maggior forza a tutti i livelli da parte di queste Autorità negli ultimi anni, è proprio quello di raggiungere nel medio termine una riduzione del disavanzo commerciale con la Cina).
Approfondimento dell’interscambio Italia-Turchia
Nel 2021 l’Italia si è posizionata al 5° posto quale partner commerciale della Turchia con 23 miliardi di dollari di merci e servizi scambiati facendo registrare una crescita del 33% rispetto al 2020. Le importazioni sono ammontate a 11,6 miliardi contro un export pari a 11,5 miliardi di dollari e pertanto con un saldo costante ed equilibrato.
Nel 2021 l’Italia ha quindi confermato la propria posizione tra i principali fornitori della Turchia dopo Cina, Russia, Germania e Stati Uniti e quella di quarto cliente dopo Germania, Stati Unito e Regno Unito.
Sempre nel 2021, l’export italiano in Turchia ha fatto registrare un aumento del 25,7% per un totale di 11 miliardi e mezzo di euro con quasi tutte le principali voci del nostro export in crescita a doppia cifra.
Nei primi 4 mesi del 2022, il nostro Paese ha fatto registrare un interscambio totale pari a 8,5 miliardi dollari (+18,6% rispetto all’analogo periodo del 2021) di cui 4 miliardi esportazioni e 4,5 di import e un saldo positivo a favore della Turchia di quasi mezzo milione di dollari nei primi 4 mesi.
Tra le merci acquistate dall’Italia al primo posto risultano gli autoveicoli seguitai da ferro e acciaio, che nel periodo in considerazione ha mostrato un considerevole aumento (+40% sull’analogo periodo del 2021).
Consistenti anche gli aumenti derivanti dagli acquisti di rame e delle materie plastiche, dell’alluminio e dei combustibili.
Per quanto attiene invece alle nostre vendite si segnalano stabili le esportazioni di macchinari e apparecchiature meccaniche e delle materie plastiche.
14.06.2022
Sostenibilità, con l’utilizzo di tecnologie pulite ed eco-mobilità, sono due settori che offrono nuove prospettive nella cooperazione tra Turchia-Israele recentemente rilanciata, non solo in campo energetico, dai recenti colloqui tra i due Presidenti Herzog ed Erdoğan.
A parte le potenziali collaborazioni in ambito energetico oggetto di un separato approfondimento in questo numero di Cronache Economiche, la recente partecipazione turca alla rassegna fieristica internazionale di Tel Aviv “EcoMotion Week 2022”, ha aperto nuove opportunita’ nelle collaborazioni ad alto contenuto tecnologico tra i due Paesi anche grazie ad una cornice commerciale decisamente migliorata con un interscambio in crescita negli ultimi anni.
Si tratta peraltro della seconda partecipazione di una delegazione commerciale turca in Israele dall’inizio del 2022 preceduta infatti dalla missione dell’Assemblea degli esportatori turchi (TIM) che hanno portato a Tel Aviv i rappresentanti di circa 100 aziende turche per stabilire una nuova fase nelle relazioni economiche bilaterali.
Il commercio tra Turchia e Israele è aumentato negli ultimi cinque anni, raggiungendo un interscanmbio record di 8,4 miliardi di dollari nel 2021 rispetto ai 6,2 miliardi nel 2020. Le esportazioni turche verso Israele sono aumentate di oltre il 35% su base annua attestandosi a 6,4 miliardi di dollari l'anno scorso. Le importazioni sono anch’esse cresciute di quasi il 37% (circa 2 miliardi di dollari) con una particolare attenzione non solo al settore dell’alta tecnologia ma anche all’industria tessile, alimentare e chimica.
Israele occupa il nono posto come mercato di sbocco delle merci e dei servizi turchi e l’interesse nel mercato si sta allargando, oltre che al settore energetico, anche al settore Ricerca e Sviluppo in particolare nel campo della sostenibilità ambientale.
14.06.2022
Non si arresta in Turchia l’aumento delle vendite delle abitazioni residenziali, nonostante il vertiginoso aumento dei prezzi, che nel mese di aprile 2022 hanno fatto registrare un +39% secondo i recenti dati diffusi lo scorso 17 maggio dal Turkish Statistical Institute (TÜİK). La compravendita di immobili ad aprile ha superato le 133 mila unità (95.863 nell’analogo perdio del 2021), l’83% delle quali sono state acquistate attraverso prestiti e mutui.
In testa alla graduatoria la città Istanbul, dove sono state vendute circa 26.330 abitazioni, raggiungendo una quota del 19,8% di tutte le vendite di alloggi ad uso abitativo, seguita dalla capitale Ankara con 12.195 vendite di abitazioni residenziali (una quota pari al 9,2%), e la provincia occidentale di Smirne con 8.459 vendite (6,4%).
Nei prossimi mesi si prevede un ulteriore aumento delle vendite alimentate dalla concessione di mutui agevolati da parte delle banche statali al fine di contrastare l’aumento del costo delle abitazioni nelle principali città del Paese ma anche per stimolare la conversione in lire turche dei risparmi in valuta straniera. Si prevede che in questo caso verranno concessi prestiti con un tasso di interesse dello 0,89% a 10 anni per l’acquisto di abitazioni residenziali fino ad un valore di 2 milioni di lire turche (circa 128 mila dollari).
Il Ministro del Tesoro e delle Finanze, Nurettin Nebati, ha recentemente dichiarato che le autorità preposte continueranno a monitorare attentamente gli aumenti sproporzionati dei prezzi del mercato immobiliare che in alcune zone residenziali del Paese ha raggiunto il 100% di aumento rispetto allo scorso anno.
Nel frattempo continua l’ascesa degli acquisti di abitazioni da parte di cittadini stranieri, +58% secondo TÜİK nel mese di aprile scorso, con 6.477 proprietà residenziali vedute con Istanbul come sempre la più gettonata (2.564 contratti di compravendita in un solo mese) seguita da Antalya, sulla costa mediterranea, con 1.970 contratti e con i russi in cima alla lista degli acquirenti stranieri che hanno raddoppiato gli acquisti rispetto al mese precedente.
Il fenomeno dell’impennata dell’acquisto di case in Turchia non è limitato ai soli cittadini della Federazione Russa (e in minor misura da parte degli ucraini), ma coinvolge anche cittadini di altre nazionalità come Kazakistan, Corea del Sud, Cina ma soprattutto si registra un crescente interesse da parte dei cittadini dell’Iran e Iraq e dell'Arabia Saudita e più in generale da parte dei Paesi del Golfo.
14.06.2022
“Le relazioni tra Turchia e Kazakistan saranno portate al livello di un partenariato strategico rafforzato", si legge in una dichiarazione congiunta firmata lo scorso mese di maggio in occasione della sua vista ad Ankara, da parte del Presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev e del Presidente turco Recep Tayyip Erdoğan. La visita di Tokayev in Turchia, la prima da quando è Presidente, rappresenta un passo importante per rafforzare i legami tra i due Paesi in svariati settori di interesse reciproco: dalla difesa e sicurezza all'economia e agli investimenti, per arrivare all'industria dell'estrazione mineraria, al turismo, energia, trasporti e agricoltura che rappresentano settori prioritari per entrambi i Paesi.
La dichiarazione congiunta dà spazio anche al rafforzamento della cooperazione bilaterale basata su interessi comuni come quelli attinenti la gestione delle catastrofi naturali e delle emergenze, la cultura, l'istruzione, la scienza e la tecnologia fino a giungere alla salute e allo sport. Insomma una cooperazione a 360 gradi che non ha trascurato il forte sostegno e la solidarietà della Turchia all'indipendenza, alla sovranità, all'integrità territoriale e alla stabilità politica dello Stato caucasico dopo i forti disordini che hanno interessato il Kazakistan all’inizio del 2022. Entrambi i leader hanno espresso la loro soddisfazione per gli i stretti legami basati su radici storiche, di lingua e cultura comuni, nonché uno stretto dialogo politico e una cooperazione “multidimensionale”.
Durante gli incontri non è mancato il riferimento alle relazioni economico-commerciali e agli investimenti tra i due Paesi anzi, il tono di Erdogan con il suo omologo kazako durante gli incontri è stato in larga parte improntato al "business-first". L’obiettivo è quello di adottare tutte le misure necessarie per accrescere ulteriormente il volume del commercio bilaterale, già in costante aumento, e raggiungere nell’immediato futuro un interscambio superiore ai 10 miliardi di dollari. Nel frattempo sono stati oltre una dozzina gli accordi che sono stati firmati dai due leader e che il Presedente Erdoğan ha definito come "passi eccellenti che rafforzeranno ulteriormente i rapporti con lo Stato dell'Asia centrale”. Del resto il Kazakistan è ricco di petrolio, gas e uranio ma senza sbocco sul mare ed un più stretto legame con il rivale per la leadership della regione, vale a dire l’Uzbekistan dove la Turchia sta pure intensificando i suoi legami, rappresenta certamente una priorità per il Presidente Erdogan.
Ma è il settore della difesa che ha evidenziato le più strette collaborazioni strategiche per il futuro: a cominciare dalla co-produzione di nuovi droni (denominati UAV Anka) che verranno prodotti in Kazakhistan congiuntamente dagli ingegneri turchi e kazaki sotto la supervisione delle industrie aerospaziali turche (TAI) guidata dal suo DG Temer Kotil.
Si tratta del resto di un seguito importante dopo la recente firma dell’accordo di cooperazione militare, che prevede la condivisione di esperienze nell’utilizzo di veicoli aerei senza pilota, tra la “Turkish Aerospace Industries” (TUSAS) e la statale “Kazakhstan Engineering”.
Gli Anka, che hanno una reputazione inferiore rispetto ai Bayraktar TB2 (recentemente rinnovati) utilizzati in Ucraina, sono tuttavia apprezzati da Nur-Saltan che ha necessità di controllare il proprio enorme spazio aereo. I velivoli Anka, abilitati alla ricognizione e alla sorveglianza in grado di coprire un vasto territorio, sono decisamente adatti alle esigenze kazake.
L’UAV Anka assemblato in Turchia
14.06.2022
Il Governo di Ankara sta lavorando ad una strategia a lungo termine sul cambiamento climatico ed ha annunciato un piano d'azione che porterà la Turchia a centrare gli obiettivi in linea con l'Accordo di Parigi. Con la ratifica dell'accordo, avvenuta lo scorso novembre, gli sforzi della Turchia per combattere il cambiamento climatico hanno guadagnato ulteriore slancio. Ankara lavora infatti per definire, entro il 2022, una dichiarazione nazionale per illustrare gli obiettivi ed i nuovi impegni alla luce della partecipazione della Turchia alla 26a Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26) a Glasgow, in Scozia, in qualità di Paese ora aderente del Patto.
La Turchia sta cercando quindi di tracciare una nuova tabella di marcia sulla riduzione delle emissioni e ha avviato un processo di pianificazione strategica per sostenere lo sviluppo sostenibile, un'economia verde con un più massiccio dell’uso delle tecnologie verdi per la mobilità.
A tale fine ha recentemente rinominato il Dicastero dell’Ambiente, ora Ministero dell’Ambiente, dell’Urbanizzazione e del Clima (ottobre 2021) e successivamente ha istituito il Dipartimento del cambiamento climatico per volonta’ del Ministro Murat Kurum che ha peraltro spinto per siglare un MoU che coinvolge la Banca Mondiale, Francia e Germania su una nuova strategia di sviluppo a basso contenuto di carbonio in alcune aree prioritarie, elencate nel memorandum d'intesa, con lo scopo di sostenere gli investimenti rispettosi del clima in vari settori come l'industria, l'agricoltura, i trasporti, l'energia, i rifiuti, l'edilizia, l'energia pulita e la mobilità elettrica attraverso fondi superiori ai 3 miliardi di dollari.
La Banca Mondiale aveva già approvato lo scorso aprile un prestito di 341 milioni di dollari nell'ambito di un progetto per sostenere il settore agricolo turco (settore che rappresenta oltre il 13% delle emissioni di gas serra della Turchia), e incoraggiare l'uso di "tecnologie intelligenti per il clima". Il progetto mira a migliorare la raccolta e l'uso delle informazioni su 14 milioni di ettari di suolo e terra, migliorare la sorveglianza delle malattie negli animali e aiutare a ridurre le emissioni di carbonio.
Auguste Kouame, DG della Banca Mondiale per la Turchia, è fiducioso per il futuro della Turchia nel settore ambientale, un Paese, tra quelli OCSE, in rapida crescita per quanto attiene alle emissioni di gas serra ed è ottimista sulla riduzione di emissioni annunciata da Ankara (-21% entro il 2030): “siamo solo all’inizio in Turchia nella lotta al riscaldamento globale, ne sono un triste esempio i numerosi e tragici incendi che hanno colpito la Turchia la scorsa estate, ma i recenti impegni del Governo, ratifica a parte, nelle parole degli addetti ai lavori, procedono nella direzione giusta: le priorità del Paese restano gli incentivi agli investimenti nelle rinnovabili dove il Paese occupa una posizione di assoluto primario in Europa nell’eolico e solare”.