Cronache Economiche

12.03.2022

L'inflazione sale al 54,4% a febbraio, record negativo dal 1992.

Anche per effetto dello scoppio della crisi ucraina, l’inflazione in Turchia ha fatto segnare un +54,4% su base annua nel mese di febbraio (dati resi noti il 3 marzo scorso) rispetto al +48,7% del mese di gennaio con un aumento del 4,7% (si tratta dell’ottavo aumento mensile consecutivo). Le previsioni degli analisti indipendenti stimano una, limitata, diminuzione dell’inflazione solo per la fine del 2022. Le previsioni della Banca Centrale turca, invece, si attestano al 23,2% entro la fine del corrente anno, una percentuale quattro volte più elevata rispetto all’obiettivo della CBRT di fine 2021, quando tuttavia il costo del greggio non superava gli 80 dollari a barile.

Il Presidente Erdogan insiste nel dichiarare che l'inflazione resta sotto controllo e che raggiungerà il suo picco alla fine dell’estate, ma i prezzi alla produzione, secondo l’ultimo rapporto di TurkStat, sono cresciuti nel solo mese di febbraio del 7,2% mentre i costi energetici, in primis benzina e corrente elettrica, sono cresciuti dell’83% rispetto al 76,4% di gennaio. L'aumento annuale dei prezzi dei prodotti alimentari, che contribuiscono per un quarto alla formazione del paniere dei prezzi al consumo, ha raggiunto un +64,5%, nonostante le misure adottate dal Governo nei mesi scorsi quali la riduzione dell’IVA sui generi alimentari di prima necessità dall’8 all’1%. L’azione di sostegno governativa alle famiglie per quanto riguarda le utenze di gas e luce e l’aumento del 50% del salario minimo deciso nel dicembre 2021, che è passato da 2.825 a 4.250 lire (circa 280 euro) per oltre sette milioni di famiglie turche, sembrano attutire solo in minima parte gli effetti negativi dell’inflazione, specialmente sugli stati più deboli della popolazione.

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12.03.2022

Le conseguenze della guerra in Ucraina sull’economia turca.

Gli effetti della crisi russo-ucraina rischiano di aggravare la già complessa situazione in cui si trova l’economia turca. Il settore turistico in Turchia (che rappresenta il 13 per cento del PIL), infatti, storicamente dipende moltissimo dai turisti russi (oltre sei milioni) ma anche da quelli ucraini (quasi tre milioni). Ankara ha una forte dipendenza da Mosca anche sotto il profilo energetico. La Turchia importa, infatti, il 49% di gas naturale ed il 40% di petrolio, e per il momento non ha in programma di tagliare le importazioni di petrolio dalla Federazione Russa. Infine la Turchia è anche una grande importatrice di grano dall’Ucraina (78% del proprio fabbisogno).

Sul versante della bilancia commerciale, si rileva come nel 2021 la Federazione Russa abbia rappresentato il secondo mercato mondiale della Turchia per l’import (prevalenetmente energia ma non solo). Gli acquisti turchi dalla Russia sono stati superiori a 30 miliardi di dollari facendo registrare una crescita del 62,4% rispetto al 2020, preceduta dalla sola Cina (32 miliardi) e seguita dalla Germania (22 miliardi di dollari). L’Ucraina invece si piazza al 12 posto tra i principali Paesi fornitori della Turchia con oltre 4 miliardi di dollari e con un interscambio complessivamnete bilanciato di oltre 8 miliardi di dollari. Sull’impatto della guerra sulle riserve di gas naturale della Turchia, è intervenuto recentemente il Direttore Generale della Botas, che ha dichiarato che le scorte alla Turchia (l’accordo tra Russia e Turchia scaduto il 31 dicembre 2021 è in fase di rinnovo) ammontano a 4,6 miliardi metri cubi e il consumo giornaliero del Paese è di circa 360 milioni di metri cubi. L’obiettivo entro il 2025 è quello di aumentare le riserve a oltre 12 miliardi di metri cubi. Gli interessi nel settore energetico tra la Turchia e la Federazione passano anche per il gasdotto Turkstream che rifornisce di oltre 10 metri cubi di gas il Paese, quarto maggior consumatore in Europa dopo Germania, Uk e Italia.

Infine, sempre per quanto riguarda il settore energetico, inoltre, la crisi potrebbe avere rispercussioni negative nel Mar Nero dove la Turchia ha recentemente individuato l’importante giacimento di Sakarya avviando il complesso progetto per il suo sfruttamento entro il 2023. La minaccia deriva dagli assetti militari schierati dalla Russia nell’area, che ha rafforzato il contingente con sottomarini capaci di colpire bersagli a 2.400 km di distanza.

Anche l’ottima performance dell’economia turca nel 2021, PIL a +11%, trainato da una forte domanda interna e dall’export, potrebbe risentire del conflitto. Alcuni esperti prevedono una crescita in Turchia nel 2022 non superiore all’1,2%, un risultato addirittura inferiore al 2020 quando la pandemia aveva generato una contrazione generalizzata del PIL in quasi tutte le economie tranne che in Turchia, uno dei pochi Paese dell’OCSE a far registrare una crescita dell’1,8% nel 2020.

Con riferimento all’automotive, la guerra Russia-Ucraina ha indebolito gli acquisti turchi da entrambi i Paesi e, secondo l’Automotive Industry Association (OSD) di Istanbul, anche se le importazioni di componenti di autoveicoli turche dalla Federazione sono state nel 2021 pari a soli 9 milioni di dollari, l’impatto complessivo è certamente maggiore se si considerano le esportazioni russe per l’intera filiera dell’industria automobilistica turca.

Infine, anche alcune aziende turche che operano nel settore difesa potrebbero subire contraccolpi. Si ricorda infatti che la ditta turca Baykar, produttrice dei droni Bayraktar TB2 utilizzati dagli ucraini nel corso del conflitto, aveva recentemente presentato un programma di investimenti diretti nel settore difesa proprio in Ucraina.

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12.03.2022

Vice Ministro dell’Energia Bayraktar: “La Turchia non ha in programma di tagliare le importazioni di petrolio russe, accoglie con favore la fornitura dell'Iran”

Le sanzioni alla Russia avranno un effetto "terrificante" sul mercato energetico globale, ha avvertito il Vice Ministro per l’Energia della Repubblica di Turchia, Arpaslan Bayraktar mercoledì, aggiungendo che la Turchia continuerà ad acquistare petrolio russo edm esprimendo anche l’auspicio che le sanzioni contro l'Iran vengano revocate, una mossa che porterebbe ulteriori forniture per soddisfare la domanda interna.

Il Vice Ministro, a margine della conferenza sull'energia CERAWeek, ha espressamente affermato che "Il mondo ha bisogno di più petrolio, deve provenire da qualche parte, dagli Stati Uniti, dal Venezuela, dall'Iran, dall'Arabia Saudita o da qualsiasi altro luogo". Bayraktar ha sottolineato che la Turchia non potrebbe sostituire facilmente la sua fornitura di petrolio russo da altre fonti. Le mosse dell'Occidente per isolare economicamente la Russia hanno colpito duramente i mercati globali delle materie prime e dell'energia, facendo salire i prezzi a spirale e minacciando di far deragliare la nascente ripresa post-pandemia di COVID-19. Gli USA hanno intensificato le sanzioni verso Mosca vietando le importazioni russe di petrolio ed energia ma anche la Gran Bretagna ha affermato che vieterà le importazioni di petrolio russo, ma solo gradualmente eliminandole nel corso del 2022 per dare alle aziende il tempo di trovare fonti di approvvigionamento alternative. Le sanzioni, ad avviso del Vice Ministro, avranno un effetto "terrificante" sul mercato petrolifero globale. Anche andando a rivedere l’impatto delle precedenti sanzioni statunitensi, comprese quelle contro l'Iran, si può notare come esse abbiano spesso colpito altri mercati e regioni, inclusa la Turchia, Bayraktar ha affermato.

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12.03.2022

L’Ambasciatore italiano ad Ankara, S.E. Giorgio Marrapodi, compie la sua prima missione ad Istanbul.

L'Ambasciatore Giorgio Marrapodi, insediatosi ad Ankara nel mese di gennaio, ha realizzato la sua prima missione ufficiale ad Istanbul lo scorso 8 febbraio incontrando i rappresentanti delle Istituzioni italiane che operano nella città.

La prima tappa è stata il Consolato Generale italiano dove l’Ambasciatore Marrapodi è stato accolto dalla Console Generale Elena Sgarbi e ha avuto modo di visitare i diversi uffici e conoscere lo staff. L’Ambasciatore si è poi recato al Liceo italiano I.m.i, all'Istituto di Cultura di Istanbul, dove ha incontrato il Direttore Salvatore Schirmo, successivamente ha visitato e la sede dell'Agenzia-ICE guidata dal Dott. Riccardo Landi.

L’Ambasciatore Marrapodi ha poi incontrato, in una successiva missione a distanza di pochi giorni, anche i principali rappresentanti del mondo economico-imprenditoriale prendendo parte alla riunione del Board della Camera di Commercio Italiana ad Istanbul e partecipando ad un incontro con il Business Council Italia di DEIK. Egli ha infine incontrato i neo-eletti rappresentanti della collettività italiana di Istanbul riuniti nel COMITES.

In tutti i suoi colloqui l’Ambasciatore Marrapodi ha voluto ricordare l’eccellente livello delle relazioni commerciali e culturali tra Italia e Turchia, ponendo in particolare l’accento sul record di interscambio bilaterale realizzato nel 2021 (23 miliardi di USD complessivi) a dimostrazione del grande e vivo interesse reciproco per le opportunità commerciali e le collaborazioni industriali.

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12.03.2022

Opportunità per le piccole e medie imprese italiane in Turchia

Le piccole e medie imprese italiane avranno la possibilità di far parte del piano di investimenti di Izmir, terza città della Turchia per numero di abitanti situata sulla costa dell’Egeo. Lo ha ricordato SACE (la export-credit agency italiana) precisando di aver predisposto un finanziamento di 50 milioni di euro erogato da Ing Germany per facilitare le aziende italiane nell’ambito dei lavori infrastrutturali della rete metropolitana e tramviaria della città nell’ambito di una cosiddetta “push strategy”.

La città di Izmir, tra le prime economie del Paese con un contributo al Pil nazionale superiore al 7 per cento, è al centro di un piano di investimenti del valore di circa 800 milioni di euro per potenziare la sua rete di trasporti (ferroviaria, metropolitana, su gomma e logistica portuale) che guarda con particolare attenzione alla transizione ecosostenibile di tutta la regione.

L’azione di SACE contribuirà a facilitare l’accesso ai contratti che verranno realizzati da qui al 2024 per la realizzazione delle opere infrastrutturali previste dalla Izmir Metropolitan Municipality.

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12.03.2022

La CBRT lascia i tassi invariati al 14% nonostante un tasso di inflazione che si attesta oggi al 54,4%.

Come da attese, la Banca Centrale Turca (CBRT), dopo aver tagliato i tassi di interesse di 500 punti base dal settembre scorso, ha messo per il momento in stand by la politica di tagli del tasso di riferimento che ha innescato la forte svalutazione della lira turca (nel 2021 si è svalutata del 44% sul dollaro).

Il Governatore della BCRT, Şahap Kavcıoğlu, nella seduta del Comitato per la politica monetaria del 17 febbraio 2022 ha lasciato i tassi invariati al 14% incalzato dall’aumento dei prezzi alla produzione e al consumo a causa del ribasso dell’attività economica mondiale colpita dagli elevati costi energetici e dall’aumento delle materie prime. L'attività economica della Turchia rimane solida, grazie ad una robusta domanda esterna e si prevede che il saldo delle partite correnti registrerà un avanzo nel 2022 che potrebbe contribuire a rendere i prezzi più stabili. Il Comitato ha poi valutato che il recente aumento dell'inflazione, fortemente influenzato dai prezzi internazionali dell'energia e dal vertiginoso aumento delle derrate alimentari e agricole, dovrebbe attenuarsi nel corso dell’anno.

Sono questi i principali motivi che hanno indotto, per la seconda seduta consecutiva del Comitato da inizio 2022, la BCRT a mantenere invariato il tasso di ufficiale di riferimento. Più recentemente, a metà del mese di febbraio, la CBRT al fine di incoraggiare il rientro di capitali da parte di cittadini turchi non residenti, ha introdotto nuove facilitazioni con l’adozione del sistema “YUVAM”, un conto che dovrebbe incoraggiare i cittadini turchi non residenti in Turchia a rimpatriare i propri risparmi in valuta estera, e l’applicazione di vantaggiose condizioni bancarie garantite dallo Stato come, ad esempio, l’applicazione di un tasso di interesse bancario massimo che sarà di almeno 300 punti base più altro rispetto al tasso di interesse minimo. Secondo fonti della stessa CBRT, lo schema adottato ha finora permesso il rientro di 290 miliardi di lire turche (circa 21 miliardi di dollari).

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12.03.2022

Riavvicinamento tra Ankara e Abu Dhabi a 10 anni dall’ultima vista ufficiale del Presidente Erdogan negli EAU.

Il Presidente Erdogan si è recato negli Emirati Arabi, ricambiando la storica visita dello scorso novembre ad Ankara del principe ereditario Sheikh Mohammed bin Zayed ad Ankara, per una due-giorni ricca di impegni sia sul fronte politico e commerciale.

Nel corso della visita del Presidente Erdogan, sono stati infatti firmati diversi accordi in vari settori, in particolar modo commercio ed energia ma anche nel settore della difesa, anche a “corollario” dei 12 memorandum d'intesa che erano stati sottoscritti durante la missione del principe ereditario meratino ad Ankara lo scorso novembre. L’investimento degli EAU in Turchia, stimato oltre 10 miliardi di dollari, rilancia di fatto i rapporti economico-commerciali tra i due Paesi.

Sul versante della bilancia commerciale, gli EAU rappresentano per la Turchia il primo partner economico in ambito CCG (i Paesi del Consiglio per la Cooperazione del Golfo), il 2021 ha infatti fatto registrare un interscambio pari a 8 miliardi di dollari (5,5 miliardi rappresentano le vendite turche) mentre sono oltre 400 le società di Abu Dhabi che operano attualmente in Turchia, operative sin da quando le relazioni politiche sono state sospese.

Un settore, tra i tanti, che potrebbe beneficiare del riavvicinamento è quello turistico, con il massiccio ritorno dei turisti arabi del Golfo in Turchia. Anche in questo senso va letto il crescente attivismo turco in Medio Oriente con Paesi quali Arabia Saudita, Qatar e Israele.

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12.03.2022

L’annuale evento “Turkey Startup Ecosystem”, che si è tenuto a Istanbul lo scorso 19 gennaio ha fatto il punto sulle ottime prospettive delle sue “tech” nel prossimo futuro.

Negli ultimi anni la Turchia ha promosso un importante piano di incentivi al fine di creare un fiorente ecosistema di startup. Questo ecosistema è composto principalmente da i cd. business angel (sono 643 gli angel investors in Turchia), fondi di venture capital e di private equity, dagli acceleratori di start-up ed i Tecnoparks alimentati con interessanti finanziamenti e agevolazioni fiscali da parte dello Stato.

In linea generale il mondo delle start-up turche (oltre 4 mila) ha raccolto investimenti pari a circa 137 milioni di dollari nel 2020. L’ “hub” di Istanbul può ormai competere con gli altri principali punti di riferimento europei come la city londinese, Parigi e Berlino, mentre gli ultimi dati disponibili indicano che in Turchia si costituiscono in media oltre 500 start up all’anno mentre il mercato dell’e-commerce nel Paese è stato valutato quasi 5 miliardi di dollari dall’IPO del Nasdaq lo scorso agosto.

Tra i fattori che hanno permesso alla Turchia di raggiungere tali risultati vi sono la popolazione mediamente giovane (il 70 per cento è rappresentata dagli under 30) che utilizza sistematicamente internet e le piattaforme dell’e-commerce ma anche il sistema di finanziamenti ed incentivi statali che ha dimostrato di funzionare molto bene. Il principale Ente statale che contribuisce a sostenere le start-up è Tubitak, il Consiglio per la Ricerca Scientifica e Tecnologica dipendente dal Ministero dell’Industria e della Tecnologia che ha fornito sostegno ad oltre 350 start up nel solo 2021.

La Turchia ha diversi “unicorni”: Getir, colosso dell’e-commerce turco per la consegna di prodotti a domicilio con 256 milioni di dollari in investimenti (nell’ottobre 2021 Getir ha iniziato a operare anche in Italia, più precisamente nel Comune di Milano), HepsiBurada (la risposta turca ad Amazon), prima start up ad essere quotata al NASDAQ con un valore che ha raggiunto i 4 miliardi e mezzo di dollari.

Vi sono poi altre start-up unicorno, con un capitale che supera il miliardo di dollari, nel settore dei videogames come: Dreams Games, “Spyke” e Peak Games. Alcune di esse, come la già menzionata Getir ad esempio, nel prossimo futuro potranno senz’altro accedere al raggruppamento delle start up decacor ossia start up con un valore superiore ai 10 miliardi di dollari. Infine, la piattaforma di e-commerce “Trendyol”, sostenuta dai cinesi di Alibaba, è stata la prima start up turca a diventare “decacorn” con un valore di 16,5 miliardi di dollari.

Seondo il rapporto di Startup.watch, la città di Istanbul si piazza al 13° posto tra le città europee che hanno ricevuto il maggior numero di investimenti e al quarto posto in termini di numero di accordi conclusi nel 2021. Per quanto riguarda l’area MENA, Istanbul si colloca al secondo posto, appena dietro Tel Aviv, ed un gradino sopra la già affermata Dubai.

In Turchia, nel 2021, sono stati istituiti ben 18 nuovi fondi tra venture capital e business angels. La venture capital turca “TechOne” (smart capital fund), con capitale iniziale di 300 milioni di lire turche (al cambio attuale circa 19 mln di Euro), nel 2021 ha investito in 15 start up con un portafoglio che è cresciuto di quasi sei volte. “Alesta” e “Keiretsu Forum”, invece, sono stati tra i business angel più attivi con investimenti ad altro rischio che hanno contribuito a far nascere ben 19 startup. Altri contributi finanziari al sistema delle start-up nel 2021 sono venuti da piattaforme di crowdfunding come ad esempio “Fonbulucu” e la piattaforma Individual Young Startup (BIGG) istituita da Tubitak.

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12.03.2022

Il portale Habertürk ha recentemente diffuso i nuovi dati sulla forza lavoro in Turchia a fine 2021.

La Turchia soffre da anni di un tasso di disoccupazione giovanile molto elevato ma i dati 2021 indicano una lieve riduzione dello 0,2% (11,2% totale). Tuttavia, il numero di disoccupati di età pari o superiore a 15 anni è diminuito di 75.000 unità, raggiungendo quasi 4 milioni (il dato non tiene conto dei giovani laureati in cerca di prima occupazione, assai elevato). Rispetto al 2020, si registra un tasso di disoccupazione giovanile (fascia di età 15-24 anni) del 20,1% in sensibile diminuzione rispetto al 33,4% fatto registrare alla fine del 2020.

Sul fronte “TurkStat”, l’ISTAT turco, il tasso di occupazione si è attestato alla fine del 2021 al 46,6% (quello maschile raggiuge il 64,4% mentre è al 29,1% quello femminile). Secondo la distribuzione dell'occupazione per settore, il 17,1% era occupato nell'agricoltura, il 21,6% nell'industria, il 6,1% nelle costruzioni e il 55,2% nei servizi. Il tasso di partecipazione alla forza lavoro si è attestato al 52,5%.

Il tasso di lavoro sommerso (ovvero la quota di occupati non iscritti all'ente previdenziale), si è attestato al 29%, in diminuzione di 0,7 punti percentuali rispetto al 2020.

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12.03.2022

Gli investimenti diretti esteri in Turchia nel 2021

I dati più aggiornati sui flussi di IDE in Turchia, pubblicati l’11 febbraio scorso dall’Associazione non governativa Investitori Internazionali in Turchia (YASED), indicano un livello record di 14,1 miliardi di dollari con una crescita del 48% rispetto al 2019. In testa il settore immobiliare con ben 5,8 miliardi di dollari che hanno rappresentato il 41% di tutti gli IDE in entrata in Turchia nel 2021 mentre i restanti si sono indirizzati soprattutto verso il settore ICT, quello del commercio all'ingrosso e al dettaglio e all’automotive. Il settore finanziario e assicurativo, che in passato aveva più contribuito al flusso totale di IDE in entrata, è invece stagnate anche se una ripresa era attesa nel corso del 2022 prima dello scoppio della crisi ucraina.

I dati, diffusi dal Direttore dell’Agenzia per la promozione degli Investimenti della Presidenza della Repubblica Turca Burak Dağlıoğlu, erano quindi decisamente positivi prima del conflitto anche tenendo conto della performance della Turchia nel periodo della pandemia da Covid-19 che aveva fatto registrare un calo degli IDE nel Paese del 18% rispetto al 35% a livello globale. Un risultato che era stato ottenuto anche grazie alla tendenza al c.d. “re-shoring” operato da parte di alcune aziende straniere, in primis europee, che nei due anni di pandemia sono state spinte ad avviare un processo di ”ripensamento” delle proprie supply chains riposizionandosi in Turchia, un mercato con una fiscalità agevolata, manodopera di buon livello e costi dei noli marittimi relativamente contenuti.

Per quanto attiene la provenienza degli IDE, in testa si posizionano i Paesi dell’Ue a 27+UK con oltre il 65% dello stock totale ma sono in crescita anche gli IDE provenienti dal Nord America e dall’Asia orientale.

I primi tre investitori stranieri in Turchia (Regno Unito, USA e Olanda) rappresentano da soli quasi il 50% dei flussi complessivi nel 2021 seguiti, a distanza, da Svizzera, EAU e Germania. In tema di numeri, gli afflussi di IDE in Turchia nel 2021 sono stati pari a 14,1 miliardi di dollari, in crescita dell'80,7%. Per quanto riguarda il dato dei Paesi Bassi, esso è chiaramente influenzato anche dal fatto che molti investimenti internazionali in Turchia transitano da società controllate olandesi.

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12.03.2022

L’indice globale della libertà economica 2022 piazza la Turchia al 42mo posto su 45 Paesi, contando solo i Paesi dell’Europa (l’Italia occupa la 36ma posizione).

L'economia turca è cresciuta piuttosto lentamente dal 2017 al 2020, ma si è decisamente ripresa nel 2021, sfruttando al massimo l’effetto “rimbalzo” della ripresa post-pandemica. Tuttavia il graduale declino degli anni precedenti ha contribuito ad un ribasso nel punteggio del Paese stilato dall’Heritage Foundation (-8,3 punti dal 2017).

La Turchia ha ottenuto un punteggio di 56,9 punti (la media regionale si attesta a 69,5 punti) ed occupa la 107ma posizione nell’indice globale della libertà economica per il 2022 (l’Italia è risultata 80ma). La Turchia è passata quindi dalla categoria “modertamente libera” (categoria che ospita 59 Paesi tra cui Italia, Romania, Spagna, Portogallo e Francia) a “essenzialmente non libere”, la fascia più folta (con Russia, Cina, Grecia, India, Brasile, Iran, ecc. ecc.).

Osservando le altre tre categorie, secondo l’autorevole indice, solo sei sono i Paesi che hanno ottenuto un punteggio pari o superiore a 80 (Hong Kong, Singapore, Nuova Zelanda, Svizzera, Australia e Irlanda) e si posizionano nella fascia dei Paesi definiti “liberi” mentre nel gruppo immediatamente successivo (“quasi liberi”) si piazzano 29 Paesi tra cui Uk, USA, Germania e Giappone) mentre l’ultima fascia (“repressione economica”) e occupata da soli tre Paesi (Cuba, Venezuela e Corea del Nord).

La Turchia paga soprattutto le asserite inefficienze fiscali e il non rispetto dello stato di diritto. Lievemente diminuita, invece, la libertà economica e di investimento ma con un netto peggioramento della politica monetaria e ingerenze politiche nella vita economica del Paese. Nel rapporto si legge inoltre che la libertà economica è condizionata da una integrità di Governo molto discutibile e, malgrado il Paese continui in gran parte ad offrire un mercato libero e diversificato, il salto di qualità viene mutilato da una economia ancora trainata dal settore agricolo (più del 25% della forza lavoro). Tuttavia si riconosce al Paese la crescita significativa realizzata nel 2021.

L’indice dimostra che i peggiori risultati sono stati ottenuti proprio nella categoria “Rule of law” con un sistema giudiziario cha avrebbe subito l’ingerenza del Governo.

Per quanto attiene alla categoria “Government size” è stato osservato che il carico fiscale e la spesa pubblica nazionale sono state rispettivamente il 23,1% e il 34,7% del PIL mentre negli ultimi tre anni il deficit di bilancio è stato pari al 4,9% e il debito pubblico ha raggiunto il 36,5% del prodotto interno lordo del Paese.

Il c.d. “Regulatory efficiency”, è penalizzato dalla carenza di personale specializzato nei settori hi tech mentre risulta abbondante la manodopera in generale anche se la formazione in relazioni alle nuove tecnologie è decisamente in aumento.

Per la macro-aera categoria “Open markets”; gli indici hanno fatto registrare una timida flessione grazie ad un ambiente degli investimenti in generale aperto e competitivo malgrado l’alta burocrazia.

La Turchia ha perso dunque 31 posizioni rispetto al 2020 quando il think thank statunitense collocava il Paese tre posizioni prima dell’Italia.

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12.03.2022

Nuovi progetti nel settore della difesa in programma nel 2022 presentate lo scorso febbraio dal Direttore dell’SSB, Ismail Demir.

La Turchia amplierà il portafoglio progetti nel 2022 nel settore della difesa con la consegna di nuovi armamenti alle forze aree-navali-terrestri nazionali, si legge nella dichiarazione dello scorso febbraio del Presidente delle industrie della difesa (SSB), Ismail Demir. La difesa rappresenta il settore che ha compiuto i maggiori progressi tra tutti i comparti dell’economia del Paese negli ultimi 20 anni e oggi può contare su 1.500 aziende e 80.000 lavoratori con un fatturato annuo di 10 miliardi di dollari ed esportazioni pari a 3,22 miliardi di dollari.

Spicca, nel settore, il primo l’elicottero multiruolo prodotto in Turchia, il Gökbey, sviluppato dalle industrie aerospaziali turche (TAI-Turkish Aerospace Industries), per il comando generale della gendarmeria, mentre HÜRJET, l'addestratore a reazione avanzato e velivolo da attacco leggero sviluppato a livello nazionale (Leonardo collabora con TUSAS Engine Industrie - uno dei principali contractor turchi di TAI - per computer di bordo, radar e altimetri), lascerà l'hangar e inizierà i test a terra durante il 2022.

Anche il drone TB3 di Bayraktar Technologies, sviluppato come aereo in grado di atterrare e decollare a corto raggio, è pronto per il suo primo volo dopo il successo del TB-2. Il nuovo modello, impegnato in molti teatri di guerra tra cui quello russo-ucraino, è, rispetto al primo modello un UAV cha ha una maggiore autonomia, e altitudini più elevate.

Consegne prime della fine dell’anno saranno inoltre garantite nell’ambito del progetto missilistico Goktug sviluppato da TÜBITAK. Il CIWS (torrette con sistemi di lancio integrati) “Godnediz” sarà integrato per la prima volta nella fregata di Istanbul della marina turca, mentre nel 2022 dovrebbe essere prevista la prima consegna del sistema missilistico di difesa aerea Sungur sviluppato dalla turca Roketsan (insieme a Bayraktar e TUSAS sono i tre più importanti manufacturing subsidary di TAI) dopo aver superato i test nel corso del 2021 e sempre la Roketsan fara’ entrare in servizio il missile Karaok. Previste infine le consegne dei veicoli d’assalto anfibi corazzati Zaha e lo Zma, senza pilota nonché il carro armato da combattimento MBT Altay.

L’obiettivo del Paese è di continuare ad investire nel settore per giungere entro il 2023 a produrre autonomamente il 75% dei propri armamenti sviluppando tecnologia che attualmente la Turchia importa.

Il volume del fatturato dell'industria della difesa turca, che era di 1,3 miliardi di dollari nel 2002, ha oggi raggiunto gli 11 miliardi di dollari con esportazioni superiori a 3 miliardi di dollari (erano state 248 milioni di dollari nel 2002).

I progetti, esclusi quelli che verranno completati nel biennio 2022-23, sono arrivati a quota 1.100 dal 2019 ed il budget del 2020 era stato pari a oltre 55 miliardi di dollari. Il settore difesa turco, infine, beneficia di un supporto annuale in ricerca e sviluppo di ben 1,7 miliardi di dollari ed è diventato il settore che più di tutti effettua il maggior numero di investimenti in R&S in Turchia.

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12.03.2022

La Turchia, in grado di produrre energia dalle rinnovabili per oltre 50 mila MW, punta su vento e sole per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili.

La Turchia esporta apparecchiature per l'energia eolica in 45 paesi di 6 continenti, ha dichiarato il Ministro dell’Energia e delle Risorse Naturali, Fatih Dönmez, a un vertice tenutosi lo scorso mese di febbraio nella capitale. Infatti, circa il 10% del fabbisogno elettrico del Paese è soddisfatto dal settore dell'energia eolica con una capacità totale aumentata nel 2021 con oltre 10.500 megawatt (MW) e il Presidente della Turkish Wind Energy Association (TÜREB), Ebru Arıcı, ha dichiarato che la Turchia aggiungerà circa 1.500 megawatt di energia eolica alla rete nazionale da qui al 2023. Un risultato che conferma l’importanza dell’eolico nel Paese, che rappresenta oggi uno dei 10 maggiori mercati a livello globale e quinto produttore nel 2021 di turbine eoliche in Europa.

Nel complesso la produzione di energia da fonti rinnovabili, escluso l’idroelettrico, è raddoppiata in Turchia rispetto al 2017 ed ha superato la prima volta alla fine del 2021 l’energia prodotta da fonti idroelettriche, un potenziale quello idroelettrico che ha risentito di lunghi periodi di siccità negli ultimi anni e il suo potenziale, anche a causa del riscaldamento globale, è stato quasi interamente utilizzato.

Il calo di produzione di energia idroelettrica è stato compensato dal gas: mentre la quota idroelettrica è diminuita dal 26% al 17%, il consumo di gas (61 miliardi metri cubi nel 2021) è passato dal 23% al 33% su base annua nel 2021 e ha spinto la quota di combustibili fossili al 65%.

Eolico e solare (di quest’ultima fonte si utilizza soltanto il 3% dell’effettivo potenziale che ha raggiunto nel 2021 7.815 MW di energia installata) nel 2021 hanno dunque stabilito nuovi record raggiungendo 44,6 terawattora (TWh) di energie prodotta con una quota, assieme, del 13,6% rispetto all'11,7% nel 2020.

L’aumento nel 2021 dell’utilizzo del solare e dell’eolico per la produzione di energia in Turchia non ha tuttavia coperto il fabbisogno del Paese ed il gap è stato colmato principalmente da carbone importato. Tornando all’eolico, merita citare il primo studio sull’energia eolica offshore galleggiante in Turchia per sfruttare il vento nei mari della Turchia a bassa profondità. Il progetto è stato presentato recentemente da alcuni ingegneri dell'Istituto di tecnologia di Izmir (IYTE) e sovvenzionato da TÜBITAK (il CNR turco) e si attende il rilascio del brevetto entro i prossimi due anni.

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12.03.2022

Il turismo rappresenta il 13% del PIL turco e fonte irrinunciabile di valuta. La Turchia nel 2019 è stata la sesta destinazione turistica.

L’obiettivo di raggiungere un fatturato dal settore turistico da 35 miliardi di dollari è a portata di mano nel 2022. Lo ha affermato il ministro della Cultura e del Turismo Mehmet Nuri Ersoy snocciolando i dati registrati dall’inizio del 2022 a Istanbul e Antalya, che si avvicinano agli arrivi registrati nell’analogo periodo pre-pandemia, quando la Turchia ospito’ il maggior numero di turisti della sua storia.

Parlando in occasione del 25° Salone del Turismo e dei Viaggi (EMITT), poco prima dello scoppio della guerra in Ucraina, il Ministro ha dichiarato “che il numero di turisti stranieri è aumentato dell'88% dal 2020 con 30 milioni di visitatori mentre i ricavi del settore sono aumentati del 103% attestandosi a 24,5 miliardi di dollari". Nel 2019, la Turchia aveva ospitato un numero record di 45 milioni di turisti rispetto ai 12,7 milioni di turisti internazionali del 2020.

Il 2021 è stato quindi l’anno della ripresa e, prima dello scoppio del conflitto, ci si aspettava in Turchia un aumento di vacanzieri provenienti proprio dalla Russia ma anche dall’Ucraina.

Il presidente dell'Associazione delle agenzie di viaggio turche (TÜRSAB), Firuz Bağlıkaya si aspetta un aumento di visitatori dai paesi baltici e del Golfo e dagli USA, viste le prenotazioni che erano state raccolte fino a metà febbraio. E i dati prima dello scoppio del conflitto giocavano a suo favore: i dati ufficiali al 21 febbraio scorso, raccontavano di un numero di arrivi più che raddoppiato rispetto allo stesso mese del 2021, raggiungendo quasi 1,3 milioni di visitatori internazionali con Istanbul, la città più popolosa del Paese, principale punto di ingresso con oltre 800 mila visitatori, seguita da Edirne (150 mila turisti stranieri) e da Antalya (con 120 visitatori). Nei soli primi mesi del 2022 i russi hanno rappresentato il 10,5% di tutti i visitatori con una presenza superiore a 130 mila turisti propria nella regione di Edirne.

Nei prossimi mesi andrà sicuramente valutato con attenzione l’impatto che la crisi russo-ucraina avrà sul turismo dalla Russia (sistematicamente al primo posto per presenze ogni anno) anche in relazione alla necessità della Turchia di ricostituire le proprie riserve valutarie e riequilibrare, almeno in parte, la bilancia dei pagamenti.

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12.03.2022

La Turchia apre le porte alla cooperazione nel commercio estero con la sua nuova strategia economica con EAU, Egitto, Israele, Arabia Saudita e Armenia e intensifica quelle con il continente africano.

Le reazioni commerciali con i Paesi che reciprocamente si sono scambiate visite ufficiali o lo faranno nell’immediato futuro con la Turchia sono in aumento e segnano indubbiamente una nuova era nei rapporti bilaterali con un impatto positivo sul commercio e sugli investimenti. Uno slancio confermato, ad esempio, dall’ipotesi ventilata di una prossima revoca dell’embargo imposto dall’Arabia Saudita su prodotti made in Turkey, la futura riapertura delle rotte aeree con l’Armenia e i primi segnali di ripresa delle relazioni con l’Egitto. Con quest’ultimo Paese la Turchia ha raggiunto un interscambio commerciale nel 2021 pari a 6,1 miliardi di dollari (il volume nel 2013 non superava i 4 miliardi di dollari nel 2013 con un consistente saldo a favore della Turchia) mentre migliorano i rapporti con Arabia Saudita anche se a livello di scambi commerciali, causa l’embargo saudita alla fine del 2020, le esportazioni turche son scese da 2,4 miliardi a 215 milioni di dollari nel 2021.

Le relazioni commerciali con gli Emirati Arabi Uniti, dopa aver raggiunto un volume di 15 miliardi di euro in prodotti scambiati nel 2017, si sono riaperte grazie alla ripresa reciproca di visite istituzionali, fattore che ha inciso anche sulle relazioni economico-commerciali. Nel 2021 la Turchia ha esportato beni per un valore di 5,2 miliardi di dollari negli Emirati Arabi Uniti mentre ha acquistato prodotti dall’EAU per 2,4 miliardi di dollari.

Nonostante le tensioni tra Turchia e Israele dopo l'attacco israeliano alla nave Mavi Marmara nel 2010, nell’ultimo decennio il volume degli scambi tra i due paesi ha continuato ad aumentare, passando da 3,4 miliardi di dollari nel 2010 a oltre 8 miliardi di dollari registrato nel 2021, record storico nelle relazioni commerciali tra i due Paesi. L'anno scorso la Turchia ha venduto ad Israele prodotti per un valore di circa 6,1 miliardi di dollari, mentre ha acquistato da Israele merci pari a 1,9 miliardi di dollari. Una ripresa significativa del commercio bilaterale sugellata nel corso del 2021 da conversazioni telefoniche ad alto livello tra i due Paesi e più recentemente dalla visita del Presidente Isaac Herzog in Turchia.

Si registra un crescente attivismo di Ankara anche nei i rapporti con i Paesi Africani, grazie alle frequenti visite del Presidente Erdogan e ad iniziative mirate come il recente Summit di Istanbul volto a rafforzare le relazioni tra Ankara e i Paesi africani su commercio, industria, comunicazione, infrastruttura e agricoltura.

Le visite nel continente africano (l’ultima risale allo scorso ottobre quando Erdogan si è recato in Angola, Togo e Nigeria) mirano a intensificare l’interscambio commerciale con quei Paesi con l’obiettivo di triplicare il valore del commercio fermo oggi a poco meno di 100 miliardi di dollari. I viaggi diplomatici del Presidente turco sono poi continuati in Senegal in Congo e nella Guinea Bissau dove le imprese turche sono impegnate nel settore estrattivo minerario, agroalimentare, sanitario e energetico.

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12.03.2022

Investimenti record della BERS in Turchia nel 2021 per sostenere la ripresa dell'economia del Paese.

Nel 2021 la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS) ha incrementato i suoi investimenti in Turchia fino a raggiungere la cifra record di 2 miliardi di euro sostenendo la ripresa del settore privato duramente colpito dalla pandemia da Convid.19. Infatti, oltre l'85% dei finanziamenti BERS è stato convogliato al settore privato; la BERS ha inoltre smobilizzato fondi aggiuntivi per finanziare in Turchia programmi congiunti dedicati alla sostenibilità ambientale.

Arvid Tuerkner, Amministratore Delegato BERS Turchia, ha evidenziato come la recente firma da parte della Turchia dell'Accordo di Parigi ha aperto la strada a nuovi investimenti per de-carbonizzare l'industria automobilistica con l’obiettivo di procedere al più presto allo svecchiamento del parco auto circolante con nuovi veicoli elettrici commerciali. In questo senso la BERS ha già avviato’ le procedure per l’erogazione di prestiti alla Ford Otosan (più di mezzo milione di euro) e per la creazione di una joint venture tra la casa automobilistica statunitense Ford e la turca Koc Holding per l’espansione del settore della mobilità elettrica.

La BERS ha inoltre concesso un prestito di 150 milioni di euro al noto produttore turco di elettrodomestici, Arçelik, per sostenere un programma triennale di investimenti sostenibili dal punto di vista ambientale e ha investito in un green bond concedendo un prestito alla “Borusan EnBW Enerji”, un'impresa turco-tedesca specializzata in rinnovabili con cui la BERS intende integrare un nuovo pacchetto di investimenti per il prossimo triennio.

Sempre del settore dedicato alla sostenibilità verde, la BERS ha erogato 826 milioni di euro attraverso il Trade Facilitation Program, una linea di credito a favore di 9 banche di leasing turche. Recentemente, il Consiglio di Amministrazione della BERS ha inoltre approvato un finanziamento alla Green Economy da 500 milioni di euro per il 2022, un pacchetto di 150 milioni di euro per la linea ferroviaria Ispartakule-Cerkezkoy (per il collegamento alla rete su rotaia trans europea attraverso la Bulgaria) e per la nuova linea metropolitana Buca a Smirne nonché un nuovo parco autobus a bassa emissione per la Municipalità di Mersin mentre nella città di Gaziantep già sono attivi cinque impianti solari fotovoltaici realizzati grazie ai prestiti BERS. Anche Istanbul ha deciso di velocizzare l’accesso ai programmi e finanziamenti della BERS previsti nel programma Green Cities, seguendo l’esempio di Izmir e di Ankara anche nella gestione dei rifiuti urbani.

La BERS in Turchia è attiva anche nel ridurre il “gender gap” soprattutto nei ruoli manageriali dell’industria dove le donne sono ancora troppo poche. In questo contesto, la BERS ha intensificato gli sforzi per promuovere le pari opportunità e l'emancipazione economica delle donne promuovendo il progetto “Women in Business”, mettendo a disposizione oltre mezzo miliardi di euro.

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12.03.2022

Dati pubblicati dall’ICE-Agenzia di Istanbul sull’interscambio commerciale tra Italia e Turchia aggiornati a tutto il 2021.

La Turchia è il primo partner commerciale dell’Italia nell’area del Mediterraneo con un interscambio stabile e bilanciato che, in media, si attesta sui 20 miliardi di dollari l’anno. Secondo i dati elaborati dall’ICE per il 2021, l’Italia è il quinto partner commerciale della Turchia con un interscambio di 23 mld di dollari (+33,3% rispetto al 2020). Siamo il quinto fornitore dopo Cina, Russia, Germania e Stati Uniti e il quarto cliente dopo Germania, Stati Uniti e Regno Unito.

Dopo un 2020 che ha certamente risentito del blocco della produzione, specialmente in Italia, i dati del 2021 appaiono molto incoraggianti specialmente se confrontati con quelli pre-pandemici del 2019. Rispetto al 2019, infatti, l’interscambio complessivo nel 2021 è superiore di ben oltre 5 mld di dollari (17,9 mld di dollari vs. 23,03 mld di dollari) corrispondenti ad un +28,5%. Il 2021, per l’export italiano in Turchia, ha fatto registrare un aumento del 25,7% con un totale di 11 miliardi e mezzo di euro con quasi tutte le principali voci del nostro export in crescita abbondantemente sopra le due cifre con in testa le vendite di combustibili e minerali (+248,2%), pietre e metalli preziosi (+47,6%), di ferro e acciaio (+45,2%) e di macchinari e apparecchiature meccaniche (+33,1%), quest’ultima principale voce del nostro export.

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12.03.2022

Il ruolo delle partite correnti per la stabilità dei prezzi in Turchia.

Si prevede che le partite correnti della Turchia registreranno un disavanzo di 15 miliardi di dollari nel 2021 (0,3% del PIL) rispetto ai 37 miliardi di dollari registrato l’anno prima e comunque inferiore alle aspettative del governo (21 miliardi di dollari) a causa dell'aumento delle importazioni di energia e dei beni intermedi che vengono importati dalla Turchia.

Nel 2020 il deficit delle partite correnti era stato esacerbato dalla pandemia da Covid-19 che aveva fatto registrare un forte calo delle entrate turistiche ma il 2021 ha segnato una decisa ripresa e le entrate derivanti dal turismo sono duplicate rispetto allo scorso anno di almeno 25 miliardi di dollari con una previsione per il 2022 di oltre 34 miliardi di dollari, effettuata però prima dello scoppio del conflitto russo-ucraino.

Per risolvere il deficit delle partite correnti e attenuare la svalutazione della lira turca, bisognerà certamente intervenire sulle importazioni, che nel 2020 hanno pesato per quasi 800 miliardi di dollari e che anche attualmente concorrono in buona parte al disavanzo commerciale, che nel 2021 è ammontato a 7 miliardi di dollari.

La guerra ha aumentato l'inflazione e i rischi delle partite correnti per la Turchia a causa del calo della lira turca. È probabile che l'aumento dei prezzi delle materie prime dal petrolio al grano dovuto al conflitto porti a un disavanzo più ampio, alimentando anche ulteriormente l'inflazione, già al 54 %. La lira è scesa per il settimo giorno consecutivo mercoledì scorso, portando le sue perdite a oltre il 5% da quando la Russia ha lanciato il suo attacco all'Ucraina. La valuta è rimasta sostanzialmente stabile nei primi due mesi dell'anno principalmente grazie al regime di protezione dopo un calo del 44% nel 2021 oscillando appena sotto le 14 lire per un dollaro. La volatilità è però tornata a fine febbraio quando le tensioni tra Mosca e Kiev sono aumentate, prima di rimbalzare. Il governo ha abbracciato un nuovo piano economico che mira a trasformare i disavanzi cronici delle partite correnti della Turchia in un avanzo, aumentare la crescita, l'occupazione e le esportazioni mantenendo bassi i tassi. Non sembra però essere sufficiente la sola politica di impulso alle esportazioni lanciata dal Governo con il taglio dei tassi di interesse per ridurre il deficit corrente e puntare ad una stabilità dei prezzi più duratura considerando che la spirale inflazionistica continua e che il settore manifatturiero turco dipende ancora troppo dalle importazioni di prodotti intermedi. A ciò si aggiunge l’impatto potenzialmente devastante dell’aumento dei prezzi energetici, considerati estremamente elevati già prima dell’inizio del conflitto russo-ucraino. Anche il ricorso a operazioni di prestito con l’estero da parte del settore privato e delle grandi holding turche non sembra per il momento una politica che possa portare in tempi brevi ad un avanzo delle partite correnti.

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12.03.2022

XVII Giornata del Contemporaneo in Turchia promossa dall’Amaci, dal Ministero della Cultura e dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

Si è celebrata, in formato ibrido, lo scorso dicembre la “XVII Giornata del Contemporaneo”, ospitata in Turchia e a cui hanno partecipato, su invito dell’Ambasciata d’Italia ad Ankara, Gian Maria Tosatti, Direttore della Quadriennale di Roma e unico artista del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia 2022, che ha presentato nel webinar “Sei anni a Istanbul” in collaborazione con l’Istituto di Cultura di Istanbul e l’architetto e docente universitario Gianluca Peluffo intervenuto presso l’Università Yeditepe di Istanbul e quella Bilkent di Ankara.

Gli eventi di Peluffo ad Ankara sono stati introdotti dal Ministro-Consigliere dell’Ambasciata d’Italia Gianmarco Macchia che ha sottolineato come l’arte si confermi una eccellente occasione sia per chi la produce e sia per chi la valorizza per celebrare l’intero sistema dell’arte italiana all’estero.

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12.03.2022

”Marble Izmir” Fiera delle macchine per materiali lapidei (Izmir, 30 marzo-2 aprile 2022)

Nell'ambito del Programma Promozionale ICE approvato dal MAECI, l’Agenzia-ICE di Istanbul organizzerà una partecipazione istituzionale alla fiera del marmo di Izmir. L'evento è dedicato ai settori del marmo e dei materiali lapidei in generale, ed alle relative tecnologie.

Con la collaborazione dell'Associazione di categoria Confindustria Marmomacchine, sara’ organizzato uno stand di 48 mq che verrà utilizzato per la diffusione di materiale informativo sul settore e sulle aziende italiane, e quindi per raccogliere informazioni sugli operatori turchi interessati. L’Agenzia-ICE fornirà anche supporto alle aziende italiane presenti in fiera direttamente o tramite i loro rappresentanti. Previste durrante la rassegna fieristica internazionale azioni di comunicazione sulle riviste settoriali specializzate turche.

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