Cronache Economiche

06.12.2022

La Banca Centrale turca taglia il tasso di riferimento per il quarto mese di fila dal 10,50% al 9%. Il comitato di Politica monetaria mira a ridurre la disoccupazione e salvaguardare crescita ed esportazioni

Il 24 novembre scorso, la Banca Centrale della Turchia (CBRT) guidata dal governatore Şahap Kavcıoğlu, ha deciso di ridurre nuovamente il tasso di riferimento, per il quarto mese di fila, dal 10,5% al 9%.

La Banca Centrale turca ha commentato tale decisione adducendo che gli effetti negativi causati dai crescenti rischi geopolitici sull’attività economica internazionale continuano ad imporre un approccio “macro-prudenziale”. Una decisone presa, si legge nel comunicato, anche alla luce del considerevole rallentamento delle principali economie del mondo per le quali è previsto un certo “ristagno”. Nel contesto internazionale infatti, prosegue la nota della CBRT, le interruzioni degli approvvigionamenti sebbene si stiano attenuando in Turchia in particolare nel settore dei beni di prima necessità, impongono ancora prudenza a causa dell’aumento dei prezzi globali sia alla produzione che al consumo. Kavcıoğlu ritiene che l’inflazione su scala internazionale si manterrà elevata per un prolungato periodo di tempo e continuerà ad incidere sulla crescita delle principali economie che hanno aumentato il ricorso a misure e strumenti eccezionali per far fronte alle crescenti incertezze dei mercati finanziari.

Il Monetary Policy Committe (MPC) della Banca Centrale, evidenzia al riguardo che la Turchia nei primi sei mesi dell’anno ha registrato una importante crescita con un significativo miglioramento del tasso di occupazione e buoni risultati anche sul versante della bilancia dei pagamenti grazie agli introiti del settore turistico. Tuttavia gli indicatori per la seconda parte dell’anno rivedono al ribasso il PIL e gli effetti della recessione dei principali partner commerciali della Turchia, alimentata dalle quotazioni elevate dell’energia, potrebbero invece ampliare il deficit delle partite correnti e allontanare l’obiettivo nazionale di medio termine di raggiungere la stabilità dei prezzi e l’equilibrio della bilancia commerciale.

Sul lato della politica monetaria, la Banca Centrale continua a monitorare il differenziale tra il tasso ufficiale di riferimento e i tassi di interesse bancari rafforzando gli strumenti per contrastare l’utilizzo delle valute estere nell’economia del Paese, strumento ritenuto fondamentale e che verrà implementato anche il prossimo anno. La Banca Centrale intende dunque continuare la politica c.d. di “liralizzazione”.

Per le ragioni di cui sopra il Comitato di Politica Monetaria ha annunciato un ulteriore taglio di 150 punti base aggiungendo che potrebbe essere terminato il ciclo di riduzioni iniziato nell’agosto scorso; il tasso di riferimento al 9% è infatti giudicato dalla BCRT adeguato all’attuale quadro congiunturale.

Il cambio della lira turca, che aveva reagito ai tre precedenti tagli toccando i minimi storici, non sembra essere stato questa volta sottoposto ad eccessiva pressione.

Il Ministro del Tesoro e delle Finanze, Nureddin Nebati, era intervento poco prima dell’atteso taglio evidenziando necessario il mantenimento di un orientamento espansivo della politica monetaria a favore di crescita, stabilità dei prezzi e per salvaguardare i posti di lavoro aggiungendo: “l'inflazione resta la principale priorità del governo e la tendenza al ribasso dovrebbe a partire dal prossimo mese di gennaio, sostenuta dalla stabilizzazione dei prezzi dell'energia e delle materie prime, e continuerà per tutto il 2023”. Nebati nel suo intervento ha elogiato anche le diverse misure adottate per attutire le ricadute dell'inflazione annunciandone di nuove per contraste il caro vita: un nuovo ritocco al salario minimo è atteso nel 2023 e, dopo gli aumenti del dicembre 2021 e dello scorso luglio, la Commissione del Ministero del Lavoro e della Previdenza tornerà a confrontarsi nuovamente con le parti sociali a fine mese; è stato poi fissato un tetto all’aumento degli affitti, sono state ridotte le tasse sulle bollette e proseguirà il progetto abitativo per le famiglie a basso reddito; verrà inoltre rafforzato il meccanismo di deposito garantito dallo stato per la protezione della moneta nazionale (la quota dei conti di deposito in valuta estera sul totale è tuttavia ancora rilevante). Ha continuato Nebati “aumenteremo gli asset denominati in lire turche con strumenti alternativi che riteniamo aumenteranno gli investimenti esteri". Del resto, ha poi aggiunto il Ministro, “la politica monetaria restrittiva di molte banche centrali, con un’ondata di cospicui incrementi dei tassi di interesse di riferimento senza precedenti soprattutto degli Stati Uniti, ha aumentato il rischio di recessione globale”. Nebati ha infine citato il forte contributo dell’export con 253,1 miliardi di dollari nel mese di ottobre, le vivaci entrate del turismo che superano anche quelle registrate nel periodo pre-pandemia, e l'occupazione.

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06.12.2022

VII edizione della Settimana della Gastronomia Italiana nel Mondo (14-20 novembre 2022). Offerta del Sistema Italia in Turchia

Dal 13 al 20 novembre si è svolta in Turchia la settima edizione della Settimana della Cucina Italiana nel Mondo, iniziativa promossa dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e realizzata dal Sistema Italia in Turchia. Durante la settimana della manifestazione, che ha coinvolto la capitale Ankara e le città di Istanbul e Izmir, si sono susseguiti una serie di ricchi eventi per valorizzare la tradizione culinaria italiana e le eccellenze del Made in Italy; la kermesse quest’anno è stata dedicata a: “Convivialità, sostenibilità e innovazione: gli ingredienti della cucina italiana per la salute delle persone e la tutela del pianeta”.

Alcuni studenti dell’Accademia di Gastronomia ‘Thermopolıum’ dell’Università di Başkent di Ankara che si sono cimentati in Masterclass sulla mozzarella di bufala e della pizza napoletana in occasione della giornata di apertura della Settimana della Gastronomia Italiana in Turchia. (Ankara, 14 novembre 2022).

Le celebrazioni realizzate in tutto il territorio turco, grazie all’offerta diversificata proposta da: Consolato Generale di Istanbul, del Consolato di Izmir, dell’Istituto Italiano di Cultura di Istanbul, dell’ICE-Agenzia, delle Camere di Commercio di Istanbul e Izmir e del Liceo IMI italiano di Istanbul, hanno consentito di valorizzare, da diverse prospettive, la nostra enogastronomia, la sua ricchezza e la varietà delle tradizioni, l’importanza della sostenibilità dell’intera filiera alimentare nonché i principi della dieta mediterranea quale modello di stile di vita equilibrato con particolare riguardo alla lotta allo spreco alimentare. Nella Capitale di Ankara la Settimana della Cucina è stata inaugurata lo scorso 14 novembre con un evento organizzato dall’Ambasciata d’Italia in collaborazione con l’Università Başkent di Ankara (Accademia gastronomica Thermopolium). Protagonisti gli studenti dell’Università che hanno potuto scoprire i sapori della cucina italiana attraverso due masterclass dimostrative condotte dal maestro casaro Cosimo Rotolo di “Napoli Antica di Istanbul e dallo chef pizzaiolo Andrea Scarpa del ristorante di Ankara “Luigi’s”.

La masterclass sulla preparazione della mozzarella di bufale all’Accademia di Gastronomia dell’Università Baskent di Ankara. Nella foto una studentessa con il maestro casaro Cosimo Rotolo (cheesmaster di “Napoli Antica” ad Istanbul.

L’Ambasciatore d’Italia Giorgio Marrapodi nel suo discorso introduttivo alla presenza del Rettore della Baskent, Prof. Haldun Baskan, nonché del Prof. Mehmet Haberal, Fondatore del Campus Universitario, ha sottolineato gli aspetti salienti del tema dell’edizione 2022 della Settimana della Gastronomia Italiana in Turchia, come il diritto al piacere per una alimentazione innovativa ma anche sostenibile, la salvaguardia del pianeta attraverso la lotta agli sprechi alimentari e l’utilizzo di ingredienti sani per la salute delle persone. L’Ambasciatore Marrapodi ha infine valorizzato, anche attraverso una proiezione in sala di video, i corsi di cucina realizzati dell’Università delle Scienze Gastronomiche di Pollenzo in collaborazione con l'Associazione internazionale Slow Food, “A Bite of Italy, Crash Course di Cucina Regionale Italiana”, rinnovando al pubblico presente di accedere alle lezioni on-line sulla cucina italiana realizzati dall'Ateneo di Bra, un'eccellenza assoluta per la formazione in scienze e cultura gastronomica.

Ad Istanbul, la collaborazione Ambasciata e ICE-Agenzia ha consentito di realizzare uno stand presso la nota fiera “Gastromasa” ad Istanbul che nell’edizione 2022 ha visto l’Italia partecipare in qualità di "Guest Country".

Stand dell’Italia presso la Fiera Internazionale Gastromasa di Istanbul (19 e 20 novembre 2022).

Gastromasa è considerata la principale manifestazione gastronomica in Turchia e una delle principali anche a livello internazionale. All’edizione di quest’anno hanno partecipato oltre 40 chef stellati provenienti da tutto il mondo tra cui gli italiani Franco Pepe, Andrea Tortora, Corrado Assenza, Riccardo Camanini, Gianluca Fusto, Andrea Berton e Norbert Niederkofler. Presso lo stand organizzato dall’Ambasciata e dall’Ice-Agenzia di Istanbul, oltre 200 persone hanno assistito agli show coking realizzati dagli chef italiani Giancarlo Gottardo di Divan e Claudio Chinali (chef a Eataly Istanbul) con prodotti DOP e IGP italiani spiegati attraverso in volantini delle varie ricette.

Sempre nell’ambito della settima edizione delle Settimana della Cucina Italiana in Turchia, il Consolato Generale di Istanbul ha organizzato, in collaborazione con l’Istituto italiano di Cultura, il Liceo italiano IMI e la Camera di commercio italo-turca, eventi e attività formative presso le scuole e le università di Istanbul: il programma ha visto la partecipazione numerosi chef locali, italiani, internazionali e editorialisti (lo chef Luca de Astis di “Le Cordon Bleu Turchia”, la scrittrice Hande Ertem (che ha curato un viaggio tra i bambini raccontando le buone abitudini alimentari oggetto dei suoi libri divulgativi), il maestro Ozgur Kilinclar, di “Nappo Pizza”, l’unico pizzaiolo in Turchia ad aver ottenuto il riconoscimento di “Pizza Verace Napoletana” e lo chef e ristoratore Nello Croce. Da segnalare la presenza dello chef stellato e ospite d’onore, Igles Corelli (esperto della cucina circolare e della sostenibilità in cucina) e degli chef italiani Luca de Astis, Fabio Brambilla, Matteo Bertuletti. La kermesse ha visto la partecipazione anche dello chef Marco Leone (Associazione Pizza Verace Napoletana). Ad Izmir, infine, il Consolato Italiano ha promosso sul vasto territorio dell’Egeo, il percorso di approfondimento sulle tematiche legate alla sostenibilità ambientale e alla valorizzazione di alcuni prodotti del territorio con tavole rotonde con i produttori locali in collaborazione e con Slow Food e la Municipalità di Izmir e degustazioni, letture e cena in collaborazione con l’ente camerale italo-turco e del Com.It.Es. con prodotti della cucina italiana legati all’emigrazione italiana e al mondo imprenditoriale italiano e turco nella regione di Izmir. Coinvolte le Università della città, i cui studenti hanno potuto partecipare a masterclass organizzate dagli chef locali Costantino Datari e Safanur Bol. Si segnala, in particolare, la partecipazione dello chef Danilo Zanna (presentatore di Masterchef Turchia) e dello chef, 2 stelle Michelin, Vincenzo Candiano.

Il programma, ricco ed articolato in tutta la Turchia, ha consentito anche per questa 7a edizione di confermare il successo in termini di ricadute per il Sistema Italia. Ottimo il riscontro, in termini di visibilità, degli influencer turchi, food blogger e account dedicati a food & life style, coinvolti nella kermesse per la promozione della Settimana ed eccellente successo di pubblico in tutti gli eventi organizzati dal Sistema Italia in Turchia. L’edizione 2022 della Settimana a della Gastronomia Italina in Turchia ha raccolto oltre 1 milioni di visualizzazioni per i “reels” e le “stories” prodotte con decine di migliaia di condivisioni.

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06.12.2022

Giancarlo Antognoni e Fatih Terim intervengono al secondo appuntamento del ciclo di incontri “MeeTürkItaly”, il nuovo foro ideato dall’Ambasciata d’Italia in Turchia

Il secondo appuntamento del nuovo formato “MeeTürkItaly”, ideato dall’Ambasciata d’Italia ad Ankara con l’obiettivo di riunire periodicamente personalità del mondo imprenditoriale, finanziario, scientifico e sportivo italiano e turco per valorizzare al massimo le relazioni bilaterali, si è svolto a Palazzo di Venezia ad Istanbul lo scorso 8 novembre. Ospiti d’eccezione due grandi del calcio mondiale: Giancarlo Antognoni, bandiera e capitano della Fiorentina tra gli anni settanta e ottanta e campione del mondo con l’Italia nel 1982 e Fatih Terim, l’allenatore più vincente nella storia calcistica della Turchia, ex bandiera del Galatasaray e poi allenatore, in passato anche in Italia della Fiorentina e del Milan. Grandissimo successo di pubblico testimoniato anche dal notevole riscontro sui social, per un incontro che ha avvicinato molto le due comunità grazie ad un filo conduttore sempre in voga come la passione per il calcio.

Giancarlo Antognoni dona all’Ambasciatore d’Italia Giorgio Marrapodi la maglia della Fiorentina. Al centro Terim, e Andrea Pirlo.

Giancarlo Antognoni dona all’Ambasciatore d’Italia Giorgio Marrapodi la maglia della Fiorentina. Al centro Terim, e Andrea Pirlo.

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06.12.2022

L’Ambasciata ha ospitato lo scorso 23 novembre il Simposio “The contribution of multiculturalism to contemporary environmental culture and to the new culture of water”. Focus sulla situazione idrica in Turchia

L’Ambasciata d’Italia ha ospitato lo scorso 23 novembre il Simposio dal titolo “The contribution of multiculturalism to contemporary enivironmental culture and to the new culture of water”, nell’ambito della campagna lanciata dall’Ambasciata di Ankara “Suistain.IT” ed in collaborazione con la “Water Accademy SRD” di Lugano, con il Centro di Ricerca “Vekan” dell’Università di Koc e con la Facoltà di Architettura dell’Università del “Middle East Technical” (METU) di Ankara.

Il Simposio, curato dal Professore Alessandro Leto, Presidente della Water Accademy SRD di Lugano, è stato promosso per presentare al pubblico turco i lavori del G20 “Special Event on Water 2021”, alimentando una discussione sulle diverse possibili strategie per rafforzare la cooperazione tra Italia e Turchia nel vasto settore delle politiche idriche e della governance dell’acqua in un momento in cui le sfide per contrastare le conseguenze dei cambiamenti climatici sull’impatto sulla disponibilità dell’acqua non coinvolge solo la comunità scientifica internazionale, ma tutto il pianeta.

I diversi speaker del Simposio, tra cui anche l’Ambasciatore della Repubblica del Tajikistan (Il Tajikistan e l’Olanda, in sinergia con le Nazionali Unite, organizzeranno nel 2023 a New York la Conferenza ONU sull’Acqua) ed una rappresentante del Turkish Water Instiute (SUEN), si sono soffermati sulla necessità di riconoscere il valore assoluto dell’acqua, che ricopre i 2/3 della superficie della superficie terrestre, la cui scarsità oggi mette a rischio una quota sempre più crescente della popolazione mondiale, per capire come evitare gli sprechi per un futuro migliore attraverso l’adozione di efficaci politiche sullo sviluppo sostenibile e responsabile.

L'obiettivo del Simposio ad Ankara è stato dunque quello di evidenziare il ruolo chiave che Italia e Turchia, due Paesi che condividono una geomorfologia simile e affrontano sfide analoghe in termini di minacce ambientali, possono svolgere nel rafforzare la consapevolezza sulla “Nuova Cultura dell'Acqua”, che tutti noi siamo chiamati ad adottare per affrontare e possibilmente vincere le dure battaglie idriche del presente e del futuro.

L’Ambasciatore d’Italia Giorgio Marrapodi nel suo discorso di apertura, nel sottolineare come si oggi diventato fondamentale muoversi verso una "nuova cultura dell'acqua" cercando di affrontare e possibilmente superare le gravi sfide poste dalla gestione dell'acqua, ha ricordato ai presenti che tale evento si inserisce nel più ampio programma di incontri “Sustain-It”, promosso dall'Ambasciata per sensibilizzare sull'importanza del raggiungimento degli obiettivi dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Durante il Simposio sono stati distribuiti ai presenti, tramite chiavette USB personalizzate dell’Ambasciata per evitare consumi eccessivi di carta, gli atti dell’evento speciale sull’acqua organizzato dall’Italia in occasione dell’ultima presidenza del G-20. L’Ambasciatore Marrapodi ha infine letto ai presenti il saluto per l’aperura dei lavori fatto pervenire per l’occasione dall’ex Ministro degli Affari Esteri, attuale Presidente della Commissione Politiche Europee del Senato, Onorevole Giulio Terzi di Sant’Agata.

La quantità annuale di acqua utilizzabile pro capite in Turchia è di 1.346 m3" e dunque il Paese è sotto “stress idrico” con un impatto importante sulle sue riserve. I recenti dati pubblicati dall’Istat turco, (TÜİK), indicano che la popolazione della Turchia potrebbe raggiungere i 100 milioni di abitanti nei prossimi anni con una contestuale riduzione della quantità annua di acqua pro capite sotto i 1.000 m3. Se si associano gli effetti della crescita della popolazione turca al cambiamento climatico, la diminuzione della quantità di acqua pro capite costringerà la Turchia a studiare nuove strategie nazionali in grado di gestire il riutilizzo delle acque reflue, l'irrigazione in agricoltura (dove l’acqua viene usata in quantità eccessive), il trattamento dell'acqua di mare e dell'acqua salmastra ma anche l'uso di risorse idriche alternative come la raccolta dell'acqua piovana.

In Turchia è previsto un aumento delle temperature da 2,5 a 3,5 gradi con un calo delle precipitazioni dal 25 al 35%. Secondo i dati compartivi degli ultimi due decenni elaborati dal SUEN, la quantità annua di acqua disponibile pro capite in Turchia è passata dai 1.652 m3 del 2000, ai 1.544 m3 nel 2009 mentre la disponibilità attuale sarebbe scesa a 1.346 m3. Il Paese ha quindi un potenziale di circa 1.000-1.500 metri cubi pro capite all'anno, che lo colloca ai margini del c.d. indice di “Falkenmark” (se la disponibilità idrica pro capite di un Paese scende al di sotto di 1.000 metri cubi, si entra in uno stato di scarsità idrica).

La Turchia non è un Paese ricco di risorse idriche, è situato in un territorio prevalentemente semi-arido ed ha una disponibilità di acqua di 1/5 inferiore a quella delle regioni più ricche (come il Nord America e l'Europa occidentale); inoltre le precipitazioni sono generalmente limitate a 4 o 5 mesi all'anno; elementi che impongono alla Turchia di dotarsi di indispensabili e efficaci progetti di sviluppo socioeconomico sostenibile. Ciononostante, negli ultimi decenni, la Turchia ha compiuto passi importanti nello sviluppo delle risorse idriche per uso domestico, per l’irrigazione, per la gestione delle inondazioni e la produzione di energia; le numerose dighe costruite hanno infatti consentito al Paese di risparmiare acqua grazie anche ad un articolato programma sulla gestione integrata dei suoi bacini idrici. Il 38% delle risorse idriche della Turchia sono infatti generate dai bacini fluviali transfrontalieri e specifici aspetti sono da tempo affrontati tra i paesi rivieraschi. In questo senso il SUEN ha avviato un progetto insieme ad Iraq, Iran, Giordania e Libano per condividere le esperienze nella gestione e l'efficienza dell'uso dell'acqua in agricoltura (il 75% delle risorse di acqua viene utilizzati in questo settore) mentre per l’uso industriale e domestico i livelli di consumo sono relativamente assi più bassi, del 13% circa ciascuno.

Nel contesto internazionale, secondo gli ultimi dati diffusi dall’UNICEF, si stima che entro il 2040 oltre 500 milioni di bambini vivranno in aree con risorse idriche estremamente limitate mentre, secondo il World Resources Institute, 14 dei 33 paesi con un elevato stress idrico (tutti situati in Medio Oriente, una regione in cui l’impatto del cambiamento climatico porterà la temperatura della superficie di quell’area dai 2,5 a 5,5 gradi Celsius) entro il 2040 conosceranno una diminuzione del 20% delle precipitazioni.

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06.12.2022

Il Ministro dei Trasporti, Adil Karaismailoğlu, è intervenuto lo scorso 19 novembre illustrando la nuova strategia ad ampio raggio nel settore delle ferrovie in Turchia

La Turchia ha varato un’ambiziosa strategia orientata a rafforzare la sua rete ferroviaria e a incentivare la transizione della mobilità su strada a quella su rotaia. Per potenziare la rete dei trasporti nazionale, Ankara si è dotata recentemente di un progetto pluriennale "Transportation and Logistics Master Plan, 2053 Vision”, che ambisce a preparare la strada agli obiettivi 2053 nel settore dei trasporti e delle telecomunicazioni, uno studio predisposto parto dal Dipartimento di Sviluppo e Strategia del Dicastero dei trasporti e delle infrastrutture.

In una recente intervista del 19 novembre scorso, il Ministro dei Trasporti, Adil Karaismailoğlu, ha affermato che il Paese investirà da qui al 2053 quasi 200 miliardi di dollari per l’ampliamento delle infrastrutture ferroviarie (una parte delle quali ad alta velocità) autostradali (in particolare quelle a doppia carreggiata) circonvallazioni e tangenziali, con l’obiettivo di decongestionare i grandi centri cittadini ad alta urbanizzazione e di dotare la Turchia di una infrastruttura della mobilità idonea ad ospitare oltre 250 milioni di passeggeri entro il 2053.

L’ambizioso programma, nel settore ferroviario, mira a creare in Turchia un importante “hub” ferroviario per il trasporto passeggeri e per lo smistamento merci. In questo contesto Karaismailoğlu ha messo in risalto la crescita dell’infrastruttura ferroviaria che è passata da 10.925 km di estensione nel 2002 a 12.803 km (di cui 1.213 km di alta velocità) nel 2021.

La lunghezza delle linee ferroviarie ad alta velocità ha invece raggiunto i 1.213 km nel 2019 che attualmente servono oltre 20.000 passeggeri al giorno. Nel 2003 è iniziata la costruzione della rete dell’Alta Velocità (TAV), attualmente composta dalle linee Ankara-Konya, Eskişehir-Konya e Ankara-Istanbul; quest’ultimo tratto è stato inaugurato nel 2014 per i collegamenti nella parte asiatica della città e nel 2019 per i servizi sul lato europeo di Istanbul, passando attraverso il tunnel ferroviario Marmaray sotto lo stretto del Bosforo. L’attuale linea ad alta velocità tra Ankara ed Istanbul ha ridotto il tempo di viaggio via terra rispetto all’auto ma ancora non è in grado di essere pienamente “competitiva” con l’auto e l’aereo a causa dei tempi di percorrenza ancora troppo lunghi (in particolare per l’ultimo tratto). E’ invece in cantiere la costruzione di una importante variante alla linea AV Ankara-Istanbul che dovrebbe consentire, grazie all’uso di treni AV di ultima generazione, di realizzare il percorso centro città - centro città in poco più di due ore. Sono inoltre in corso i lavori sulle linee TAV Ankara-Izmir e Ankara-Sivas, Ankara-Bursa. La linea ad alta velocità Ankara-Izmir, lunga 624 Km, con una velocità di marcia prevista di 250 Km/h., è parzialmente operativa (tratta Polatli-Afyonkarahisar); una volta completata consentirà di percorrere il tratto ferrato in 3 ore e mezza anziché 14 ore in auto mentre la linea AV Ankara-Sivas, lunga 406 Km, sarà, una volta completata, una linea a doppio binario con velocita vicine ai 300 km/h; quest’ultima tratta rappresenta uno snodo fondamentale per la realizzazione di corridoio ferroviario per collegare la Turchia alll'Europa e al Medio Oriente. La linea ferroviaria in questione prevede un investimento stimato di 1,5 miliardi di dollari e ridurrà il tempo di viaggio tra Ankara e Sivas da 12 ore a sole due. La linea ad alta velocità Ankara-Bursa è prevista invece operativa entro il 2023 ed il collegamento previsto è di 2 ore e 15 minuti.

La ferrovia ad alta velocità in Turchia è ancora in fase di sviluppo ma il Ministro dei trasporti e delle infrastrutture prevede che il sistema ferroviario AV si doterà nei prossimi anni di 10.000 chilometri di nuove vie ferrate e, tra le tratte piu’ importanti che si stima potranno essere terminate nel 2023, ha menzionato l’importante snodo della AV Bursa-Bozüyük, lunga 75 Km a velocità di 250 Km/h, che si collegherà alla linea AV Ankara-Istanbul.

Karaismailoğlu ha infine affermato che nel 2023, in occasione delle celebrazioni per la fondazione della Repubblica di Turchia, l’obiettivo sara’ quello di portare la a compimento gli attuali lavori per oltre 4 mila km di linee ferroviarie (con l’obiettivo ultimo di raggiungere quaota 29.000 km entro il 2053), aumentando la quota di trasporto ferroviario del 10% per i passeggeri e del 15% le merci. Sempre nel periodo target, l'obiettivo (assai ambizioso) di lungo termine, è quello aumentare il numero di passeggeri trasportati sulle ferrovie dai 19,5 milioni attuali a 270 milioni in 30 anni. Nell'ambito dei lavori previsti dal Master Plan per i trasporti e la logistica “Vision 2053”, il numero di province collegate alla rete ferroviaria ad alta velocità aumenterà dalle attuali 8 a 52: ll Ministro Karaismailoğlu si è anche soffermato sulle vie ferrate per il trasporto merci: “oggi, 38 milioni di tonnellate di merci vengono trasportate dalle ferrovie, che aumenteranno a 448 milioni di tonnellate entro 30 anni".

Il Master Plan Vision 2053 ha elencato i tratti ferroviari che dovrebbero essere completati entro il prossimo anno, le reti ferroviarie la cui realizzazione e’ prevista dal 2024 al 2029; quelle in programma dal 2030 al 2035 e, infine, quelle da realizzare entro il 2053.

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06.12.2022

Il Ministro del Tesoro e delle Finanze, Nureddin Nebati, è intervenuto lo scorso 10 novembre alla Commissione Bilancio del Parlamento rivedendo le stime di crescita del Paese

Il Ministro Nebati ha diffuso lo scorso 11 novembre le nuove stime sull’andamento dell’economia del Paese da cui emerge un rallentamento del PIL al 5% nel 2022, dato che è destinato a consolidarsi anche nel 2023, in netta diminuzione rispetto all’11,4% del 2021 (il tasso di crescita più alto per il Paese negli ultimi 50 anni) e al 7,5% nel corso dei primi 6 mesi del corrente anno, in linea con le analoghe previsioni al ribasso della crescita delle maggiori economie avanzate. “Si tratta di un rallentamento comunque inferiore alla media dei Paesi G-20” ha però voluto evidenziare Nebati davanti alla Commissione Bilancio del Parlamento, aggiungendo che il dato mostra comunque una buona capacità di reazione della Turchia all’attuale fase di stagnazione mondiale grazie al cd. “New Economy Program” promosso dal Presidente Erdoğan, che ha permesso fino ad oggi, a detta del Ministro, di garantire la stabilità macroeconomica e finanziaria del Paese incoraggiando la produzione delle attività ad alto valore aggiunto.

Nebati si è anche soffermato sul problema del disavanzo del conto corrente della bilancia dei pagamenti elogiando il significativo miglioramento del saldo, al netto delle importazioni energetiche. “Il crescente rischio di recessione che oggi si trovano ad affrontare numerosi Paesi, non ha coinvolto la Turchia, tra i paesi in più rapida crescita nell'OCSE, consentendo al Paese di far registrare un significativo aumento degli occupati e una brillante performance dell’export, locomotiva di crescita che ad ottobre scorso ha raggiunto la cifra record “annualizzata” di 253 miliardi di dollari”. Nebati ha anche dichiarato di non lasciarsi spaventare dall’impennata dell’inflazione, che dovrebbe comunque attenuarsi nei prossimi mesi secondo le ultime previsioni, aggiungendo che il mantenimento della politica espansiva della BCRT ha consentito di evitare una contrazione dei consumi, della produzione e degli investimenti. Il Ministro si è poi si soffermato sul settore del turismo che è cresciuto ad un ritmo superiore alla media mondiale superando i livelli pre-pandemici con un fatturato al di sopra di quello del 2019 (dati ufficiali che peraltro sottostimerebbe il reale impatto del turismo sull’economia turca nel 2022 a causa dell’ancora diffuso uso del contante).

A settembre 2022, secondo gli ultimi dati resi noti dalla Banca Centrale, il saldo di conto corrente è risultato in deficit, anno su anno e per l’undicesimo mese consecutivo con un saldo negativo per 3 miliardi di dollari (superiore rispetto alle attese), rispetto ad un avanzo di 2,7 miliardi registrato nello stesso periodo dell’anno precedente. Ciò ha portato l’ampliamento del deficit mobile a 12 mesi a 39,2 miliardi di dollari. registrando un incredibile aumento del 421.7% anno-su-anno. Il deficit delle partite correnti sarebbe da imputare tuttavia per lo più ai costi per l’importazione dell’energia senza i quali si sarebbe invece registrato un avanzo grazie alle esportazioni ed al turismo. Secondo i dati di TurkStat, infatti, al netto dell’import di energia e di oro non monetario, la bilancia commerciale turca in ottobre farebbe registrare un surplus di oltre un miliardo di dollari.

Per ridurre la dipendenza dall'import di energia, la Turchia punta in primis sullo sfruttamento delle risorse di gas nazionale a cominciare dall’obiettivo di immettere nelle reti nazionali, già dai primi mesi del 2023, il gas naturale scoperto nel 2020 nel Mar Nero (giacimenti di Sakarya). In questo contesto, Nebati ha poi concluso sottolineando il forte impegno dello Stato a sostegno delle famiglie alle prese con i forti rincari delle utenze domestiche ricordando il sussidio fino all’80% per le bollette del gas e del 50% per l'elettricità; un supporto per il consumo di elettricità fino a 150 kilowattora per 2,1 milioni di famiglie con l’obiettivo di raggiungere un bacino di 4 milioni di famiglie il prossimo anno.

Per quanto attiene le Agenzie di rating internazionali, le valutazioni di crescita della Turchia sono state recentemente riviste: Goldman Sachs stima una crescita del PIL al 5,5% nel 2022 (la precedente proiezione si era fermata al 3,5%); Moody's ha invece previsto nel suo più recente rapporto una crescita per il 2022 dal 4,5%, al 5,3% (era al 3,5% alla fine della scorsa estate), mentre l’economia turca si espanderà ad un ritmo del 2% nel 2023 e del 3% nel 2024. Moody's stima un tasso di inflazione su base annua al 72,5% nell’anno in corso che scenderà al 50,2% nel 2023 e ulteriormente al 42,6% nel 2024.

Lo scorso 1 dicembre sono invece stati resi noti da TurkStat i dati del PIL riferiti al terzo trimestre dell’anno che indicano che l’economia del Paese è cresciuta del 3,9% nel terzo trimestre del 2022 su base annua. Il PIL del Paese a prezzi correnti ha raggiunto 4,26 trilioni di lire turche (circa 241,5 miliardi di dollari) nel periodo luglio-settembre.

Mahmut Asmali, Presidente dell'Associazione degli industriali indipendenti e degli uomini d'affari (MUSIAD), ha affermato che la Turchia si colloca alla 4° posizione, dopo Arabia Saudita, Indonesia e Messico tra i paesi del G-20, con il miglior tasso di crescita.

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06.12.2022

Tradizionale appuntamento con le energie rinnovabili che in Turchia stanno conoscendo uno straordinario sviluppo: intervista al Direttore Generale della Turkish Wind Energy Association (TÜREB), Erden

La Turchia potrebbe installare ulteriori 1.000 megawatt (MW) di capacità di energia eolica nel 2023, un traguardo che potrebbe generare oltre 1 miliardo di dollari in nuovi investimenti. La capacità eolica installata potrebbe dunque arrivare a 12.000 MW, una soglia che si stima possa essere raggiunta già nel primo trimestre del 2023, come ha affermato in una recente intervista Ibrahim Erden, Direttore Generale della Turkish Wind Energy Association (TÜREB).

Per difendersi da una crisi energetica particolarmente sentita anche in Turchia (il Paese è fortemente dipendente dalle importazioni dall’estero per coprire il proprio fabbisogno) il settore delle rinnovabili nel Paese ha visto recentemente nascere numerosi progetti per la costruzione di nuove centrali solari ed eoliche. Le energie rinnovabili hanno rappresentato oltre il 95% dei nuovi aumenti di capacità nel paese nel 2021 e la capacità elettrica totale installata ha raggiunto oltre 100 giga watt (marzo 2022), di cui più della metà da fonti rinnovabili, tra cui idroelettrica, eolica, solare e geotermica.

La Turchia si colloca al 5° posto in Europa e al 12° nel mondo per capacità installata di energia da fonte rinnovabile e al 7° in Europa e al 12° nel mondo per potenza installata nel solo settore eolico.

Erden ha affermato che il Paese potrebbe aggiungere circa 3.000 MW di capacità di energia eolica all'anno attraverso l'uso efficace dei finanziamenti, delle risorse umane, del know how ingegneristico e della produzione di specifiche apparecchiature.

Secondo la “Turkish Wind Energy Association”, nel 2021 sono stati aggiunti circa 1.750 MW di capacità di energia eolica con una capacità totale installata attuale di 10.750 MW che sale a 11.641 MW con quella autorizzata nel primo semestre del 2022. Nell’analogo periodo l’elettricità prodotta dal vento ha raggiunto i 16,5 milioni MWh.
Erden ha anche affermato che le esportazioni di turbine eoliche e attrezzature connesse prodotte in Turchia dovrebbero superare gli 1,5 miliardi di euro quest'anno, una cifra che secondo dovrebbe aumentare di almeno il 10% nel 2023. Il Paese lo scorso anno ha esportato circa 1,49 miliardi di dollari di turbine eoliche e attrezzature in quasi 50 paesi.

Per incrementare la produzione di energia rinnovabile nel Paese, l'Autorità di regolamentazione del mercato energetico (EPDK) ha accolto numerosi progetti di investimento da realizzare nel medio-lungo termine per una richiesta di potenza complessiva da fonte solare ed eolica pari a 67.349 megawatt di cui 19.881 megawatt di capacità di accumulo su base solare e 47.468 megawatt per progetti di accumulo su base eolica. I progetti sono rivolti principalmente allo sviluppo delle tecnologie domestiche.

Nel contesto generale delle energie pulite, oggi la Turchia ha una capacità idroelettrica di circa 31.600 megawatt (prima fonte rinnovabile), seguita dall’eolico con 11.641 megawatt mentre l’energia solare installata rappresenta 9.120 megawatt. Un recente rapporto congiunto elaborato da UNDP e dall'Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) del luglio scorso, stima che la Turchia potrebbe trarre enormi benefici economici spostando i nuovi investimenti dai combustibili fossili alle fonti energetiche rinnovabili aumentando il suo PIL fino a 8 miliardi di dollari all'anno e riducendo contestualmente le emissioni di gas serra dell'8% rispetto ai livelli del 2019 (fonte Turkish Wind Energy Association, TÜREB).

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06.12.2022

Secondo i dati resi pubblici lo scorso 15 novembre da “TurkStat” la disoccupazione in Turchia si attesta al 10% nel terzo trimestre del 2022

Lo scorso 15 novembre l'Istituto statistico turco (TÜİK) ha diffuso i dati sulla disoccupazione per il terzo trimestre del 2022. TÜİK ha affermato che il tasso di disoccupazione è diminuito di 0,7 punti e si attesta al 10% (dato destagionalizzato e aggiornato) rispetto al secondo trimestre del 2022 quando si attestò al 9,61%. Sempre secondo l’Istat turco, il numero di disoccupati è sceso di 234 mila unità con 3,4 milioni di disoccupati.

L’'indagine rileva inoltre una disoccupazione all’8,7% per gli uomini e del 12,8% per le donne.

Il tasso di disoccupazione giovanile nella fascia di età 15-24 è stato del 19,1% (in aumento rispetto al 18% del trimestre precedente), si tratta di un dato ancora piuttosto alto rispetto alla media dei paesi OCSE. In questa fascia di età si osserva una ripartizione del 16,1% per gli uomini e del 24,7% per le donne.

L’occupazione continua la sua fase di espansione, 123.000 occupati in più nel trimestre in osservazione rispetto al trimestre precedente con quasi 31 milioni di persone occupate e un tasso che si attesta al 47,5% (64,9% di uomini e 30,5% di donne).

Infine, l'orario di lavoro settimanale effettivo medio destagionalizzato è stato di 43,7 ore in aumento rispetto alle 44,1 del trimestre precedente (+3,5%).

Il numero degli occupati è diminuito nel settore agricolo e in quello dell’industria mentre l’edilizia ed i servizi hanno fatto registrare un aumento: la distribuzione dell'occupazione per settore in Turchia vede infatti il 15,8% dei lavoratori occupati nell'agricoltura, il 21,6% nell'industria, il 5,9% nell'edilizia e ben il 56,7% nei servizi. Un dato rilevante, direttamente collegato all’elevata inflazione presente in Turchia (85% circa), è stato l’aumento dell’indice del salario lordo, cresciuto annualmente del 101,5% nel trimestre in considerazione (escluso il settore agricolo) rispetto all’analogo trimestre del 2021 …

... e del 25,2% nel trimestre luglio-settembre 2022 rispetto a quello precedente dell’anno in corso,

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06.12.2022

Aggiornamento dei flussi in entrata degli investimenti esteri a cura dell’Associazione non governativa degli investitori internazionali in Turchia (YASED)

I dati i più aggiornati sui flussi di IDE in Turchia, pubblicati lo scorso 15 novembre dall’Associazione non governativa degli Investitori Internazionali nel Paese (YASED), indicano che nei primi nove mesi del 2022 gli IDE totali in entrata sono stati pari a 9,3 miliardi di dollari facendo registrare un calo del 5,2% rispetto all’analogo periodo del 2021. Più in dettaglio, nel periodo in osservazione, gli investimenti sono stati pari a 4,8 miliardi di dollari, divisi tra ricavi provenienti dalle vendite delle proprietà immobiliari a cittadini stranieri, seguiti dall’acquisizione di partecipazioni azionarie, (4,7 miliardi) e 0,5 miliardi di dollari in crediti e depositi commerciali e sottoscrizioni di titoli obbligazionari.

Sempre nei primi nove mesi del 2022, i primi tre settori economici che hanno conquistato la quota maggiore degli afflussi di capitale estero in forma di acquisizione di partecipazioni azionarie sono stati il settore finanziario, seguito dal quello del commercio all’ingrosso e al dettaglio e il food manufacturing. Il settore della finanza ha assorbito il 35% del totale degli IDE in entrata, con il settore bancario in testa con oltre 1 miliardo e mezzo di dollari.

I dati dei primi tre trimestri dell’anno mostrano ancora una volta i Paesi dell’Unione Europea più il Regno Unito tra i più importanti investitori in Turchia che detengono la quota di maggioranza pari al 74% degli IDE totali in entrata nel Paese anche se è rimarcabile la crescita degli IDE da parte degli altri Paesi Europei che sono passati dal 3 al 14% nei primi nove mesi del 2022 grazie, in particolare, alla performance della Svizzera (come noto tale dato risente molto anche delle “triangolazioni” effettuate da altri Stati attraverso intermediari bancari svizzeri). La Spagna, nel periodo in considerazione, sale al primo posto con il 33% dei flussi in entrata (investimenti nel settore dell’energia verde). L’Italia, dopo le acquisizioni di quote e fusioni di primarie aziende turche negli anni scorsi, che avevano permesso di scalare le primissime posizioni fra i maggiori investitori stranieri in Turchia, si colloca al momento all’8° posto come flussi in entrata con 3 miliardi di dollari di investimenti in Turchia nei primi nove mesi del 2022.

Più in generale, sempre secondo i dati elaborati da YASED, la Turchia si piazza al terzo posto tra i Paesi più attraenti per gli afflussi di IDE provenienti da aziende europee, seguita da Romania, Repubblica Ceca, Ungheria e Bulgaria. I settori dove le aziende europee investono di più sono il tessile, la chimica di base ed il settore automobilistico. La Turchia si piazzerebbe invece all’8° posto per quanto riguarda il fenomeno del c.d. “reshoring” o “nearshoring” tra le 30 destinazioni al mondo per attrazione di IDE.

Infine, eccellenti i risultati ottenuti in Turchia nel terzo trimestre del 2022 in tema di investimenti provenienti dall’ecosistema delle startup turche: l’ultimo report di “Startup.watch” dichiara che nei primi tre trimestri dell’anno gli investimenti sono stati pari a 727 milioni di dollari in operazioni di Angel Investors e Venture Capital Funds (esclusi l’investimento di Getir), massimo storico per l’ecosistema delle startup in Turchia. Nel “gaming” la Turchia si colloca al 3° posto a livello globale con un giro d’affari nei primi 9 mesi dell’anno di circa 342 milioni di dollari. L’hub delle start-up di Istanbul nel periodo in considerazione si è piazzato al 2° posto in Europa preceduto dalla solo City londinese.

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06.12.2022

Dopo mesi di crescita sostenuta, il settore immobiliare in Turchia fa segnare a settembre una ulteriore riduzione delle compravendite di abitazioni

Lo scorso 16 novembre sono stati resi pubblici da parte dell’Istat turco (TÜİK) i dati riferiti al mese di ottobre delle compravendite di immobili ad uso abitativo. I contratti di compravendita sono diminuiti del 22,9% a settembre rispetto allo stesso mese dell'anno precedente attestandosi a poco più di 113 mila unità rispetto ai 147 mila contratti stipulati nel 2021.

Istanbul ha registrato la quota più alta di vendite con il 16,8% e 19 mila unità vendute seguita a distanza dalla Capitale (8,8 mila) e da Izmir (6,3 mila) con una quota sul totale rispettivamente del 7,8% e del 5,6%. Nel dettaglio, gli acquisti di immobili di nuova costruzione nel mese di settembre sono diminuiti del 18,2% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente e ammontano a quasi 36 mila unità con una quota del 31,7% di tutte le vendite di case in Turchia; nei primi nove mesi del 2022 questa tipologia di vendita aveva invece fatto segnare un aumento dell’8,7% (l’aumento era stato del 13,6% nel mese scorso di agosto) rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente attestandosi a circa 312 mila unità vendute.

Passando alle vendite di immobili a stranieri, escluse le compravendite legate all’acquisto della cittadinanza, dopo il +44,6% fatto registrare nel periodo gennaio-agosto con quasi 50 mila contratti conclusi da non residenti, a settembre si è invece registrato un decremento del 23,8% (Istanbul ha superato la città di Antalya, meta preferita dai cittadini russi, seguita poi da Mersin.

Tuttavia, considerando i primi 9 mesi del 2022, pur se in lieve calo negli ultimi mesi, le vendite di immobili a stranieri sono aumentate di ben il 32,5% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. La classifica degli acquirenti vede in testa i cittadini russi seguiti da iraniani e iracheni: i cittadini della Federazione Russa si piazzano al primo posto sia per il solo mese di settembre (quasi mille e duecento contratti di compravendita stipulati) che nell’intero periodo gennaio-settembre 2022 (9.311 unità acquistate) con un aumento del 199% rispetto al 2021; un dato che rispecchia come tantissimi russi abbiano cercato un “rifugio” finanziario e non solo in Turchia dopo l'invasione dell'Ucraina da parte di Mosca. Sempre nel periodo in considerazione, i cittadini ucraini hanno aumentato i loro acquisti immobiliari in Turchia del 125% (1.775 unità). Al 2° e 3° posto dopo la Federazione Russa, troviamo rispettivamente iraniani e iracheni con 6.540 e 5.255 unità abitative acquistate (fonte Turkish Statistical Institute, “TurkStat”).

Il mercato degli affitti a Istanbul secondo TÜGEM, associazione consulenti immobiliari

Gli affitti a Istanbul sono in aumento da alcuni anni ma la recente forte domanda da parte di cittadini stranieri ha notevolmente contributo all’aumento vertiginoso degli affitti, saliti del 145% nell'ultimo anno mentre il numero di stanze messe a disposizione per l'affitto giornaliero è triplicato negli ultimi quattro anni. Nel 2018, erano state circa 13.000 le camere offerte per l'affitto giornaliero su un'applicazione molto popolare in Turchia, cifra balzata a 22.000 nel 2021 e ad oltre 100 mila stanze in affitto nell’ultimo trimestre del 2022 con crescenti casi di subaffitto nei quartieri affollati di Istanbul: nel quartiere “Sarıyer”, ad esempio, l’affitto mensile medio è di 28.000 lire turche (circa 1.500 dollari). Cifre importanti se si tiene in conto che il salario minimo in Turchia non supera i 330 dollari al mese.

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06.12.2022

L’espansione del turismo resta sostenuta nei primi dieci mesi del 2022 (39,6 milioni) grazie ai flussi provenienti da Germania, Federazione Russa e Regno Unito, in linea con i livelli pre-pandemia del 2019

In data 22 novembre sono stati diffusi i nuovi dati sui flussi turistici in entrata nel Paese riferiti al mese di ottobre scorso.

I dati a disposizione mettono in luce un aumento degli arrivi di turisti stranieri del 38,4% rispetto all’analogo mese del 2021, confermando quella crescita a cui la Turchia assiste dall’inizio dell’estate. Nel mese di ottobre 2022 sono sbarcati in Turchia 4,8 milioni di turisti (fonte Ministero della Cultura e del Turismo) rispetto ai 3,47 milioni dell'ottobre 2021 e agli 1,74 milioni dell'ottobre 2020.

Oltre ai turisti provenienti dalla Federazione Russa (770 mila), che costituiscono ancora un ampio e prezioso bacino d’utenza per la Turchia, il 2022 è stato caratterizzato anche dalla forte domanda proveniente dall’Europa e principalmente dalla Germania con quasi 750 mila tedeschi che si sono recati in Turchia in un solo mese, seguita dal Regno Unito (388.017), e Bulgaria (326.429) mentre tra le nazioni non europee spicca l'Iran con 185.945 visitatori nel mese in osservazione. Chiaramente quest’ultimo dato rispecchia non solo i semplici turisti, ma anche tutti i cittadini iraniani che si sono recati in Turchia grazie all’agevolazione dell’esenzione dal visto turistico, ma con l’obiettivo di restare nel Paese (basti vedere il dato sugli immobili acquistati da cittadini iraniani).

A livello di presenze sul totale, la Federazione Russa ha intercettato il 16% delle presenze totali, la Germania il 15,5% ed il Regno Unito l’8%. Nei primi dieci mesi del 2022, tra principali mete turche, Istanbul si piazza al primo posto con oltre 13 milioni di presenze (34%), seguita da Antalya (12 milioni), Edirne, al confine con Bulgaria e Grecia (4 milioni), Mugla (3 milioni) e Artvin con 1 milione e mezzo di presenze.

Sempre da gennaio ad ottobre 2022 il numero di visitatori stranieri è salito dell'88,1% a 39,61 milioni (45 milioni se si contano i cittadini turchi residenti all’estero), in linea con i livelli pre-pandemia del 2019. Negli analoghi periodi degli ultimi tre anni le presenze erano state rispettivamente di 21,1 milioni nel 2021 e di 11,2 milioni nel 2020, anni penalizzati dall’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia da Covid-19, e appunto, oltre 40 milioni di presenze nel 2019.

Le entrate del turismo sono vitali per l'economia della Turchia, alle attività turistiche sono direttamente riconducibili il 15,5% del PIL (stime per il 2022) ed oltre il 9% degli occupati del Paese. Il nuovo programma economico del Governo si concentra nel trasformare i deficit cronici del conto corrente della bilancia dei pagamenti in avanzi puntando soprattutto sulle entrate derivanti dall’industria del turismo oltre che dando priorità alle esportazioni, alla produzione e agli investimenti. Secondo le ultime stime governative, l’obiettivo di fine anno è quello di raggiungere la soglia dei 50 milioni di turisti e 44 miliardi di dollari di entrate, rispetto ai 45 milioni di arrivi e 35 miliardi di dollari di entrate che erano state stimate all’inizio dell’anno.

Lo scorso 29 novembre il Presidente Recep Tayyip Erdogan, intervenendo ad Ankara alla VII Assemblea generale ordinaria della Federazione turca degli albergatori, ha evidenziato l’ottima performance del turismo internazionale che nei primi dieci mesi dell’anno ha assicurato al Paese entrate pari a 35 miliardi di dollari, più che raddoppiate rispetto all’analogo periodo del 2021. Erdoğan ha anche affermato che la Turchia è salita al quarto posto al mondo in termini di numero di turisti e all'ottavo per ricavi. Le stime di fine anno indicano 50 milioni di turisti e 820 miliardi di lire turche pari a circa 44 miliardi di dollari di entrate.

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06.12.2022

Il conto della bilancia dei pagamenti in Turchia secondo gli ultimi dati diffusi dalla Banca Centrale turca lo scorso 14 novembre

A settembre 2022, secondo gli ultimi dati resi noti dalla Banca Centrale, il saldo di conto corrente è risultato in deficit, anno su anno e per l’undicesimo mese consecutivo con un saldo negativo per 3,0 miliardi di dollari (superiore rispetto alle attese), rispetto ad un avanzo di 2,7 miliardi registrato nello stesso periodo dell’anno precedente. Ciò ha portato l’ampliamento del deficit mobile a 12 mesi a 39,2 miliardi di dollari (economisti indipendenti stimano un deficit a fine 2022 a 51,5 miliardi). Il conto della bilancia dei pagamenti, al netto dell’oro non monetario e dell'energia, ha invece fatto registrare un surplus di 6,8 miliardi di dollari a settembre 2022, con un aumento di 6,7 miliardi di dollari rispetto a settembre 2021.

Il deficit delle partite correnti registrato in Turchia è dovuto principalmente all’espansione del saldo della bilancia commerciale (8,1 miliardi di dollari), ben 7 miliardi in più rispetto al mese di settembre 2021 che continua a risentire delle maggiori spese per l’approvvigionamento energetico della Turchia.

Gli afflussi della voce “servizi” hanno invece fatto registrare un avanzo netto pari a 6,1 miliardi di dollari (+1,3 miliardi di dollari rispetto a settembre 2021). Nell’ambito della voce servizi, i viaggi per turismo, hanno fatto registrare un avanzo netto di 5,1 miliardi di dollari (+743 milioni di dollari rispetto al mese precedente).

Per quanto attiene gli elementi finanziari, gli IDE hanno fatto registrare un flusso in entrata netto di 488 milioni di dollari mentre gli investimenti di portafoglio flusso in uscita netto di 3,4 miliardi di dollari sempre nel mese in osservazione con le riserve ufficiali che registrano nello stesso mese un deflusso di 1,7 miliardi di dollari.

Current account deficit in millions of dollars (source Bank of the Republic of Turkiye)

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06.12.2022

Il commercio estero della Turchia fotografato dall’ultimo rapporto di TİM, del Ministero del Commercio e di TÜİK

Secondo i dati prodotti dal Turkish Statistical Institute (TÜİK), dal Ministero del Commercio, e dalla TIM (Assemblea degli Esportatori Turchi), nel mese di ottobre scorso si registra una crescita per entrambi i flussi con l’estero più intesa per gli acquisti che per le vendite: le esportazioni della Turchia sono ammontate a 21,3 miliardi di dollari con un incremento del 3% rispetto all’analogo mese del 2021 mentre le importazioni si sono attestate a 29,2 miliardi di dollari con una crescita del 31,4% sul mese di ottobre 2021. Il deficit commerciale nel mese in considerazione è stato, come già rilevato in questa edizione delle Cronache, di 7,7 miliardi rispetto agli 1,5 miliardi del mese di settembre (un aumento di ben il 427,1% sul 2021). Al netto dell’import di prodotti energetici e di oro non monetario, però, la bilancia dei pagamenti farebbe registrare un surplus di 1,13 miliardi di dollari.

Se consideriamo i primi 10 mesi del 2022, infatti, l’export turco ha fatto segnare risultati degni di nota, raggiungendo la cifra record di 209 miliardi di dollari (+15,4% sul 2021). D’altro canto, a causa della crisi globale, le importazioni sono salite a 300,4 miliardi di dollari (+39,4% sul 2021). La bilancia commerciale ha quindi registrato un deficit di 91,5 miliardi di dollari (+168,3% sul periodo gennaio-ottobre 2021) mentre il grado di copertura percentuale tra esportazioni ed importazioni è stato del 69,7% (era dell’84,3% nei primi 10 mesi dello scorso anno).

Nell’aggiornamento dello scorso 29 novembre diffuso dall’Istat turco, “TurkStat”, e considerando il solo mese di ottobre, la Federazione Russa consolida il suo primato come principale mercato dell’export turco con quadi 5 miliardi di merci vendute, seguita dalla Cina, dalla Svizzera, dalla Germania e dagli USA.

Anche nei primi dieci mesi del 2022 la Russia, con 49,6 miliardi di esportazioni (principalmente gas naturale) verso la Turchia, si colloca al 1° posto, seguita dalla Cina (34,6 miliardi), dalla Germania (19,3 miliardi), dagli USA (13,22 miliardi) e dall’Italia, che si piazza al 5° posto tra i principali fornitori della Turchia con 11,4 miliardi di dollari. Le importazioni della Turchia nel periodo gennaio-ottobre 2022 dai primi 5 partner della Turchia rappresentano il 42,6% di tutte le merci e servizi acquistati all’estero dal Paese.

L’importo pagato dalla Turchia per l’acquisto di energia dall’estero è aumentato del 36,3% portandosi a 7,45 miliardi di dollari ad ottobre rispetto al mese analogo del 2021 e ha rappresentato il 25,5% del totale importato dalla Turchia. Le importazioni di greggio hanno invece registrato un calo, in volumi si è passati 2,88 milioni di tonnellate. Nei primi 10 mesi dell’anno gli acquisti di combustibili hanno rappresentato 1/3 dell’import totale del Paese.

Passando ai principali mercati di sbocco delle esportazioni turche nel mese di ottobre si consolida il primato della Germania (1,6 miliardi di merci acquistate) seguita da Iraq, USA, Federazione Russa e Regno Unito. Ad ottobre, tra i principali comparti produttivi la TIM colloca il settore il settore dell’automotive, seguito dalla chimica, l’abbigliamento-tessile, l'acciaio e l'elettrico ed elettronico. Il Presidente di TİM, Mustafa Gültep, ha evidenziato la positiva dinamica della difesa (altamente tecnologiche sono le navi prodotte nel Paese) del settore aerospaziale e cerealicolo che hanno raggiunto il mese scorso dio ottobre “le esportazioni più elevate della loro storia”. Il Ministro dell'Industria e della Tecnologia, Mustafa Varank, nel sottolineare la performance dell’export turco, nonostante la contrazione dei principali partner commerciali della Turchia (Ue e Usa in testa), ha sottolineato gli eccellenti risultati soprattutto nelle vendite all’estero di ferro, acciaio (nonostante le limitazioni imposte dall’UE nel 2021 con il sistema delle quote), vetro (di cui la Turchia è il primo produttore in Europa), cemento (la Turchia è leader europeo e 2° Paese esportatore al mondo), macchinari per l’agricoltura e carta (la più grande fabbrica di carta d'Europa si trova a Söke, distretto della provincia di Ayden, sulla costa Egea) e occupa la prima posizione in Europa e la quarta al mondo nella produzione di pannelli solari.
I primi 10 mesi del 2022 collocano, tra i principali clienti, sempre al primo posto la Germania (17,4 miliardi di dollari di importazioni), seguita da Stai Uniti (14,5 miliardi), Iraq (11,3 miliardi), Regno Unito (10,9 miliardi), e l’Italia (10,2 miliardi).

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06.12.2022

Il mercato automobilistico in Turchia. Focus sulla prima autovettura elettrica “made in Turkiye”

Le vendite di veicoli elettrici (EV) in Turchia sono cresciute di quasi il 150% nei primi dieci mesi del 2022. Le statistiche del settore mostrano una tendenza all’aumento anche delle vetture ibride (benzina-elettrico) mentre sono in calo i motori alimentati con il diesel. Si stima che le vendite delle vetture elettriche in Turchia aumenterà sensibilmente nei prossimi anni sull’onda del lancio ufficiale dello scorso fine ottobre del primo SUV elettrico di produzione nazionale (vedi infra).

I veicoli elettrici venduti nei primi dieci mesi del 2022, secondo i dati diffusi dalla “Automotive Distributors Association” (ODD), segnano un aumento di vendite del 148,6% rispetto all’analogo periodo del 2021, quando furono vendute meno di due mila esemplari elettrici. Nel periodo in osservazione, le vendite di veicoli elettrici sono invece salite a circa 4 mila unità. Nei mesi gennaio-ottobre 2022, le vendite di tutti gli altri veicoli (inclusi quelli commerciali) sono diminuite del 4,7% attestandosi a sole 600 mila unità a causa dell’aumento dei prezzi quali conseguenza della carenza di componentistica che ha frenato la produzione negli ultimi due anni. Se si considerano le vendite delle sole auto a benzina, esse superano di poco le 300 mila unità mentre i motori diesel sono crollati del 23,1% con sole 74.677 unità vendute. Includendo la produzione di trattori e di altri mezzi per l’agricoltura, in totale, l'industria automobilistica in Turchia supera il milione di unità vendute.

Le auto alimentate a benzina hanno ottenuto una quota del 16,7% nelle vendite complessive nel periodo gennaio-ottobre 2022 (-20,4% sul 2021), mentre per quelle alimentate con motori diesel la quota è del 70,8%. Il mercato ibrido e quello elettrico in Turchia oggi rappresentano quote ancora minoritarie, rispettivamente l'1,1% ed il 9,8% sul totale, ma in forte crescita progressiva (erano dello 0,4% e dell'8,6% nei primi 10 mesi del 2021).

Dalle esportazioni di auto all’estero gli introiti del settore si sono avvicinati ai 25 miliardi di dollari (principalmente dirette ai mercati tedesco, russo, belga e rumeno). In Turchia si lavora anche al lancio di un minibus elettrico e sono all’esame i progetti legati alla tecnologia dell'idrogeno da applicare agli autoveicoli.

Nel frattempo la Turchia ha recentemente rivisto le tasse sulle autovetture prodotte all’estero, aumentandone l’imposta a partire dalle cilindrate da 1.600 centimetri cubi (cc) al fine di incoraggiare l’acquisto di vetture “Made in Turkiye”. Nel 2021 i principali Paesi per le importazioni di auto in Turchia sono stati Germania (14,2& del totale), seguita da Francia (11,5%), Regno Unito (10,55), Italia (8&) e Spagna (5,5%).

Focus sul primo modello elettrico “made in Turchia” Nonostante la quota in Turchia di auto elettriche e ibride rimanga su livelli ancora molto bassi, cresce l’interesse dei consumatori per il lancio del primo veicolo elettrico prodotto in patria: si tratta di un SUV del segmento C prodotto da Togg a cominciare dal primo trimestre del 2023.

Oltre al segmento SUV, la Togg produrrà altri quattro modelli: una berlina, una C-hatchback, un B-SUV e un B-MPV entro il 2030.

Il primo SUV elettrico made in Turkiye è prodotto da un consorzio di cinque società turche e la capacità iniziale di produzione è di circa 100.000 veicoli all'anno, Il marchio TOGG mira a produrre 1 milione di veicoli nei cinque segmenti entro il 2030 con una successiva creazione di una JV per esportare il modello in Europa (Belgio in pole position) e poi nel resto del mondo. Il design è della Pininfarina, mentre la componentistica sarà per il 65% turca. La presentazione ufficiale si è svolta lo scorso 29 ottobre nella provincia nord-occidentale di Bursa (Gemlik) dove, su un'area di 1,2 milioni di metri quadrati, verrà costruito il SUV. L’infrastruttura elettrica dell’auto e’ stata affidata alla ditta locale “Farasis” per la produzione di batterie agli ioni di litio con una stima di ricarica di meno di 30 minuti e un’autonomia compresa tra 300 e i 500 chilometri. I test in pista hanno mostrato che la vettura impiegherà circa 7,6 secondi per accelerare da zero a 100 km/h grazie ad una potenza di 200 cavalli e meno di 4,8 secondi con il modello superiore da 400 cavalli.

Il Presidente Erdoğan ha definito la produzione del primo SUV elettrico della Turchia come “l’orgoglio nazionale condiviso da 85 milioni di turchi e un sogno che dura da 60 anni”. Il Presidente ha aggiunto che la realizzazione del primo SUV elettrico è la dimostrazione di quanto il Paese sia cresciuto negli ultimi 20 anni nel settore tecnologico, della ricerca scientifica e nello sviluppo di tecnologie avanzate per l’industria e l’agricoltura citando a tale riguardo come in poco tempo il numero di “TEKNOPARKS” in Turchia sia salito da 2 a 96 e quello delle Zone Economiche Speciali da 194 a 344.

Il Ministero dell'Industria e della Tecnologia ha stanziato inoltre 1,3 milioni di dollari per garantire gli investimenti in stazioni di ricarica, che dovrebbero aumentare vertiginosamente prima che i nuovi modelli di auto elettriche arrivino sulle strade turche nel 2023. Attualmente sono solo tremila le stazioni di ricarica in tutta la Turchia di cui solo duemila ad uso pubblico e solo 1/3 sono stazioni di ricarica rapida a corrente continua (la ricarica di un’auto elettrica rapida impiega tra i 30 minuti rispetto alle oltre 2 delle stazioni a corrente alternata).

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06.12.2022

Il ministro dell'Energia Fatih Dönmez è tornato a parlare del giacimento di gas di Sakarya nel Mar Nero. Focus sui scenari futuri per la diversificazione e l’approvvigionamento di gas naturale dall’estero

Con circa 10 miliardi di dollari di investimento (in prospettiva), un flusso di gas naturale stimato a pieno regime tra i 15 e i 20 miliardi di metri cubi (corrispondenti a circa il 30% del consumo annuo di gas della Turchia) e con riserve pari a quasi 600 miliardi di metri cubi, il maxi giacimento di gas del Mar Nero “Sakarya”, secondo una recente affermazione del Ministro Dönmez, consentirà di aumentare il flusso giornaliero di gas di 10 volte rispetto al 2021. La seconda fase, ha aggiunto Dönmez, fornirà un flusso superiore di 40 volte alla produzione di gas della Turchia. Il flusso giornaliero di 10 mcm equivale a circa 3,5 miliardi di metri cubi di gas all'anno, che potrebbero soddisfare la domanda di gas utilizzata per uso domestico mentre entro 4 quattro anni la produzione giornaliera dovrebbe raggiungere il suo livello massimo di 40 mcm al giorno.

Dal punto di vista dell’approvvigionamento di gas per i prossimi mesi invernali, il Ministro turco ha ribadito che la Turchia è al riparo da soprese collocandosi nella categoria “sicura” anche grazie alle capacità di stoccaggio del Paese e di accesso ai suoi terminali di GNL. In materia di sicurezza energetica sono inoltre in corso contatti con i tradizionali fornitori di gas naturale della Turchia (in primo luogo con l'Azerbaigian per assicurarsi il fabbisogno a lungo termine a prezzi vantaggiosi). Dönmez ha poi aggiunto che il prezzo del gas naturale scambiato al Title Transfer Facility, il mercato per le contrattazioni del gas con sede nei Paesi Bassi, che è balzato da 200 a 4 mila dollari per mille tcm (metri cubi), e oggi a 340 euro a megawattora, “impone nei prossimi anni di ampliare il programma nucleare”. La Turchia attualmente sta costruendo infatti 3 reattori nella centrale di Akkuyu di 1.114 MW di potenza ciascuno, il cui allacciamento a terra è previsto tra il 2023 ed il 2025.

Sul fronte dell’approvvigionamento energetico e della diversificazione all’estero vi sono anche contatti tra Turchia e Algeria per un accordo per l'esplorazione congiunta di petrolio e gas in Algeria così come i rapporti tra la compagnia petrolifera statale turca TP e la sua controparte algerina, Sonatrach. Nel frattempo la Turchia, il cui consumo annuo di gas è oggi superiore ai 63 miliardi di metri cubi (bcm), importa gas naturale liquefatto (GNL) dall'Algeria, quarto fornitore della Turchia dopo Russia, Azerbaigian e Iran. Il contratto decennale della Turchia con l'Algeria, che prevede 4,4 miliardi di metri cubi di GNL all'anno, scade nel 2024 ma sono stati avviati i contatti per una sua estensione (gas naturale, petrolio ferro e l'acciaio costituiscono il 90% delle esportazioni algerine in Turchia). Con il Mozambico, l’Egitto ed il Qatar sono stati avviati dei contatti dopo il mancato rinnovo del contratto con la Nigeria che assicurava 1,3 miliardi di metri cubi. Sempre in ottica di diversificazione, si rileva che di recente lo stesso Ministro dell'Energia Donmez ha annunciato di aver raggiunto con Teheran un nuovo accordo per aumentare il flusso di gas dall’Iran verso la Turchia, attraverso una revisione del contratto attualmente esistente tra le due compagnie nazionali, la BOTAS ed il NIGC, in scadenza nel 2026. L'Iran è d'altronde, dopo la Russia e l'Azerbaigian, uno dei piu' rilevanti fornitori di gas per la Turchia il cui consumo è passato dai 48 miliardi di metri cubi nel 2020 a un record di 60 miliardi di metri cubi nel 2021, e con una stima aggiornata tra i 63 e i 67 di mtc nel 2022 (l’Italia, per dare una idea, ne consuma oltre 73 miliardi di mtc all’anno).

Attualmente i gasdotti che alimentano la rete nazionale turca di distribuzione del gas (oltre che dalle importazioni dall’Iran) sono il BlueStream, il TurkStream, il TANAP.

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06.12.2022

Il viceministro dell'Energia e delle risorse naturali, Alparslan Bayraktar, ha annunciato lo scorso 22 novembre di aver avviato i contatti con la russa “Rosatom” per la progettazione di una seconda centrale nucleare nel Mar Nero

La Turchia ha avviato i negoziati con l'agenzia statale russa per l'energia atomica “Rosatom” per la costruzione della seconda centrale nucleare del Paese nella provincia settentrionale di “Sinop” sul Mar Nero. Lo ha recentemente dichiarato il Vice Ministro, aggiungendo che l’obiettivo prioritario della Turchia è oggi la sicurezza energetica ed in tale ottica il nucleare riveste, nei piani di Ankara, particolare priorità per consentire alla Turchia di poter rispettare l’obiettivo zero emissioni fissato entro il 2053.

Le parole del Viceministro Bayraktar sono arrivate dalla città della Federazione Russa Sochi, dove ha partecipato all'evento internazionale sull'energia nucleare “Atomexpo International Forum 2022”. Secondo Bayraktar, la Turchia ha la necessità di dotarsi di almeno 16 o 20 reattori, secondo le stime iniziali del Ministero dell’Energia e delle Risorse Naturali e compresi i 4 reattori della centrale nucleare di Akkuyu che è in fase di completamento con la formula BOO (Build-Own-Operate) e dal costo di oltre 20 miliardi di dollari. Bayraktar ha anche aggiunto che la Turchia è oggi preparata a riprendere i colloqui con la Rosatom facendo leva sull'esperienza maturata durante lo sviluppo della prima centrale di Akkuyu ma è contestualmente in contatto anche con aziende della Corea del Sud e della Cina per la progettazione di una terza centrale nucleare.

In una sessione del forum Atomexpo, il Direttore Generale di ROSATOM, Alexey Likhachev, ha affermato che non c’è da sorprendersi se molti Paesi hanno iniziato a riconsiderare il nucleare visti i prezzi del gas, aggiungendo che la Federazione non ha interrotto i legami commerciali e scientifici con molti partner stranieri (oltre alla Turchia anche il Bangladesh, l’Ungheria, l’Egitto e molti Paesi africani). Rosatom, dalla sua fondazione nel 2005, ha costruito 11 propulsori nucleari ed è attualmente impegnata nella costruzione di 23 nuovi propulsori in 8 Paesi. Contestualmente ha firmato contratti e accordi intergovernativi per ulteriori 34 reattori che interesseranno nei prossimi decenni Paesi come Uzbekistan, Kazakistan, Kirghizistan, Arabia Saudita l'Arabia, oltre a quelli sopracitati.

Paesi non legati a progetti nucleari di Rosatom, come il Brasile e gli USA nonché Germania, Francia e Regno Unito hanno da molto tempo manifestato la loro intenzione di aumentare rispettivamente di 22 e 24 GW la rispettiva quota di produzione di energia nucleare nel loro mix energetico.

La centrale nucleare di Akkuyu

La centrale nucleare di Akkuyu (i lavori iniziarono nel 2018 ma gli accordi risalgono al 2010) dovrebbe essere operativa nel 2023, in coincidenza delle celebrazioni del 100° anniversario della Repubblica di Turchia.

A lavori conclusi saranno 4 i reattori a disposizione della Turchia per 4800 MW complessivi di potenza generata. Nell’agosto del 2022 era stato ridefinito, non senza problemi giuridici, l’elenco delle società turche che partecipano ai lavori aggiornando i contratti tra Rosatom e le nuove società turche TSM Enerji Insaat Sanayi Limited Sirketi (TSM) ed inizialmente escludendo l’appaltatore IC Ictas Insaat Sanayi ve Ticaret A.S., che tornerà a lavorare negli ultimi tre reattori su quattro. L’impianto atomico di Akkuyu ha un costo totale di 20 miliardi di dollari ed è stato commissionato con la formula “Build-Own-Operate” che la Turchia ha utilizzato molto negli ultimi anni per ampliare le proprie infrastrutture senza gravare troppo nell’immediato sui conti pubblici.

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06.12.2022

La Banca Europea per la Ricostruzione e lo sviluppo (BERS) e le opportunità per le imprese turche: nuove linee di credito per continuare a sostenere il settore privato turco

L’Amministratore delegato della BERS Turchia, Arvid Tuerkner, intervenendo lo scorso 10 novembre all’evento per l'anniversario della BERS in Turchia , "10 anni di sostegno alle donne nel mondo degli affari in Turchia: riflessione sul passato e ambizione per il futuro", ha affermato che gli investimenti della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo nel Paese potrebbero sfiorare i 2 miliardi di euro entro la fine dell’anno: la BERS infatti starebbe valutando di finanziare nuovi progetti legati, in particolare, allo sfruttamento delle energie “pulite”.

Dopo il finanziamento dello scorso settembre di 100 milioni di dollari all’azienda turca “Adnan Polat Enerji Yatirimi A.S. (APEY)” - che gestisce tra i più grandi impianti di eolico e solare del Paese con 438.000 GWh di elettricità all'anno, nell'ambito di una linea di credito alle banche turche Turkiye Is Bankasi, Turkiye Sinai Kalkinma Bankasi (TSKB) e Garanti BBVA, la BERS potrebbe dunque mobilitare fondi aggiuntivi per i progetti della Turchia nelle rinnovabili accompagnando il Paese verso la transizione ecologica.

La Turchia, peraltro, rappresenta per la BERS un mercato di primissimo piano con un portafoglio di quasi 8 miliardi di euro che saranno raggiunti al termine dell’anno (Nel 2020 gli investimenti sono stati 1,7 miliardi e 2 miliardi di euro nel 2021). Dal 2009 ad oggi complessivamente la BERS ha erogato finanziamenti alla Turchia per quasi 17 miliardi di euro in oltre 385 progetti, comprese le linee di credito: il 93% è stato convogliato al settore privato.

I quasi 2 miliardi erogati lo scorso anno sono serviti per la maggior parte per finanziare progetti legati all’utilizzo di tecnologie ecologiche o a basso impatto ambientale nel settore delle ferrovie e del trasporto urbano di alcune grandi metropoli del Paese; all’installazione di impianti solari fotovoltaici; alla gestione dei rifiuti urbani ed al rispetto dell’ambiente attraverso la produzione di elettrodomestici ad elevata efficienza energetica.

La BERS in Turchia ha inoltre, nel corso di questi ultimi anni, incentivato i progetti legati alle pari opportunità e all’emancipazione economica delle donne promuovendo nel 2012 "Women in Business", diventato un progetto faro in numerosi altri Paesi dove la BERS è presente. Il programma "Women in Business" fornisce molto più di un prestito: in Turchia si amplia e fornisce consulenza e assistenza tecnica alle imprenditrici: negli ultimi 10 anni quasi 1 miliardo di euro sono stati stanziati per la formazione delle imprenditrici turche, favorendo in particolar modo quelle residenti nelle aree rurali del Paese.

I dati BERS mostrano che le banche partecipanti alle linee di credito e prestiti della Banca europea hanno fino ad oggi potuto finanziare oltre 15 mila PMI turche guidate da imprenditrici che rappresentano il 64% del totale dei fondi totali destinati alla Turchia.

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06.12.2022

Cyber Security Week Türkiye (30 novembre - 2 dicembre 2022)

Dal 30 novembre al 2 dicembre 2022 si è svolta ad Ankara la "Cyber Security Week Turkiye", importante rassegna organizzata dall’Agenzia per l’Industria della Difesa turca (SSB), dall’Ufficio per la Trasformazione Digitale e dal Turkish Cyber Security Cluster, una piattaforma nazionale che sviluppa prodotti per la sicurezza informatica locale. Giunta alla sua terza edizione, la Cybersecurity Week è stata visitata in passato da oltre 9.000 persone, principalmente addetti ai lavori ma non solo. Si prefigge l’obiettivo di contribuire all’ulteriore sviluppo dell’ecosistema nazionale impegnato nell’ambito della sicurezza informatica, nonché di aumentare la consapevolezza e la cooperazione in tale materia attraverso la creazione di sinergie tra il settore pubblico, quello privato ed il mondo delle scuole e delle università. Insieme alla rassegna si sono svolti anche l’International Cyber Warfare and Security Conference (ICWS) e la National Cyber Security Fair, con desk promozionali allestiti dalle principali aziende turche del settore. Nella giornata inaugurale sono intervenuti Mustafa Varank, Ministro dell'Industria e della Tecnologia, Ismail Demir, Presidente dell'Agenzia per l'Industria della Difesa della Presidenza della Repubblica (SSB) e Ali Taha Koc, Capo dell'Ufficio per la Trasformazione Digitale della Presidenza della Repubblica. Presenti, tra gli altri, anche i CEO di Turkcell e Turk Telecom.

Il Ministro dell'Industria e della Tecnologia, Varank, ha evidenziato la pervasività della tecnologia nella nostra vita quotidiana e l’importanza di non abbassare la guarda di fronte delle insidie che si nascondono ovunque. La protezione informatica - ha proseguito il Ministro - è tanto importante quanto la protezione dei propri confini geografici. A tale riguardo ha citato la roadmap realizzata dal suo dicastero nel 2021, che si prefigge vari obiettivi, tra cui quello di sviluppare, grazie ad un’attività profilata in questo settore anche di TUBITAK (l’equivalente del nostro CNR dipendente dal Ministero dell’Industria, che nel 2022 ha investito nel settore della cybersecurity oltre un miliardo di lire turche), tecnologie atte a prevenire attacchi cibernetici. Il piano strategico turco passa anche per gli incentivi ad una formazione tecnica mirata delle giovani generazioni, garantendo sostegno al percorso dei più talentuosi, anche con lo scopo di arginare il numero di esperti informatici turchi che si trasferiscono all’estero (circa 30.000 nell’ultimo anno, secondo le stime citate da Varank), con una conseguente dispersione di know-how.

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