Cronache Economiche

07.07.2023

La nomina dei Ministri dei Dicasteri economici del nuovo Esecutivo infonde speranze e aspettative per un “graduale” cambio di rotta nella politica economica e monetaria della Turchia.

L’appena rieletto Presidente Erdoğan ha nominato il mese scorso il nuovo Esecutivo che, per quanto attiene ai Dicasteri economici, sembra rispondere ad una cauta e graduale “inversione a U” nella gestione della politica economica e monetaria della Turchia a cominciare da un nuovo programma di medio termine di riforme strutturali, con una Banca Centrale più attenta nella lotta all’inflazione ed un Ministro del Tesoro e delle Finanze molto apprezzato dai mercati finanziari. I neoeletti Ministri ai dicasteri economici hanno una profonda conoscenza delle rispettive materie: Alparslan Bayraktar va al Ministero dell'Energia e delle Risorse Naturali dove ha trascorso la maggior parte della sua carriera, recentemente come Viceministro.

Il nuovo Ministro dell'Industria e della Tecnologia, Mehmet Fatih Kacir, è membro del Consiglio per la Ricerca Scientifica e Tecnologica della Turchia mentre Omer Bolat, nominato Ministro del Commercio, è stato Presidente di MUSIAD, l’Associazione indipendente degli industriali e degli uomini d’affari del Paese.

Proviene invece dal Gruppo Albayrak dove ha rivestito il ruolo di Amministratore Delegato, il nuovo Ministro de Lavoro e della Previdenza Sociale, Vedat Isikhan. Il Ministero dell’Agricoltura e della Silvicoltura va ad Ibrahim Yumakli, ex Viceministro all’interno del medesimo dicastero mentre Abdulkadir Uraloglu assume l’incarico di Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture. Alla Presidenza per gli Affari Economici dell’AKP Erdoğan ha nominato Yilmaz, che ha ricoperto in passato numerosi ruoli di vertice nei dicasteri economici e noto per il suo approccio economico ortodosso mentre il Ministero della Cultura e del Turismo va a Mehmet Nuri Ersoy e quello dell’Agricoltura e Foreste a Ibrahim Yumakli.

Ma le nomine senz'altro più rilevanti dal punto di vista economico, e tra le più attese, sono quella di Mehmet Şimşek al Ministero del Tesoro e delle Finanze e Hafize Gaye Erkan, prima donna al timone della Banca Centrale turca. Di entrambi un approfondimento è presente nei successivi articoli di questo numero di Cronache Economiche.

Subito dopo l’annuncio del nuovo Esecutivo, ma anche nei giorni successivi al 2 giugno scorso, non si è fatta attendere la reazione della lira turca: mercoledì 7 giugno ha segnato un nuovo tracollo perdendo in una settimana il 7,5% e toccando il nuovo minimo storico a 23 contro il dollaro USA mentre è stata scambiata e 25 con l'euro.

Anche il prezzo dell'oro ha raggiunto il nuovo massimo storico di 1.464,75 lire turche al grammo. Il 12 giugno la valuta nazionale ha accusato un ulteriore calo ed è stata scambiata a 23,6 con la moneta statunitense e, per la prima volta, sopra la soglia dei 26 contro l'euro.

Dopo le nomine di Hafize Gaye Erkan (BCRT) e Mehmet Şimșek (Finanze e Tesoro), il mercato azionario turco ha invece mostrato una tendenza al rialzo: l’indice “BIST 100” della Borsa di Istanbul è salito al livello più alto negli ultimi 5 superando la soglia dei 5.725 punti.

Anche il “Credit Default Swap” (CDS) quinquennale della Turchia, ovvero quei derivati del credito che proteggono dal default, è diminuito, scendendo sotto i 500 punti.

CONTINUA A LEGGERE

07.07.2023

Aumentata la capacità del TANAP, il gasdotto “Trans-Anatolian” che trasporta il gas azero in Turchia e successivamente fino in Puglia grazie all’interconnessione con il TAP (Trans-Adriatic-Pipeline).

È stata aumentata la capacità del gasdotto trans anatolico (TANAP) che trasporta il gas naturale dall'Azerbaigian alla Turchia e poi in Europa, grazie alla partnership energetica tra Ankara e Baku che rafforza la posizione della Turchia come futuro hub energetico del gas per l’Europa.

L'Ambasciatore dell'Azerbaigian ad Ankara, Reşad Mammadov, ha dichiarato infatti all’agenzia di stampa Anadolu, che nel 2023 potrebbero essere trasportati 22,2 miliardi di metri cubi (bcm) di gas attraverso il TANAP, di cui 10,2 bcm destinati a alla Turchia e 12 bcm per l'Europa. Grazie al collegamento che da Baku raggiunge Tbilisi per poi entrare in territorio turco (Erzurum) - quasi 40 miliardi di dollari di investimenti - Mammadov ha poi aggiunto: “la cooperazione energetica tra Turchia e Azerbaigian ha raggiunto una nuova dimensione consentendo dal 2018 il trasporto di 46 bcm di gas, di cui 22 bcm in Turchia”.

Secondo il "Natural Gas Market 2022 Sector Report" dell'Autorità turca di regolamentazione del mercato energetico (EPDK), il gas trasportato dall'Azerbaigian in Turchia nel 2022 è stato di 8,7 miliardi di metri cubi; l’aumento della capacità per la fine di quest’anno sarà di 1,5 miliardi di metri cubi. Anche il progetto del raddoppio del TANAP, dagli attuali 16 miliardi di metri cubi a 32 bcm, consentirà a Turchia e Azerbaijan di riaffermarsi come attori centrali rispettivamente come produttore e principale e corridoio di transito nelle forniture di gas all’Europa.

Gli investimenti dell'Azerbaigian nel settore energetico non si fermano al TANAP: la società statale azera SOCAR ha in programma un pacchetto di investimento futuri di circa 20 miliardi di dollari grazie alle collaborazioni con le turche “Turkish Petroleum” (TPAO) e BOTAŞ Petroleum Pipeline Corporation nel settore degli idrocarburi grazie ad un memorandum d'intesa firmato nel 2020. Con la Turca BOTAŞ la compagnia petrolifera statale dell'Azerbaigian SOCAR ha creato alla fine del 2022 una joint venture per vendere gas all'Europa.

La BOTAŞ Petroleum Pipeline Corporation, fondata nel 1974 alle dipendenze della TPAO, si è poi trasformata (1995) in compagnia statale di petrolio greggio e gas naturale in Turchia. Gestisce l'oleodotto Kirkuk-Ceyhan, quello Ceyhan-Kırıkkale e le pipeline Batman-Dörtyol e Şelmo-Batman. BOTAŞ; controlla infine anche la rete nazionale del gas della Turchia (4.500 chilometri totali) e il terminale di importazione di gas naturale liquefatto (GNL) di Marmara Ereğlisi. A livello internazionale BOTAŞ partecipa al gasdotto Baku-Tbilisi-Ceyhan, alla sezione del gasdotto arabo tra la Siria e la Turchia e al gasdotto Turchia-Grecia.

CONTINUA A LEGGERE

07.07.2023

Tradizionale appuntamento con le energie rinnovabili: il settore pubblico diventa più verde. Focus sull’energia atomica.

Sono 549 i milioni di dollari stanziati dalla Banca Mondiale a favore della Turchia per promuovere l’adozione di energie pulite nel settore pubblico del Paese con l’obiettivo di rafforzare le misure di efficienza energetica, mitigare l'impatto dell'aumento dei prezzi di bollette del gas e di elettricità delle Municipalità accelerando la diffusione delle fonti di energia rinnovabili. Così si è recentemente espresso Humberto Lopez, Rappresentante della BM in Turchia aggiungendo che il nuovo piano contribuirà a sostenere, ad esempio, il settore edile della Turchia, uno dei processi industriali che consuma più energia fossile nel Paese con un impatto diretto sulla salute dei cittadini.

La Turchia possiede abbondanti risorse energetiche rinnovabili, come l'energia solare, eolica e geotermica ma, nonostante l'energia rinnovabile rappresenti già circa la metà della sua potenza installata totale e il 45% della produzione di energia (mentre carbone e gas rappresentano rispettivamente il 33% ed il 22%), sono necessari ulteriori sforzi per ridurre le emissioni di carbonio per avvicinare la Turchia agli obiettivi climatici.

Nel contesto generale delle energie verdi, la Turchia possiede una potenza idroelettrica di 31.600 MW (prima fonte rinnovabile); l’idroelettrico è seguito dall’eolico con 11.969 MW di potenza installata mentre la potenza assicurata e installata dal solare è di 9.820 MW. Entro il 2035 si stima che la quota di energia elettrica prodotta dalle energie pulite passerebbe dall’attuale 45% al 64,7% grazie alla generazione di elettricità crescente da fonte eolico (oggi la Turchia occupa il 6° posto in Europa per potenza installata) e fotovoltaico; da quest’ultima fonte il c.d. “wind energy target” della Turchia e di ben ulteriori 18,1 di GW da aggiungere nei prossimi sette anni.

Infine, nella tabella di marcia del recente piano energetico nazionale la Turchia nell’ambito dell’obiettivo della neutralità in termini di emissioni di CO2 entro il 2053, prevede l’utilizzo strategico dell’idrogeno e del nucleare (7,2 GW di potenza installata entro 12 anni). Su quest’ultimo aspetto, la Turchia ha avviato recentemente serrati contatti con la Cina per quanto attiene la costruzione di una terza e quarta centrale nucleare dopo la prima di Akkuyu per opera della russa Rosato (il primo reattore di quattro nella provincia meridionale della città di Mersin dovrebbe entrare in funzione il prossimo anno) e la seconda pianificata nella provincia settentrionale di Sinop (contatti sono stati avviati con la Federazione Russa e la Corea del Sud).

L’obiettivo della Turchia è quello di generare circa l'11% di elettricità (pari a 20 GW) attraverso l'energia nucleare entro il 2035 e il 29% entro il 2053. L'impianto di Akkuyu, una volta completato, entro il 2026, raggiungerà una capacità installata totale di 4.800 MW e 35 miliardi di chilowattora (kWh) di elettricità all'anno per soddisfare circa il 10% del fabbisogno elettrico nazionale. Secondo i dati di Ankara, se la centrale di Akkuyu entrasse in funzione oggi, da sola potrebbe fornire abbastanza elettricità per una città di circa 15 milioni di persone, come la città di Istanbul.

CONTINUA A LEGGERE

07.07.2023

Mehmet Şimşek è il nuovo Ministro del Tesoro e delle Finanze del Gabinetto di Erdogan: è subentrato a Nureddin Nebati lo scorso 4 giugno durante la cerimonia della presentazione del nuovo Esecutivo di Ankara.

“Il nostro principio guida per la creazione di una nuova Turchia è prosperità, resilienza, trasparenza, coerenza. Responsabilità e prevedibilità economica” - ha affermato il Ministro del Tesoro e delle Finanze appena eletto lo scorso 3 giugno in un Twitter; Şimşek ha poi aggiunto che la priorità del suo Dicastero è rafforzare la sua squadra per un progetto credibile e coerente che possa portare alla stabilità economica. Pur sottolineando che non ci sono scorciatoie o soluzione rapide, Şimşek è convinto di poter centrare nel medio periodo l’obiettivo di ridurre l’inflazione ad una cifra (oggi quella CPI è appena scesa sotto il 39%), un risultato che contribuirà a ridurre il deficit di parte corrente della bilancia dei pagamenti e rilanciare una economia, come quella turca da 900 miliardi di dollari, favorendo il ritorno degli investitori stranieri.

Già prima della nomina di Şimşek, rispettato dai mercati finanziari internazionali per il suo approccio alla politica monetaria e fiscale più ortodossa, l’indice di riferimento della Borsa di Istanbul, il BIST 100, si posizionava in rialzo dell’11,6% anche se contestualmente la lira turca veniva scambiata al minimo storico di quasi 21 contro il dollaro.

Şimşek era già stato alla guida del Dicastero delle Finanze dal 2009 al 2015 e fino al 2018 Vice Primo Ministro, quando l’economia turca viaggiava a ritmi frenetici: quando Şimşek lasciò l’incarico di Ministro del Tesoro a favore del genero di Erdoğan Berat Albayrak la lira veniva scambiata a meno di 5 contro il dollaro (mentre scriviamo è il cambio USD/TL è a 27,8) ed il tasso di interesse sia aggirava intorno al 24% rispetto all’attuale 8,5%.

Nel primo semestre del 2023, la BCRT ha bruciato 26 miliardi di dollari di riserve valutarie nel tentativo di sostenere la lira e per finanziare il cronico deficit delle partite correnti: la c.d. “liralizzazione”, o conversione forzata delle valute forti in lire, sarà indiscutibilmente uno dei primi dossier con cui il nuovo Ministro dovrà subito confrontarsi; i prossimi mesi ci diranno se Şimşek si allontanerà gradualmente dal c.d. “New Economy Model” che ha caratterizzato la politica economica e monetaria negli ultimi due anni del Paese.

Ma chi è Mehmet Şimşek? 56 anni, è senza dubbio il nome più di peso dell'intero nuovo Esecutivo. In questi decenni si è costruito una solida reputazione nella finanza nazionale e internazionale come politico onesto e razionale. Dopo prestigiosi incarichi internazionali nel settore bancario in qualità di analista ed economista, ha ricoperto il ruolo di Ministro delle Finanze dal 2009 al 2015 e di Vice Primo Ministro responsabile per l'economia tra il 2015 e il 2018, entrambe le volte nei Governi Erdogan. Noto per il suo approccio pragmatico, ha sostenuto riforme economiche per promuovere la crescita, attrarre investimenti stranieri e garantire la disciplina fiscale. La sua designazione al timone dell'economia era attesa e per alcuni aspetti caldamente auspicata soprattutto da parte del mondo economico e finanziario turco preoccupato dal quadro macroeconomico generale in cui versa la Turchia, a partire da un'inflazione particolarmente elevata che erode il potere di acquisto dei segmenti più fragili della popolazione. Gli analisti si aspettano inoltre che la nomina di Şimşek, sostenitore del libero mercato e dell'indipendenza della BCRT, abbia un impatto positivo sugli investitori e sui mercati internazionali.

Dopo la nomina Şimşek sono stati individuati i nuovi quattro Viceministri del Ministero del Tesoro e delle Finanze; Abdullah Erdem porta con sé una vasta esperienza, essendo stato in precedenza Membro del Parlamento dal 2002 al 2007 e Viceministro delle finanze dal 2012 al 2015. Il secondo Viceministro sarà İsmail Ilhan Hatipoğlu, veterano del Dicastero delle Finanze avendo ricoperto il ruolo di Vicedirettore Generale delle Entrate dal 1989 al 2019. Osman Çelik, terzo Vice di Şimşek, ex banchiere, ha ricoperto molte cariche in primari Istituti di Credito sia statali che privati ed è stato Sottosegretario al Tesoro. Infine Zekeriya Kaya, ha ricoperto posizioni di vertice presso le Agenzie delle Entrate con una lunga esperienza nel Consiglio di Sorveglianza della Banca Centrale.

CONTINUA A LEGGERE

07.07.2023

In aumento il numero dei dinieghi alle domande di visto Schengen presentate dai cittadini turchi nel 2022 (fonte “SchengenVisaInfo”). Focus sul golden visa.

Il tasso dei dinieghi alle domande di visto Schengen avanzate dalla Turchia è aumentato nel 2022: nel 2019 su circa 906 mila domande il 10% delle richieste era stato rifiutato; il tasso è aumentato nel 2022 del 15% su 778 mila domande presentate. Il confronto è stato effettuato con i dati del 2019 a causa delle restrizioni di viaggio nel 2020 e nel 2021, quando la pandemia segnava il suo apice di contagio.

Nel dettaglio, nel 2022, su 1.517 domande presentate da cittadini turchi alla Rappresentanza Consolare estone ad Ankara, l’Estonia ne ha respinte addirittura il 52,1% (il tasso si era attestato al 16,95% nel 2019). Dopo l’Estonia è la Finlandia a far registrare il secondo più alto tasso di dinieghi; lo scorso anno, infatti, su poco più di quattro mila domande presentate all’Ambasciata finlandese ad Ankara, 1.558 sono state respinte (tasso al 40,6% contro il 23,20% del 2019). Seguono, in questa classifica pubblicata da SchengenVisaInfo, il Consolato Generale del Belgio a Istanbul (2.566 dinieghi su 7.211 domande e tasso di rifiuto del 37,7%), la Svezia (13.553 le domande presentate alla missione diplomatica svedese di cui il 22,7% è stato respinto), la Danimarca (su 5.407 domande 1.822 sono state respinte e tasso dei dinieghi che passa dal 13% del 2019 al 34% del 2022) e Norvegia (tasso di rifiuto del 31,9%).

Tra i Paesi del blocco UE, Germania, Grecia, Francia e Italia sono i Paesi che hanno registrato il maggior numero di domande presentate dalla Turchia (591 mila su un totale di 778 mila). Nel 2022, la maggior parte di dinieghi tra questi 4 Paesi vede la Germania al primo posto con un tasso di rifiuto del 21%; segue la Francia (13,4%), la Grecia (9,7%) e l'Italia al 7%. Nel dettaglio, le domande presentate alle rappresentanze diplomatiche tedesche ad Ankara, Istanbul e Izmir sono state 224 mila e quasi 50 mila domande sono state respinte (più doppio rispetto al 2019). Su 164.829 domande alle missioni consolari greche di Ankara, Edirne, Istanbul e Izmir, 15.913 sono state diniegate con un tasso di rifiuto che passa dal 4,2% del 2019 a quasi il 10% dell’anno passato. Nel 2022, infine, alle Rappresentanze Consolari Italiane in Turchia sono state presentate 87.648 domande per ottenere un visto Schengen e 6.259 richieste, pari al 7%, sono state respinte (il tasso di rifiuto, tra i più bassi dell’area Ue secondo il sondaggio, passa dal 6% del 2019 al 7% del 2022.

I Paesi del blocco UE sono rimasti per lo più in silenzio sulle cause di rifiuti e ritardi, mentre l'Ambasciata tedesca ad Ankara in una dichiarazione sul suo account Twitter del 6 giugno scorso ha espresso "soddisfazione" per il rilascio di circa 100 mila visti Schengen tra gennaio e maggio 2023 con un aumento del 50% rispetto a stesso periodo nel 2022, il tasso più alto registrato da tutti i Consolati tedeschi nel mondo.

Nel commentare i dati di SchengenVisaInfo, Firuz Bağlıkaya, Presidente dell'Associazione delle agenzie di viaggio turche (TÜRSAB), ha recentemente affermato che l’alto numero di dinieghi registrato nel 2022 ed i ritardi nel rilascio di visti Schengen alla Turchia rientrerebbero in un "blocco sistemico" che richiede una soluzione rapida; da affrontare, secondo Bağlıkaya, anche il rilascio di visti con ingressi multipli soprattutto per accademici e uomini d'affari. TÜRSAB avrebbe condiviso le sue preoccupazioni sul rilascio dei visti Schengen alla Turchia con i Consolati Generali di Francia, Italia, Grecia, Paesi Bassi e Spagna, nonché con il Regno Unito e gli Stati Uniti.

Nel frattempo, un recente studio della Henley & Partners, ha mostrato che le richieste degli investitori turchi per ottenere la residenza all’estero sono cresciute del 200% nel primo trimestre del 2023 rispetto all’analogo periodo dell'anno precedente. In crescita anche le richieste da parte di imprenditori turchi per ottenere la cittadinanza straniera. Lo studio mette in risalto che 19 Paesi in ambito G-20 dispongono di meccanismi per attrarre investimenti interni “in cambio” del diritto di soggiorno e il 60% degli Stati membri dell'Unione europea ospita programmi di migrazione per gli investitori stranieri (golden visa). Secondo Henley & Partners gli uomini d’affari turchi si sarebbero recentemente interessati anche al Portogallo e all’Italia oltre ad altre nazioni come la Giordania, UAE, Malta (che prevede la concessione della cittadinanza a persone straniere e alle loro famiglie che contribuiscono allo sviluppo economico del Paese), Egitto e Grecia e alle mete che offrono programmi “molto agevoli” come i Paesi Caribici (che non prevedono alcun requisito di residenza soprattutto per chi investe nel settore immobiliare) e quelli del Medio Oriente. In Europa i programmi sono molti ed offrono la possibilità di vivere, lavorare e studiare nel Paese e di richiedere la cittadinanza di uno Stato membro dell'UE dopo un periodo compreso tra 2 e 10 anni di residenza legale a seconda del programma, dell'origine dei candidati e di altri fattori. In Grecia, ad esempio, aggiunge Henley & Partners, non si ha l'obbligo di risiedere nel Paese mentre il Portogallo richiede solo sette giorni all'anno di permanenza (per investitori stranieri). Anche la Turchia ha un programma “Türkiye CBI” a cui sarebbero interessati in primis i cittadini di Stati Uniti, Pakistan e India. La Turchia offre diverse scelte di investimento, oltre alla ghiotta opzione immobiliare (minimo 400 mila dollari di investimento). Secondo il recente “Global Residential Cities Index 2022” del “British Knight Frank”, il mercato immobiliare turco è cresciuto in modo significativo negli ultimi anni (approfondimenti in merito nei precedenti numeri di Cronache Economiche), con Istanbul che nel 2022 si è collocato nelle prime posizioni al mondo per l’aumento vertiginoso (+212,1%) dei prezzi degli immobili. La Turchia attira infine un numero crescente di pensionati stranieri grazie alle sue eccellenti condizioni climatiche e al sistema sanitario.

CONTINUA A LEGGERE

07.07.2023

Intervista al Vicepresidente della Repubblica Yılmaz: “uscita cauta e graduale dalla cosiddetta dedollarizzazione”.

La scorsa settimana il neo elettro alla Vicepresidenza della Repubblica, Cevdet Yılmaz, Ministro dello Sviluppo dal 2011 al 2016, si è soffermato sui temi economici del Paese in un'intervista televisiva rilasciata all'emittente privata CNN Türk osservando che la Turchia non potrà abbondare in modo repentino lo schema, dall’acronimo KKM, sostenuto dal Governo dal 2021 per salvaguardare i depositi in lire turche dal deprezzamento del cambio: “un’uscita dal KKM sarà graduale e spalmata fino all’inizio del 2024 per sostenere il tasso di cambio e per contrastare una nuova domanda di dollari”, ha aggiunto Yılmaz.

Ma quanto è costata alla casse dello Stato la garanzia per compensare le perdite dovute al calo della lira rispetto alle valute forti? E a quanto è ammontato il volume dei depositi nell’ambito del regime “KKM account”? Secondo i dati pubblicati dell'Agenzia di regolamentazione e vigilanza bancaria (BDDK), il volume dei depositi avrebbe superato i 2,6 trilioni di lire turche - oltre 110 miliardi di dollari e pari a 1/4 di tutti i depositi - mentre il pagamento della differenza di cambio per i conti di deposito in TRY protetti da FX si stima possa essere costato allo Stato circa 200 miliardi di lire turche pari a 8,7 miliardi di dollari all’anno.
Yılmaz ha inoltre dichiarato di aspettarsi un miglioramento del deficit delle partite correnti (CAD) dalla seconda metà dell'anno, aggiungendo: “abbiamo una prospettiva positiva in termini di disavanzo di parte corrente della bilancia dei pagamenti e ci aspettiamo un graduale calo già a cominciare dal mese corrente”; nel frattempo i numeri del deficit di parte corrente sono da record: il CAD a 12 mesi si è ampliato attestandosi a 57,8 miliardi di dollari (+ 5,4 miliardi nel solo mese di aprile scorso) facendo registrare il più ampio disavanzo dal 2012; un tale disavanzo è dovuto principalmente all’espansione del deficit della bilancia commerciale (120 miliardi di dollari), da costi energetici crescenti dalla fine del 2021 e da un incremento delle importazioni di oro nel 2022.

Yılmaz ha affermato che questa tendenza continuerà ancora per alcuni mesi: “nonostante i flussi della voce servizi, nell’ambito della quale i viaggi per turismo nei prossimi mesi estivi faranno registrare un surplus, il saldo resterà negativo”. In autunno, la ripresa dell’export ed il declino delle importazioni per l’attenuarsi dei prezzi dell’energia (ma anche una lira turca ancora “economica”) potrebbero portare il saldo delle partite correnti in pareggio o addirittura registrare un surplus a fine anno. Si prevede, infine, che una Banca Centrale rinnovata possa rassicurare i mercati (come del resto si è verificato lo scorso 22 giugno con una drastica “inversione a U” del tasso di riferimento salito di 6,5 punti percentuali), e contribuire al calo del premio di rischio della Turchia (con un rinnovo del debito estero a costi inferiori) e possa rilanciare gli investimenti esteri di portafoglio passati dal picco dei 134 miliardi di dollari nel 2012 ai soli 24 miliardi di inizio giugno 2023.

CONTINUA A LEGGERE

07.07.2023

Dopo Londra e Parigi il terzo appuntamento di “Türkiye Century Investment Reception" organizzato dall’ufficio Investimenti della Presidenza della Repubblica di Turchia è stato ospitato a Milano.

Si è tenuto a Milano lo scorso 20 giugno, dopo le tappe a Londra e Parigi, l’ultima è in programma a Vienna, la terza edizione del ciclo di incontri “Türkiye Century Investment Reception", organizzato dall’Ufficio Investimenti della Presidenza della Repubblica di Turchia. Riuniti il mondo imprenditoriale turco e italiano alla presenza dell'Ambasciatore della Repubblica di Türkiye a Roma Omer Gücük, del Viceministro per le Imprese e il “Made in Italy” Valentino Valentini e dal Presidente dell'Ufficio Investimenti turco Burak Dağlıoğlu.

L’incontro si è imperniato sulle opportunità di investimento in Turchia a margine del quale si sono successivamente tenuti incontri B2B tra la comunità imprenditoriale italiana e turca in diversi settori industriali. L'Ambasciatore Ömer Gücük, nel suo discorso di apertura, ha sottolineato gli ottimi rapporti tra i due Paesi: “Le relazioni tra la Turchia e l'Italia risalgono a molto tempo fa e grazie a proficui rapporti soprattutto nel settore commerciale, possiamo vantare una profonda sinergica collaborazione economica che è cresciuta nel corso degli ultimi anni”; l’Ambasciatore Gücük ha poi aggiunto che nel 2022 l’interscambio commerciale ha raggiunto un nuovo picco e si è attestato a 26 miliardi di dollari di merci e servizi scambiati: “un risultato importante che ha consentito di far crescere le opportunità di investimenti tra le aziende dei due Paesi e commemorare anche in Italia il 100° anniversario della nostra Repubblica", ha poi concluso il diplomatico turco.

Da parte sua, il Viceministro per le Imprese e il “Made in Italy” Valentino Valentini ha posto l’accento sulla cooperazione strategica tra i due Paesi (energia verde e digitalizzazione, ad esempio) sottolineandone il forte potenziale: “'Italia e Turchia sono due Stati con legami profondi e storici tra i loro popoli e governi: il nostro Paese è tra i più importanti investitori della Turchia e occupa la settima e la quinta posizione rispettivamente tra i principali Paesi fornitori e clienti della Turchia, con una presenza rilevante di aziende nazionali in tutto il territorio turco; il Viceministro ha poi osservato: “il vasto potenziale tra i due Paesi può ampliare ulteriormente le relazioni economiche con la possibilità di incrementare anche gli investimenti turchi in Italia, oggi sottodimensionati rispetto agli investimenti italiani in Turchia.

Burak Dağlıoğlu ha voluto evidenziare la forte collaborazione tra l’Ambasciata turca e l’ICE-Agenzia e l’importante contributo delle oltre 1.500 aziende italiane che operano in Turchia che hanno investito più di 5 miliardi di dollari negli ultimi due decenni. Armando Guastella, Associate Partner di Bain & Company, ha invece posto l’accento sulla sostenibilità come leva strategica per creare valore e scoprire nuovi prodotti e modelli di business mentre il Vicepresidente degli Affari Istituzionali di Pirelli, Aimone di Savoia Aosta, ha evidenziato la “success story” di Pirelli in Turchia.

CONTINUA A LEGGERE

07.07.2023

Inflazione su base annua al 38,21% a giugno 2023 secondo le rilevazioni dell’Istat turco, “TurkStat”, rese note lo scorso 5 luglio.

L'inflazione al consumo (CPI) della Turchia, secondo i dati aggiornati resi noti dall’Istat turco (TUIK) lo scorso 5 luglio, nel mese di giugno 2023 si è attestata al 38,21%. Il tasso sarebbe dunque in calo rispetto all’aumento di maggio del 39,59% ma in realtà questa diminuzione è dovuta in parte al c.d. “effetto base” che deriva dal calcolo basato sul computo statistico dei 12 mesi precedenti: il tasso di inflazione mese-su-mese da maggio a giugno 2023 è infatti aumentata del 3,92% (peraltro l’aumento più altro da gennaio 2023). Tuttavia, la lettura del dato di giugno indica il livello più basso dal dicembre 2021 quando l’inflazione si era attestata al 36,08%, prima di raggiungere lo storico massimo dell’85% nell’ottobre 2022.

Nello stesso mese di giugno scorso, l’indice dei prezzi alla produzione (D-PPI) si attesta su base annua al 40,42% (dopo aver raggiunto il picco massimo nell’ottobre 2022, quando si attestò al 157,69%) e al 6.50% mese su mese.

Passando all’andamento dei prezzi dei principali sottogruppi che compongono l’economia del Paese, gli aumenti più significativi su base annua dei prezzi al consumo (CPI) sono stati rilevati alle voci: “servizi ricettivi e di ristorazione” (+67,22%), “sanità” (+65,69%), “alimenti e bevande non alcoliche” (+53,92%) e in quello dell’“istruzione” (+50,71%); quello più basso è stato invece fatto registrare dal settore “immobiliare” (+14.76%) e dei trasporti (+20.75%). Il calo del tasso di inflazione è in parte il risultato della scelta dalla BCRT di aumentare il tasso ufficiale di riferimento - aumentato lo scorso 22 giugno di 6.50 punti base portandolo al 15% - con una nuova strategia di politica monetaria che rappresenterebbe il "primo passo" per frenare l'inflazione.

Gli analisti indipendenti affermano tuttavia che l'effetto del deprezzamento della lira turca combinato ad un aumento del salario minimo stimato a partire da questo mese di luglio del 34%, spingeranno in autunno l'inflazione verso l'alto anche se una riduzione dell’offerta di moneta nel sistema economico del Paese potrebbe mitigare l'aumento dei prezzi al consumo. Goldman Sachs in una recente nota ha affermato che, "sebbene la politica sia diventata più restrittiva dopo le recenti elezioni, è probabile che un'ulteriore debolezza della lira turca peserà sull’inflazione core in futuro - ovvero quella che non tiene conto dei prodotti volatili come quelli alimentari ed energetici - potrebbe ancora salire (secondo Goldman Sachs è passata infatti su base annua al 47,3% a giugno dal 46,6% del mese di maggio scorso).

CONTINUA A LEGGERE

07.07.2023

Le relazioni commerciali tra Italia e Turchia nel nuovo aggiornamento dell’ICE-Agenzia di Istanbul che fotografa l’interscambio ad aprile 2023.

Secondo i dati diffusi dall’Agenzia ICE di Istanbul, nei primi quattro mesi del 2023 - rispetto all’analogo periodo del 2022 - il commercio estero con la Turchia segna un aumento del 4,3%, che colloca l’Italia al 6° posto tra i maggiori partner commerciali con 8,9 miliardi di dollari di interscambio ed una quota del 3,8% sul totale importato dalla Turchia.

L’Italia in ambito UE si piazza al secondo posto preceduta dalla Germania (15,9 miliardi di merci e servizi venduti) e prima di Francia (7,2 miliardi) e Spagna (6,1 miliardi), confermandosi come primo partner commerciale della Turchia nell’area del Mediterraneo. Nei mesi gennaio-aprile 2023, le esportazioni italiane sono state 4,7 miliardi di dollari con un incremento dell’export in valore del 17,3% rispetto al 2022, che collocano, come detto, il nostro Paese al 6° posto tra i principali fornitori della Turchia preceduti da Russia, Germania, Cina Svizzera e Stati Uniti. L’Italia balza invece al terzo posto, subentrando al posto della Federazione Russa, tra i principali clienti dopo Germania e Stati Uniti con 4,1 miliardi di dollari di beni acquistati ma un calo del 7,4% di acquisti rispetto all’analogo quadrimestre del 2022. La bilancia commerciale in equilibrio nei quadrimestri passati vede oggi un saldo positivo per l’Italia superiore al mezzo miliardi di dollari.

La dinamica dell’export italiano nei mesi in osservazione non vede più ai primi posti le vendite di combustibili e oli minerali che sono invece diminuite dell’11,8% dopo mesi di crescita. Le vendite nei primi quattro mesi dell’anno sono invece state trainate dalla voce merceologica “metalli e pietre preziose” (+85%) e, in misura meno marcata, dalle nostre esportazioni di autoveicoli e trattori (+72,9%). Continua il calo invece dell’export di ferro e acciaio (-31,3%). In termini assoluti, le principali voci del nostro export nel mese in osservazione restano quelle tradizionali dei “macchinari e apparecchiature meccaniche” che si sono attestati su un valore superiore al miliardo di dollari con una crescita del 20,1% sui mesi gennaio-aprile 2022.

Nel confronto con i principali partner commerciali europei, nel quadrimestre gennaio-aprile 2023 si assottiglia la crescita delle esportazioni dell’Italia rispetto agli incrementi registrati dalla Germania mentre perde quote nei confronti della Francia che fa registrare un +23,8% di export. L’Italia continua a guadagnare quote nei confronti del Regno Unito.

La dinamica dell’export turco fa invece registrare nel quadrimestre in osservazione un calo generale (-7,4%): gli acquisti italiani di attrezzature elettriche ed elettroniche scendono del 51,3% mentre si registra un aumento di acquisti dalla Turchia di combustibile (+98,6%) mentre la prima voce dell’import italiano resta quella degli “autoveicoli, trattori e parti di ricambio” con quasi un miliardo di dollari.

Tra gli incrementi maggiori delle esportazioni complessive della Turchia, nei primi quattro mesi del 2023 si segnala l’aumento fatto registrare verso la Federazione Russa (+146,6%) mentre la dinamica dell’import turco continua a registrare tra i più cospicui aumenti, un +746,9% dalla Svizzera (lingotti) nonché un incremento dell’import dagli Emirati Arabi (+92,9%).

CONTINUA A LEGGERE

07.07.2023

Segnale rassicurante per i mercati internazionali nella politica monetaria della Turchia con la nomina di Erkan, 26° Governatore della BCRT. Il 22 giugno Erkan porta il tasso ufficiale al 15%, il primo aumento dal marzo 2021.

Il Presidente Recep Tayyip Erdoğan ha nominato lo scorso 12 giugno Hafize Gaye Erkan alla guida della Banca Centrale. Nel curriculum di Hafize Gaye Erkan figurano nove anni presso Goldman Sachs, di cui l’ultimo come AD, e undici nella First Republic Bank statunitense fino al 2022, ricoprendo le cariche di Membro del Consiglio, Chief Investment Officer fino a giungere alla carica di Presidente.

Erkan è stata Membro del Consiglio di Amministrazione della Marsh McLennan, ex CEO di Greystone e Direttore della New York City no profit. Prima donna sotto i 40 anni in una delle 100 maggiori banche d'America, Erkan è stata inclusa nelle "Notable Women of Banking & Finance". È anche la prima donna a guidare la Banca Centrale del Paese. Economista di formazione anglosassone, nella sua nomina gli analisti vedono, insieme al nuovo Ministro delle Finanze e del Tesoro Şimşek, un segnale rassicurante per i mercati e gli investitori internazionali per una revisione della politica monetaria. Erkan e Şimşek sono infatti chiamati a porre le basi per una politica monetaria più convenzionale per riconquistare la fiducia dei mercati internazionali.

Erkan, 41 anni, laurea alla Boğaziçi di Istanbul, Master alla Harvard Business School e alla Stanford University e Dottorato a Princeton, è il quinto Governatore della BCRT in quattro anni; sostituisce Şahap Kavcıoğlu (nominato Presidente della BDDK, l’Autorità di Vigilanza Bancaria) che aveva portato lo scorso mese di maggio il tasso di interesse all'8,5% dal 19% del 2021. Dopo l’ultima riunione del Comitato di Politica Monetaria della BCRT del 22 giugno scorso Erkan, alla sua prima seduta da Governatore della Banca Centrale della Turchia, non ha deluso le aspettative ed ha alzato il tasso ufficiale di interesse dall’8,5 al 15%. L’ultimo aumento dei tessi da parte della BCRT, dal 17 al 19%, era stato attuato dall’allora Governatore Naci Agbal quando il tasso di inflazione della Turchia si era attestato al 16,2% e il tasso di cambio USD/TRY era di 7,2 lire turche. Un aumento del costo del denaro che secondo molti analisti indipendenti è risultato “controllato” rispetto alle aspettative di chi stimava un innalzamento dai 14 ai 40 punti percentuali.

Nel comunicato del 22 giugno scorso, si legge che il “Monetary Policy Commitee” (CMP) ha deciso di avviare un nuovo processo di inasprimento monetario al fine di ancorare le aspettative di inflazione e controllare l’andamento dei prezzi al consumo. Sebbene i dati più recenti delineino un tasso di inflazione in calo nelle principali economie dei Paesi avanzati, ha poi aggiunto Erkan, i persistenti rischi geopolitici tengono alti i tassi di interesse di molte Banche Centrali; in Turchia invece si nota un rallentamento dell’inflazione grazie, in particolare, all’andamento della domanda interna. Nello specifico, continua la nota del Governatore Erkan, la BCRT ricorrerà a nuovi inasprimenti monetari, se necessari, per favorire il calo dell’inflazione; inoltre, conclude il comunicato della CBRT, il CMP continuerà a sostenere gli investimenti strategici del Paese al fine di migliorare il saldo di parte corrente della bilancia dei pagamenti anche modificando in modo graduale l’attuale quadro micro e macro economico prudenziale del Paese. Non si è fatta attendere la pressione sulla lira turca: il giorno successivo all’amento di 6,5 punti percentuali del tasso di sconto da parte della BCRT, il 23 giugno scorso, la valuta nazionale ha toccato il suo valore più basso debole mai registrato ed è stata scambiata a 26,99 contro il dollaro rispetto alle 23,81 del giorno prima.

L’aumento del tasso di riferimento dello scorso 22 giugno, il primo degli ultimi 27 mesi, indica che il nuovo Esecutivo economico della Turchia è seriamente intenzionato a frenare gli interventi sul mercato valutario, per anni è stato praticato dagli istituti di credito statali per difendere la lira per conto della BCRT. “Un regime di cambi liberi garantirà un significativo afflusso di capitali in Turchia” aveva twittato Şimşek poco dopo la sua nomina a Ministro delle Finanze e del Tesoro.

Per quanto attiene le riserve ufficiali della BCRT, a maggio 2023 (ultimo dato disponibile) hanno fatto registrare una erosione record del 15,5% sul precedente mese attestandosi a 97,1 miliardi di dollari, Rispetto a febbraio scorso si registrano ben 25.3 miliardi di dollari in meno. Nel mese in considerazione, sempre secondo i dati resi disponibili dalla BCRT, anche le riserve valutarie sono diminuite del 20,7% (48,3 miliardi di dollari rispetto ai 62,6 miliardi del mese di febbraio) mentre quelle auree si attestano a 41,3 miliardi (+10,2%). Le riserve estere nette della BCRT banca centrale sono scese sotto lo zero a maggio scorso.

CONTINUA A LEGGERE

07.07.2023

Secondo i dati resi pubblici lo scorso 12 giugno da “TurkStat” la disoccupazione in Turchia si attesta al 10,2% nel mese di aprile 2023.

Le rilevazioni della disoccupazione in Turchia recentemente rese note dall’Istat turco TÜİK, continuano a non rilevare nel mese in osservazione i dati relativi alle zone terremotate della Turchia.
Nel mese di aprile 2023 il tasso di disoccupazione in Turchia è stato del 10,2%, in leggero aumento rispetto a quello del mese precedente.

Il numero di disoccupati si è attestato a 3.585.000 con una ripartizione di genere dell’8,1% per gli uomini e del 14,3% per le donne. La disoccupazione giovanile nella fascia di età 15-24 è scesa invece al 19,1% rispetto al 20,1% della precedente rilevazione (15,7% per gli uomini e 25,4% per le donne) mostrando tuttavia un tasso che continua ad essere il più alto della media OCSE.

Nel mese in considerazione è aumentata lievemente l’occupazione (31,6 milioni) con un tasso del 48,4% e si osserva una ripartizione di genere del 65,9% per gli uomini e del 31,2% per le donne.
Infine, l'orario di lavoro settimanale effettivo medio è stato di 44,4 ore, in linea rispetto ai mesi precedenti.

CONTINUA A LEGGERE

07.07.2023

Aggiornamento sui flussi in entrata degli IDE a cura dell’Associazione non governativa degli investitori internazionali in Turchia (YASED).

I dati i più aggiornati sui flussi di IDE in Turchia, pubblicati lo scorso 12 giugno dall’Associazione non governativa degli Investitori Internazionali nel Paese (YASED), indicano che ad aprile 2023 gli investimenti esteri in entrata in “equity capital” sono stati pari a 933 milioni di dollari (76% del totale) , seguiti dai ricavi provenienti dalle vendite delle proprietà immobiliari in calo rispetto ai mese precedenti (232 milioni) e dagli strumenti di debito (ossia crediti e depositi commerciali, sottoscrizioni di titoli obbligazionari e prestiti) che hanno totalizzato nel mese in osservazione 87 milioni di dollari, quasi la metà rispetto al mese di febbraio scorso.
I disinvestimenti si attestano invece a 29 milioni di dollari.

Nello specifico, nel mese di aprile 2023, lo stock di investimenti in entrata si è attestato in totale a 1.223 milioni di dollari. I saldi negativi degli IDE nel mese di aprile 2023 hanno rappresentato il 23% del deficit di parte corrente della bilancia dei pagamenti.

Il settore dei servizi, in particolare le sotto voci riferite alle attività si società finanziare e assicurative, ha fornito il più grande un contributo agli IDE in “equity capital” che hanno rappresentato il 20% del totale IDE seguito da quello dell’ITC (19%). Del 18% è stato invece l’apporto da parte dell’industria mineraria ed estrattiva.

Nel mese di aprile 2023, sono ancora una volta i Paesi dell’Unione Europea i più significativi investitori in Turchia, detenendo una quota che è pero scesa al 43% degli IDE totali nel Paese; sostenuta invece la crescita dei Paesi CIS (+28%). Il blocco UE è seguito a distanza dai Paesi del Medio Oriente, che hanno scavalcato gli altri Paesi dell’Est asiatico e delle Americhe. A livello di singoli Paesi, nel rank riferito al mese in osservazione, la Federazione Russa balza al primo posto (entrando nella top 10, scavalcando i Paesi Bassi che sono seguiti dal Belgio e Qatar.

Nel 2022, i flussi di IDE in entrata in Turchia si erano attestati a 13 miliardi di dollari con la Spagna al primo posto con 1,6 miliardi di dollari che ha preceduto Paesi Bassi (863 milioni) e Svizzera (737 milioni). Questi dati non tengono conto delle triangolazioni (intermediari bancari svizzeri, olandesi e lussemburghesi) e dei beni prodotti da aziende nazionali presso sbalimenti produttivi di Paesi terzi da cui la Turchia importa merci e servizi.

CONTINUA A LEGGERE

07.07.2023

Sono state rese note lo scorso 15 giugno le statistiche del mercato immobiliare in Turchia del mese di maggio 2023 (fonte TÜİK).

Lo scorso 15 giugno sono stati resi pubblici da parte della TÜİK i dati riferiti al mese di maggio 2023 delle compravendite di immobili ad uso abitativo. Il settore ha fatto nuovamente registrare un calo (-7,7% sull’analogo mese del 2022) ma inferiore risetto al dato di marzo 2023 quando le vendite subirono un crollo del 21,4% rispetto a marzo 2022. Nel mese in osservazione sono state vendute 113 mila unità abitative.

Istanbul si colloca ancora una volta al primo posto con 18 mila unità vendute (16,3% del totale) seguita dalla capitale Ankara con 11.196 unità abitative e Antalya 6.189.

Se prendiamo in considerazione i primi cinque mesi dell’anno, il calo delle vendite è stato del 16,3% sul 2022 con 482 mila immobili venduti.

In calo a maggio scorso rispetto allo stesso mese dell’anno precedente le abitazioni acquistate con mutui (-6,3%). La tipologia di compravendita con finanziamenti ha rappresentato nel mese in osservazione il 24,3% di tutti gli immobili venduti in Turchia. Nei primi cinque mesi dell’anno le abitazioni acquistate con l’accensione di un mutuo sono diminuite del 16,7% sul 2022 attestandosi a 108 mila unità. Dopo l’aumento del tasso di riferimento dall’8,5 al 15%, i tassi di interesse sui mutui immobiliari sono aumentati: dopo la seduta della BCRT il tasso di interesse sui prestiti per l’acquisto di una casa fino a 500 mila lire turche è passato all’199% dal 1,39% con punte massime che hanno raggiunto un tasso del 2,64%. Inoltre, i tassi praticati da alcune banche turche per prestiti personali sopra le 70 mila lire, superano il 5%.

Sia gli acquisti di immobili nuovi che quelli di seconda mano hanno fatto registrare un calo nei primi cinque mesi del 2023 rispettivamente dell’11,3% e del 18,3% rispetto all’analogo periodo del 2022.

Le vendite agli stranieri, cresciute del 15,2% nel 2022, hanno invece mostrato un crollo a maggio 2023 del 46,9% con i contratti di compravendita che si sono fermati a 3.176 ed hanno rappresentato il 2,8% di tutte le vendite del mese in osservazione (meno della metà rispetto alle compravendite da parte di residenti stranieri nel maggio dell’anno scorso). Antalya, Istanbul e Mersin le città più gettonate per l’acquisto di residenze abitative da parte di cittadini stranieri. Se si prendono in considerazione i primi cinque mesi del 2023 il decremento sul 2022 è stato del 37,8%.

I cittadini della Federazione russa si piazzano nuovamente al primo posto. I russi, la maggior parte dei quali ha ottenuto la cittadinanza turca grazie all’acquisto di immobili, sono seguiti a distanza dagli iraniani, ucraini, tedeschi e iracheni. Un segnale importante nel mercato immobiliare viene dall’Arabia Saudita: i recenti investimenti immobiliari sauditi in Turchia (+79,4%) hanno collocato il Paese all’11 posto tra i maggiori acquirenti di alloggi.

CONTINUA A LEGGERE

07.07.2023

Sono stati resi noti lo scorso 23 giugno le statistiche sul turismo riferite al mese di maggio 2023.

Sulla base dei dati provvisori resi noti dal Ministero della Cultura e del Turismo lo scorso 23 giugno, il numero di viaggiatori stranieri nel mese di maggio 2023 è stato pari a 4 milioni e mezzo (+16,2% sull’analogo periodo del 2022). I dati indicano ai primi tre posti le città di Antalya (33,6% sul totale), con oltre un milione e mezzo di presenze, seguita da Istanbul (33,4%) da Muğla, provincia dell’Egeo, (8,5%) e da Edirne, provincia nord-occidentale al confine con Bulgaria e Grecia. Se si prendono in considerazione i primi cinque mesi dell’anno, l’aumento di presenze rispetto a gennaio-maggio 2023 sale al 23,65% con poco più di 14 milioni di turisti stranieri che hanno visitato la Turchia e con Istanbul al primo posto con 6 milioni di arrivi. A livello geografico, i turisti della Federazione russa si collocano al primo posto (quasi due milioni le presenze russe nei primi cinque mesi del 2023 che hanno rappresentato il 13% del totale); seguono i tedeschi con un milione e mezzo di arrivi, i bulgari (un milione) e inglesi (982 mila).

Il settore, che si è rapidamente ripreso dopo la pandemia, ha dovuto recentemente confrontarsi con un alto tasso di inflazione con un aumento dei costi delle strutture ricettive, alloggi e ristoranti di media del 100% rendendo la Turchia più cara dei suoi rivali, tra cui Spagna ed Egitto. Oltre all’aumento generalizzato dei prezzi legati al turismo, la svalutazione del rublo ha allontanato molti turisti della Federazione Russa: il Vicepresidente dell'Associazione dei tour operator in Russia (ATOR), Taras Kobyshchanov, ha affermato che 5,2 milioni di turisti russi hanno visitato la Turchia nel 2022, un numero destinato a scendere questa stagione.

Nel frattempo i dati di preliminari di giugno segnalano che l’aeroporto di Antalya Ha assistito dall’inizio del mese ad un numero crescente di arrivi che potrebbero presto portare ad un totale di oltre 5 milioni di turisti stranieri, ad un ritmo di arrivi di circa 70/80 mila passeggeri al giorno. Secondo alcuni dati resi noti dal “Provincial Directorate of Culture and Tourism” di Antalya la città aspira ad accogliere un totale di 16 milioni di turisti entro la fine del 2023. Il Ministro della Cultura e del Turismo Mehmet Nuri Ersoy la scorsa settimana ha dichiarato: “Antalya sta attraversando una stagione da record ma” - ha aggiunto Ersoy – “è tutta la Turchia a rivedere le stime annuali al rialzo: si prevede infatti che gli arrivi stranieri raggiungeranno i 60 milioni nel 2023 con ricavi pari a 56 miliardi di dollari”

I visitatori stranieri sono aumentati dell'80,33% (44,6 milioni nel 2022), poco meno del picco di 45,1 milioni nel 2019 dopo che la pandemia aveva portato in Turchia solo 12,73 milioni nel 2020 poi saliti a 24,71 nel 2021. Il turismo contribuisce per circa il 10% al prodotto interno lordo e ha dato lavoro nel 2022 a circa 2 milioni di persone più del 5% dell'occupazione totale.

CONTINUA A LEGGERE

07.07.2023

Il commercio estero della Turchia nel rapporto di TÜİK e del Ministero del Commercio del 23 giugno 2023.

Secondo i dati diffusi da “TurkStat” in collaborazione con il Ministero del Commercio, nel mese di maggio 2023, su base annua, le esportazioni della Turchia sono state pari a 21,6 miliardi di dollari facendo registrare un incremento del 14.4% sull’analogo mese del 2022; l’import cresce invece del 15.5% attestandosi a 34,2 miliardi. Il deficit commerciale nel mese di maggio è stato pari a 12,5 miliardi di dollari (+17,6% su maggio 2022).
Le vendite turche nei primi cinque mesi del 2023 hanno invece superato i 102 miliardi di dollari (solo un +0,1%) mentre gli acquisti sono ammontati a 158,5 miliardi (+8,8% sui primi cinque mesi del 2022).

Se scorporiamo la voce fabbisogno energetico e oro, nel mese di maggio 2023, il deficit commerciale si è attestato a 5,9 miliardi di dollari con un rapporto percentuale di copertura delle esportazioni sulle importazioni del 77,4%. Nei primi cinque mesi del 2023, invece, si è registrato un disavanzo commerciale pari al +29,3% sull’analogo periodo del 2022, attestandosi a 56,2 miliardi di dollari ed il rapporto di copertura dell’export sull’import scende al 64,7% dal 70,2% di un anno fa.

A livello geografico, nel mese di maggio 2023, il principale mercato di sbocco delle merci turche è stato quello tedesco (1,8 miliardi di dollari), seguito da quello statunitense (1,3 miliardi) e da quello del Regno Unito (1,5 miliardi) che precede quello dell’Iraq (1,11 miliardi) e dell’Italia (11,4 miliardi). Se prendiamo in considerazione i primi cinque mesi del 2023, la Germania si conferma primo Paese cliente della Turchia con 8,9 miliardi di merci e servizi acquistati precedendo Stati Uniti (6,6 miliardi), Italia (5,1 miliardi) che precede Regno Unito e Federazione Russa rispettivamente con 4,9 e 4,8 miliardi di importazioni.
Tra i principali fornitori, nel mese in osservazione, la Federazione russa si piazza al 1° posto con 4,6 miliardi di dollari, seguita da Cina (4,3 miliardi), Germania (2,6 miliardi) con gli UAE (1,8 miliardi) che superano gli Stati Uniti (1,6 miliardi di dollari). Nei primi 5 mesi del 2023 rispetto a quello analogo del 2022, la Russia ha esportato in Turchia merci e servizi pari a 21,8 miliardi di dollari precedendo Cina, Germania, Svizzera e Stati Uniti.

Nel 2022 le esportazioni turche erano aumentate del 12,9% rispetto all’anno precedente e si attestavano a 254,2 miliardi di dollari rispetto ai 363,7 miliardi di import (+34% sul 2021). Il deficit commerciale alla fine dell’anno scorso era stato pari a 109,5 miliardi di dollari con un incremento sul 2021 del 137%; un disavanzo commerciale appesantito dall’import di energia (22,2%), dalle importazioni di oro non lavorato (lingotti) pari a 4,1 miliardi di dollari (+859%) e di macchinari e macchine elettriche (+40,5%) pari 2,1 miliardi di dollari.

CONTINUA A LEGGERE

07.07.2023

La bilancia dei pagamenti in Turchia secondo i dati diffusi dalla Banca Centrale (BCRT) dello scorso 16 giugno.

Ad aprile 2023, secondo gli ultimi dati resi noti dalla Banca Centrale, la posizione della bilancia dei pagamenti della Turchia rimane assai debole; il saldo di parte corrente è risultato, infatti, in deficit di 5,4 miliardi di dollari nel mese in osservazione rispetto ai 2,5 miliardi di deficit fatto registrare nell’analogo mese dello scorso anno. Al netto delle importazioni di oro non monetario e di energia, il conto corrente della bilancia dei pagamenti è risultato in deficit di 480 milioni di dollari a fronte di un surplus di 4,2 miliardi fatto registrare ad aprile 2022.

Ciò ha portato ad un aumento del deficit a 12 mesi a 57,8 miliardi di dollari. Il forte disavanzo delle partite correnti registrato in Turchia è dovuto principalmente all’espansione del saldo della bilancia commerciale: nel mese in osservazione i dati preliminari indicavano un deficit commerciale salito a 7 miliardi di dollari rispetto ad un disavanzo di 4,3 miliardi nell’analogo mese del 2022.
I flussi della voce “servizi” hanno invece fatto registrare un avanzo netto pari a 2,9 miliardi di dollari (il surplus era di 3 miliardi ad aprile 2022). Nell’ambito di questa voce, i viaggi per turismo hanno fatto registrare un surplus di 2,2 miliardi. Per quanto riguarda il conto finanziario, gli investimenti diretti hanno registrato attività nette di 784 milioni di dollari mentre gli investimenti di portafoglio passività nette pari 1,2 miliardi di dollari. Le riserve ufficiali sono diminuite di 8,1 miliardi di dollari. Per quanto attiene al deficit di bilancio, nel mese di maggio scorso si è registrato un surplus: dopo un ampliamento record del disavanzo accumulato ad aprile 2023 (132,5 miliardi di lire turche pari a circa 6,2 miliardi di euro) il mese successivo si è invece registrato un surplus che è stato pari a 118,9 miliardi di TRY equivalenti a 5,4 miliardi di euro. Complessivamente, il deficit di bilancio nei primi cinque mesi del 2023 ha raggiunto i 263,6 miliardi di lire turche pari a 12 miliardi di dollari rispetto al surplus di bilancio dell’analogo periodo del 2022 che fu pari a 124,6 miliardi di lire (5,7 miliardi di euro).
Prendendo in osservazione il solo mese di maggio scorso rispetto all’analogo mese del 2022, le entrate di bilancio sono state superiori del 72,9% mentre le spese sono aumentate del 147,7%. I ricavi si sono attestati a 594,4 miliardi di lire turche (25,1 miliardi di euro) e le spese (compresi gli interessi) a 430,5 miliardi di lire turche (19,6 miliardi di euro). Le entrate fiscali ammontavano a 507,4 miliardi di lire turche (23,2 miliardi di euro), con un aumento del 75,1% rispetto a maggio 2022. L'aumento maggiore è stato registrato per l’imposta sulle transazioni bancarie e assicurative (+113,1%), per l’imposta speciale sui consumi (+103,9%).

CONTINUA A LEGGERE

07.07.2023

Partecipazione delle Startup turche alla attesissima rassegna fieristica internazionale parigina “VivaTech 2023”: presenza rilevante di incubatori turchi.

Le startup della Turchia hanno mostrato tutta loro capacità innovativa e le ultime novità tecnologiche al grande appuntamento sull’hi-tech svoltosi lo scorso mese di giugno a Parigi considerato l’evento più importante al mondo nell’ambito della tecnologia e dell’innovazione. Oltre venti le aziende in rappresentanza di Ankara raggruppate sotto l’ombrello dell’Ufficio Investimenti della Presidenza della Repubblica. Il vivace ecosistema turco ha infatti riunito all'Expo Porte Versailles di Parigi le migliori startup, investitori e le fiorenti aziende leader in una vasta gamma di settori dall’HealthTech ai servizi cloud passando per il farmaceutico e il digitale.

Sanofi, leader nel settore farmaceutico avanzato, ha partecipato con tre incubatori intervenendo alle sessioni del panel PharmUp Entrepreneurship Program. L’azienda turca ha presentato l’innovativa applicazione per il monitoraggio casalingo della salute dei propri figli. Presenti anche la startup “Labenko” (sviluppo del robot “Nesli” che coordinano i pazienti nei laboratori di analisi), quella “Meddenovo” (incubatore di spicco al mondo fondata da Ilke Uğur Marion che sviluppa molecole e tecniche di simulazione da utilizzare negli studi di biologia turchi) e la startup “Syntonym” che ha presentato soluzioni sanitarie grazie all'intelligenza artificiale. Gli incubatori turchi erano assistiti nei loro progetti da TÜBİTAK, il CNR di Ankara.

Burak Dağlıoğlu, Presidente dell’Ufficio Investimenti della Presidenza della Repubblica, ha affermato che una così massiccia presenza alla rassegna parigina è giustificata dal rilancio delle relazioni bilaterali tra i due Paesi: “la Francia è il settimo Paese cliente Turchia nel 2022 e il volume bilaterale ha raggiunto i 19 miliardi di dollari. C'è stato un afflusso di IDE importante lo scorso anno e sono quasi 1.700 le aziende francesi che operavano in Turchia” - ha poi aggiunto Dağlıoğlu. Il mercato di riferimento dell’ecosistema delle startup turche del sanitario è principalmente l'Europa, in particolare il Regno Unito.

CONTINUA A LEGGERE

07.07.2023

Banca europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS) è impegnata a modernizzare il settore del trasporto marittimo della Turchia

Lo scorso mese la BERS ha dichiarato di aver lanciato un programma volto a modernizzare il settore marittimo della Turchia, facilitando gli investimenti verdi e le tecnologie volte ad accelerare il passaggio del Paese ad un'economia a basse emissioni di carbonio.

Sviluppato in collaborazione con il Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture di Ankara e con la Delegazione Ue in Turchia, il programma di decarbonizzazione marittima si concentrerà su investimenti verdi e sullo sviluppo delle tecnologie rispettose dell'ambiente nel settore portuale e del trasporto marittimo. Il costo totale del programma è stimato in 70 milioni di euro, di cui 20 verranno finanziati dalla Delegazione dell’Unione Europea.

Oltre a promuovere gli investimenti nel settore, il progetto prevede contributi per l'assistenza tecnica e per l’adeguamento delle procedure normative della Turchia al fine di garantire la trasformazione del progresso ecologico nel settore.

Sue Barrett, Direttrice per le Infrastrutture della BERS per il Medio Oriente e l’Africa, è fiduciosa che i fondi della Banca riusciranno a adeguare gli standard della Turchia a quelli internazionali, garantendo un futuro più verde per il Paese. Da parte sua, l'Ambasciatore Nikolaus Meyer Landrut, Capo della Delegazione dell'UE, ha affermato; “la cooperazione tra l’UE e la Turchia contribuirà allo sviluppo di tecnologie innovative nel settore marittimo locale grazie alla forte esperienza europea nel settore”.

La BERS, dal 2009 in Turchia, è il principale investitore istituzionale internazionale in Turchia, con oltre 17,3 miliardi di euro di cui la metà negli ultimi anni finanziati per la transizione alla green economy. La Banca ha investito in Turchia solo l’anno passato 1,63 miliardi di euro, il più alto contributo di tutte le economie in cui opera la BERS.

Il Vicepresidente della BERS Turchia, Şule Kılıç ha osservato che la Turchia è impegnata con investimenti a sostegno dell'energia eolica, solare, della biomassa e geotermica con l’obiettivo di aumentare la quota di fonti di energia rinnovabile. Kılıç si è poi soffermato sul programma e sui finanziamenti BERS dello scorso anno per le c.d. “Green Cities” (Gaziantep, Istanbul, Ankara, Izmir, Bursa) che negli ultimi anni hanno sviluppando strategie nelle infrastrutture verdi e sostenibili e nella gestione dei rifiuti e delle acque reflue nelle città interessate.

CONTINUA A LEGGERE